Zerismo/1
26 novembre 2008
 
 
 
Non è questione secondaria la definizione di una nuova ideologia o, meglio, visione del mondo. E’ addirittura essenziale, e la stessa esistenza di Movimento Zero sarebbe poco utile se la questione, nel modo e nei tempi giusti, non venisse definita. Zerismo deve suonare come romanticismo e futurismo, solo per fare due esempi. Lo Zerismo dovrà diventare un modo di concepire se stessi e la realtà che ci circonda. Il percorso è impegnativo ma inevitabile. Non è sostenibile dal pianeta e dall’uomo il destino perverso e tossico che elite oscure hanno disegnato per tutti noi. Qualcuno dovrà sbarrare loro la strada. E costoro, gli svegli ed i risvegliati, dovranno avere una chiara idea del mondo e dei valori che sentono primari, esattamente come ce l’hanno coloro che questo mondo stanno distruggendo.
Intorno allo Zerismo dovranno coagularsi coloro che per “intimo sentire” avvertono come estraneo il mondo concepito secondo i disvalori tecnico-economici e materialistici. In fondo al cuore di esseri dotati di sangue celeste vi è una luce che non può essere spenta. Ad essi dobbiamo parlare e da questi dobbiamo essere riconosciuti come portatori di un nuovo-antico pensiero. L’uomo eroe , guerriero, sacerdote, pater familias, conoscitore di un’arte (mestiere), che si concepisce come parte di un disegno cosmico di bellezza e meraviglia, rappresentato dalla natura e dalle forma viventi. Da contrapporsi all’homo economicus, l’ipnotizzato ed inconsapevole cittadino dell’occidente, illuso di essere libero grazie alla democrazia; cianciante di diritti civili, volontariato, associazionismo, partecipazione, società civile.  
Chiuso tra ideali di realizzazione apparentemente diversi tra loro, ma in realtà figli di un unico disegno di controllo della psiche: dal possesso e dall’accumulo finanziario agli ideali di consumi equi e solidali. Gli orizzonti materialisti ed atei hanno corroso ormai anche quel poco di spirituale che le religioni ufficiali rappresentano, a dimostrazione che nulla che abbia rilevanza nel tempo attuale potrà aprire le porte di una nuova epoca. Ma il nuovo, il giusto, non possono muovere i primi passi partendo da un terreno infettato di modernità, e l’antimodernità non può essere una critica della “misura” della modernità.
Il passato non torna, ma la pianta nasce sempre identica ad una pianta precedente, e quando essa cresce storta è nel passato “normale” che si deve cercare il modello della normalità, del ripristino. L’eccezione, la deformità temporanea, ovvero l’attuale società cancerogeno-radioattiva, dovrà essere considerata una deviazione dalla normalità. Lo splendore dell’uomo non può essere infantilmente ricercato nel futuro e nel nuovo che non esiste. Lo si deve auspicare per il futuro, ovviamente, ma i disegni giacobini e marxisti ci dovrebbero aver ben fatto comprendere quanto sia pericoloso e perverso immaginare un mondo nuovo contro la natura e le leggi del buon senso e della conoscenza cosmica.
Il “mondo nuovo” è appunto quello che viviamo oggi, il mondo legato alla tecnica, alla scoperta scientifica, all’invenzione; nuovo appunto perché inventato. L’ateismo, il materialismo, il pacifismo, l’egualitarismo scientista e tecnologico, con l’aggregato discendente di evoluzionismo e psicanalisi, relativismo e positivismo, sopravvivono in maniera manifesta o sottile nelle coscienze e nelle cellule cerebrali di ognuno di noi. Essi sono i pilastri della modernità, ne perpetuano il demonico disegno di distruzione perché è da questo substrato che, anche inconsapevolmente, hanno avuto origine i soli movimenti che ne avrebbero potuto ostruire il cammino. Elogiare la guerra, ovvero il rischio, la contrapposizione, la sfida, il coraggio, la lotta estrema per i propri ideali. Distruggere la ragione, ovvero il materialismo, il positivismo ed ogni loro nefasto sottoprodotto. Svelare l’inganno della democrazia, la finta libertà, la gabbia di parole vuote che accerchia la mente degli uomini d’occidente. Lo Zerismo può partire da qui e con questo spirito tenere uniti, sotto gli auspici di Giano che guarda al passato ed al futuro, il mondo antico degli uomini felici e quello futuro degli uomini ritrovati. Se lo Zerismo sarà il fiume che travolgerà l’onda di petrolio che uccide e paluda, o solo un affluente del grande serpente d’acque bianche che chiuderà un’era e ne aprirà un’altra, io non posso saperlo. So soltanto che qualcuno dovrà attrezzarsi per questo ruolo e questo scopo. Non vedo nessun altro in giro. E non rimane molto tempo. Cominciamo noi.

