Zero Voto: l'ora dei Ribelli

8 aprile 2008

Non siamo quindi soli nel praticare e predicare l’astensione. Forse qualcosa comincia a muoversi, forse i ribelli si moltiplicano, come potete leggere qui sotto nelle prime di una serie di testimonianze sulla sempre più diffusa coscienza della truffa elettorale. O forse a moltiplicarsi sono solo coloro che vogliono facce nuove, che si indignano leggendo “La Casta” e credono che essere contrari sia a Berlusconi che a Veltroni significhi essere contro il Sistema.
Noi non ci accontentiamo di così poco: non puntiamo solo ai picciotti, puntiamo ai boss. Questa classe politica di inetti parassiti non merita neppure attenzione, preferiamo scagliarci contro i veri poteri forti e per farlo sappiamo che non basta cambiare gli attori ma lo spettacolo.
Zero Voto è prima di tutto un no alla democrazia rappresentativa, un no a questa farsa che vorrebbe regalare al popolo l’illusione di contare davvero qualcosa. E’ l’unica scelta logica e coerente, ma non può rimanere la sola. Non votare non basta, anzi di per sé può addirittura risultare funzionale al Sistema quanto il voto. E’ora di agire, di accompagnare il rifiuto alla legittimazione dell’esistente con la ricerca di un’alternativa. Basta rappresentanti, basta deleghe: è venuto il momento di agire in prima persona, di riappropriarsi della dignità politica perduta, di tornare protagonisti. E’ l’ora dei Ribelli. Andrea Marcon

Grillo e il non voto utile

Vocabolario Garzanti:
Voto [vó-to]:
1. espressione della volontà, quando si deve eleggere qualcuno o si deve decidere qualcosa collettivamente.
Utile [ù-ti-le]:
1. che può essere usato, che può appagare un bisogno
2. che apporta un vantaggio, un profitto; che è di giovamento efficace.
Il voto del 13 aprile non è contemplato dal vocabolario, non possiamo infatti eleggere qualcuno, ma solo fare una croce su un simbolo di un partito. Anche la decisione collettiva è esclusa dalle elezioni politiche. Non è infatti un referendum e neppure una proposta di legge popolare.
Per un utilizzo aggiornato della parola “voto” va quindi introdotto un nuovo significato:
1. manifestazione di carattere rituale con cui i cittadini ratificano le scelte dei partiti.
Passiamo all’aggettivo “utile”. Qui andiamo senz’altro meglio.
L’aggettivo “utile” insieme alla parola “voto” risignificata è perfetto: “voto utile”.
Il voto utile può “essere usato, può appagare un bisogno”. E’ facile dimostrarlo. Sottrae ai processi i condannati, riabilita i pregiudicati, sistema le mogli, stimola le amanti e piazza i figli di. Il voto utile “apporta un vantaggio, un profitto ed è di giovamento efficace”. Il ritorno economico è indubbio 25.000 euro al mese, la pensione dopo due anni e mezzo, le auto blu e, solo per i trasgressivi, coca e puttane e gli elicotteri dell’Aeronautica Militare.
La campagna per il voto utile è senza confini. Morfeo Napolitano lo ha ricordato in suo raro momento di veglia dal lontano Cile. Ha difeso i partiti, espressione della democrazia, e attaccato i facili populismi. Poi ha ripreso a dormire.
Lo psiconano e Topo Gigio sono da sempre in prima fila per il voto utile. Se li voti sei utile, altrimenti no. Testa d’Asfalto senza il vostro voto non avrebbe più Rete 4, i suoi amici pregiudicati, i conflitti di interessi. Il sindaco de Roma sarebbe costretto a andare in Ruanda o in Madagascar a scrivere libri e a salvare l’umanità in pericolo. Fatelo per loro. Fatelo per voi. Mandateli a fanculo il 13 aprile con un “non voto utile” alle elezioni politiche.
[nón] [vó-to] [ù-ti-le]:
1. riconquista dello Stato da parte dei cittadini
2. delegittimazione del parassitismo dei partiti.
V-day 25 aprile. Informazione libera in libero Stato.
Beppe Grillo

