Separati e infelici

10 novembre 2008

Tra divorzi e separazioni in Italia vengono emesse 352 sentenze al giorno: circa una ogni 4 minuti. Tutto ciò accade mentre i nostri politicanti pontificano ipocritamente sul valore della famiglia. Ipocritamente perché la maggior parte di questi alfieri dei sacri valori sono divorziati o separati: Casini, La Russa, Fini, Follini, e l’elenco potrebbe continuare ancora.
Tutti sanno come siano gravi i problemi legati alle cause di divorzio o separazione, specie riguardo alla lentezza dei processi (come dichiara Piercamillo Davigo: «È più facile uccidere la moglie che venire a capo di un divorzio difficile, i tempi per una separazione spesso superano quelli di una pena infliggibile per omicidio») e ai problemi legati ai figli, che in molti casi sono usati come strumenti di una guerra senza quartiere tra madre e padre. Solo da poco invece si discute, dopo anni in cui il riflettore era puntato solo sul problema dei figli e delle donne, sul fatto che spesso i più penalizzati sono gli uomini, i padri.
Gli uomini, oltre a dover lasciare la casa coniugale, anche se di loro proprietà, nella maggior parte dei casi di separazione con figli devono pagare anche l’assegno di mantenimento. Fino all’anno scorso nell’83 % dei casi i figli venivano affidati alle madri. Per di più, in tempi come questi di caccia al pedofilo e al maniaco (presunto), un padre su tre viene accusato dalla moglie di violenze o molestie al momento della separazione. Nel 99% dei casi le accuse si rilevano infondate (fonte: Ass. Genitori Separati dai figli).
Uno dei problemi più grossi è soprattutto quello della casa. L'alloggio viene assegnato alla moglie nel 54,4% dei casi, al marito solo nel 22%. Per vivere degnamente dopo una separazione bisognerebbe essere ricchi, altrimenti è davvero dura. Facciamo un esempio concreto e prendiamo una famiglia in cui marito e moglie lavorano entrambi: 1.300 euro al mese lui e altrettanti lei. I due coniugi riescono a pagare la rata mensile del mutuo di 600 euro. Con la separazione la rata viene divisa a metà, ma l'appartamento rimane alla donna, cui va anche un assegno di 500 euro per il mantenimento dei figli. L'uomo si ritrova così a dover pagare un nuovo affitto e a vivere con 500 euro al mese. Non ce la fa, ovviamente, e ciascuno si arrangia come può.
C'è chi per dividere le spese va a vivere con altri padri divorziati, chi si vede costretto a tornare dai genitori o a chiedere ospitalità a qualche conoscente, e a volte ci si accontenta anche di una branda in cantina. Molti si vergognano e capita che alcuni padri preferiscano così incontrare i figli al bar.
Da quest’anno si blatera della nuova legge varata, l’affido condiviso, che prevede due novità: la potestà che rimane a entrambi i genitori e la soppressione del vecchio assegno di mantenimento. Entrambi i genitori dovrebbero quindi contribuire alle spese in maniera proporzionale al proprio reddito.
Noi però, da buoni agenti di sfiducia quali siamo, andiamo molto cauti prima di dire che il problema sia stato risolto. Sappiamo bene, infatti, che il problema in questo caso, non è tanto nelle leggi, quanto nella loro applicazione. Che a causa della discrezionalità dei giudici, continuano spesso a essere inique per gli uomini. Che le cose stiano davvero così, lo si evince anche da quanto dichiara Marino Maglietta presidente dell’associazione Crescere Insieme: «La colpa è molto spesso della magistratura che insiste sul modello monogenitoriale, anche se la nuova legge sull’affidamento condiviso dà indicazioni diverse». Insomma, i figli alla madre e le spese al padre. Non è difficile immaginare come molte donne sfruttino queste situazioni a loro vantaggio. Immaginiamoci ad esempio una donna che si sia rotta le balle del marito per i motivi più frivoli: potrebbe benissimo chiedere una separazione con addebito di colpa al marito, magari per presunti tradimenti e vedersi così libera dagli obblighi matrimoniali ed economicamente sistemata.
Questo se le corna ci sono. Ma capita spesso che i motivi addotti siano molto più frivoli, con ritornelli del tipo “non ci amiamo più” (come se fosse fisiologicamente possibile che una coppia dopo molti anni provi la spinta emotiva e sessuale dei primi periodi della relazione). Logicamente tutto questo discorso è valido anche per gli uomini che utilizzano tali pretesti. Che poi, anche se le corna fossero vere, davvero è giusto distruggere una famiglia per questi motivi? La risposta sarebbe la seguente: “Sì, se due si tradiscono, meglio la separazione dell’ipocrisia”. Ma è forse ipocrisia agire come agivano le donne senza andare lontano fino agli anni ’50-’60, che pur sapendo delle scappatelle del marito chiudevano un occhio? No, è solo senso di responsabilità verso quei legami naturali fondamentali e capacità di comprensione verso l’uomo: queste donne, ben prima del ’68, del femminismo e senza bisogno di bruciare reggi seni, sapevano che sesso e amore (coniugale e familiare) sono due cose distinte.  
Venne poi la ventata del femminismo massimalista degli anni’70, che lungi dall’essersi spenta, è penetrata in modo subdolo in ogni dove, legandosi con gli effetti sociali disgregatori causati dall’economia moderna. Ed ecco così un altro bell’esempio di progressismo e capitalismo, che a parole si combattono ma che nei fatti vanno a braccetto quando si tratta di distruggere i legami naturali.  

