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Massacro della Costituzione PDF Stampa E-mail

18 Novembre 2022

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 Da Appelloalpopolo del 16-11-2022 (N.d.d.)

Il Patto di stabilità e crescita (quello che ci ha regalato 25 anni di mancata crescita e di instabilità economica) è vivo e lotta contro di noi. Col nuovo Patto di stabilità dovremo tagliare la spesa pubblica per ridurre il debito. Non come il vecchio Patto di stabilità che ci imponeva di tagliare la spesa per ridurre il debito. Inoltre lo Stato che non rispetterà il percorso di taglio della spesa pubblica verrà commissariato.

Non so se ci rendiamo conto dell’enormità della cosa. È vero che noi commissariati lo siamo da decenni. Dalla sconfitta della Seconda Guerra Mondiale in politica estera, dall’ingresso nell’Unione Europea nella politica fiscale e dall’ingresso nell’Eurozona nella politica monetaria. Ma almeno provavano a salvare le apparenze. Tanto varrebbe a questo punto cambiare direttamente la Costituzione. A partire dall’Articolo 1. «L’Italia è una Repubblica quasi democratica, fondata sulla disoccupazione naturale e sulla deflazione salariale. La sovranità appartiene al vincolo esterno, che la esercita in violazione delle forme e dei limiti della Costituzione».

Gilberto Trombetta

 
Egocentrismo dei nuovi decisori PDF Stampa E-mail

17 Novembre 2022

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 Da Appelloalpopolo del 14-11-2022 (N.d.d.)

Leggendo l’interessante libro di Stefano D’Andrea, L’Italia nell’Unione Europea, emerge con forza la trasformazione di esperti giuristi ed economisti da interpreti della materia a creatori ex nihilo di nuova “scienza” basata esclusivamente sulla loro volontà e non su di un metodo. Stessa cosa è accaduta e sta accadendo nella medicina e biologia con la pandemia.

Il “ce lo chiede l’Europa” e il nuovo “ce lo chiede la Scienza” da un lato hanno tolto la responsabilità a politici mediocri che avrebbero dovuto prendere decisioni non facili, dall’altro hanno spinto l’egocentrismo di rinomati studiosi su vette inesplorate di potere percepito. Se i nuovi demiurghi costruiscono i loro dogmi sulla base di un potere che gli viene dall’alto (la meritocrazia), è palese che non ci possa essere spazio per dibattito, politica e quindi democrazia autenticamente popolare. Il massimo a cui si può ambire è l’onore di tenergli il mantello. Provate a contraddire il faraone.

Davide Visigalli

 
Stupidità di fondo PDF Stampa E-mail

15 Novembre 2022

 Da Comedonchisciotte del 12-11-2022 (N.d.d.)

