Buon senso dei generali

23 Ottobre 2022

 Da Rassegna di Arianna del 21-10-2022 (N.d.d.)

Vorrei sottolineare ciò che per molti risulta essere quasi incomprensibile. Sono molti i Generali dell'esercito italiano che in questi mesi, con le loro parole sempre schiette basate anche sulla propria esperienza, si sono prodigati nei loro estemporanei passaggi televisivi a chiarire non solo come andavano realmente le cose sul campo di battaglia, ma anche ad approfondire le responsabilità di un conflitto iniziato molto prima del 24 febbraio. Molto spesso abbiamo associato direttamente il termine Generale o Colonnello non solo con la guerra come situazione fattuale, ma con la guerra come scelta che loro stessi farebbero per risolvere i conflitti. Non è così: i vertici militari sono gli “operativi” che, volenti o nolenti, si trovano a mettere in pratica ciò che politici confusi, superficiali o del tutto in malafede, i veri artefici di ogni guerra, gli dicono di fare. Per questo vorrei ringraziare questi Generali italiani, per le loro parole, sempre volte al negoziato, che ci mostrano quanto i bellicisti siano più che altro i politici o i giornalisti… da poltrona. Il fatto quindi che proprio dai vertici militari arrivino spesso parole di pace, volte alla risoluzione negoziale del conflitto, è un apparente paradosso che deve farci riflettere profondamente.

Grazie al Generale Vincenzo Camporini per il dopoguerra: "Sogno una Russia integrata con l'Europa in pace e connessa economicamente. Tra Russia ed Europa c'è un'assoluta complementarità dal punto di vista delle economie, chi ha la tecnologia non ha l'energia, e viceversa. Abbiamo anche basi culturali comuni, per cui immagino una futura integrazione." Grazie al Generale Leonardo Tricarico: “...Cosa facciamo noi adesso? Continuiamo a lasciare che Zelensky compia atti inquadrabili in questo attentato all'integrità territoriale russa, oppure dobbiamo fermarlo? Zelensky non può continuare a fare ciò che vuole. Serve concertazione internazionale, non c'è stata”...“Non ho mai nascosto la mia preoccupazione per l’ingresso di nuovi Paesi nella Nato e in particolar modo per l’ingresso di Finlandia e Svezia in questo particolare momento. I nuovi ingressi non renderebbero più sicura l’area e renderebbero difficili i negoziati con Mosca” Grazie al Generale Antonio Li Gobbi “se l’Europa fosse riuscita a imporsi come elemento neutrale di riferimento per negoziare, sarebbe stato molto meglio. Non si è stati in grado di assolvere un tale ruolo, che sarebbe spettato all’Europa, e allora è inevitabile dare le armi, anche per tranquillizzare, forse ipocritamente, la nostra coscienza ...Oggi si dice che la guerra è iniziata a febbraio. In realtà è iniziata nel 2014 se non prima. La cosiddetta “operazione militare speciale” di Putin è la sua evoluzione... la UE non ha affrontato il problema ucraino come dal 2014 ad oggi, nonostante due nazioni europee, Francia e Germania, avessero un ruolo nell’ambito degli accordi di Minsk.” Grazie al Generale Marco Bertolini: “L’Italia non ha mai dato le armi a nessuno. Non le ha date alla Somalia che aveva a che fare con una variante dell’Isis. Io ero lì e ci chiedevano armi, ma non gliele abbiamo date e sa perché? Perché non usiamo alimentare i conflitti, ed è lo stesso criterio che abbiamo usato in altre situazioni in cui c’era un popolo aggredito... Proprio perché il conflitto è a due passi da noi bisognava spegnerlo prima possibile, non tenerlo acceso alimentando una resistenza di poche speranze. (…) Putin ha già raggiunto i due terzi degli obiettivi che si era posto all’inizio (indipendenza delle repubbliche del Donetsk e del Luhansk e riconoscimento della Crimea come parte della Federazione Russa).  Resta il discorso dell’Ucraina che non deve entrare nella Nato, ma nessuno parla di negoziato, perché sicuramente non è voluto dagli Usa, che sono i veri competitor della Russia in questa battaglia. E di conseguenza neanche Zelensky lo vuole.  Mosca sta dando altro dal punto di vista tattico, ma non vede l’ora di finire questa operazione sul campo per andare a un tavolo negoziale, che però non c’è.” Grazie al Generale Paolo Capitini: ”C’è stato un errore storico nel non aver coltivato il disegno di un continente che vada dall’Atlantico agli Urali tanto caro anche a Giovanni Paolo II che parlò di «Europa a due polmoni ». L’esito di questa frattura è la politica di sanzioni alla Russia e fornitura di armi all’Ucraina che denota l’illusione che queste misure possano portare risultati concreti. È lo specchio dell’incapacità di capire una realtà molto diversa dalla nostra. E il capolavoro è stato aver trasformato uno come Erdogan, che in questo caso ha saputo tacere - uno che massacra i Curdi e abbandona al loro destino migliaia di profughi a Lesbo - in un campione della pace.” Grazie al Generale Fabio Mini: “Non si sa a chi vanno le armi ma anche i soldi, tutti gli aiuti che confluiscono in Ucraina. Non si sa neanche dove vanno gli uomini”. E aggiunge: “Tecnicamente siamo in guerra”. “Dovevamo smantellare la Nato alla fine della Guerra fredda. La Nato non è più un’alleanza difensiva, è un’alleanza chiaramente offensiva perché ha come suo obiettivo quello di espandersi e dare una mano agli Stati Uniti per far fuori la Russia.” Il generale ha definito “imbarazzante” la posizione che l’Italia ha adottato nella guerra ucraina; infatti, si sarebbe potuto evitare l’inizio del conflitto.  “Sarebbe bastato discutere sulla politica, gli interessi e la sicurezza dell’Europa invece di accettare ad occhi chiusi una versione distorta della realtà come quella prospettata dagli Usa, dalla Ue e dalla Nato”

Angelo Colella

 

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