Alberto Cossu
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kulma (Registered) 11-11-2008 10:07

caro alberto, ammetto che, nonostante il tuo pensiero sia lontanissimo dal mio, a volte rimango affascinato da quello che scrivi. a volte, però, penso che tu abbia un'idea di tutto ciò che è "arcaico" (come la famiglia patriarcale da te spesso menzionata) un pò troppo idilliaca e romantica. Tu dici "Ma è forse ipocrisia agire come agivano le donne...che pur sapendo delle scappatelle del marito chiudevano un occhio? No, è solo senso di responsabilità verso quei legami naturali fondamentali e capacità di comprensione verso l%u2019uomo...". Non ti viene in mente per caso che le donne chiudevano un occhio perchè avevano paura del marito, ma ancor di più del fatto di rimanere sole e di avere sulle spalle l'onta della separazione? Non so nel norditalia, ma in abruzzo (io sono abruzzese e tu che sei sardo forse puoi capirmi, avendo le due regioni molti punti di contatto) era, ed in certi contesti lo è ancora, così.
Luca (Registered) 11-11-2008 10:07

Sono d'accordo per gran parte dell'articolo, ma non all'esempio delle donne che negli anni 50-60, per senso di responsabilità rimanevano accanto al marito fedifrago..proviamo a rovesciare i termini e ipotizzare che lei, sig. Cossu, venga tradito da sua moglie: che cosa fa, per senso di responsabilità le rimane accanto? Sono d'accordo che il femminismo abbia portato ad una visione eccessiva che snatura il ruolo della donna ma, per favore, non dipingiamo necessariamente una realtà come non è mai esistita:la donna tradita negli anni 50 non poteva andarsene da casa per ben altri motivi rispetto alle valutazioni suesposte. O meglio, potevano anche esserci tali motivazioni ma certamente erano strettamente legate ad altre più preponderanti come ad esempio il giudizio della società.
Sono d'accordo con il discorso di fondo ma non sopporto che poi si arrivi a giustificare certi comportamenti maschili, minimizzare il tradimento come una scappatella ecc...
max (Super Administrator) 11-11-2008 15:11

Ho l'impressione che per quanto idilliaca si dipinga la premodernità (la famiglia tradizionale in questo caso), ancora più idilliaca viene solitamente dipinta la modernità con le sue illusioni.
Ovvero sono sempre stati più lesti i progressisti a dipingere come oro il loro futuro di progresso, di quanto fossero gli antimoderni a giustificare come imprescindibile il loro legame con il passato.
Non solo, ma chissà perchè, gli ultimi a volere il progresso sono stati proprio quelli più legati alle tradizioni: i comunisti ci hanno provato in tutti i modi, ma hanno sempre fatto una fatica boia a farsi seguire dai contadini. Strano, se erano veramente oppressi.
E analogamente per il divorzio, le donne più contrarie erano proprio quelle del sud e delle campagne.
La verità è che la premodernità, con tutti i suoi difetti (e ne aveva...) era incomparabilmente più umana e vivibile della modernità, che sa solo promettere e proiettare i suoi innumerevoli vantaggi nel futuro, mai nel presente.