Il fenomeno ha cominciato a manifestarsi oramai da molti anni: le classi dirigenti dell’occidente sembrano sempre meno capaci di guidare i loro popoli e sempre più perseguire obbiettivi contraddittori, tanto che comincia ad essere molto difficile riunire tutte le varie iniziative entro un disegno complessivo comprensibile e razionale. Gli esempi di questa tendenza all’irrazionalità sono innumerevoli, ma alcuni sono assolutamente macroscopici. In campo ideologico possiamo citare l’ascesa dell’ideologia che è possibile riassumere sotto la sigla “politically correct”, più recentemente “woke”, che all’inizio appariva talmente sciocca e ipocrita da non essere credibile una sua presa sulla gente, ma che alla lunga si è rivelata invece efficace e pervasiva. Come è potuto succedere? Si può certo ipotizzare un complotto sottostante di scaltri promotori e diffusori, ma francamente sembra più probabile che loro stessi ci credano almeno in parte e comunque resta sorprendente che una ideologia così insulsa possa alla fine convincere le persone a non pronunciare certe parole di uso comune o a ipotizzare nei mammiferi una intercambiabilità sessuale di fronte alla quale la biologia si sganascia. Oppure l’ascesa del nuovo catastrofismo ambientale che ha delle punte ideologiche francamente psicopatiche ed infatti gli è stato posto ad emblema una persona di facoltà mentali minorate, simbolo molto importante, direi. Questa ideologia tende a considerare l’uomo come qualcosa di estraneo alla natura e dannoso ad essa, qualcosa che va dunque limitato il più possibile e, se necessario, addirittura eliminato. Se questa tesi fosse sostenuta da una diversa specie, potrebbe anche apparire razionale, ma una specie che trova se stessa non solo superflua ma addirittura dannosa induce a riflettere. Un altro esempio possono sono le politiche depressive e punitive (vedi il caso della Grecia), che l’Unione Europea ha condotto per decenni a danno dei suoi stessi cittadini inducendo un peggioramento della loro condizione materiale allo scopo, a quanto dichiarato, di rispettare alcuni dogmi neoliberisti su moneta e mercato: anche in questo caso si possono certo ipotizzare disegni sottostanti, soprattutto il trasferimento programmato di ricchezza dall’Europa agli Usa, ma il fanatismo ideologico, l’esecuzione brutale e scoperta, fanno propendere per almeno una parte di sincerità nel suo utopistico credo mercantilista. Ancora un vezzo suicida: da decenni l’Unione Europea persegue una politica di immigrazione di massa di popolazioni che paiono scelte apposta tra i modelli culturali più diversi e ostili a quelli europei in una misura tale da arrivare alla creazione di importanti minoranze interne saldamente solidali, ma non integrate col resto della popolazione. Chiunque non sia accecato da paraocchi ideologici (o da semplice stupidità), non può non rendersi conto che questa situazione inevitabilmente produce, e sempre di più produrrà in futuro, gravissimi problemi all’interno dei paesi europei. Problemi che prima non esistevano, completamente creati dall’irresponsabilità e dalla superficialità di una politica. Che cosa si persegue in realtà? Perché questa voglia di suicidio etnico nel giro di una generazione? La promozione  dell’idea di matrice americana di una colpevolezza innata della popolazione è simile al peccato originale cristiano e sembra sottostare a questa voglia di espiazione e di autodistruzione mischiata ad una stupidità di fondo, ad una mancanza di mezzi culturali per poter spiegare un mondo complesso. Salta agli occhi anche la quasi ventennale invasione dell’Afganistan da parte degli Stati Uniti (con la svogliata collaborazione dei sottoposti europei), che motivata in maniera risibile, si è poi conclusa lasciando al governo del paese gli stessi Talebani che si pretendeva di voler cacciare, il tutto naturalmente al costo di migliaia di miliardi e centinaia di migliaia di vite. Un simile plateale fallimento, ideato, condotto e portato a termine con incredibile approssimazione, imperizia e faciloneria, dà indubbiamente da pensare sulla qualità dei politici e dei generali americani  che hanno comandato la spedizione e di quelli europei che li hanno pedissequamente accompagnati come cagnolini al guinzaglio. E se il progressivo degrado nei meccanismi istituzionali delle società occidentali verificatosi in queste ultime decine di anni ha portato al potere personaggi di livello intellettuale, culturale, morale e politico così scarso, cosa si può pensare del livello delle popolazioni che le hanno espresse?

Si è tentati di spiegare questo desolante panorama politico con complotti orditi da attori occulti e scaltri che hanno un disegno complessivo da realizzare e pilotano da remoto le vicende per raggiungere i loro fini. E naturalmente organizzazioni e personaggi di questo genere esistono e agiscono davvero: di certo i produttori di armi americane avevano tutto l’interesse a mantenere in essere una guerra a bassa intensità in Afghanistan indipendentemente da qualsiasi fine propriamente politico per mostrare e vendere i propri prodotti, indubbiamente Big Pharma aveva tutto l’interesse a ingrandire (e magari creare) la “pandemia” assieme all’organizzazione mondiale della sanità da Big Pharma finanziata, ma è sufficiente per spiegare i risultati? Mettere tutto questo in un disegno complessivo e coerente è comunque difficile. Si ha come l’impressione che queste siano spiegazioni valide, ma parziali, che non riescono a comprendere i fenomeni fino in fondo senza tirare in ballo una sorta di declino culturale generale della civiltà occidentale. Sono certo che se mio nonno, uomo di altri tempi, avesse visto in televisione la presunta incursione dei “navy seal” (musichetta glorificante di sottofondo), sul “compound” (!?) di Bin Laden con conseguente assassinio, strazio del cadavere, foto fasulla e sepoltura in mare, non ci avrebbe creduto neppure per un secondo, anzi non avrebbe minimamente preso sul serio la rappresentazione.

