Agricoltura mondiale in mano a 4 holding

31 Maggio 2022

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La produzione mondiale di GRANO si aggira intorno ai 730/760 milioni di tonnellate... Al primo posto (dati Fao 2020) c’è la Cina, con 134 milioni di tonnellate. Seguita dall’India con oltre 107 milioni. La Cina esporta (l’India esportava, prima che bloccasse le vendite subito dopo aver visto le sanzioni contro la Russia). La Russia è al terzo posto con 86 milioni di tonnellate, 36 milioni in più degli Stati Uniti, che ne produce 50 milioni. E poi c’è il Canada, con 35 milioni. Il granaio d’Europa è la Francia che produce 30 milioni mentre l’Ucraina si ferma a 25, poco meno del Pakistan. Con la Germania a più di 22 milioni, la Turchia a 20 e l’Argentina a poco meno di 19 milioni. L’Italia è molto più in basso nella classifica, con meno di 7 milioni.

È difficile, quindi, credere che il prezzo in forte rialzo di questo periodo sia una conseguenza del blocco del porto di Odessa. È utile leggere l’ottimo libro di Fabio Ciconte, “Chi possiede i frutti della terra”. Per scoprire, allora, che due terzi di tutte le sementi commerciali del mondo fanno capo a soli 4 gruppi. E nessuno di loro è controllato dalla Russia. O per addentrarsi nei meccanismi delle famigerate Holding dei diversi prodotti (rigorosamente registrati). Che sceglie gli agricoltori che possono coltivare i rispettivi prodotti, imponendo loro il modo, con specifici fitofarmaci (da loro controllati). Agricoltori trasformati in operai, che devono vendere la produzione solo alle holding e ad un prezzo concordato. Ed in questo meccanismo globale perverso, con eserciti di avvocati pronti ad intervenire in ogni parte del mondo contro il singolo contadino che sogna un margine di libertà, davvero il problema è rappresentato dal blocco russo di Odessa? Dove il mare è stato minato dagli ucraini, per impedire lo sbarco dei russi. La realtà è che la speculazione ha bisogno di creare panico per far aumentare i prezzi. Ma raccontarlo alla gente? No davvero: lasciamoli nell’inganno!

Mauro Bertamé

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