Un patto per l'immigrazione

11 Marzo 2023

Due terribili episodi di cronaca-il naufragio sulle coste calabresi e gli accoltellamenti nei pressi della Stazione Centrale di Milano-hanno prepotentemente riaffacciato alla ribalta l' annoso e ormai spinoso problema dei flussi migratori,riaccendendo "more solito" lo scontro politico basato su posizioni antitetiche residuali di categorie novecentesche tra l' ormai cosiddetto "centro-destra" e il cosiddetto "centro-sinistra "( i virgolettati sono d' obbligo,ça va sans dire). Tanto per cambiare volano gli stracci,le accuse e le controaccuse,gli scaricabarile reciproci,le analisi cervellotiche e pseudo-intellettualoidi nel fumo dei talk show televisivi e nella giostra dei media ma alla fin fine nessun progetto,nessuna analisi concettuale di pensiero laterale e intelligenza critica -che significa il saper andare oltre ai propri concetti e/o giudizi e/o pregiudizi ; per farla breve,tutti bravi a battersi il petto e a sublimare il dolore quasi fosse un elemento catartico ma stringi stringi si è immersi nel nulla.

Che significa? Che non bisogna indignarsi,che non bisogna mostrare la presenza  dello Stato laddove batte maggiormente l' emergenza? Nulla di tutto ciò: indignarsi è necessario-guai se finisse l' indignazione,vero katechon baluardo a rassegnazione ed indifferenza; giusta la presenza in loco delle autorità come simbolo tangibile delle istituzioni ma al contempo urge la necessità di un piano,di una visione strategica ad ampio respiro,a 360 gradi e al di là delle vetuste categorie ideologiche sul fenomeno chiamato immigrazione: un fenomeno non contingente ma strutturale e purtroppo destinato a continuare per anni e anni: di fronte a tali fenomeni storici inarrestabili per una serie di ragioni che ora non staremo ad analizzare-tanto chi segue questo blog dovrebbe saperle a menadito-o ci si attrezza per poterli governare il più possibile(sempre tenendo conto delle singole variabili normali e fatali nell' entropia dentro la quale siamo immersi) oppure da tali fenomeni si rischia di essere travolti senza appello,in maniera irreversibile: tertium non datur,sta a noi dunque decidere e chiarire come vogliamo non dico proprio "governare" l' immigrazione (fenomeno ipercomplesso e sottoposto ad entropia e variabili,come già scritto) ma almeno provare a far correre questo treno su binari non sconnessi,in modo da far sì che la forza delle cose nel tempo vada a stabilizzarlo senza urti e scossoni violenti.

Noi dovremmo per prima cosa porci le seguenti domande essenziali e dare risposte secche ,precise,senza ambiguità: 1-Che tipo di immigrazione vogliamo? 2 -Quanto realmente serve l' immigrazione? 3-Da dove partire,da dove iniziare? Rispondiamo sin da subito,partendo dalla domanda 1: esistono due tipi di immigrazione,quella disordinata che alla lunga destabilizza un contesto etnico-culturale-ambientale e quella possibilmente ordinata che se ben orientata -al netto di epifenomeni purtroppo imponderabili e impossibili da prevenire-diventa una armonica fusione con la popolazione autoctona,rinvigorendola .E qui si arriva alla risposta alla domanda numero 2. Parlando per immagini-un tipo di comunicazione che resta maggiormente impresso nell' interlocutore-possiamo dire che il vecchio ulivo della civiltà plurimillenaria italiana ha ormai i rami secchi e smunti: il declino e il crollo di civiltà in atto in tutto l' Occidente si riverbera nella Penisola, che di questa civiltà possiede ben due colonne su tre (l' eredità di Roma e il cristianesimo) in modo ancor più clamoroso che in altri Paesi.Elemento essenziale è l' inverno demografico, con 385.000 nascite nel 2022 su una popolazione residente di 60.000.000 e con oltre la metà dei giovani dai 18 ai 21 (sondaggio del 2021 ,Istituto demoscopico "Noto",commissionato dalla Fondazione Donat Cattin) che non hanno intenzione di avere figli; di questo 51% il 37% non li vuole perché "ostacolo alla libertà personale"; altri adducono ragioni economiche,addirittura un 20% si sente "non incluso e sfiduciato dalla società".Sono numeri e cifre impietose,che si commentano da sole.Cifre davanti alle quali i cosiddetti "bonus" natalità sono palliativi inutili. Circa il lavoro che c' è o non c' è e le ragioni economiche,lasciatelo dire,in buona parte suonano come scuse : ho visto esempi di famiglie malmesse e coi conti della serva mettere al mondo figli.Perchè li volevano.Dove sta scritto che il figlio deve vivere consumando come un pozzo senza fondo? Con le culle vuote,strada non se ne fa. Risposta alla domanda 3 e seguitemi che qua ci sta il punto essenziale di tutta l' argomentazione: da dove partire,da dove iniziare?