Il nuovo corso politico ha poi assunto toni grotteschi a partire dalla “pandemia” di raffreddore del 2020. Da questo punto in poi la sensazione di avere a che fare anche con fenomeni di patologia mentale e di degenerazione cognitiva si è enormemente acuita (ci sono anche dei simboli palesi che lo confermano, basta guardare lo stato dell’attuale presidente degli Usa). E continua alla grande con la ricostruzione fantastica, quasi all’esatto opposto della realtà, della guerra dell’occidente alla Russia chiamata guerra della Russia all’Ucraina. Cos’altro mai, infatti, potrebbe spingere l’Europa ad auto tagliarsi le forniture di gas e petrolio russi a buon mercato e praticamente insostituibili? Le classi dirigenti europee fondano pur sempre le loro fortune sulla prosperità dei paesi che guidano e sia pure indirettamente si appoggiano al consenso popolare, cosa li spinge alla fine a consentire all’autodistruzione delle loro stesse società  al solo scopo di distruggere la Russia che, per la verità, se ne stava tranquilla e remissiva nel suo angolino? Cosa spinge il ministro degli esteri tedesco a dichiarare che non importa ciò che accadrà alla Germania , né importa la volontà degli elettori, purché la Russia sia sconfitta? Ed anche se lo pensa, perché dichiararlo alla televisione? Andreotti avrebbe ribadito (a quei tempi i politici “ribadivano” molto spesso), che “il governo continuerà a sostenere ogni sforzo per la pace nel rispetto degli impegni internazionali assunti e della volontà  sovrana dell’elettorato”. La differenza di qualità dei personaggi è addirittura irridente. E che dire di chi ha votato quel ministro e a una dichiarazione simile neppure reagisce? Si accontentano? Lo voteranno ancora?

Quel che mi viene da chiedermi a questo punto è se veramente  fuori dall’occidente le cose stiano andando molto meglio. A vedere molti episodi che si rincorrono, non pare che ci sia da essere particolarmente ottimisti. Prendiamo la Russia ad esempio. Il presidente Putin passa per essere uno dei migliori statisti al mondo, tuttavia la gestione della questione Ucraina sembra essere tutt’altro che lineare ed esente da errori. Dopo la rivoluzione colorata americana del 2013/14, ha passato otto anni a lasciarsi prendere in giro con finti negoziati mentre l’occidente consolidava la sua presa sull’Ucraina e riconvertiva un esercito già sostanzialmente sconfitto nella miglior forza armata che la Nato abbia mai avuto. Solo quando questo esercito era pronto ad attaccare, i russi hanno deciso di muoversi, ma con forze limitate. A quanto possiamo ricostruire oggi, pare di capire che le intenzioni fossero quelle di arrivare ad un accordo dopo un’azione sostanzialmente dimostrativa; infatti, le truppe impiegate erano palesemente insufficienti per una vittoria. Non so cosa facesse credere al Cremlino che si potesse arrivare al successo in quel modo, ma certo otto anni di negoziati col regime fantoccio ucraino e vent’anni di negoziati con l’occidente per limitare l’espansionismo Nato ad est, non sembravano fornire basi credibili  per questa convinzione.

