Il catechismo dei professionisti dell'informazione

20 Gennaio 2023

 Da Comedonchisciotte del 17-1-2023 (N.d.d.)

Dopo aver passato gli ultimi due anni in veste di imbonitori itineranti ottocenteschi ad ammaestrare le folle su come aver cura della propria salute e vivere per sempre attraverso il magico elisir, i “professionisti dell’informazione” sono passati ad un altro compito pedagogico importante e benemerito: catechizzarci sul giusto modo di comprendere la geopolitica, materia che molti di noi non coltivano con la necessaria assiduità. Quella che segue è in sostanza la dottrina da loro predicata.

Per prima cosa ci hanno insegnato che per fortuna esiste al mondo una grande e santa nazione che ha a cuore le sorti di tutti, una nazione eletta dagli dèi dove regna il benessere, la democrazia, il diritto e la giustizia. L’aspirazione più grande di questa grande e giusta nazione è quella di poter vedere tutto il mondo conformato a sua immagine e somiglianza, di poter esportare i suoi doni alle altre terre meno fortunate in modo che tutti i popoli del mondo ne possano godere allo stesso modo di come loro già fanno. Gli stati più illuminati e avanzati nella strada del bene la supportano e l’aiutano come possono in questa nobile missione che loro stessi si sono accollata. Naturalmente la nostra Italia e tutta l’Unione Europea fanno parte di questa benedetta famiglia. Ma purtroppo non tutto il mondo è governato da galantuomini che si sono incamminati sulla via del bene, purtroppo il male esiste e molti altri, anziché seguire i migliori su questa strada, si intestardiscono a voler prevaricare l’interesse generale anteponendogli i loro meschini tornaconti personali e di gruppo contrastando così il progresso dell’umanità e impedendo la pacifica convivenza dei popoli. Molti pensano che il compito e la posizione assegnatigli dalla santa alleanza dei buoni non siano giusti per loro. Ovviamente l’interesse collettivo dei popoli sarebbe quello di obbedire e collaborare con chi è più avanti, ma nazioni cattive, dette anche “stati canaglia”, non perseguono i loro stessi interessi o meglio gli interessi della loro stessa gente, ma si oppongono per ignoranza, arretratezza e qualità morali meno sviluppate. Ma soprattutto molte popolazioni  che in sé sarebbero pacifiche, sono obbligate a sottostare a governi maligni e tirannici che li sottomettono a mezzo dell’inganno, della menzogna, della minaccia, della paura e di false dottrine che li fanno deviare dalle verità di per sé evidenti delle leggi del mercato, delle “regole” e del politicamente corretto. È notorio che in tutto il mondo le persone migliori e più avanzate vorrebbero assomigliare alla popolazione della nazione eletta, che il loro più grande desiderio è in realtà quello di avere la Carta Verde, di essere anche loro americani (salvo che gli italiani vorrebbero mantenere la loro cucina ed essere lodati per il grande “patrimonio artistico”, anche se in segreto di quest’ultimo non gliene potrebbe importare di meno), ma purtroppo sono tenuti prigionieri da spaventose dittature e da tiranni senza pietà.

