Totale degrado istituzionale

9 Gennaio 2023

 Da Comedonchisciotte del 6-1-2023 (N.d.d.)

Nell’ultimo discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intriso di affermazioni apodittiche e luoghi comuni vari – come solitamente i personaggi delle nostre istituzioni sono costretti a pronunciare per mascherare, agli occhi della gente, il disastro provocato dalle loro azioni – c’è una frase che più di tutte meriterebbe lo sviluppo di una tesi di dottorato, per far vedere quanto ormai i rappresentanti del popolo italiano non provino più neanche il minimo di vergogna nel prendere in giro il popolo stesso. Sto parlando della famosa frase ad effetto pronunciata da Mattarella e sulla quale ogni mezzo della grande stampa ha posto l’accento: La Repubblica è nel senso civico di chi paga le imposte, perché questo serve a far funzionare l’Italia e, quindi, al bene comune.

Il siciliano di Castellammare del Golfo – bellissima cittadina del trapanese, terra di mafia, “culla” del latitante Matteo Messina Denaro e con una densità di logge massoniche tra le più alte in Italia – con questa frase, in perfetto stile “divide et impera”, ha voluto di fatto dividere i buoni dai cattivi, allo scopo di far ricadere sui secondi tutti i mali della nostra società. Il messaggio che si vuole far passare, a totale copertura del “sistema” e dei politici che gestiscono il nostro paese è il seguente: gli ospedali sono al collasso? Colpa di chi evade le tasse. Le scuole cadono a pezzi e le strade rimangono piene di buche alle prime piogge autunnali? Sempre colpa degli evasori. Insomma, in gergo finanziario, il “collaterale” che sta sotto a questo ragionamento è che se lo Stato avesse più soldi, potenzierebbe i servizi pubblici e citando il compianto cantautore Lucio Dalla, ci sarebbe da mangiare e luce tutto l’anno. Noi però sappiamo benissimo che non è così ed il concetto puerile e scontato, che i servizi pubblici si fanno funzionare con le tasse pagate dai contribuenti, a livello di dottrina economica è quanto di più lontano possa esserci dalla realtà. A coloro che pensano che con più tasse pagate, si potrebbero avere più servizi, sfugge che in Italia abbiamo una delle più alte pressioni fiscali al mondo e che seppur lo stato già spenda oltre la metà del PIL, la maggior parte delle persone è costretta alla precarietà in fatto di cure, istruzione, alimentazione ed ultimamente anche nel riscaldarsi. Nell’ultimo anno, stante anche il maggior costo per emettere debito, la spesa pubblica ha superato i 1000 miliardi. Se c’è un problema di fisco, non è certo la carenza di gettito. Questi cresce di anno in anno, mentre i servizi diventano sempre più scadenti. Pensereste che raddoppiando il gettito aumenterebbero proporzionalmente i servizi? Ma neanche per sogno! Sprechi e inefficienze, si calcola, valgono il doppio del mancato gettito per evasione. Senza considerare che sarebbe anche impossibile raddoppiare il gettito, visto che la pressione fiscale nel nostro paese è ben il oltre il 50% dei guadagni.

E se a questo aggiungiamo poi il fatto ben noto a tutti ed alla storia degli ultimi 30 anni – che ha visto gli italiani costretti nella gabbia degli avanzi primari a pagarsi con i propri risparmi tutti i servizi forniti dallo Stato e in aggiunta a trasferire oltre 2.000 miliardi ai rentier di casa nostra e al mondo finanziario attraverso la spesa per interessi sul debito – di fronte a questo status fiscale da vera e propria “colonia”, ci vuole veramente un bel coraggio, da parte del nostro Presidente, nel richiamare la maggioranza degli italiani al pagamento delle tasse!

Dunque, risulta estremamente chiaro che tutta la logica che sta dietro al pensiero espresso dal nostro Presidente è totalmente fallace e quindi, come già detto, mira a tutt’altri obiettivi. Uno Stato, monopolista della moneta, non ha certo bisogno dei soldi dei cittadini per spendere, né tanto meno il dover seguire il folle principio del pareggio di bilancio nella propria gestione. Potrebbe spendere come e quando vuole e con tutta la libertà di portafoglio che desidera. Ma noi sappiamo bene che per volontà ed interesse dei “lor Signori”, abbiamo deciso di rinunciare a questa libertà, quando siamo passati da emettere la Lira a usare l’Euro. O meglio, a guardare bene la realtà delle cose, tale rinuncia è servita solo come strumento funzionale per giustificare la mancanza di soldi quando ad averne bisogno è il popolo, mentre poi come possiamo constatare nella nostra quotidianità, per le necessità dei “lor Signori”, il portafoglio al contrario è sempre pieno ed abbondante.