Sta di fatto che ad oltre sette mesi dall’inizio dell’operazione, che ha avuto alterne vicende e certo non è stata decisiva dato il difetto iniziale, Donetsk resta assediata e buona parte dei territori liberati in un primo momento sono tornati o torneranno sotto il controllo del regime di Kiev con grave pericolo per i russi residenti (che si era andati a salvare). La mitica “fase due”, sempre pronosticata, continua a non arrivare. Pare piuttosto che il Cremlino non abbia ancora abbandonato la volontà di trattare con un occidente che ha dimostrato in ogni modo di volere solo e soltanto la distruzione della Russia. A me una trattativa pare possibile solo da una posizione di forza, altrimenti sarà una resa. Ricordo solo un ultimo episodio: l’attacco ucraino a Sebastopoli effettuato almeno in parte profittando del “corridoio del grano” concesso all’Ucraina per esportare i suoi prodotti agricoli. Ora è evidente che la Russia non ha nessun interesse a facilitare la vendita dei prodotti agricoli ucraini all’occidente magari in pagamento delle armi da questi fornite per uccidere i soldati russi, per cui già l’accordo di luglio pareva una concessione controproducente, ma i russi sono arrivati addirittura dichiarare ufficialmente subito dopo l’attacco che l’accordo era finito per poi… rimangiarsi tutto il giorno dopo.  Perché? Perché l’ha richiesto Erdogan? Fatto sta che si tratta di una mossa politicamente disastrosa non tanto nei confronti dell’opinione pubblica occidentale, quanto della propria opinione pubblica e dei propri soldati al fronte. Pare qualcosa studiato a  fondo per farsi del male. Ma non c’è paura: il regime di Kiev ha promesso che non farà più birbonate: giuro, ha detto Zelensky! E con Erdogan a garantirlo, c’è da stare sicuri. Si può immaginare un pasticcio più ridicolo? Cosa può pensare un russo di Kherson: magari questi domani si accordano chissà come e se ne vanno, forse più che sperare nella Russia era meglio imparare l’ucraino. L’impressione complessiva è che i russi facciano un passo avanti e uno indietro, per cui non è che si muovano molto. Questo è solo un esempio, ma in realtà tutta l’operazione è costellata di simili strafalcioni esecutivi e comunicativi. Francamente pare strano che ancora si ritenga di poter arrivare ad un accordo preventivo con  un occidente che è arrivato ad organizzare un governo russo in esilio e fa dire al suo pupazzo Zelensky che non tratterà mai con il legittimo presidente della Russia (arrivato al potere con elezioni sicuramente meno dubbie di quelle americane), senza tenerli davvero per le palle. Le rassicurazioni occidentali a quel penoso personaggio che fu Gorbaciov o gli accordi di Minsk, non hanno insegnato davvero nulla? Francamente, più si va avanti, più i miei passati articoli sulla guerra in Ucraina (il primo già a marzo), paiono, più che critici, troppo ottimisti.

Durante la guerra fredda gli Stati Uniti rispettavano l’Urss poiché le riconoscevano lo stato di superpotenza concorrente e ne avevano timore. Chi ancora si ricorda quegli anni saprà che anche nel cinema il cattivo finale non erano i russi, James Bond lottava contro la Spectre, i russi il più delle volte collaboravano nella lotta con questo farsesco rappresentante del male. Dagli anni Novanta in poi ciò è radicalmente cambiato, gli Stati Uniti avevano vinto, il mondo era nelle loro mani, avevano perfino dichiarato la fine della storia: in altre parole la storia da quel punto in avanti erano loro. Lo status di superpotenza nemica non esisteva più, chi si opponeva era solo uno “stato canaglia”, sostanzialmente uno stato che non obbediva agli ordini del padrone e che andava ricondotto sulla retta via attraverso un’operazione di polizia, non una vera guerra, come si trattasse di una banda di gangster. L’attuale amministrazione americana non rispetta la Russia (la Russia è una stazione di servizio travestita da nazione), perché torni a rispettarla occorre che essa riacquisti il rango di superpotenza concorrente e ciò non può avvenire senza che gli americani subiscano un sonoro schiaffo in piena faccia, di meno non basterà. Ed è per questo che la situazione è in realtà più pericolosa adesso che allora, perché non c’è questo rispetto reciproco. Tutto sommato, anche accennando soltanto di sfuggita alle apparentemente folli politiche covidiane dei cinesi, sembra che neppure fuori dall’occidente la qualità delle élite al potere sia poi così straordinaria. Osservando tutto l’insieme, mi pare di poter giungere alla conclusione che gran parte degli avvenimenti mondiali, più che da un piano politico preciso palese o segreto che sia, siano determinati dal caso, dagli errori, dal confliggere di disegni più o meno traballanti, dalle contingenze, dalle onde lunghe nella mentalità dei popoli che emergono di volta in volta dal substrato stesso della società e che queste siano le ragioni principali per cui è ben difficile riuscire ad individuare una linea coerente nell’agire dei protagonisti.