La nazione eletta si batte contro tutti i tiranni, non per fini di guadagno o di potere, sebbene talvolta alcuni personaggi malvagi di natura possano peccare in tal senso, ma soprattutto affinché tutte le persone di buona volontà possano godere dei doni della libertà e della democrazia. Purtroppo emergono continuamente in giro per il mondo dittatori spietati e sanguinari, dei veri e propri psicopatici, che per salvaguardare il loro potere e la folle brama di espanderlo non esitano a sacrificare milioni di persone, fra le quali la loro stessa popolazione. Gli esempi sono numerosissimi anche se partiamo da tempi relativamente recenti. Per citare solo i più famigerati possiamo provare a fare i nomi di Mao Tse Tung, Ho Ci Min, la dinastia dei Kim, Sukharno, Lumumba, Tito, Mossadeq, Saddam Hussein, Khomeini, Fidel Castro, Noriega, Maduro, Ortega, Gheddafi, Milosevic e tanti altri. Ai nostri giorni, un dittatore particolarmente pericoloso, malvagio e sanguinario è giunto alla ribalta della scena del mondo: Vladimir Putin. Quest’uomo, psichicamente efferato ed instabile, è molto pericoloso perché è riuscito con violenza, sotterfugi ed inganni ad impadronirsi del potere in un grande e potente impero del male, la Russia, armato fino ai denti con armi atomiche e lo governa a mezzo della propaganda e del terrore approfittando anche di una naturale inclinazione della popolazione russa a farsi comandare da autocrati. Putin, per ambizione di comando, brama smodata di potere e non ultima la sua scarsa stabilità mentale, ha improvvisamente deciso di invadere senza alcuna provocazione o ragione apparente l’Ucraina, uno stato confinante, pacifico e industrioso, modello di democrazia e amico della nazione eletta giusto nel febbraio dell’anno scorso. Ma gli eroici ucraini, pur essendo enormemente inferiori per numero, territorio e armamenti, non si sono fatti intimorire dalle orde degli orchi e hanno deciso di resistere passando anche al contrattacco e dando una sonora lezione agli invasori, tanto da fermarli, infliggergli devastanti perdite e costringerli a ritirarsi per ora parzialmente. Naturalmente la nazione eletta e i suoi alleati non potevano restare sordi al grido di dolore che si levava da ogni parte d’Ucraina, non potevano lasciare che una nazione democratica, civile e amica fronteggiasse senza aiuto il barbaro e sanguinario aggressore ed hanno perciò reagito nell’unico modo che compassione e amor di libertà consentano: soccorrendola con aiuti straordinari in finanza ed armamenti e imponendo al nemico devastanti sanzioni economiche, evitando, però, data la loro natura pacifica, che aborre la guerra e la violenza, l’intervento diretto. Non per viltà, s’intende, ché notoriamente possiedono il più potente esercito della galassia, ma per motivi umanitari, per non correre il rischio di aumentare la carneficina, avvertendo però fermamente che sarebbero intervenuti con la loro invincibile potenza, se i malvagi russi, visto la oramai disperata situazione sul campo del loro esercito brutale, ma mal organizzato e arretratamente armato, avessero deciso, per colmo di barbarie, di usare l’arma atomica. Va da sé che è preciso dovere dell’Europa e dell’Italia partecipare a questo sforzo del mondo libero contro la sopraffazione, la forza bruta e la tirannia, anche se ciò dovesse costare qualche piccolo sacrificio al popolo italiano. Cosa sono infatti un grado di meno di riscaldamento o qualche centesimo in più per la benzina di fronte alla libertà? Chi può essere così meschino da sacrificare la democrazia ad un punto di inflazione?