Evidenziare quanto fino ad ora considerato da chi vi scrive, non è assolutamente un modo per giustificare l’evasione fiscale, ma certamente stante quanto la dottrina economica ci insegna e soprattutto quanto di più scellerato hanno messo in atto tutti i nostri governi da almeno tre decadi a livello di politica fiscale, ci saremmo aspettati dal Presidente Mattarella una analisi ben più profonda e democratica del fenomeno. Se come dimostrato, sempre dalle parole pronunciate nel suo discorso, il Presidente pare essere ben a conoscenza della drammatica situazione in cui versa il paese: “So bene quanti italiani affrontano questi mesi con grandi preoccupazioni. L’inflazione, i costi dell’energia, le difficoltà di tante famiglie e imprese, l’aumento della povertà e del bisogno. La carenza di lavoro sottrae diritti e dignità: ancora troppo alto è il prezzo che paghiamo alla disoccupazione e alla precarietà. Allarma soprattutto la condizione di tanti ragazzi in difficoltà. La povertà minorile, dall’inizio della crisi globale del 2008 a oggi, è quadruplicata. Le differenze legate a fattori sociali, economici, organizzativi, sanitari tra i diversi territori del nostro Paese – tra Nord e Meridione, per le isole minori, per le zone interne – creano ingiustizie, feriscono il diritto all’uguaglianza”. Quello che da cittadini tutti noi vorremmo chiedergli, tanto per fare un esempio: la compagnia energetica ENI (partecipata dal nostro Tesoro) – che pare conseguire profitti colossali sfruttando la diabolica speculazione in corso nel settore energetico, profitti provenienti dal sangue degli italiani e poi tassati in Olanda con percentuali da paradiso fiscale – ha diritto ad appartenere alla Repubblica Italiana? Qui non stiamo parlando dello scontrino non battuto dal barista sotto casa o dal venditore di frutta ambulante al mercato settimanale del paese – che poi per dirla tutta, certamente sono soldi sottratti al fisco, ma che rimangono e circolano nel nostro paese – nel caso di ENI, c’è in ballo un gettito fiscale imponente sottratto alle casse dello Stato italiano, le cui probabilità che venga poi investito fuori dal nostro paese o nei mercati finanziari, sono talmente alte da rendere il fatto un certezza. Oltretutto, ENI non è certo la sola azienda per la quale il nostro Presidente dovrebbe dirci se ha diritto o meno ad appartenere alla nostra Repubblica. La lista delle aziende e dei gruppi aziendali appartenenti al “gota” del belpaese, che pagano le tasse in Olanda pur operando in Italia, è lunghissima e variegata, tanto per ricordarne qualcuna: Enel, Saipem, Mediaset, Agip, Pirelli, Armani Olanda, Stefanel International holding, Benetton Olanda, Telecom Italia, Tiscali Olanda, Fiat, Piaggio, FCA, Ferrari, Exor, Aprilia, Luxottica, Segafredo, Ferrero, Barilla, ecc...

Se vogliamo continuare ancora a parlare di gettito fiscale mancante, come la causa della morte sociale e purtroppo anche fisica del paese, non possiamo non evidenziare come il nostro Presidente Mattarella non faccia minima menzione sulla questione web-tax. Sto parlando del tentativo, sempre poi risultato vano, di far pagare le imposte indirette alle Over the top che operano e fanno profitti in diversi Paesi del mondo ma non utilizzano la partita iva del Paese in cui erogano i servizi o commercializzano prodotti. In questo modo si porrebbe fine ad una elusione fiscale su scala globale di decine di miliardi di euro. La norma, che sarebbe dovuta entrare in vigore dal 1º gennaio 2014, fu prima rinviata e poi cancellata definitivamente dall’allora neo segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, come primo atto da neo Premier, nel decreto “Salva Roma ter” (decreto legge 6 marzo 2014, n.16). La cancellazione della norma, come segno di completo asservimento e riverenza ai poteri che sono dietro alle multinazionali del web, venne comunicata, in “pompa magna” con un tweet dello stesso Renzi il 28 Febbraio 2014. Renzi il “Rottamatore” della classe politica, che da segretario del partito dei lavoratori, appena arrivato a Palazzo Chigi, esulta per l’introduzione di una misura fiscale che avvantaggia le multinazionali straniere che succhiano soldi degli italiani, senza nemmeno creare lavoro, credo rappresenti alla perfezione il totale degrado istituzionale in cui versa il nostro paese, oltre a certificare il completo asservimento dei nostri rappresentanti politici ai poteri globali.

Potremmo andare avanti all’infinito con esempi di elusione ed evasione, che sono ben più gravi di quelli che il Presidente Mattarella ha voluto infondere nella testa della gente, con questa sua dichiarazione tagliente ma estremamente distorsiva della realtà. La Verità, che purtroppo il nostro Presidente rinuncia deliberatamente a dirci, è la stessa di sempre. Anche il “Fisco” viene gestito dal “Sistema”, esattamente con la stessa metrologia con cui il sistema stesso gestisce la “Giustizia”: forte e spietato con i deboli, debole e timoroso con i forti. E laddove si fa puntare lo sguardo della gente verso il dito, per non far vedere la Luna, per i gestori del sistema il non pagare le tasse diventa una virtù per non dire un diritto legalizzato, mentre per i poveracci il non poterle pagare, di contro, è una colpa grave da espiare.

Fabio Bonciani

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