Probabilmente la storia è sempre stata così: un misto di intenzioni, di piani, di errori e di tendenze generali che caratterizzano un certo periodo e che in qualche misura si decidono e si attuano da sole, indipendentemente dalle intenzioni dei vari attori e dalle personalità straordinarie che possano emergere. D’altra parte, la psicostoriografia, quella scienza immaginaria capace di prevedere la storia che Isaac Asimov aveva posto a fondamento della sua trilogia della Fondazione, dove appunto la Fondazione stessa, sorta di organizzazione segreta che si perpetuava attraverso i secoli, controllava la storia dell’impero galattico con piccoli interventi mirati nel corso del tempo, non è mai stata inventata. Ma ciò non toglie che la qualità delle élite al potere nel mondo nell’attuale momento storico, sembri essere incredibilmente scarsa (facendo intuire che anche la qualità media dei popoli sottostanti lo sia), nonostante ci si trovi in un’epoca di massima espansione tecnologica e scientifica e di massima diffusione della cultura. L’abbinamento delle due circostanze non è molto rassicurante per il futuro.

Chi infine vincerà la guerra in corso, non saprei dirlo di sicuro anche se le mie preferenze vanno tutte per la Russia di Putin. Forse chi farà un errore di meno tra i tanti o forse chi è stato scelto dalle irresistibili correnti della storia.

Nestor Halak

 
Difficoltà di organizzare un partito PDF Stampa E-mail

14 Novembre 2022

 Da Appelloalppolo del 12-11-2022 (N.d.d.)

Fuori o dentro il sistema, la politica è fatta oltre che di idee, di organizzazioni e di persone. Le idee migliori possono essere sostenute dalle persone più abiette (o da quaquaraquà o da mediocri). Per queste persone, le idee, i militanti, i simpatizzanti, i più stretti collaboratori, i votanti sono strumenti per affermare se stessi. Sono persone che fanno o vorrebbero fare della politica la propria professione, il mezzo per essere “famosi”. Il tipo di organizzazione decide il tipo di persone che vi militano e che dirigono il partito. Il partito liquido o movimento, il partito fondato sulla tv e il partito personale, fondato sul leader (un leader) attraggono e danno fatalmente ruolo a persone abiette (e a mediocri e chiacchieroni o quaquaraquà). Il problema dell’organizzazione di un partito è tutto.

Problema teorico e di teoria della prassi. Lo dico da anni. Ma pochissimi mi prendono sul serio. Consumatori della politica o di notizie, tifosi, fan di idoli, movimentisti, sostenitori della democrazia dal basso, localisti, e ingenui intellettuali non lo capiranno mai. Per capire a molti di essi non manca l’intelligenza ma il carattere. Le persone di maggior valore morale umano o intellettuale rifiutano l’ idea che la “severa paziente, lunga e disciplinata militanza” sia il fondamento di ogni partito, perché dovrebbero conseguentemente ammettere la loro estraneità caratteriale dalla politica.

Stefano D’Andrea

 
Diventeremo tutti puntaspilli PDF Stampa E-mail

13 Novembre 2022

 Da Comedonchisciotte del 12-11-2022 (N.d.d.)

L’amministrazione Biden ha recentemente reso nota la sua Strategia nazionale di biodifesa per il 2022, in risposta alla “necessità di prepararsi a future pandemie e minacce biologiche.” Sulla base dell’Ordine esecutivo sul progresso delle biotecnologie e della produzione biologica dello scorso settembre, l’amministrazione Biden sostiene che questo ultimo programma – che si chiama “Biodefense” – si baserà sulle “lezioni apprese dalla pandemia COVID-19 in corso.” Il paragrafo iniziale del piano afferma che: “Oggi l’Amministrazione Biden-Harris mantiene l’impegno assunto dal Presidente Biden nel suo primo giorno di mandato: rivedere le politiche nazionali di preparazione biologica esistenti e sviluppare raccomandazioni su come il Governo federale dovrebbe aggiornarle, sulla base delle lezioni apprese dalla pandemia COVID-19 in corso e dalle altre minacce biologiche che la nostra Nazione dovrà affrontare.” Sembra che il Presidente abbia dimenticato che, solo un mese fa, nel corso della trasmissione 60 Minutes, aveva dichiarato in tono categorico che la pandemia era finita. Sembra anche ignorare il fatto che ci sono profondi disaccordi su quali lezioni siano state effettivamente apprese dalla serie di politiche disastrose sulla COVID-19 attuate negli ultimi due anni e mezzo. Questo diventa ancor più problematico quando quelle stesse disastrose politiche sulla COVID-19 vengono prese a modello per la politica interna ed estera dei prossimi 5 anni, o più, se l’amministrazione Biden e i suoi sponsor avranno modo di farlo.