Partire e iniziare da una immigrazione contemporaneamente di quantità e di qualità basandosi sull' assunto: "italiano è chi ama l' Italia,non chi è nato in Italia".E quindi far venire in Italia un contingente annuo basato sulle necessità lavorative(parliamoci chiaro e netto a costo di essere antipatici: i giovani italiani non andrebbero nei campi nemmeno con un contratto di 6 ore al giorno e 2.500 euro al mese,con week end libero,non è figo per loro) e demografiche del Paese e un contingente che possibilmente lo si veda entrare dalla porta e non dalla finestra,quindi non di certo coi barconi ,i barcacci e i gommoni degli scafisti o di chicchessia che li vada a prelevare al largo.Elemento essenziale è stroncare il bieco e turpe e criminale traffico di esseri umani.Smettendola sempre di appellarsi a entità esterne: sta all' Italia difendere le sue coste,non all' Europa.Basta con queste manfrine di delegare ad altri,come se il Messico per ipotesi dovesse pretendere di appoggiarsi al Guatemala per la difesa dei suoi confini! Sta all' Italia applicare le sue leggi sulle sue coste e fare una grandissima operazione di polizia contro questi schiavisti del XXI secolo.Lo scafista si acchiappa da noi? E va messo in condizioni di non nuocere per decenni,con punizioni tanto severe e senza appello da fare da deterrente ai loro compari. Gli immigrati dobbiamo attirarli noi,andarli a prendere noi,sulle nostre navi,in porti convenzionati e in scali sicuri: accordi bilaterali seri coi Paesi o con le autorità interessate.Porte aperte a tutti e sforzo di integrazione seria per tutti ,fare una specie di patto Italia-migrante(o Italia -nucleo familiare del migrante). Questo patto potrebbe essere così sottoscritto e concepito:

-Io,Italia,mi impegno a farti venire qui e mi sforzo a integrarti per farti fare una vita dignitosa.E non solo: permetto a te,migrante,di praticare la tua religione e tutti i tuoi usi e costumi evitando solo quelli in netto contrasto con le mie leggi.Mando a scuola i tuoi figli nel rispetto e nella sensibilità della loro diversità ma allo stesso tempo insegno loro la lingua,la cultura italiana,l' italianità insomma.Nel rispetto della loro diversità che accetto e capisco,ma li formo al pensiero italiano-senza per questo fargli rinnegare le loro origini e accetto la sfida,la scommessa,di insegnargli ad amare l' Italia.Perchè italiano è chi ama l' Italia,non chi è italiano etnico.E devono essere i tuoi figli a sentirsi in primis nuovi elementi della famiglia che li ha ospitati ed accettati.Loro dovranno dire: sì,sono di origine tal dei tali ma mi sento inserito nella italianità di questo Paese.E quindi sono italiano. -Tu,migrante,accetti e ti impegni al rispetto delle mie norme e delle mie regole ,anche quelle che sono in contrasto con certi tuoi usi e costumi.Giustamente puoi e devi parlare delle origini ai tuoi figli ma non puoi pretendere di insegnar loro cose in contrasto con la nostra civiltà e il nostro pensiero. -Se questo "patto sociale" tu lo rompi,io sono libero di espellerti;se lo rispetto permetto a te di prima generazione di vivere dignitosamente senza snaturare la tua essenza e permetto ai tuoi figli di sentirsi inseriti nel tessuto sociale italiano e di condividerne l' italianità seppur nella consapevolezza della loro origine.

Questo patto porterebbe davvero alla scommessa di creare una immigrazione non incontrollata e non destabilizzante,ad una vera integrazione specialmente tra le seconde generazioni e gli italiani che col tempo porterebbe ad una fusione quasi perfetta,nuova ed essenziale linfa vitale nei vasi xylematici del bimillenario ulivo italiano: certamente sarebbe una linfa vitale per innesto e forse l' ulivo italiano potrebbe diventare un poco diverso,come fronde e colori,da quello originale perché da queste fusioni e rinnovi vi è sempre qualcosa che si perde e qualcosa che si guadagna ma la pianta,l' ulivo,continua a vivere come ulivo seppur con foglie di una tonalità forse diversa e rami di foggia differente: non è questo ciò che conta?

Mi diceva un amico dei tempi della scuola giorni fa,parlando del fenomeno: " Bisogna aprire,anzi spalancare le porte ai migranti,senza paura: per noi sono un elemento vitale,ossigeno indispensabile per rinnovarci e ringiovanire un popolo stanco e svuotato come il nostro.Tuttavia loro devono fondersi con noi basandosi sulla bussola dell' italianità(ripetiamo che italianità è accettare e amare il pensiero e la cultura italiana e la forma mentis ed è italiano chi ama l' Italia,non chi nasce in Italia): ci si deve fondere con una bussola precisa e non nella melassa indistinta tanto cara al neoliberismo ipercapitalista". Il concetto è chiaro. Al momento è tuttavia impraticabile data la miseria dei tempi che viviamo.Lanciamo questo messaggio in bottiglia,confidando nella forza delle cose.

Simone Torresani

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