Cardini e l'astensione civica

I firmatari del presente documento confermano anzitutto di ritenere il voto un diritto e un dovere inalienabile del cittadino. Ciò premesso,  è con profondo dolore, ma in piena coscienza, ch’essi ritengono di dovere, nelle prossime elezioni politiche del 13-14 aprile del 2008, esercitare eccezionalmente il loro diritto-dovere astenendosi dal voto.
Tale astensione non ha affatto carattere di rinunzia e tantomeno di qualunquistico disinteresse. Al contrario, essa nasce da una piena e profonda assunzione della responsabilità di un così grave gesto, nel nome e al servizio di  una più alta coscienza civica.
Molti, e tutti fondamentali, sono i motivi che hanno condotto i firmatari a questa necessaria scelta, il fine ultimo della quale è la denunzia non solo dell’inadeguatezza, ma anche della sostanziale illegittimità della classe politica e parlamentare che uscirà dalle urne del 13-14 aprile, e pertanto della sostanziale illegittimità della maggioranza e del governo che sulla base di tale responso elettorale saranno espressi.
Pregiudiziale motivo, che rende obiettivamente impossibile il partecipare come parte dell’elettorato attivo alle prossime elezioni,  è il fatto che le liste presentate sono frutto dell’insindacato arbitrio delle singole segreterie di partito le quali – attraverso lo strumento della negata possibilità di esprimere preferenze – hanno già fin d’ora disegnato la composizione delle due Camere e designato coloro che come senatori o deputati dovranno sedervi. Ciò riduce il ruolo dell’elettorato attivo a quello di semplice sanzionatore di decisioni prese senza il suo minimo contributo, sulla sua testa e in sua assenza. Si tratta nella pratica – come hanno già notato i componenti della Commissione Episcopale Italiana – di un colpo di mano di natura oligarchica, già messo in atto nelle precedenti elezioni. Ad esso si sarebbe potuto rimediare con un’opportuna riforma elettorale, che avrebbe dovuto  precedere le prossime elezioni. Le segreterie dei vari partiti hanno concordemente scelto di perseverare nella pessima e forse addirittuta incostituzionale legge elettorale ancora vigente. Ora, poiché errare humanum est, sed perseverare diabolicum, anche quelli di noi che alle precedenti elezioni scelsero di votare nel nome del principio del “male minore” sono costretti ad arrendersi all’evidenza che esso è nell’attuale fattispecie inapplicabile. Da un Parlamento nominato dall’attuale vertice politico, espresso dalle segreterie, non può uscire che sempre e comunque un male di cui noi non vogliamo comunque e in alcun modo renderci complici. (continua...)
Franco Cardini
Alessandro Bedini