Mettendo da parte la questione piuttosto importante di come siamo arrivati al punto in cui i processi democratici sono stati gettati nella spazzatura, sostituiti da ordini esecutivi e decreti presidenziali, dobbiamo capire/esaminare i dettagli di quest’ultimo decreto venduto come un “piano di preparazione alla pandemia” e il panorama che ne risulterebbe se attuato. Sebbene il piano proposto sia redatto in un linguaggio tipicamente opaco, una rapida occhiata alla scheda informativa fornisce un chiaro quadro di ciò che accadrebbe se questo programma venisse approvato. La scheda informativa si apre con il tipico burocratese. Delinea una serie di audaci obiettivi per trasformare le biodifese e la sicurezza sanitaria della nazione, impegnando tutto il governo attraverso 20 agenzie federali per rilevare, prevenire, prepararsi, rispondere e superare gli incidenti biologici, in collaborazione con i partner internazionali, statali, locali, tribali, territoriali e del settore privato. Fin dall’inizio è chiaro che si tratta di un piano che coinvolgerà molte agenzie governative e numerose risorse pubbliche. Il documento rivela inoltre che questo piano sarà “esportato” a numerosi alleati, agenzie e organizzazioni internazionali che rientrano nella sfera di influenza degli Stati Uniti.

 

Il documento prosegue affermando quanto segue: “La COVID-19 è l’ultimo esempio di come le minacce biologiche possano devastare le comunità in America e nel mondo, causando milioni di morti e trilioni di dollari di perdite economiche a livello globale.” Il falso presupposto che sia stata la COVID-19 a devastare le comunità e a uccidere milioni di persone è inserito in modo subdolo per creare la giustificazione di un simile piano. Si tratta di un classico sotterfugio linguistico, che confonde la presunta malattia con la risposta alla malattia e le politiche imposte. Questa intenzionale diversione è un tentativo trasparente di nascondere il fatto che la folle collezione di politiche COVID-19 – i lockdown, il “distanziamento sociale,” le mascherine, il tracciamento dei contatti, i test PCR, l’obbligo vaccinale – erano tutte ciarlatanerie pseudo-scientifiche che servivano a distruggere la società civile e a rovinare milioni di persone. L’amministrazione Biden perpetua queste menzogne distogliendo l’attenzione dagli effetti disastrosi che queste politiche hanno avuto e stanno avendo sulla popolazione. Questa doppiezza serve anche a fornire una copertura ai sinistri architetti di queste politiche criminali. Questo è particolarmente importante se si considera il tentativo di trasformare il naufragio della politica COVID-19 in una politica statale permanente.

La scheda informativa prosegue costruendo un approccio olistico del tipo “un’unica salute,” intrecciando gli sforzi per affrontare le minacce umane, animali, vegetali e ambientali. Appropriandosi del linguaggio tipico della salute “alternativa,” l’amministrazione Biden ci informa benevolmente che questa strategia di biodifesa comprenderà anche le problematiche agricole e ambientali. Lungi dall’essere “olistico,” questo “approccio,” tra l’altro, sarà sicuramente una manna per l’agroalimentare biotech. Da tempo, infatti, gruppi come la Fondazione Gates cercano di assicurarsi fondi pubblici per i loro progetti di punta (sia nazionali che internazionali) e per il consolidamento delle politiche a favore dei loro desiderati monopoli agricoli. Secondo questa dottrina, a cosa dovremmo prepararci esattamente?

Gli Stati Uniti devono essere pronti ad affrontare le epidemie di qualsiasi origine, siano esse naturali, accidentali o intenzionali. Non sarà più necessaria una “minaccia” specificamente identificabile per giustificare i preparativi di biosicurezza. Come nel caso di oscure “cellule dormienti” non c’è più bisogno di una minaccia reale, è sufficiente una minaccia percepita o magari anche una minaccia artificiale che, a quanto pare, potrebbe provenire da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. Molto comodo. E, poiché si tratta di una questione di “sicurezza nazionale,” il pubblico non avrà il diritto di conoscere i dettagli. E quando?

