Avviso Registrazioni

Scusandoci per l'inconveniente, informiamo i nuovi utenti i quali desiderino commentare gli articoli che la registrazione deve essere fatta tramite Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo

Login Form






Password dimenticata?
Nessun account? Registrati

Cerca


 
  SiteGround web hostingCredits
Scienza e magia PDF Stampa E-mail

26 Agosto 2022

Image

 Diversamente da quanto ha imperato nella nostra cultura, scienza e magia sono soltanto due percorsi differenti che cercano risposte alle medesime domande. Contrapporle è inopportuno alla ricerca stessa. Riconoscere il loro significato culturale tende a creare consapevolezze individualmente e socialmente, quindi politicamente utili al cambiamento di paradigma del quale tutti percepiamo l’esigenza e auspichiamo l’avvento.

 

Scienza

Nel suo Fisica e filosofia del 1958, Werner Karl Heisenberg esprime a chiare lettere che le prospettive aperte dalla fisica quantistica incrinavano le certezze che avevano fino a quel momento sostenuto le meccanicistiche verità della cosiddetta meccanica classica. Si aprivano concezioni e possibilità concettuali fino a quel momento castrate dall’assolutismo del materialismo e della sua genia: razionalismo, positivismo, scientismo. Il fisico tedesco e il suo collega danese Niels Bohr erano stati i referenti del principio di indeterminazione, pilastro portante della fisica quantistica. Secondo quest’ultimo, non era possibile rilevare contemporaneamente il moto e la posizione di una particella. L’osservazione riguardava il microscopico mondo elementale. Tuttavia, coinvolge filosoficamente il mondo macroscopico che chiamano realtà tangibile. Ovvero, le verità culturalmente considerate definitive del meccanicismo, ad un certo ingrandimento, mostrano il loro limite, dunque la loro relatività.

Riportando in ambito relazionale, quindi umanistico, le osservazioni della fisica quantistica, possiamo riconoscerne la corrispondenza. Quando il contesto della relazione è condiviso, così le sue regole, il suo linguaggio, accezioni incluse, tende a realizzarsi un rapporto paritario, nel quale gli interlocutori si muovono su binari che non permettono accidenti, incomprensioni, equivoci. È il campo amministrativo. Tutto è chiaro e condiviso da tutti. Ma questo terreno, nonostante gli sforzi del razionalismo, non può contenere tutte le relazioni umane; non può realizzare sempre comunicazione. Basta un equivoco per dimostrarlo. Ed è proprio in questo libero campo umanistico, in cui ognuno impiega il proprio linguaggio, ordina il mondo secondo i propri principi ed esigenze, si muove secondo i propri bisogni, che la regola condivisa cessa di imperare e con essa l’infinità di ulteriori punti che ogni parte credeva fermi e ovvi. Se in campo amministrativo, come in quello del biliardo, le parti si muovono secondo una logica comune e quanto affermato dal meccanicismo si compie senza sbavature, in quello relazionale le cose vanno diversamente, serendipicamente, come avessero una vita indipendente, capace di svincolarsi dal guinzaglio razionalistico con il quale crediamo di poterla governare a piacimento. Ciò che osserviamo non è più la realtà oggettivata e oggettiva, immobile e separata da noi. In essa osservato e osservatore creano una mente che esubera dal controllo che ambo le parti pretenderebbero: soggetto-materia-energia sono un solo organismo. In essa regna l’equivoco che, per allegoria, corrisponde a una particella – la nostra affermazione – che, in funzione del destinatario, prende un significato oppure un altro. Ovvero, nel rispetto della fisica quantistica, è visto dall’osservatore/destinatario come particella o onda.  In campo umanistico libero dal conosciuto, cioè dall’assolutismo culturale del razionalismo e della logica aristotelica, possiamo osservare comportamenti e realtà illogiche e immateriali, che la stupidità razionalista cerca di estirpare e sempre colpevolizza, come se la vita potesse esaurirsi nella sua amministrazione. In fisica quantistica, entanglement è il termine con il quale si riscontra una comunicazione che si compie senza i supporti che la fisica classica ritiene necessari. A distanze siderali due elementi possono reagire in contemporanea provocati dal medesimo stimolo. Significa che la verità del tempo lineare e uniforme non è più vera e che non sussiste più alcuno spazio tra gli elementi del reale.

