Emergenza di "lorsignori"

13 giugno 2008

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Dopo il durissimo intervento di Silvio Berlusconi a Santa Margherita davanti alla platea dei giovani industriali è nata una nuova emergenza: "l'emergenza intercettazioni" (in Italia si vive sempre in clima di "emergenza", non siamo capaci di affrontare qualsiasi problema con un minimo di serenità e di prospettiva).
Da una parte del centrodestra (Forza Italia) si fa una voluta confusione fra le intercettazioni telefoniche ordinate dall'autorità giudiziaria e la loro diffusione al pubblico attraverso i media. Sono due questioni collegate ma ben distinte. Le intercettazioni riguardano l'interesse della collettività a punire, attraverso la magistratura, gli autori di reati, la loro diffusione incide invece sul contrapposto interesse del singolo cittadino alla tutela della propria privacy e onorabilità. In una società complessa come l'attuale, le intercettazioni sono diventate un indispensabile strumento di indagine. Si illude, o fa finta, chi crede che si possa indagare ancora solo con i metodi del commissario Maigret o della signora Fletcher. Ha detto l'onorevole Di Pietro: «Proibire ai magistrati di usare le intercettazioni sarebbe come proibire ai chirurghi di usare il bisturi».
Come si fa, allora, a conciliare gli interessi contrapposti della giustizia e della privacy? Nonostante il confuso e ignorante canaio di questi giorni, la soluzione è abbastanza lineare: ripristinando, come abbiamo scritto tante volte, il segreto istruttorio previsto dal vecchio codice di Alfredo Rocco. Tutti i documenti istruttori (e non solo le intercettazioni) devono rimanere segreti fino al dibattimento. Perché in istruttoria sì e al dibattimento no?
Perché al dibattimento arrivano solo quegli atti che sono realmente indispensabili allo svolgimento del processo (e quindi l'interesse alla privacy del cittadino deve essere sacrificato a quello superiore della giustizia), mentre in istruttoria si raccolgono, per definizione, un mucchio di elementi una parte dei quali risulterà ininfluente ai fini del processo (e quindi, in questo caso, l'interesse alla privacy verrebbe sacrificato in nome del nulla o, peggio, di una morbosa curiosità). La tutela del segreto istruttorio è resa difficile dal fatto che sono numerosi i soggetti autorizzati ad essere a conoscenza degli atti: oltre, naturalmente, ai Pubblici ministeri, ci sono i cancellieri, gli organi di polizia giudiziaria e gli avvocati (in genere sono proprio questi ultimi a passare i documenti ai giornali). Bisogna quindi colpire con pene severe i succitati che contribuiscono a diffondere i contenuti delle intercettazioni (con aggravanti se si tratti di pubblici ufficiali) e con pene solo un po' meno severe ma comunque incisive (e quindi non sanzioni pecuniarie, ma la reclusione) i giornalisti, i direttori e gli editori che si prestino a pubblicarle.
Detto questo, mi ha sgradevolmente colpito il tono violento usato da Berlusconi a Santa Margherita («Esclusi i reati di mafia, di criminalità organizzata e di terrorismo», ha detto testualmente, «cinque anni di reclusione per chi ordina le intercettazioni, cinque anni per chi le esegue, cinque anni per chi le propaga») e l'applauso di parte della platea. Entrambi, tono e applausi, hanno un significato preciso. Perché con la proposta di Berlusconi rimarrebbero fuori dalle intercettazioni i reati finanziari, la concussione, la corruzione, quelli contro non i magistrati che ordinano le intercettazioni e i poliziotti che le eseguono, come vorrebbe Berlusconi, ma tutti i soggetti della Pubblica amministrazione (che, non dimentichiamolo, rappresenta gli interessi di tutti i cittadini, i nostri interessi); cioè i reati tipici della collusione criminale fra imprenditori e politici, i reati di "lorsignori". E che questo sia il vero intendimento lo dimostra il fatto che il premier di fronte alle proteste per la sua proposta ne ha avanzata un'altra che limita le intercettazioni ai reati che prevedono una pena superiore ai dieci anni, ipotesi che lascerebbe fuori, ancora una volta, la concussione e la corruzione.
Risibile è poi l'obiezione avanzata dai giornali berlusconiani (Il Giornale, Libero) che le intercettazioni ci costano 200 milioni di euro l'anno. Che vuol dire? Anche la polizia ci costa, dovremmo, per questo, rinunciare a difenderci? L'economia non è tutto per una società. E se non garantisce giustizia e sicurezza uno Stato non ha nemmeno ragione di esistere.

Massimo Fini da Il Gazzettino 13 giugno 2008

Commenti
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syn (Registered) 14-06-2008 09:50

Di Pietro ha annunciato che proporrà un referendum in caso di conversione del provvedimento in legge..
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 14-06-2008 10:21

Bisogna aggiungere quanto segnalato da Travaglio: tutto il bla bla propagandistico che si sta imbastendo con le tecniche tipiche della dittatura vigente deve essere snmascherato. Per esempio le cifre sul numero di intercettazioni in Paesi come gli USA, che sarebbero infinitamente minori delle nostre. In realtà in Italia risultano molte più intercettazioni telefoniche perché le può ordinare solo la magistratura, per cui sono tutte documentate. Negli altri Paesi sono fatte direttamente dalla polizia o da istituzioni private per cui non risultano. Bisogna che queste cose si sappiano. Divulghiamole il più possibile perché Travaglio e Di Pietro non bastano e non saranno certo gli onorevoli del PD a fare forti interventi in Parlamento.
coma13 (Registered) 16-06-2008 12:27

A prescindere dal fatto che questa legge è una buffonata, non concordo sul segreto istruttorio.
La stampa ed in generale i mass media nascono come asserviti al potere, solo dopo sono diventati l'unica forma di controllo per la cosiddetta opinione pubblica (POPOLO CITTADINI, COLORO CHE DETENGONO IL POTERE).
Dal momento in cui le parti possono conoscere gli atti, io cittadino, soprattutto se riguardano personaggi di spicco, voglio ed ho il diritto di conoscerli.
La privacy è un diritto che per alcune categorie di persone non deve esistere, in nessuna forma se non dentro le mura di casa...e se mi governi nenache lì.
Per "mi governi" intendo sia i politici, sia funzionari pubblici, sia amministratori di società quotate e banche, editori giornalistici e televisivi.
In Giappone gli alti esponenti statali , dalle 8 del mattino alle 8 di sera, nell'orario di lavoro insomma, hanno un ricetrasmettitore satellitare che consente di localizzarli in ogni momento; un paese dove se un ministro è sospettato di corruzzione, senza ancora l'avviamento del processo, si suicida pur di non apparire corrotto di fronte al popolo.
RastaRebel (Registered) 16-06-2008 14:57

Tra l'altro come hanno scritto giornalisti preparati e non ancora asserviti: il costo delle intercettazioni è anche diminuito negli ultimi anni e non rappresenta il 33% delle spese totali della Giustizia, come ha affermato il Ministro Alfano, ma poco più del 2%. Una parte dei costi sono imputabili alle tariffe imposte dai gestori telefonici, che usufruendo di una concessione pubblica invece di mantenere i prezzi bassi se ne approfittano. Infine i macchinari non dovrebbero essere affittati, con lievitazioni dei costi,ma direttamente acquistati dalle Procure che li utilizzano.
staiano1970@libero.it
staiano (Registered) 18-06-2008 17:31

I risultati delle intercettazioni, non sono altro che la febbre, un sintomo. Non sono, da sole la malattia. La malattia è il sistema nella sua interezza, che lucra, anche sulle intercettazioni!
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