“Per evitare che i focolai diventino epidemie e per prevenire gli incidenti biologici prima che si verifichino: bloccando le epidemie all’origine attraverso il rafforzamento della sicurezza sanitaria globale.” Queste “minacce” diventano ora completamente intercambiabili, definite come qualsiasi cosa possa accadere ovunque e in qualsiasi momento. Stiracchiando alquanto la nozione di pre-crimine, l’amministrazione Biden crea una logica di deterrenza per eventi non ancora verificatisi, ma che, basandosi sulla mera speculazione, potrebbero avvenire in futuro. E chi è la sfera di cristallo che determina dove, quando e se questi focolai si verificheranno? “Consentire l’esecuzione di test entro 12 ore, fornire decine di migliaia di test diagnostici entro una settimana e sviluppare una diagnostica rapida entro 90 giorni.” Com’era successo con gli artificiosi “casi Covid,” chi sarà in grado di regolamentare l’accesso ai test PCR avrà il potere di dichiarare un’altra pandemia, e di garantirne l’illusione, in qualsiasi momento. Quali organizzazioni guideranno questo sforzo? Cosa si intende per “sicurezza sanitaria”? Le risposte a queste domande ci vengono fornite nelle dichiarazioni che seguono: “La strategia si basa anche sull’annuncio dell’USAID, fatto all’inizio di quest’anno, di finanziare con 150 milioni di dollari la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations per accelerare lo sviluppo di vaccini salvavita e contromisure contro le minacce biologiche. Dare istruzioni alla Comunità di intelligence in modo che monitori da vicino l’evoluzione del panorama delle minacce biologiche e fornisca informazioni critiche e potenzialmente sensibili in termini di tempo, necessarie per affrontare le minacce biologiche naturali, accidentali e intenzionali.” Sembra che l’USAID, il CEPI finanziato da Gates e la CIA, organizzazioni non esattamente note per le loro passate prestazioni in materia di benessere pubblico, stiano espandendo le loro missioni nel campo dell’assistenza sanitaria pubblica. Visti i precedenti di queste agenzie, è molto improbabile che questa missione si concentri sul miglioramento dell’alimentazione e dell’esercizio fisico, mentre è quasi certo che sarà incentrata sul consolidamento dell’apparato di biosicurezza.

Una volta superate le dubbie giustificazioni e le discutibili storie di copertura di questa “Strategia di biodifesa,” nel paragrafo successivo arriviamo al cuore della questione: “Tuttavia, il pieno raggiungimento di questi obiettivi trasformativi richiederà il sostegno del Congresso per fornire ulteriori risorse, compresa la richiesta del Presidente di 88 miliardi di dollari in cinque anni per la preparazione alle pandemie e la biodifesa. L’Amministrazione è ansiosa di collaborare con il Congresso nell’implementazione di questa strategia di investimento volta a salvare trilioni di dollari e milioni di vite.”

 

E chi potrebbe fregarsi le mani in attesa di queste elargizioni governative? Gli stessi individui e le stesse organizzazioni di Big Pharma e Big Tech che avevano progettato e beneficiato delle calamitose politiche sullaCovid-19. Il fiore all’occhiello dell’intero programma è espresso nella frase seguente: “Sviluppare vaccini entro 100 giorni, produrre una quantità di vaccino sufficiente per la popolazione degli Stati Uniti entro 130 giorni e lavorare con partner internazionali per sviluppare una fornitura di vaccino sufficiente per le popolazioni globali ad alto rischio entro 200 giorni.” È ormai assodato che, per anni, uno degli obiettivi principali di Big Pharma è stato quello di eliminare i lunghi e costosi test clinici. I “costi irrecuperabili” delle sperimentazioni cliniche e degli studi sulla sicurezza riducono i profitti e rallentano notevolmente i tempi di commercializzazione dei prodotti. Con il piano Biden, tutto ciò che devono fare è affermare che esiste un agente patogeno e usare la “sicurezza nazionale” come scusa per nascondere le prove. In un batter d’occhio tutti gli ostacoli normativi vengono spazzati via, lasciando il posto a prodotti a base di mRNA somministrabili a vita. Non appena qualcosa verrà considerata “una minaccia per la biosicurezza,” potranno produrre l’ultimo vaccino a base di mRNA – finanziato pubblicamente – e imporne la somministrazione. Per capire lo scopo di questo “Piano strategico” non c’è bisogno di consultare un indovino. La traduzione è semplice: denaro e controllo, molto denaro, da assegnare attraverso finanziamenti governativi, tramite i soldi dei contribuenti, versati a coloro che hanno il compito di “proteggerci.” E il controllo sociale attraverso la creazione di meccanismi di biosicurezza, con il pretesto della “protezione della salute pubblica” come motivazione per questa “nuova economia” e questa nuova rete di biosicurezza.

