Pupazzi Usa

11 marzo 2008

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Per avere la riprova di quale livello di farsa abbia raggiunto la democrazia "rappresentativa" è sufficiente uno sguardo alle elezioni americane, già in questa fase delle primarie.
Obama il nero contro Hillary la donna, Dixan che lava più bianco contro Finish con ammorbidente. Candidati fotocopia che tengono discorsi preconfezionati davanti a decine di ebeti festanti con i cartelli del loro idolo - spero almeno pagati per dimostrare un entusiasmo che non si capisce da dove possa scaturire se non da qualche loro pesante tara mentale. Partiti che si distinguono giusto per il simbolo e che rappresentano solo lo specchietto per le allodole di interessi trasversali che fanno a capo ai veri centri di potere degli Usa e del pianeta. Programmi elettorali che si risolvono in banali e scontate petizioni di principio e che si differenziano forse per i caratteri e l’impaginazione.
E, soprattutto, una manipolazione mediatica che riesce a costruire finte contrapposizioni o patetiche esaltazioni di fronte a frasi fatte spacciate per rivelazioni divine (“Si può fare”), puntando i riflettori su aspetti che non dovrebbero interessare a nessuno e che invece vengono elevati ad argomenti di discussione e a criteri di scelta del candidato (la fedeltà coniugale, la simpatia del cagnolino di famiglia, la pettinatura della figlia... una vera e propria gara a chi riesce ad avvicinarsi di più ad uno stereotipo alla Mulino Bianco).  Basti pensare che le ultime polemiche sono divampate in ordine all’eventualità che Obama sia musulmano...
Ci chiediamo peraltro cosa sarebbe successo se la stessa implicita considerazione spregiativa fosse stata fatta per un presunto candidato ebreo. E cosa dire dell’espediente della Clinton di scurire il volto di Obama nei propri manifesti, evidentemente consapevole che ciò potrebbe danneggiare il rivale? (Nero sì, ma non esageriamo!).
Il tutto in una cornice nella quale la fetta della popolazione interessata all’"avvenimento” è del tutto minoritaria, al pari di quella che poi effettivamente andrà a votare, e che ovviamente s’identifica perlopiù con la minoranza wasp più o meno agiata. Tutti in attesa del momento culminante e decisivo dello “spottone” elettorale: il confronto tv tra i candidati presidenti, quello dove risultano determinanti elementi di alto profilo politico come la statura dei contendenti, la quantità di cerone che hanno usato davanti alle telecamere, le espressioni studiate dei loro volti, la capacità dialettica e la fluidità dell’eloquio.
Qualcuno la chiama “la più grande democrazia del mondo”. Sicuramente è la più emblematica, e non a caso anche da noi gli scimmiottamenti del modello americano ormai si sprecano (Berlusconi ha insegnato, Veltroni ha dimostrato di avere appreso la lezione).
Si dirà: niente di nuovo sotto il sole, sono tutte considerazioni evidenti da anni. Verissimo, ma allora mi chiedo: cosa aspettiamo a prendere atto del fatto che il sistema democratico rappresentativo è ormai un residuato anacronistico da rottamare al più presto? C’è davvero qualcuno che crede ancora al contrario? Se sì, temo che non abbia più di tre neuroni.

Andrea Marcon

Commenti
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Ale71 (Registered) 11-03-2008 23:32

Il concetto di rappresentanza può anche funzionare laddove gli elettori conoscono molto bene (meglio se di persona) il loro candidato e hanno la facoltà di esercitare un effettivo controllo su quello che il "rappresentante" effettivamente fa. Ma in società con milioni di abitanti, basate su burocrazie complesse dove i rappresentanti sono lontani anni luce dagli elettori che hanno la possibilità di conoscere i candidati solo attraverso il filtro dei mass media e di qualche giro elettorale in provincia la cosa è assai più problematica. In queste condizioni un elettore dovrebbe avere la possibilità di frequentare costantemente i congressi del proprio e di alri partiti, di avvicinare liberamente tutti i dirigenti, di conoscerli bene e se necessario mandarli a quel paese. Cioè ognuno di noi dovrebbe occuparsi a tempo pieno solo di politica e farsi le competenze tecniche necessarie per poter valutare la bontà o meno di certe proposte e di certi candidati. Insomma tutti i cittadini dovebbero essere politici e giornalisti a tempo pieno. Cosa che sarebbe forse giusta se avessimo qualcuno che intanto va a lavorare al posto nostro e ci cresce i figli mentre noi ci occupiamo della cosa pubblica. Quello che dice Grillo sul fatto di essere effettivamente impegnati in prima persona nelle faccende e nelle decisioni che riguardano la nostra vita è giustissimo. Il problema però è che il mondo d'oggi è enormemente complesso. Non viviamo più in piccole comunità dove tutti si conoscevano e dove le cose da imparare per vivere e lavorare erano tre o quattro e cambiavano nell'arco di generazioni. Oggi sei mesi bastano a far diventare obsolete soluzioni che parevano giuste. Il fatto di non poter esprimere una preferenza diretta, di avere liste bloccate dai partiti è gravissimo, anticostituzionale dicono molti e alcuni avvocati hanno presentato ricorso al TAR contro l'attuale legge elettorale. Ma se anche la legge venisse cambiata e tornasse la preferenza al candidato in definitiva la maggior parte di noi quante occasioni potrebbe avere, a parte i soliti giornali e tv, per poter conoscere e capire bene le idee e l'affidabilità di certe persone? Certo, intanto imporre la fedina penale pulita non sarebbe male... ma non sarebbe ancora abbastanza. In democrazie di milioni di abitanti l'unico modo per evitare la rappresentanza o perlomeno farla diventare decente è la mobilitazione permanente, una vita politica attiva e un senso civico sviluppatissimo. Ma tenendo conto dei limiti della condizione umana....
Leo (IP:83.103.127.223) 12-03-2008 10:29

L'articolo di Marcon ha centrato il problema, qual'è il numero medio di neuroni attivi nella popolazione dei paesi occidentali? La massa, drogata dalle tv, dal comformismo, dal consumismo, dagli idoli e dai modelli imposti, ha atrofizzato i neuroni che la natura gli ha regalato. Le nuove generazioni rispetto alle vecchie hanno più problemi di memoria e nonostante le scuole siano rese sempre più facili (le università con la riforma berlinguer sono diventate un villaggio turistico con la gita fuori mano che è l'erasmus), le difficoltà per gli studenti aumentano.
Per quanto riguarda il discorso del far politica è possibile solo in un contesto locale e in una società più rilassata, ovvero attuando un modello federalista e una decrescita economica. Ma a chi va bene? Il cittadino medio è contento della sua mediocre vita fatta di consumismo e di decisioni prese da altri. Chi lo convince a dover rinunciare al cellulare all'ultima moda? A rinunciare alla coca cola o ai viaggi aerei low cost? Ai villaggi turistici o al decoder satellitare? E soprattutto al dover utilizzare quelle ore disponibili in più di libertà dal lavoro per fare politica? Come si fa a convincere una pecora a fare la vita del leone? La pecora preferirà sempre fare la sua vita da pecora, proprio perchè è pecora.
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