La struttura |
26 Luglio 2022 La struttura corrisponde a solidità. La formazione che subiamo, succubi, servi e promotori di una cultura positivista e scientista, impone in noi il dominio di una prospettiva progressista. Crediamo così di procedere in avanti verso un futuro che, per sua storpiata ontologia, sarà meglio del passato. Siamo perfettamente idonei all’inettitudine verso tutto ciò che esula dal campetto di gioco che ci ha cresciuti e che, con giochi di specchi, ci pare il solo e disponibile a contenere la conoscenza. Con quella struttura prêt-à-porter, avanziamo nella vita impettiti di verità, capaci all’occorrenza di uccidere – metaforicamente e non – chiunque non dimostri pari allineamento alla verità costituita, quella che noi e solo noi possiamo vantare e dobbiamo difendere. Assumiamo la struttura senza colpa. Tutto l’orizzonte è coordinato per dimostrare che è la sola possibile. Non ci offre alternative. La realtà è quella! Le cose sono così! La verità è chiara! Ma – almeno per contrasto narrativo – con colpa non ce ne emancipiamo. Preferire il divano, il tg, la société sécuritarie, il progresso senza fine, l’America, Speranza, le sanzioni alla Russia, Zelensky non è una scelta. Corrisponde al vero, al giusto. Perché mai dovremmo fare diversamente, dialogare con chi non ha capito nulla, cambiare idea? Ma neppure ci poniamo quest’ultima domanda. Siamo oltre. Oltre, dentro la nostra stessa struttura, la cui prima attenzione è cercare cibo per alimentarla, travi di moltiplicate controventature. Chi più delle Fonti ufficiali, delle Istituzioni, del Governo, della Scienza, degli Esperti, dei Veri giornalisti può offrirne? Non sono loro che hanno censurato innumerevoli volte i “miserabili del web”, i falsi giornalisti? Non sono loro che ci dicono chi diffonde notizie false sul covid, sul Great reset, sullo stato profondo, sulla guerra della Nato contro la Russia? Non sono loro che ci hanno rassicurato sulla necessarietà e innocuità dei vaccini, mentre i miserabili volevano farci credere altro? Così oltre da non potere altro che stare sul binario dove siamo stati posti fin dall’inizio dell’esistenza. Una linea, un percorso obbligato. Cosa potevamo fare di diverso da quanto abbiamo fatto? Come potevamo dare ascolto ad altre narrazioni? Come potevamo sottrarci dal ruolo dei boia, che sul binario tutti dicevano essere onorevole! Come potevamo evitare di augurare la morte a chi non si vaccinava? Come potevamo evitare di urlare in faccia, a chi ci faceva presente le ragioni russe, di andare a vivere in Russia se gli piaceva così tanto? Non potevamo, finché non ci siamo accorti della struttura che ci conteneva. Di più, nella quale eravamo identificati. Non potevamo! La struttura avrebbe pericolato! Saremmo morti! L’orizzonte ci sarebbe stato sottratto, ci saremmo trovati perduti! Ma è accaduto che la resistenza dei “miserabili” alla fine ci ha scosso. Dai sottoscala, le loro contronotizie, sono arrivate anche in tv e su qualche testata. Qualcuno di noi, forse in stato di grazia, si è messo a fare due conti e ha visto che qualcosa non tornava. Ha visto la gabbia concettuale in cui era stato rinchiuso e soprattutto che, se non se ne fosse liberato, la responsabilità non era che sua. Ha visto che non sarebbe più riuscito a comprimere il mondo dentro le quattro categorie che la cultura gli aveva servito. Così, ora che non lo siamo più, non vogliamo fare la quarta dose e capiamo le ragioni russe. Capiamo che la politica è finita, venduta e governata dalla finanza, che la strada sulla quale ci beavamo di andare a sciare è criminale, è senza uscita. Capiamo solo ora che non è vero che il vaccino ci salverà, né che Nato corrisponde a bene. Ora vediamo anche il tentativo di costringerci entro la nuova struttura del Great reset dalla quale, nuovamente, cercheranno di mostrarci un solo orizzonte, nel quale riconosceremo una sola realtà e una sola verità. Lorenzo Merlo |
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