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Divertirsi da morire PDF Stampa E-mail

28 agosto 2007

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Quando la gigantesca bolla finanziaria su cui si regge il capitalismo mondiale si sgonfierà, quando all’economia globalizzata fondata sul debito i creditori – cioè l’ecosistema sconquassato, le popolazioni ridotte alla miseria, i lavoratori costretti a lavorare sempre di più per avere sempre meno, giù giù fino ai remoti meandri del subconscio marcio e sclerotizzato del “consumatore unico mondiale” - chiederanno ciò che è loro dovuto, quando l’oro nero finirà di alimentare la macchina produttiva da cui siamo tutti dipendenti, quando tutto questo accadrà, forse ci sarà spazio per una vita più a misura d’uomo. Elogio della catastrofe? Siete fuori strada. Noi siamo già in piena catastrofe. Solo che non lo sappiamo, rimpinzati come siamo di consumi, televisione, finte zuffe fra politici collusi, overdose di informazioni inutili. Ci divertiamo, in questa parte di mondo in cui si vive l’acme della decadenza. Un bel libro di una ventina d’anni fa, ancora attualissimo, lo spiega molto bene fin dal titolo, estremamente indicativo: Divertirsi da morire. Spiega come l’elettrodomestico che teniamo in salotto, in cucina, nelle stanze da letto, ovunque ormai (a quando il bagno e il ripostiglio?), cioè il televisore, sia una vera e propria arma di distrazione di massa. Di-vertendoci, ossia spostando la nostra attenzione quotidiana su una serie di problemi e interessi confezionati a bella posta dal mezzo televisivo per risultare funzionale ai consumi e all’economia, ha contribuito in misura preponderante a plasmare il cittadino globale perfetto: senza altre passioni che non siano quelle accettate dall’ideologia unica del mercato, isterilito nella sua capacità di immaginare un futuro radicalmente diverso da quello propinato incessantemente dai megafoni dell’oligarchia dominante, tutto preso nella corsa ad accaparrarsi status symbol e merci massificate, egli non riesce a comprendere e distinguere quali siano i veri beni e quali i veri mali. Di conseguenza non ha più alcuna coscienza politica, sociale, civica. E’ un morto che consuma.
Una via per resuscitarlo dalla comoda e divertente tomba che si è costruito con le sue stesse mani c’è. Pensare in piccolo. Ritrovare – non perché si sia estinto, ma perché è stato rimosso – il senso delle relazioni di vicinato, di città, di amicizia, di comunità. Riappropriarsi della natura ridandole lo spazio che presto o tardi si riprenderà da sola. Recuperare le ragioni del vivere in un dato posto e in un dato tempo. Stare fuori casa il più possibile, privilegiando le occasioni conviviali. Usare il televisore come un nemico da piegare a pochi e qualificati bisogni, come si fa con la tazza del water: indispensabile, ma non per questo ci si sta ore incollati sopra. E infine, last but not least, pensare a sé stessi come Aristotele, quella vecchia canaglia dispotica ma pur sempre greco-antica, definiva l’uomo: un animale politico. E quindi informarsi dei veri problemi del qui e ora, per elaborare idee e produrre ideali (che senso ha la vita, senza un'ideale?). Non per seguire e farsi abbindolare dai vomitevoli giochetti della politica tarocca, quella dei noti saltimbanchi manovrati dal pensiero unico degli industriali, dei banchieri e delle puttane da avanspettacolo. (a.m.)

Ps: con questo post riparte l’edizione on line di MZ – Il giornale del Ribelle.

Commenti
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fabiolucidobalestrieri@hotmail
FabioSbrocchio (Registered) 29-08-2007 10:19

č gratificante leggere questo articolo e poter dire: "č la vita che faccio da sempre quella qui consigliata", oltre all'ormai retorico "sono pienamente daccordo".
ottimo articolo.

p.s.
č bello rivedere il giornale in attivitā.
vittoriodigiacinto@gmail.com
Di Giacinto (Registered) 29-08-2007 18:05

Si riparte alla grande e!!
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