Marco Francesco De Marco
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Giovanni Marini (Registered) 27-11-2008 11:04

UN MANIFESTO FASCISTA, ANZI NAZISTA non c'è che dire
Si può condividere la critica al mondo moderno, all' homo economicus, al potere delle oligarchie che a capo delle multinazionali depredano il pianeta, alla finta democrazia, ma non condivido affatto la critica all'ateismo, al materialismo, al relativismo, all'evoluzionismo, alla scienza. Questo significherebbe cancellare tutta la filosofia occidentale. Posso sapere nel nome di che cosa si vuole cancellare tutta la nostra filosofia? Tutta la nostra ricerca scientifica? Nel nome dell'uomo-eroe, guerriero, sacerdote, pater familias? Ma andiamo...per favore. Sul fatto poi che gli uomini antichi fossero davvero così felici ci sarebbe molto da dire: lo erano sicuramente delle elites, ma la maggior parte della gente era misera, ignorante, povera e piena di paure.
Leggo inoltre %u201Cla pianta nasce sempre identica ad una pianta precedente...la deformità temporanea ovvero l'attuale società cancerogeno-radioattiva dovrà essere considerata una deviazione della normalità%u201D. Mi chiedo: chi è che stabilisce quale è la normalità?
Leggo %u201Celogiare la guerra, il rischio, la contrapposizione, la sfida...la lotta estrema per i propri ideali, distruggere la ragione...%u201D appunto... questo è un manifesto nazista!
Massimo Fini nei suoi due libri %u201CElogio della guerra%u201D e %u201CLa ragione aveva torto%u201D ha efficacemente criticato (direi demolito) i miti della società moderna, il pacifismo fine a se stesso, la guerra moderna e molto altro, ma mai nei suoi libri ho colto un sospetto di fascismo, né Fini auspica (come invece fai tu) una tabula rasa da cui ripartire.
Il fatto è che il mondo moderno, (come il passato), è il frutto della nostra storia, della storia dell' Uomo su questo pianeta con le sue ombre certo, ma anche con le sue luci e non può essere liquidato con superficialità.
Finisco con l'osservare che il Manifesto del Movimento Zero c'è già e non mi pare che dica quello che dici tu. Se l'ideologia o visione del mondo di cui lo zerismo (che brutto vocabolo) deve dotarsi è questa, allora somiglia molto ad un dejà-vu. Per il potere sarebbe molto facile smontarla. Non credo che il cuore degli uomini possa essere conquistato con queste idee. Il dramma purtroppo è proprio questo: oggi abbiamo un pensiero che è capace di criticare efficacemente il presente ma non abbiamo un pensiero che immagini il futuro.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 27-11-2008 11:18

Mi piace l'immagine del Giano bifronte, che potrebbe essere il simbolo del nostro movimento: guardare al futuro attingendo dal passato. Non posso condividere appelli come l'elogio della guerra e della lotta, che sanno non di valori antichi ma di dannunzianesimo e Futurismo, ascrivibili anch'essi alla peggiore modernità. Sono discorsi pericolosi. Noi siamo anticapitalisti, antimperialisti e antiprogressisti. L'antiprogressismo trae il proprio contenuto proprio dall'essere coerentemente anticapitalisti e antimperialisti. Se ci perdiamo in formulazioni fumose, ambigue ed equivoche ripercorriamo sentieri che non portano a nulla di positivo.
mauriziocastellani (Registered) 27-11-2008 12:07

Condivido i due commenti. Un Manifesto c'è già, si tratta di trovare forme concrete di azione.
Andrea Marcon (Registered) 27-11-2008 12:43

Ovviamente tutte le critiche sono legittime e anzi ben accette, se costruttive. Quello che vorrei evitare di leggere sono i soliti penosi riferimenti al "fascismo" e al "nazismo", accuse sempre facili da lanciare ma che andrebbero sostenute con argomenti, altrimenti rimangono degli insulti che squalificano solo chi li ha pronunciati.
Andrea Marcon (Registered) 27-11-2008 12:53

