28 luglio 2007
Quale sollievo incontrare il dottor Fini ed il suo pensiero. E' capitato per caso alla presentazione de "Il Ribelle" a Rimini in aprile, ho subito voluto approfondire la cosa e sono venuto a conoscenza di Movimento Zero. Leggo quotidianamente i siti ed è una vera boccata d'ossigeno sapere che il mio malessere è sentito da altri individui. Mi ritrovo a condividere la (quasi) totalità dei pensieri, ma c'è una cosa che mi sconforta: la realizzabilità. "Si passa all'azione" ed è bene, ma davvero crediamo di poter cambiare il mondo? Piace sperarlo anche a me, poi se provo ad essere realista mi accorgo che nemmeno i miei pronipoti, con tutto l'impegno e la fortuna possibili, vivrebbero nel pianeta che mi auguro. Lo stesso dottor Fini, nell'editoriale del primo numero del giornale MZ, afferma la "pura utopia" del proposito, indicando la strada dell'incidenza a livello locale. I miei ricordi infantili mi dicono che più di mille parole contano i fatti (mio padre aveva voglia a dirmi di non guardare la tv quando era lui il primo a farlo) e allora penso: perchè non dare vita alla prima piccola patria, al primo ritorno graduale di forme di autoproduzione e autoconsumo, ad un ambito limitato e controllabile dove mettere in atto la democrazia diretta? Prima di predicare un cambiamento radicale su scala mondiale, non sarebbe bene testarlo su piccola scala? Tutto questo mi viene da definirlo Comune. Il mio ristretto bagaglio culturale mi dice che ce ne sono già state e, potrei dire una falsità, credo siano fallite. Forse il punto è che, reputando irrealizzabile la rivoluzione mondiale, cerco di salvarmi nel mio piccolo. Sono un ragioniere nato nel 1980; per diversi anni ho lavorato in azienda sentendomi quotidianamente imprigionato nell'ingranaggio di gaberiana memoria. Da maggio ho la presunzione di lavorare per un giornale quotidiano che mi paga 3,51 euro ad articolo, e se non voglio morire di fame mi sa tanto che a settembre sarò risucchiato nell'ingranaggio di cui sopra. Troppo vecchio per morire giovane ma soprattutto innamorato, sono alla ricerca di un non so cosa che mi dia la possibilità di vivere dignitosamente; ad oggi, ciò che più gli si avvicina è Movimento Zero ed i pensieri del dottor Fini. Luca Bianchetti Caro Luca, anche per questo giornale-blog e - penso di poterlo affermare senza tema di smentita - per Movimento Zero, una lettera come la tua è una boccata d'ossigeno. A maggior ragione per la tua giovane età. Lascia perdere il "ristretto bagaglio culturale": c'è molta più saggezza in una persona poco istruita ma con gli istinti vitali al loro posto, che non nel cretino medio occidentale imbottito di nozioni ed educato ad ingurgitare di tutto e di più. Sulla tua riflessione, però, avrei da fare un appunto. Il pensiero di riunirsi tutti in una sorta di comunità eremitica dove sperimentare, parafrasando una vecchia formula comunista, la "rivoluzione in un solo paesello", è un riflesso condizionato per chi, come noi, sente l'urgenza di riappropriarsi concretamente di libertà e dignità. Ma se è vero che le condizioni politico-sociali ed economiche, a tutt'oggi e fino a chissà quando, non consentono al movimento di giocare un ruolo da protagonista, è ancor più vero che rinchiudersi in una Comune neo-hippy lascia il tempo che trova. Che senso ha "salvarsi" individualmente associandosi su un eremo, quando tutt'intorno il mondo declina inesorabilmente verso il crollo? Questo è puro egoismo. Lo stesso supremo valore della dignità ci obbliga, in quanto uomini che vivono in mezzo agli uomini, a impegnarci per immaginare il cambiamento, diffondendone la cultura e il pensiero politico (della cui necessità stiamo dibattendo proprio in questo periodo). Un movimento come il nostro nasce per prepararsi al momento in cui le nostre idee, oggi così radicalmente irriducibili al modello dominante, si riveleranno le uniche adatte a ricostruire. A ricominciare da Zero. (a.m.)
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