Decadenza delirante |
14 Agosto 2024 Non è più il caso di stupirsi. Se ne sentono e se ne leggono di tutti i colori. Intanto, l’occultamento e la cancellazione sistematica delle più evidenti verità storiche. L’orrenda Ursula von der Leyen, seguita dall’ineffabile Mattarella, ha affermato solennemente che l’attacco russo all’Ucraina è l’unica guerra scatenata in Europa dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Così si cancella con un colpo di spugna l’intero decennio degli anni ’90 del secolo scorso, quando una guerra che ha provocato centinaia di migliaia di morti distrusse la Jugoslavia. Quel fatto non esiste più, forse perché chi bombardava era la NATO. Eppure quando Belgrado fu bombardata, anche da aerei italiani, Mattarella era ministro del governo di D’Alema. Dovrebbe ricordarsi. Altra affermazione che lascia sconcertati è la costatazione rassicurante, fatta da alcuni commentatori, che cinesi e americani non si sono mai scontrati sui campi di battaglia. Viene così allegramente cancellata dalla storia la guerra di Corea, quando un esercito cinese di un milione di soldati si scontrò in lunghi anni di sanguinosissima guerra con un esercito americano. Con la stessa disinvoltura i pacifisti affermano che le guerre finiscono se le pressioni internazionali costringono i contendenti a trattative che delineano compromessi accettabili dalle due parti. Ma quando mai? Le due guerre mondiali sono finite sì con trattative, ma fra gli alleati vincitori, non con i vinti. I vinti subirono. Punto e basta. La guerra di Corea e quella fra Iran e Iraq finirono per esaurimento delle due parti, senza alcun accordo, lasciando la situazione immutata rispetto a quella iniziale. Durante la guerra nel Vietnam ci furono lunghe trattative fra USA e Nord Vietnam, che si conclusero con accordi ben presto superati dagli eventi bellici, al termine dei quali gli americani fecero fagotto e se ne andarono. Dopo quasi 10 anni di guerra i sovietici invasori se ne andarono dall’Afghanistan sconfitti dalla guerriglia islamica, senza alcun compromesso. Dopo 20 anni di guerra ci sono state trattative fra USA e talebani sul futuro dello stesso Afghanistan, ma l’unica disposizione talebana nelle trattative fu: andatevene e la guerra finirà. Gli USA (e la NATO) abbandonarono l’Afghanistan e i talebani rimasero padroni del campo. Quindi la regola è che alla fine di un conflitto una parte cede, o collassa, e l’altra parte rimane padrona del campo. Si può dedurre che accadrà la stessa cosa anche nel presente. L’Ucraina (cioè la NATO) si dichiara disposta alla pace solo se la Russia ritirerà le sue truppe e riconsegnerà agli ucraini tutte le terre occupate, compresa la Crimea. In altri termini, l’Ucraina (e la NATO) pretendono la resa incondizionata. La Russia dal canto suo esige la neutralizzazione dell’Ucraina, la sua denazificazione (cioè il cambio del governo) e la rinuncia ai territori conquistati dall’esercito russo, cioè la resa incondizionata. Con queste premesse la guerra continuerà fino al collasso di una delle parti in conflitto, come quasi sempre accade. Ancora più desolante è il quadro della guerra nell’Asia occidentale (un tempo chiamata impropriamente Medio Oriente). Il pacifismo generosamente ingenuo predica i due stati, che non a caso non si sono mai formati in 80 anni di lotte e discussioni. La realtà, che contraddice sempre le favole, ci mostra due popoli che si contendono lo stesso territorio. Altro che due stati. O prevale uno o prevale l’altro. L’unica soluzione logica sarebbe creare uno stato rigorosamente laico, che garantisse libertà di culto a ebrei, musulmani e cristiani. Il fatto è che per ottenerlo occorre sconfiggere il sionismo, deciso a tutto e armato di bombe atomiche, e il fondamentalismo islamico che è ben lontano dal laicismo. Impresa non da poco. E infatti le guerre continuano. Altra favola che viene inculcata nelle menti dei popoli sprovveduti è il grande progetto della green economy. Che sia un grande progetto ambizioso è vero, che sia green è una favola, per l’appunto. Il progetto prevede la diffusione dell’Intelligenza Artificiale, cioè la robotizzazione dei processi produttivi e dei servizi, e la digitalizzazione integrale del mondo. Tutto ciò implica un impiego di energia ancora più grande di quello attuale. Le fonti rinnovabili non sono sufficienti a produrre tanta energia. Infatti tutti gli stati sono all’affannosa ricerca di metano, petrolio e carbone, al di là delle chiacchiere propagandistiche. I pannelli solari e le pale eoliche sono manufatti, la cui produzione esige minerali, anche rari, che devono essere estratti con processi industriali che richiedono tanta energia. Questi minerali devono essere lavorati in fabbriche divoratrici di energia. I prodotti finiti sono poi deperibili, dovranno essere smaltiti e sostituiti da altri. La plastica e la chimica altamente inquinanti non sono al momento messi in discussione seriamente. In tutto ciò il green è semplicemente un pretesto propagandistico. Non si vuole ammettere che l’unica politica green è l’uscita dall’industrialismo e il ritorno ai campi coltivati con la forza dei muscoli umani e animali, e all’artigianato del martello e del cacciavite, cioè la condanna alla miseria e alla fame in un mondo di 8 miliardi di persone. La verità di una strettoia a cui è pervenuta la modernità, dalle cui contraddizioni non si esce più, è troppo dolorosa per essere dichiarata. Nella denuncia della follìa dilagante non si può tacere la triste necessità di sprecare parole per dimostrare che esistono una specie, quella umana, e due generi, femminile e maschile. Doverlo dimostrare contro chi teorizza che i generi sono tanti quanti ne vuole la soggettività desiderante, è come dovere cercare argomenti per dimostrare che l’acqua del mare è salata. Non dimentichiamo che siamo passati attraverso il delirio di una brutta influenza affrontata come se fosse la peste nera. Non dimentichiamo l’obbrobrio di un green pass, negatore dei più elementari diritti dell’individuo, che doveva garantire dal contagio quando l’evidenza dei fatti dimostrava che i vaccinati potevano infettarsi e infettare. In conclusione, la decadenza giunta al suo stadio finale sfocia nel delirio. Siamo avvolti da un vortice di idiozia, di illogicità, di propaganda ormai senza freni e senza pudore. Prenderne atto non aiuta a risollevare il morale. Luciano Fuschini
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