Magmau64 (IP:91.80.165.62) 11-11-2008 16:10

Alberto,
molto interessante e assolutamente condivisibile tutta la prima parte del tuo pezzo.
La separazione è un "lusso" che pochi si possono permettere,oggi.
Poi, secondo me,sei scivolato sulla buccia di banana dell' anti -modernismo di maniera, che per me assomiglia un po' all'oscurantismo.
Rimpiangere i bucolici anni cinquanta e le coppie che non si separavano grazie al senso di reponsabilità delle donne mi sembra non porti nulla,anzi tolga forza all'importanza e all'urgenza del tema ,brillantemente espresso nella prima parte, appunto.
Anche la dissertazione sui motivi più o meno frivoli che sarebbero ,spesso, alla base dei divorzi è gratuita .
Non giova cioè ,secondo me, all'impianto e all'economia del tuo pezzo.
Se i motivi siano più o meno accettabili da te, se sia giusto o meno sfasciare un matrimonio lascia che lo decidano le coppie.
Lo stato deve garantire uguali diritti ai coniugi e il miglior modo è quello dell'affido condiviso dei figli.
Sul motivo che spingeva le donne a sopportare hanno già risposto altri, poi non si capisce perchè l'esempio sia solo quello dell'uomo che tradisce e che deve essere perdonato.
La chiusura mi convince ancora meno , lascia che ognuno separi sesso e amore o che voglia fonderli.
O vogliamo veramente spacciare come soluzione ai problemi del nucleo familiare l'abolizione del divorzio,frutto malato della dittatura modernista?
Per favore...
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 11-11-2008 18:03

Allora,inizio col dire che non trovo elegante che un'autore di un pezzo, usi i commenti per autodifendersi. Infatti, non farò questo, non cercherò di difendere la mia posizione "antimoderna" rispondendo con argomenti sul tema. Quello che io avrei risposto in proposito poi è praticamente quanto ha già scritto Max. Voglio solo fare alcune precisazioni: il mio pezzo non è assolutamente contro il divorzio, nè io lo sono. Sarebbe una posizione sciocca. Il problema infatti, non è mettere in discussione il divorzio bensì il fatto che oggi il matrimonio (come tutto del resto) sia inteso in modo "usa e getta" e che molte volte siano gli uomini a pagare il prezzo più alto nelle cause di divorzio, per colpa dell'influsso di certo femminismo e dell'individualismo dilagante. Non volevo neppure tessere l'apologia incondizionata di certi comportamenti maschili, infatti, viene da se che un uomo che pensasse di fare spudoratamente il comodo suo dopo aver costituito con la donna che ama una famiglia, non avrebbe nessun tipo di scusa. Io non intendo rivalutare il "maschilismo" in nessun modo e in nessuna sua forma: femminismo e maschilismo sono a mio giudizio anch'esse categorie superate come destra/sinistra. Io criticavo solo l'attaggiamento di molte donne che usano come pretesto presunte scappattelle del marito (non rapporti sentimentali nascosti, solidi e paralleli a quello matrimoniale, per i quali è difficile trovare scusanti) per avere il divorzio con addebito, quando è palese che nella maggior parte delle coppie di lunga data qualche scappatella, sia da una parte che dall'altra, possa esserci. E con questo non sto dicendo sia giusto farsi le corna, ma sto dicendo che è statisticamente raro trovare coppie di lunga data dove fenomeni simili non siano mai avvenuti, per cui come motivo per la separazione è un pò debole se dall'altra parte della bilancia c'è la famiglia e soprattutto se ci sono i figli. Ed è meschino e ipocrita come motivo di addebito di colpa, se è addirittura solo un espediente per ricavarne dei soldi.
Spero di essere stati chiaro e aver tolto di mezzo con questo intervento la possibilità di interpretare erroneamente il mio pensiero.
albak@live.it
Alba Kan (Registered) 12-11-2008 10:19

Sig. Cossu,
penso che il suo articolo è molto chiaro, ma la sua spiegazione sui "donne che usano come pretesto presunte scappattelle del marito" sia una frase molto infelice, perchè non credo che un giudice presti attenzione alle "cose presunte" di una sola parte, si può dire ciò che si vuole, ma bisogna provarlo in tribunale e se uno riesce è perchè lo dimostra.
Ma a parte questo.
Io sono vissuta in un inferno per via di "come agivano le donne senza andare lontano fino agli anni %u201950-%u201960" (e '70 nel mio caso), io a 4 anni speravo che miei si separassero...
Sono d'accordo con il senso di responsabilità verso la famiglia, perchè la penso così anch'io, avendolo ereditato da mia madre, ma questo senso di responsabilità verso la famiglia dovrebbero averlo pure i mariti, perchè di donne che perdonano e sopportano ce ne sono tante, ma di uomini che capiscono che era "solo" una scappatella, quando si tratta della moglie...NON esistono.
Allora il maschilismo c'è eccome nel suo discorso...arrampicarsi sugli specchi serve a poco.
Non credo di aver interpretato male il suo pensiero.
h2otonic (Registered) 12-11-2008 18:37

