Stranezze della guerra

9 Aprile 2022

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Chi è nato negli anni '70 oppure mastica un poco di cultura cinematografica ricorderà senz' altro la figura di Luther, il membro squilibrato della gang dei "Rogues" in "The Warrior" di Walter Hill e soprattutto conoscerà la frase pronunciata verso il finale e diretta ai "Warriors”, diventata ormai un cult iconico: "Guerrieri, giochiamo a fare la guerra?" Quarant' anni dopo potremmo rivolgere la stessa frase a Vladimir Putin: seguitemi come ragionamento e partiamo anzitutto mettendo temporaneamente  da parte le distruzioni materiali, i profughi, i video degli ucraini che sparano nelle gambe dei prigionieri russi, le accuse reciproche di stragi e nefandezze, le scene dei morti e quant' altro compresa  la propaganda da ambo le parti, tutti epifenomeni nel panorama complesso della guerra (epifenomeni, in quanto ad esempio la propaganda esula dalla guerra in sé) che ci sono stati e ci saranno sempre e concentriamoci soltanto su due elementi organici della guerra che sono la strategia e la tattica.

Una guerra deve avere sia sul piano militare che politico elementi di strategia e di tattica. Che guerra sta conducendo Vladimir Putin? Sicuramente in modo strano e davvero difficile da capire per gente abituata ai canoni classici di un conflitto. Partiamo dalla questione strategica: l’obiettivo è non far entrare l’Ucraina nella NATO? Da questo punto di vista credo sia già stato raggiunto, difficilmente Kiev in futuro entrerà nell' Alleanza Atlantica e una dichiarazione di Zelensky del 15 marzo lo annuncia in maniera esplicita: "l’Ucraina non diventerà membro della NATO”, è una frase che si può leggere benissimo in Rete. È stato un attacco preventivo, una prova di forza, in quel rapporto di forza che da sempre contraddistingue la politica, della quale la guerra secondo la ben nota definizione del Clausewitz altro non è che la continuazione con diversi mezzi? Se così fosse, l’obiettivo si potrebbe considerare raggiunto e ci sarebbero le basi per negoziati accettabili da ambo le parti. Oppure si tratta di creare due Repubbliche indipendenti nel Donbass come Stati cuscinetto politicamente e militarmente satelliti di Mosca? Se così fosse allora l' intero sforzo bellico dovrebbe essere concentrato nel Donbass e nel sud , verso la Crimea perché qui si entra nella parte tattica del discorso riguardante il dislocamento delle truppe russe in Ucraina, con un fronte settentrionale totalmente inutile, quello che un tempo i manuali chiamavano un "diversivo" per ingannare il nemico e fargli stornare parte delle proprie forze per indebolirle, scoprendo di protezione il vero obiettivo dell' offensiva ma i "diversivi" proprio perché aventi la funzione di ingannare il nemico dovrebbero essere condotti in maniera ben più energica. Non si combatte per togliere eventualmente due regioni ad un Paese impiegando all' incirca 200.000 uomini sul terreno contro un esercito regolare di Kiev che in tempo di pace conta 255.00 uomini -ora sicuramente una cifra più alta coi richiami e i volontari- e 832 carri armati quando si può contare a pieno regime su 2.800 carri armati , 6.100 mezzi corazzati, 1.800 pezzi di artiglieria da campagna e un rapporto di 5:1 solo nella aviazione, senza contare 1.300 mezzi lanciamissili: una "potenza di fuoco spaventosa" come dice il sito "atlantedellaguerra" da cui si tolgono questi dati. Forse Putin punta a un regime change? Non è questo, di certo, il metodo per metterlo in pratica.

Al netto di queste cifre e numeri Putin sta combattendo una guerra della quale, attualmente, non si riesce a capire il significato strategico e nemmeno quello tattico. E si sta trascinando troppo per le lunghe: maggio è vicino, il giorno 9 i russi festeggiano la vittoria nella Seconda Guerra Mondiale ed è un anniversario molto sentito da quelle parti, in cui Putin rischia fortemente di arrivare senza avere nulla di concreto in mano. Festeggiare una vittoria storica con le truppe da due mesi e mezzo invischiate in Ucraina senza prospettive di uscirne a breve potrebbe avere riflessi, almeno dal punto di vista del consenso interno, assai negativi per il presidente della Federazione Russa. È un modo di combattere una guerra, di portare avanti una guerra, che sta sfuggendo ad ogni logica razionale almeno dal nostro punto di vista.

Non si è mai visto poi nella Storia un Paese in stato di guerra con un altro continuare, con regolarità e rispetto dei contratti, a fornire una materia prima strategica come il gas il cui uso principale non è per cuocere gli spaghetti o riscaldare le case: la quota maggiore del gas, ad un Paese, serve per alimentare l’apparato industriale. Se questo modo di fare la guerra, che sta andando contro ogni senso tattico-strategico, ha una logica alla quale noi sfuggiamo, questo ad oggi non possiamo saperlo. Possiamo solo fare ipotesi: è una guerra di logoramento, in cui si propone di ritorcere le sanzioni contro l’Europa e i Paesi NATO contando sul fatto che i mercati principali del mondo quali Cina ed India (questi due soli Stati contano oltre due miliardi e mezzo di individui, senza contare brasiliani, argentini, eccetera) continuano a commerciare con Mosca? È una ipotesi, come molte altre.

Il giudizio più prudente ed equilibrato in tempo di "tifoserie" sarebbe quello di dire che non bisogna dare Putin per "sconfitto" ma nemmeno si dovrebbe eccedere in senso contrario: queste settimane sono enigmatiche e impossibili da decifrare ma di una cosa possiamo essere certi: tra un mese o due molti nodi saranno sciolti, perché il conflitto sta diventando pericolosamente troppo lungo per entrambe le parti. Anche per un Paese che può vantare risorse immense e grandi alleanze come la Russia.

Noi rischiamo di uscirne con le ossa rotte ma anche Putin alla lunga può indebolirsi, quindi massima attenzione sul conflitto, senza lasciarsi coinvolgere nel gioco delle tifoserie allo stadio con le due squadre di calcio, perché sono settimane caotiche e quindi tutto potrebbe succedere. Calma e gesso.

Simone Torresani

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