I firmatari del presente documento confermano anzitutto di ritenere il voto un diritto e un dovere inalienabile del cittadino. Ciò premesso,  è con profondo dolore, ma in piena coscienza, ch’essi ritengono di dovere, nelle prossime elezioni politiche del 13-14 aprile del 2008, esercitare eccezionalmente il loro diritto-dovere astenendosi dal voto.
Tale astensione non ha affatto carattere di rinunzia e tantomeno di qualunquistico disinteresse. Al contrario, essa nasce da una piena e profonda assunzione della responsabilità di un così grave gesto, nel nome e al servizio di  una più alta coscienza civica.
Molti, e tutti fondamentali, sono i motivi che hanno condotto i firmatari a questa necessaria scelta, il fine ultimo della quale è la denunzia non solo dell’inadeguatezza, ma anche della sostanziale illegittimità della classe politica e parlamentare che uscirà dalle urne del 13-14 aprile, e pertanto della sostanziale illegittimità della maggioranza e del governo che sulla base di tale responso elettorale saranno espressi.
Pregiudiziale motivo, che rende obiettivamente impossibile il partecipare come parte dell’elettorato attivo alle prossime elezioni,  è il fatto che le liste presentate sono frutto dell’insindacato arbitrio delle singole segreterie di partito le quali – attraverso lo strumento della negata possibilità di esprimere preferenze – hanno già fin d’ora disegnato la composizione delle due Camere e designato coloro che come senatori o deputati dovranno sedervi. Ciò riduce il ruolo dell’elettorato attivo a quello di semplice sanzionatore di decisioni prese senza il suo minimo contributo, sulla sua testa e in sua assenza. Si tratta nella pratica – come hanno già notato i componenti della Commissione Episcopale Italiana – di un colpo di mano di natura oligarchica, già messo in atto nelle precedenti elezioni. Ad esso si sarebbe potuto rimediare con un’opportuna riforma elettorale, che avrebbe dovuto  precedere le prossime elezioni. Le segreterie dei vari partiti hanno concordemente scelto di perseverare nella pessima e forse addirittuta incostituzionale legge elettorale ancora vigente. Ora, poiché errare humanum est, sed perseverare diabolicum, anche quelli di noi che alle precedenti elezioni scelsero di votare nel nome del principio del “male minore” sono costretti ad arrendersi all’evidenza che esso è nell’attuale fattispecie inapplicabile. Da un Parlamento nominato dall’attuale vertice politico, espresso dalle segreterie, non può uscire che sempre e comunque un male di cui noi non vogliamo comunque e in alcun modo renderci complici.
Al di là della pregiudiziale ragione ora esposta, altre rendono impraticabile la via della partecipazione al voto. Nell’ordine:
1. La presenza in tutte le liste, accanto a personaggi  degni e decorosi, di altri che non solo non sono né l’una né l’altra cosa, ma che sono assolutamente impresentabili sotto il profilo tanto politico quanto morale, e la presenza dei quali getta un’ombra su quegli stessi che, pur non condividendo la loro indegnità, ne accettano la presenza nel loro medesimo schieramento;
2.  La presenza, in tutte le liste, di personaggi politici già troppo compromessi con un passato rispetto al quale si dovrebbe opporre una linea di deciso cambiamento, e che invece rappresentano una garanzia di improponibile continuità;
3. La presenza, in tutte le liste, di candidati spacciati surrettiziamente per homines novi, anche a causa della loro più o meno relativa giovinezza anagrafica, i quali però sono già inveterati gregari di partito, maturati all’interno del burocratismo e del carrierismo delle loro rispettive formazioni, parte integrante dello staff politico di bassa qualità morale e culturale ch’è purtroppo uno dei peggiori mali che affliggono il nostro paese;
4. La sostanziale somiglianza ed omogeneità dei programmi elettorali la quale – con qualche eccezione che tuttavia rappresenta un salto nell’utopìa intraducibile in termini politici reali, e giudicabile quindi come pura demagogia – rappresentano tutti un allineamento sia pur diversamente atteggiato e accentuato su posizioni ultraliberiste in politica interna che portano povertà e precarietà nel lavoro e “occidentaliste” in politica estera;
5. La mancanza – giustificata peraltro da quanto già detto al punto 4 – di qualunque apprezzabile impegno nel campo della politica estera, che sottintende un’acquiescenza generale rispetto alle direttive della superpotenza statunitense. Si pensi in particolare alla situazione vicino- orientale e  allo stato dell’Unione Europea, al processo di disgregazione politica  e di subordinazione miliare alla NATO che,  voluto dalla dirigenza degli USA, è ormai giunto a un livello molto vicino all’azzeramento.
Premesse tutte queste ragioni, i firmatari del persente documento
1. Dichiarano che si asterranno dal voto e chiedono a tutti i cittadini italiani coscienti e responsabili di fare altrettanto, in modo che il Parlamento che uscirà dalla competizione del 13-14.Aprile .p.v. si presenti, già dall’inizio, come delegittimato dal popolo italiano;
2.  Segnalano al Presidente della Repubblica e alla Corte Costituzionale la probabilità che l’attuale legge elettorale, oltre che oligarchica e antidemocratica nella sostanza, sia incostituzionale nella forma contraddicendo al principio della libertà di espressione del cittadino e vanificando il principio rappresentativo, sostituito con una prassi fondata sulla cooptazione all’interno di un gruppo chiuso e autoreferenziale;
3. S’impegnano, all’indomani delle elezioni, a trarre le dovute conseguenze dall’entità del fenomeno astensionistico, a farne conoscere le ragioni, a proseguire il loro impegno affinché il paese, qualunque sia il governo che uscirà da una competizione elettorale così gravemente compromessa e adulterata, riprenda il suo cammino sulla via della legalità democratica, dell’integrazione europea e del conseguimento di un’autentica autonomia da potenze straniere (autonomia oggi inesistente, come dimostrano le centinaia di basi militari di una potenza extraeuropea presenti sul suolo europeo, delle quali molte decine, equipaggiate anche con armi nucleari, sono insediate nel nostro paese).
Franco Cardini
Alessandro Bedini

Commenti
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h2otonic (Registered) 08-04-2008 21:07

Dai numerosi anni luce che mi separano dall' amministrazione della cosa pubblica e dalla sua cranaca pongo un quasito: non e' che, poniamo il caso, se io andassi a disegnare la scheda con un graffito di mio gusto, qualche faccia di culo di destra ,di centro o di sinistra se ne possa appropriare in base a qualche premio di quì o a qualche normativa di là?

arcadianet.blogspot.com
simone.org (Registered) 09-04-2008 12:58

Il video è da paura!
Ma vi faccio una domanda, io pensavo di attuare l'astensionismo attivo per non rinunciare al diritto di voto e allo stesso tempo non consegnare alcuna scheda in modo che non possa materialmente essere conteggiata, creando allo stesso tempo un divario tra gli elettori che si presentano e le schede scrutinate (sarebbe poi mia cura, dopo le elezioni, controllare i dati e verificare che il divario ci sia davvero nel mio seggio).
Che ne pensate?
marco.milioni (Registered) 10-04-2008 15:03

Caro Cardini, Lei dice molte cose di buon senso. Il punto di vista della sua discussione è più che condivisibile. Il suo ragionamento è apprezzabile. Ma forse, visti i tempi, occorre più decisione. Alle politiche bisognerebbe non andare a votare... Complimenti per il videochiunque lo abbia girato.
Marco Milioni
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