Forse occorre soffermarsi sul significato dal termine maschilismo, che come con il razzismo ed altri xxxxISMI, assumono spesso il significato di conflitto e/o prevaricazione di una parte sull'altra. Se si parte dal presupposto che vi sono differenze che la filosofia non sa contraddire, la scienza non sa spiegare ed il conformismo attuale ha potuto solo reprimere, vuole dire che non si puo' non tenerrne conto.
Se è vero che ai tempi che furono v'era meno liberta' sessuale (perchè solo di questo si tratta), è incofutabile che v'erano meno famiglie sfasciate e quindi meno nevrosi. Quello che deve far riflettere è che un tempo ci si doveva sposare, oggi no.
Alba Kan (Registered) 13-11-2008 11:24

"la filosofia non sa contraddire"..."la scienza non sa spiegare"...lei riesce a spiegare la differenza tra uomo e donna nei "diritti e doveri" verso la famiglia?
Quello che deve far riflettere è che oggi ci sono meno matrimoni obbligati, ma come una volta non è cambiato niente...i sentimenti possono non durare in eterno.
Oggi si vedono le famiglie sfasciate e ieri erano ben nascoste dalla "facciata" che si mostrava alla società, per il buon decoro e l'apparenza.
La teoria che la repressione porti meno nevrosi della libertà è davvero affascinante...nè sarebbe affascinato anche Freud di sicuro!

h2otonic (Registered) 13-11-2008 15:47

E' vero comunque che regole di vita condivise creano meno conflittualita' , al contrario la mancanza di norme avvantaggia i piu' spregiudicati ed i piu' ricchi indipendentamente dal genere sessuale. Non avendolo mai letto non so cosa ne pensa Freud a riguardo , preferisco apprendere dalla vita vissuta e narrata e poi trarre le mie conclusioni.
Il rispetto di se stessi e dei propri cari e' una norma che esula dai semplici sentimenti del momento, anche perche' se ci si sposa e sottolineo se, si va incontro a rinunce che sono le stesse dei nostri genitori adattate ai nostri tempi ,quindi note a tutti. Il disastro e' avvenuto prorio perche' i vari Frud hanno preteso di mutare la realta' con la teorie (scientifiche e filosofiche), demolendo l'esistente col nulla.
Alba Kan (Registered) 14-11-2008 11:00

La tua non è una risposta, ma un'evasione alle domande precise. Ne prendo atto, come prendo atto del fatto che chi non ha letto Freud, non può definire e giudicare a caso "i vari Freud"!
Buona giornata comunque!
max (Super Administrator) 14-11-2008 14:43

Freud è vissuto in pieno ottocento quando la classe borghese cominciava a sentire il peso della vita che aveva creato. Ma erano problemi principalmente borghesi, non di tutta la società. Le classi popolari e le aristocrazie non avevano ancora le nevrosi dei borghesi. E' solo quando lo stile di vita borghese diventa dominante dopo gli anni 60 del 900 che le diagnosi di freud cominciano a valere per tutti. Un contadino di metà 800 da freud non ci sarebbe andato mai perchè semplicemente non riusciva a capirne il bisogno.
Purtroppo è un errore molto comune generalizzare i problemi di un'epoca a tutta la società, a tutto il mondo e addirittura a tutta la storia come fece freud a proposito delle sue teorie sulla nascita delle civiltà, sullo spirito come sublimazione delle nevrosi e tante altre amenità di tipo materialistico.
Reprimere un istinto può essere dannoso, lo è certamente, ma se il contesto non è esasperante come quello di oggi (e dei clienti di freud) il discorso si fa molto diverso. Esistono delle compensazioni che annullano le nevrosi sul nascere, ma solo in una società di tipo spirituale, non vale invece quando le compensazioni sono di tipo materiale come oggi (consumismo).
Mi ricordo che tempo fa un mio amico mi chiese come facevano nel passato a vivere prima che nascesse la psicanalisi: il fatto è che è stato l'industrialismo borghese che ha creato nevrosi e psicanalisi insieme, perchè tali problemi in passato erano estremamente rari.
Inoltre nelle società tradizionali la struttura famigliare, di clan e sociale era il riflesso di un ordine naturale inteso come superiore, divino, mentre oggi noi sull'onda del freudismo e di tutto il materialismo apprendiamo che Dio è una nostra proiezione, un potenziamento della nostra personalità e altro ancora. La famiglia diventa quindi un qualcosa di relativo, e quindi di modificabile (quasi) a piacere.
Sono due concezioni del mondo opposte e non si può dimostrare esteriormente la ragione di una sull'altra.
E' chiaro comunque che ci sono sempre dei costi da pagare per ogni cosa, anche per la famiglia tradizionale: il problema è che noi ne esasperiamo gli svantaggi esteriori (minore libertà, autoritarismo...) ma non possiamo percepirne i vantaggi esistenziali proprio perchè interiori (serenità, certezze, semplicità ecc).
Queste cose le espone molto bene Fini nel suo saggio "La ragione aveva torto?".
h2otonic (Registered) 14-11-2008 19:18

