La politica dei bonus

29 Novembre 2022

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 Ha fatto il giro della stampa estera l' iniziativa di un borgo salentino nei pressi del Capo di Leuca di istituire un bando per l' agevolazione di acquisti e ristrutturazioni di case inabitate nel centro storico, con cifre che andranno-a fondo perduto-sino alla bellezza di 30.000 euro. Si tratta dell' ultima iniziativa atta a contrastare il fenomeno dello spopolamento dei piccoli paesi-appenninici e non solo, essendo in questo caso a un tiro di schioppo dallo Jonio-della cosiddetta "Italia minore"(che a ben vedere sarebbe l' Italia autentica e maggiore, altro che minore!). Che dire? Diciamo subito che per una volta  non si deve fare nessuna critica: l' iniziativa in sé è più che lodevole, la Giunta comunale senz' altro sta agendo con le migliori intenzioni possibili, il problema esiste davvero e mette a rischio centinaia e centinaia di piccoli Comuni che vedono l' erosione lenta e irreversibile a livello demografico, riducendosi a borghi di vegliardi e un borgo di vegliardi, con tutto rispetto parlando, non ha futuro alcuno. Sulla bontà delle intenzioni e sul fine nulla da dire, tutt'altro: siamo noi i primi "sponsor" divulgatori per far rinascere questi meravigliosi microcosmi.

Molto da dire,invece,a livello concettuale sui mezzi utilizzati per raggiungere il fine e in questo caso come per altri vale sempre lo stesso ragionamento che feci qualche tempo fa riguardo i bonus e i ministeri ad hoc per incentivare la natalità in Italia: non si risolvono questi problemi regalando soldi a pioggia sperando di accalappiare gente qua e là ingolosita o smaniosa. Il denaro deve essere uno strumento per raggiungere un obiettivo e non viceversa; le persone vanno invogliate non con promesse e bonus ma mostrando loro un concreto e sostenibile progetto di vita,spingendole a rimettersi in gioco ed in discussione e facendo accettare come solida e concreta la sfida di poter iniziare daccapo una nuova vita,migliore,farli sentire dei pionieri e dar loro un posto e un ruolo da interpretare sino in fondo. Creare l' humus culturale adatto a estrarre le energie latenti ,per farle prorompere all' esterno. Ci stiamo abituando a questo errato messaggio: esiste un problema e la soluzione ad esso consiste nell' invogliare o nell' ingolosire qualcuno a fare una cosa solleticandone il portafogli.Sarebbe come dire: dai,se metti al mondo un figlio ti diamo la paghetta e se decidi di fare un investimento immobiliare in un centro storico che sta morendo ti diamo un incentivo a fondo perduto.Tipico modo di monetizzazione del pensiero attualmente in voga in quest' epoca minore e balorda: siccome tutto ruota intorno ai quattrini, allora il denaro deve essere la bacchetta magica e il deus ex machina che,come nella miglior tradizione teatrale antica,cala dall' alto e risolve il guaio . Non è così,per nulla. Così come mettere al mondo un figlio è soprattutto una questione culturale e non solo economica, anche trasferirsi e comprare casa in un paesino sperduto non è affare da risolversi con un bonus .

Far rinascere un paese che muore significa anzitutto ricostruirne la comunità perduta e ripristinare il "gioco delle generazioni" all' interno di quei fantastici microcosmi umani che erano i nostri borghi d' una volta: comunità peculiari, influenzate dal "genius loci" e da mille altri fattori ambientali,antropologici e culturali che rendevano quei borghi degli "unicum"di cui a titolo esemplificativo potremmo prendere la descrizione di Spoon River nella omonima antologia scritta da E.L.Masters,rappresentazione di un tipico villaggio rurale dell' Illinois di fine Ottocento-inizio Novecento.

