Vanno divisi a Pechino

11 Aprile 2023

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 Da Rassegna di Arianna del 9-4-2023 (N.d.d.)

Grande affollamento di diplomatici, di Presidenti e ministri degli Esteri in quel di Pechino e dintorni. Dopo la sua recente incoronazione Xi Jinping vuole consolidare il controllo sul Pcc anche sul fronte internazionale. Un fronte essenziale per consolidare il potere del partito sulle forze armate e dimostrare che la difesa dell’interesse nazionale (e quindi anche l’obiettivo della riappropriazione di Taiwan da parte della Cina eterna e imperiale) è sempre in cima ai pensieri della cuspide della nomenclatura celeste cinese.

I ministri degli Esteri iraniano e saudita perfezionano a Pechino gli accordi che cambieranno il volto del Grande Medio Oriente, ma di essi si continua a non parlare per non  aumentare il grado di incertezza e di divisione che l’offensiva diplomatica cinese sia in Europa, sia nel Grande Medio Oriente sta provocando. L’aggressione della Russia all’Ucraina è l’occasione di un gioco di movimento cinese che sconcerta le potenze imperialistiche occidentali e le divide, come dirò. Infatti, nello stesso lasso di tempo del viaggio cinese si giocano su più tavoli diverse partite. In primis, la riaffermazione dei gradi di autonomia francese nei confronti degli Usa e dell’Ue, che sono ben espressi dalla delegazione economica imponente che accompagna Macron, così da far intendere che la mediazione per la pace è solo un paravento dello sforzo per migliorare il commercio internazionale della Francia e per evocare il suo impero indo-pacifico sempre mortificato dall’imperialismo anglosferico. Ma ecco che s’avanza il viaggio sconcertante della von der Leyen con percorsi separati da quelli macroniani che così confermano la solitudine della signora e della stessa burocrazia europea. Essa dovrebbe agire di concerto con la potenza francese e non in un corridoio separato che altro non fa che rivelare le divisioni profonde delle borghesie dei diversi Stati europei. Insomma, in questo modo si esalta il ruolo della Cina e si sottolineano le divisioni degli alleati nella Nato appena si abbandona il clangore delle armi per impugnare lo stendardo della negoziazione e della ricerca di occasioni di pace, a cominciare dal cessate il fuoco nelle terre nere dell’Ucraina.

La Cina – dicevo – trova così una riconsacrazione diplomatica mentre gli Stati europei si presentano disuniti. Scholz si era già recato in Cina in solitudine e così oggi fa Macron, mentre sauditi e iraniani superano le loro differenze storiche profondissime e così rendono cupo l’orizzonte alle soglie del continente europeo. Le relazioni internazionali si scompongono sempre più in forma asimmetrica. Dietro lo scudo dei guerrieri, le lotte di potere s’intensificano. Chi trarrà vantaggio da questa disunione? È possibile rispondere che sicuramente non sarà la Resistenza ucraina…

Giulio Sapelli

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