Complimenti per la padronanza e concisione a Max, condivido in pieno la sua analisi.
Non vorrei polemizzare ulteriormente sui ruoli maschio/femmina con Alba Kan, ma posso provare a rispondere precisamente cercando di spiegarmi.
Fra uomo e donna non esistono alcune differenze relativamente ai doveri fondamentali verso la famiglia, la questione semmai e' cosa e' fondamentale e cosa no.
Se e' vero che i sentimenti non possono durare in eterno, e' altrettanto vero che oggi si prendono decisioni troppo avvantate( a giudicare dal numero dei divorzi) sia prima che dopo il matrimonio: c'e' bisogno di sposarsi ma c'è altrettanta neccessità di indipendenza: immaturità diffusa?, fragilità morale nel disdire giuramenti e doveri di genitori? edonismo/egocentrismo? o che altro?...
Non sottovaluterei quella che definisci come decoro e apparenza, che non e' altro che il rimasuglio di cio' che rimane della vita comunitaria di un tempo che per quanto "stressante" non causava certo le nevrosi della vita moderna.
Non sono un moralista e sono un divorziato, a queste conclusioni ,come ti ho gia' spiegato, ci sono arrivato per vita vissuta e narrata, e se Freud non e' daccordo non me ne frega niente perche' mi sta sull'anima pur non avendolo mai letto.
Ciao.
Alba Kan (Registered) 17-11-2008 09:43

@h2hotonic
Ognuno arriva alle sue conclusioni dalla sua vita ed esperienze personali, questo però non vuol dire che ognuno sa qualcosa in più degli altri....ma solo di se stesso. Trovo che sia molto superficiale (mi riferisco all'articolo) generalizzare esperienze di pochi o di tanti sugli altri, perchè comunque in questioni così delicate è sempre una mancanza di rispetto verso chi soffre (anche se si trattase di minoranze), un atteggiamento di questo tipo.
Io "per vita vissuta e narrata" ho esperienza sia di "figlia" che ha vissuto nell'inferno a causa del decoro e l'apparenza...di cui me ne fragava poco, perchè io vivevo in casa mia...non tra la gente; ed ho esperienza di genitore in via di separazione e nonostante l'infanzia che ho avuto sono abbastanza matura ed obbiettiva da vedere che le mie figlie hanno una situazione migliore (di quella che ho vissuto io), anche se non idilliaca, infatti ho perdonato le corna, ho sopportato cose peggiori di queste, per il loro bene, purtropppo non è servito perchè mio marito poco incline alla famiglia ha deciso di separarsi. Questa cosa l'ho saputa dopo 3 settimane dopo che l'avesse comunicato di nascosto a ns figlia di 15 anni (allucinante!) ed io nei concetti dell'articolo sopra e di molte risposte(?) vedo la stessa mancanza di sensibilità di questo "genere di uomini" a cui lei sicuramente non farà parte. Rispetto la sua opinione...anche quella secondo la quale ha risposto alle mie domande.

Colgo l'occasione per rispondere anche a MAX che con una sfilza di bellissmi concetti filosofici ha anche scritto: "Sono due concezioni del mondo opposte e non si può dimostrare esteriormente la ragione di una sull'altra".
Questo è proprio quello che è stato fatto nell'articolo...nel caso non si fosse accorto!
Buona giornata a tutti.
h2otonic (Registered) 18-11-2008 21:56

Non posso che comprendere il tuo stato d'animo e augurarti tanta forza. Per vita narrata intendo anche la tua storia ,da cui ho avuto la conferma che il rispetto del giuramento matrimoniale e dei doveri di genitore sono decisamente principi tanto essenziali quanto in crisi.
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