Il pericolo di queste iniziative è che le case vengano acquistate da facoltosi pensionati nordeuropei o italiani settentrionali per svernare nel clima meridionale -lasciandole vuote per parte dell' anno e tornando,quindi,punto e a capo-oppure da persone intenzionate a sfruttare gli immobili come strutture ricettive turistiche,andando all' incasso nei mesi estivi e primaverili. Difficilmente queste case verranno acquistate da giovani coppie con o senza figli,la vera linfa per ridare vita al corpo secco dei centri storici. Che vogliamo fare di questi borghi? Dei luna park turistici estivi da maggio a ottobre (la cosiddetta stagione allargata del turismo) i cui introiti,per inciso,andranno solo parzialmente a riverberarsi sulle comunità locali-perché tasse a parte(esempio la Tari) se in un borgo manca tutto e i negozi chiudono,il turista usa la casa solo come dormitorio e va a mangiare e a divertirsi altrove; in quanto agli F24 sugli affitti i soldi vanno all' Agenzia delle Entrate e non al Comune-oppure vogliamo veramente farli rivivere? Non sarebbe forse meglio estendere i bonus più che alle case ai mestieri? O creare delle specie di Zone Economiche Speciali in questi borghi con agevolazioni estese per esempio a: -Coppie che si trasferiscono in loco(bollette agevolate per i primi due -tre anni,Tari ridotta,ecc.) -Se la coppia ha uno o più figli,ancora più aiuti -Primi tre anni senza tassa alcuna a chi decide di aprire negozi o altre attività di vicinato e affitti agevolati sui locali commerciali a 1/3 del prezzo di mercato corrente per almeno i primi cinque anni -Agevolazioni quinquennali e sgravi fiscali almeno quinquennali a tutti gli imprenditori agricoli e vendite dei terreni incolti a prezzi simbolici,non superiori ai 100 euro.Analoghe misure per attività di allevamento. -Burocrazia a  zero e agevolazioni almeno quinquennali (con estensione a sei,sette anni,per lanciare l' impresa) a tutti coloro che decidono di aprire una attività di piccola e media impresa legata ai prodotti del luogo(dall' artigianato all' agroalimentare). Infine vendita di case sfitte o abbandonate a prezzi agevolati e agevolazioni e sgravi o bonus edilizi per la ristrutturazione. Dite che è osare troppo? No,è osare ancora troppo poco.Ed è il solo sistema per far tornare a vivere una pletora di borghi morenti che rappresentano un capitale unico e insostituibile,una vera ricchezza nascosta di valore inestimabile.

Non servono vecchi e pensionati a scaldarsi le ossa al bel sole d' Italia o a respirare aria frizzante di montagna,servono giovani coppie e bambini per ridare vita alle strade,ai vicoli,alle piazze; servono i negozi dei parrucchieri,dei vinattieri,dei minimarket alimentari,dei panettieri e fornai,dei macellai e di tutte le altre esigenze, dai computers e telefonia mobile alle sedi distaccate delle compagnie di assicurazioni e vedrete che seguiranno anche nuovi sportelli bancari,nuovi poliambulatori medici,vedrete che quella farmacia assumerà un dipendente in più o forse nella parte opposta del borgo una nuova farmacia le farà concorrenza, spartendosi entrambe il paese. Vedrete che quel plesso scolastico oggi polveroso e con solo una classe stenta risuonerà di nuove grida infantili e di nuove sezioni.

Non si può,non è possibile far risorgere queste realtà senza creare dapprima le fondamenta che tutto sostengono: senza creare cioè una nuova comunità inserita nella cornice peculiare dell'ambiente circostante. Il turismo? Di quello i borghi ne hanno fatto a meno per secoli e secoli ,possono farne a meno ancora per un pezzo. Il settore turistico,specie nell' epoca odierna dell' effimero, è volubile: quel luogo che oggi diciamo "social" e alla moda domani stesso può essere messo nel dimenticatoio,a scapito di un altro; il turismo di massa crea solo erosione delle risorse e danni; pensare inoltre di usare il turismo come architrave economico in paesini di due,tre ,al massimo quattromila anime per 12 mesi l' anno è qualcosa di insensato.Non stiamo parlando di Roma,Firenze,Napoli,Venezia ma di piccole realtà.Passati i cinque,massimo sei mesi della stagione che si fa? Si risprofonda nella noia e nell' oblio,in attesa di un' altro giro di ruota?

Non si veda questo come articolo di critica alle amministrazioni che decidono tali iniziative o vendite a prezzi simbolici: sindaci e assessori fanno quel che possono,le coperte delle risorse sono già corte in ambito di governo nazionale,figuriamoci in ambito puramente locale.Diciamo che a modo loro lanciano idee seppur imperfette ed incomplete,sta a noi perfezionarle e completarle. Sappiamo ,siamo consapevoli che oggidì non è per nulla possibile mettere in pratica le buone intenzioni e le idee scritte in queste righe: mancano soldi,risorse-e ce ne vorrebbero a profusione,a iosa,di soldi e di risorse-e manca proprio il concetto culturale e mentale per mettere in pratica simili iniziative.Per riassumere e farla breve,non esiste nessuna condizione a partire dal dato di fatto che non abbiamo alcuna sovranità monetaria ed economico-finanziaria. E senza questo, gli "scripta" diventano "verba" che "volant". Consideriamo questi scritti come metapolitici o se vogliamo metasociologici e teniamoli in caldo per un eventuale futuro in cui ci saranno le condizioni per attuare i concetti qui esposti e ragionati. Vediamolo insomma come un messaggio di un naufrago in bottiglia e affidiamolo al mare.

Simone Torresani

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