Questo, più o meno, è il catechismo cui i “professionisti dell’informazione” sottopongono  la popolazione ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette. Qualsiasi voce diversa è implacabilmente bandita e ridotta al silenzio, qualsiasi programma, giornale, opuscolo, manuale d’istruzione, etichetta di acqua minerale, è saturo di propaganda. Stupisce, comunque, e preoccupa che un simile raccontino, una simile favoletta per bambini, una simile ricostruzione sciocca, pomposa, sdolcinata, contraddittoria e lontana anni luce dai fatti, riesca in buona misura a convincere una popolazione che si reputa adulta. Ci costringe ad ammettere che la persona media è capace di credere a qualsiasi cosa che sia ripetuta abbastanza spesso da una voce autorevole, anche se assurda, inverosimile, contraria alla propria esperienza e ai propri interessi. Difficile farsene una ragione, ma difficile anche  ritenere che per gran parte della gente, le conseguenze, quando arriveranno, non siano in fondo meritate. Ben di peggio meriterebbero invece i nostri “professionisti dell’informazione” che hanno tradito la loro stessa professione. Nessuno che si alzi in un dibattito e sollevi un dubbio, faccia una domanda scomoda, evidenzi una delle tante contraddizioni di questa narrazione ridicola. Eppure, anche senza prendere alcuna posizione compromettente, basterebbe far notare che non solo il nostro paese non ha alcun dovere o interesse o vantaggio nel partecipare in qualunque forma a questa guerra tra nazioni terze, ma l’intervento, ed anche la fornitura di armi ad una parte belligerante gli è espressamente vietato dalla costituzione. E se poi si volesse comunque intervenire in barba al diritto, al buon senso e all’opportunità, sarebbe la scelta di campo ad essere sbagliata. Le nostre importazioni energetiche, fattore chiave per il benessere e lo sviluppo di qualsiasi nazione moderna, provenivano in buona parte dalle Russia ed erano fornite ad un prezzo molto conveniente rispetto a quello di qualsiasi altro mercato: che senso può mai avere per noi litigare con la Russia se non quello di un suicidio economico? Perché aggredirla di nuovo visto che non ci ha mai fatto nulla di male, mentre noi – è utile ricordarlo – abbiamo inviato l’esercito ad invaderla  neanche troppo tempo fa prendendoci la piena responsabilità, che ora amiamo dimenticare, di una guerra che ha fatto milioni di morti? Perché mai gli italiani dovrebbero soffrire per intervenire in un conflitto che non li riguarda? Non ripudiano forse la guerra quale strumento di risoluzione dei conflitti internazionali? Perché inimicarsi un mercato considerevole per le nostre merci di lusso, cioè tutta quella paccottiglia che pur non valendo quasi nulla riusciamo a vendere molto cara favoleggiando motivi di qualità, prestigio e distinzione? Ci è altrettanto necessaria l’Ucraina? Esattamente in cosa ci è utile l’Ucraina? Qual è il nostro interesse a stare dalla sua parte? Se poi  vogliamo parlare di giustizia o di etica, la faccenda diventa ancora più imbarazzante: in cosa il sistema di governo ucraino sarebbe superiore o più democratico o più legittimo di quello russo? Occorre ricordare che il regime di Kiev è nato da un colpo di stato finanziato e organizzato dall’estero e rappresenta la vera causa del conflitto? Che il presidente regolarmente eletto fu cacciato? Che il governo insediato non ha alcuna sovranità ma è diretto da Washington appositamente per condurre una guerra contro la Russia? Che lavora direttamente contro il sua popolo mandando a morte migliaia di giovani soldati per interessi altrui? Che per quanto riguarda gli affari interni è dominato da una fazione ultranazionalista di ispirazione nazista? Che vigono in Ucraina leggi razziali che impediscono a un buon terzo della popolazione di parlare la propria lingua madre? Che a partire dal 2014 sono state uccise decine di migliaia di persone per motivi di dissidenza politica e pregiudizio razziale? Che stiamo parlando di uno dei paesi più corrotti del mondo? E  d’altra parte esattamente in cosa noi italiani ci riteniamo “più democratici” del governo russo il cui presidente è stato regolarmente eletto con regole che non hanno nulla da invidiare alle nostre ed ha un appoggio popolare di gran lunga superiore a quello del nostro presidente o del nostro primo ministro? Se non altro si tratta di un governo indipendente e non succube, come il nostro, di padroni di oltre oceano. In qualunque modo la mettiamo il semplice buon senso imporrebbe  di mantenere una posizione di neutralità e quando mai volessimo abbandonarla, tutti i nostri interessi ci porterebbero ad appoggiare la Russia, non il regime di Kiev. Se fossimo uno stato sovrano, sicuramente agiremmo in questo senso, ma purtroppo, anche grazie alla fattiva collaborazione dei “professionisti dell’informazione”, non lo siamo da molto tempo. Congratulazioni per questo importante servizio reso a tutti gli italiani.

A questo stadio della nostra storia, non siamo più indipendenti degli ucraini e, come accade per loro, la nostra autonomia non arriva neanche al punto di poter rifiutare  la tazza di veleno che ci stanno porgendo.

Nestor Halak

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