   Magia

Prima della scienza moderna ci erano arrivate le tradizioni sapienziali e la magia che, non a caso, definisce se stessa scienza suprema. La magia è consapevole delle forze sottili che muovono pensieri, sentimenti, comportamenti, emozioni. Soltanto percentualmente pochi scienziati, tra cui Ilya Prigogine, David Bohm, Gregory Bateson, Fritjof Capra, sono all’altezza di riconoscere il merito della ricerca sapienziale. La maggioranza vanta ciò che si sta scoprendo ora come un’esclusiva personale. Un atteggiamento che certo castra l’apertura necessaria per accedere all’infinito e all’eterno. Affari loro, d’élite, ma anche nostri, culturali. Forze sottili che nella magia nera permettono il dominio sull’altro e in quella bianca il bene comune. Una praticata per interesse personale, l’altra compiuta in nome di una deliberata bellezza che muove lo spirito di alcuni di noi. Il paragone con i tempi attuali, con l’incantesimo del liberismo, della protopandemia, del vaccinismo, ben rappresenta l’applicazione del maligno sul prossimo da parte di chi detiene il potere di farlo.

Nella magia l’illogico, l’irrazionale, l’impossibile non sono che categorie buie, in quanto il materialismo che le genera è inetto a fare luce. Nonostante tutto, esse sono di semplice disvelamento una volta consapevoli che il punto di attenzione è un vincolo che impone una certa realtà. Divenire capaci di cogliere il punto di attenzione dell’altro permette le due magie, una per soggiogare, l’altra per emancipare. Nell’esperimento del gatto di Erwin Schrödinger, del 1935, lo scienziato austriaco ci dice che, aprendo la scatola nella quale giace un gatto e un marchingegno che può ucciderlo, lo potremmo trovare vivo o morto con pari probabilità. La congettura è relativa al relativismo quantistico, secondo il quale non si può determinare a priori lo stato di un elemento. Questo assume valore definitivo soltanto aprendo la scatola. Alcuno lo troveranno vivo altri morto. Se meccanicisticamente il doppio epilogo è impossibile, magicamente è l’ordinario. È ordinario che la realtà sia nella relazione e che la sua descrizione non è che una nostra emanazione con la quale contemporaneamente la creiamo. Significa che una realtà c’è o meno, in funzione di chi la concepisce.

Il valore della filosofia estraibile dalle osservazioni quantiche non è quello di rielaborare attraverso il suo linguaggio la conoscenza delle tradizioni, bensì quello di riconoscere le dinamiche indeterminabili nella realtà affinché l’assolutismo del razionalismo torni ad occupare il ruolo parziale e amministrativo che gli compete lasciando ogni porta aperta a quello del mondo delle relazioni. Così facendo alzeremmo il rischio di dare vita ad una cultura nella quale tolleranza e amore avrebbero maggior potere emancipativo nei confronti del dominio della scomposizione, dell’analisi, dell’ordine, delle categorie, delle classificazioni e valutazioni. Tutte opere buone, ottime in contesto amministrativo, ma disastrose in quello relazionale, che pur non potendoselo permettere, cercano di comprimere l’infinito che è in noi, la potenzialità di cogliere l’energia cosmica, il suo flusso, il suo cangiare. Dal volume che tutto contiene possiamo estrarre ogni realtà, inclusa quella logicamente e razionalmente irraggiungibile, quella che non sta nella forma e nella sostanza, quella che ad ogni tentativo di definirla le fa compiere un balzo avanti come per deridere l’inettitudine delle nostre trappole. Quella che solo la magia e la fisica quantistica lasciano cogliere a causa della loro idoneità a cogliere che mente-materia-energia sono la trinità di un solo ente.

Lorenzo Merlo

Commenti
NuovoCerca
Solo gli utenti registrati possono inviare commenti!
 
< Prec.   Pros. >