Fanatismo tribale |
23 Novembre 2023 Da Rassegna di Arianna del 13-11-2023 (N.d.d.) Da questa guerra in Medioriente emergerà un cambiamento culturale di dimensioni gigantesche. Saranno le tre religioni Abramitiche ad essere scosse dalle fondamenta, l'intero testo biblico a tremare. Sta emergendo come questo supporti una concezione del sangue e della terra che ci riporta a un mondo tribale. Vi è un Dio che fa dono di una terra a un popolo che si trasmette questo diritto per via di sangue. Una concezione di un razzismo aberrante, che genera un fanatismo tribale arcaico. Un razzismo che sopravvive anche dopo la fine della religione e dopo la morte di Dio. Molti ebrei e israeliani sono atei, ma continuano a costruire la propria identità attraverso la trasmissione genetica. L'identità è il sangue di Abramo, che trasmette il senso di appartenenza, il senso di una promessa. Una promessa legata al sangue, da cui discende un diritto sulla terra, su un fazzoletto di terra. E questo invade la politica, generando cortocircuiti della cui aberrazione non ci accorgiamo perché ci siamo assuefatti a tutto. Così Blinken può andare in Israele e dire di essere lì come "etnicamente" ebreo. Tutti zitti. Eppure è l'idea di razza che viene così riportata in auge, fatta circolare. L'idea di etnia. Che poi si propaga, contagia tutti, e tutti allora a difendere la propria etnia. Il principio della guerra. Pensiamo se qualcuno parlasse come etnicamente italiano. Oppure come etnicamente tedesco. Si alzerebbero alti lai. Di fatto abbiamo tutti ironizzato quando qualche politico italiano un po' sprovveduto lo ha fatto. Ci hanno ironizzato gli stessi che ora tacciono davanti a questo dilagare di etnocentrismo. Come tace quel giullare del potere che è Benigni. Ricordiamo la scena in cui deride la razza italica. E fa bene a farlo. Ma immaginiamo ora che la stessa scena la doppiassimo, che Benigni dicesse "pura razza ebraica". Perché non si può ridere di queste scemenze quando le dice un ebreo? C'è una sorta di divieto a criticare la cultura ebraica. Ma perché? Tutte le culture vengono criticate. Perché non può esserla quella ebraica? Bisogna rispettare tutte le culture, quella dei navajo, degli ottentotti, e anche quella ebraica. Senza dubbio. Ma le scemenze restano scemenze. Se una cultura dice che il mondo sta sulle spalle di un elefante io la rispetto, ma continuo a pensare che sia una scemenza. E se una cultura dice che quella terra mi è stata data da Dio io la rispetto, ma considero questa una scemenza. E tuttavia, mentre critichiamo tutto sembra che la cultura ebraica non possa essere sottoposta a critica. Vale ancora il divieto, un residuo arcaico: è manifestazione di Dio, e questo vale sia per gli ebrei sia per i Cristiani sia per i musulmani. Poi la lotta è per capire a chi - per dirla con Lessing- il padre morente ha lasciato l'anello vero. Ma l'anello vero forse il padre se lo è tenuto per sé, forse lo ha distrutto, ha chiamato un Frodo che lo ha sciolto, per impedire che qualche testa matta potesse pretendere all'eredità. Chi è l'erede delle cose divine dunque? Filone esclude che siano coloro che conducono "la vita del sangue", e dice una cosa importante che libera le religioni Abramitiche dalla mitologia del sangue e del suolo: "Colui che è "uscito fuori" bisogna chiamarlo non solo "veggente, ma veggente Dio, ossia Israele, che significa colui che vede Dio". In ciò che si chiama Israele oggi non c'è niente di tutto ciò, solo un rigurgito tribale, il ritorno del culto del sangue e del suolo. Il culto dei geni, della biologia. Ancora una volta si adora il vitello d'oro. Che non è una cosa misteriosa. Significa che si adorano scemenze. Poi le si può condire con citazioni dotte, con sofismi, ma davanti alla fredda ragione sono solo scemenze. Vincenzo Costa |
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