Per dare un senso alle dimensioni colossali di questo programma è necessario riconoscere che l’obiettivo è sempre stato quello di far diventare i sistemi di rilascio di mRNA la nuova vacca da mungere di Big Pharma. Questo programma fa esattamente questo, inventando nuovi mercati permanenti per i biofarmaci. L’idea è quella di utilizzare le piattaforme di mRNA come meccanismo contro qualsiasi agente patogeno virale, reale o immaginario, immettere la tecnologia sul mercato e iniziare a scorrere la lista. I governi fedeli a Big Pharma cercheranno di imporre le loro iniezioni (o, in alternativa, useranno ogni forma di coercizione a loro disposizione) a intere popolazioni, utilizzando un modello di abbonamento per somministrazioni di mRNA vita natural durante. Ogni essere umano sulla Terra, ogni corpo umano diventerà un puntaspilli per riempire le tasche del cartello farmaceutico. Invece di imparare veramente la lezione degli ultimi due anni, l’amministrazione Biden è decisa a raddoppiare le disastrose politiche COVID-19 che hanno rovinato la vita a milioni di persone in tutto il Paese, arricchendo e potenziando le forze che compongono l’apparato di biosicurezza. Forse c’è qualche altra lezione in gioco.

Michael Bryant (tradotto da Markus) 

 
Rivoluzione come ritorno alle origini PDF Stampa E-mail

12 Novembre 2022

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Nicolás Gómez Dávila con insuperata icasticità avvertì che la società del futuro sarebbe stata una schiavitù senza padroni. Byung-Chul Han in questa raccolta di scritti (editore Nottetempo) da buon ultimo afferma una evidenza: oggi non è possibile una rivoluzione. Meno scontata l’argomentazione, in quanto gli assuefatti al sistema risultano proprio coloro che lo subiscono. Nel presente la coazione sociale assume esplicitamente le forme dell’autodistruzione edonistica, giacché noi per primi «sacrifichiamo volontariamente tutto ciò che rende la vita degna di essere vissuta» e le conseguenze dell’estremo Occidente - giunto al suo culmine nichilistico - evocano il feticismo delle merci e la diagnosi psicopatologica della pulsione di morte. Il potere pervasivo - con una strumentazione intrusiva mai prima esistita - non è più disciplinare, quanto seduttivo e rassicurante per una umanità algofobica che ha capitolato la propria dignità in favore della dipendenza della intenzionalità e arbitrio, per sottrarsi dall’impaccio di assumersi la responsabilità di vivere, possibile solo nella consapevolezza del morire. Difficile quindi che qualcuno desideri una libertà altra dalla apparentemente illimitata scelta fra prodotti, cui si è rivelata la promessa escatologica della modernità, con la filosofia della storia deterministica che ha alimentato l’utopia delle rivoluzioni storiche trapassate. Un mondo in cui tutto ha un prezzo e quindi nulla ha più valore.  Emblematico, in tal senso, è che la apparente controcultura antagonista, puranche giovanile o di emarginazione, serva innanzitutto da alibi a chi ha aderito al pensiero unico e al sistema esistente. L’ideologia, un tempo sostanzialmente critica della forma capitale, si è oggi trasformata in un superficiale stile di vita distonico al servizio di quest’ultimo. Se la storia resta pur sempre aperta, forse l’immunizzazione da un futuro distopico passa per il cuore dell’etimologia del termine rivoluzione, che discende dal latino “revolvo”, verbo nel quale è contenuta l’idea di un movimento che ritorna su sé stesso [il termine sanscrito rta (muoversi in modo appropriato), legato al termine greco harmos e al latino ars]. Revolvere è detto di un ritorno alle origini, un ripercorrere all’indietro il cammino che si era intrapreso, tornando al punto ancestrale della scaturigine, della emanazione. È questa l’idea più precisa contenuta nell’etimologia del termine, paradossalmente lontanissima dalla concezione di rivoluzione come gnosi immanente, oggi esauritasi come ambizione effettiva a un cambiamento sociale possibile, anche perché si è dimostrato che chi la scambia per un fine, quando la ottiene non sa che farsene, identificandola con il potere e la stantia sudditanza al conformismo del proprio tempo.

Eduardo Zarelli

 
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