Ciò detto, personalmente condivido la quasi totalità delle parole di Marco.
In particolare, io colgo nel suo scritto il senso più profondo del discorso finiano, che è quello del ritorno all'uomo autentico (spesso dallo stesso Fini identificato con l'afghano o il nuer). Autentico nello spirito, nell'essenza. Il che non significa essere buono, solidale, colto, raffinato, etc. etc. ma anzi a volte feroce, spietato, guerriero. Con questo non voglio dire che la nostra civilità debba identificarsi con quella dei nuer o altre simili: ovviamente ognuna ha la sua cultura e delle differenze culturali e storiche ineliminabili. Dico solo che la nostra è una società che - come dice ancora Fini anche nel video con Pallante - dell'uomo ha privilegiato l'aspetto "cultura" mortificando quello "natura". Nelle parole di Marco io leggo soprattutto l'aspirazione a tornare a valorizzare quest'ultima fondamentale componente dell'essere umano, con tutto quello che ne consegue. Sono parole che non possono essere lette come un programma politico, come un appello ad un'azione specifica e concreta, e quindi per me è un grosso errore di impostazione accostarle al Manifesto di Movimento Zero. E' un piano differente, più ideale ed idealistico, e che quindi fa ricorso a metafore e simboli che come tali devono essere letti.

kulma (Registered) 27-11-2008 13:27

anch'io condivido i primi due commenti e non condivido la maggior parte delle cose dette nel post. sinceramente non vi vedo nulla di così innovativo, anzi... e poi noto come al solito una visione di tutto ciò che è passato che sembra uscire da un romanzo epico. va bene abbattere i falsi miti moderni, ma perchè credere in quelli passati? l'eroe, il sacerdote, addirittura il pater familias. e poi perchè scagliarsi contro l'ateismo? io non credo, ma non per questo ritengo il mio ateismo frutto del positivismo e della modernità. è stato un mio percorso interiore. stop. non condivido neanche questo sparare a zero nei confronti della scienza. la ricerca scientifica ha sempre fatto parte della storia dell'uomo. cosa c'è di male nel credere nella teoria evoluzionistica? cosa c'entra questo con l'antimodernismo? bisogna fare tabula rasa di tutto? bisogna tornare alla teoria del creazionismo? magari la terra è piatta, chi lo sa? lo so, sono sceso più in basso di quello che, probabilmente, marco francesco voleva dire. sia ben chiaro, la mia vuole essere una critica costruttiva. voglio solo un sano confronto di idee. cosa che qui trovo sempre.
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 27-11-2008 14:12

Il pezzo è molto bello, ed è chiaro per chi ha un pò di cultura che non ci si sta riferendo o richiamando al nazismo e al fascismo ma a pensatori come Renè Guenon... e poi andando bene a vedere non c'è nulla che non ci sia già in Fini anche se Fini usa un linguaggio diverso: se vedete ad esempio il filmato postato da poco, Fini dice le stesse cose sulla guerra...e dice le stesse cose nei suoi saggi. Fini non hai mai detto di essere anti-imperialista (durante l'impero di Carlo Magno che ne dicano i progressisti c'era molta più democrazia diretta e comunitarismo che oggi...) ma di essere contro l'imperialismo americano, che è altra cosa; non ha mai detto di essere pacifista o di stimare la civilizzazzione moderna del diritto e della morale, in quel senso si parla di fare tabula rasa. Non potete ancora ragionare avendo come valori l'antifascismo, la libertà liberal-borghese, l'antimperialismo e vedere ancora del buono nello stato attuale, quando Fini dici invece chiaramente ( anche nel filmato di cui ho detto prima)che bisogna guardare indietro se vogliamo migliorare il domani.
aragorn (IP:79.15.249.41) 27-11-2008 14:21

Qualche precisazione.
Per Giovanni Marini. Trovo abbastanza banale la catalogazione all'ingrosso di ogni pensiero e la smetterei di definire le cose naziste,comuniste o fasciste o qualsiasi altra cosa. Qui il livello di analisi, condiviso o meno, è diverso. Anche il Dalai Lama è anti evoluzionista, antimaterialista, antirelativista: è nazista anche lui?
Per Luciano: L'elogio della guerra, era un chiaro riferimento al libro di Massimo dal titolo identico. Voleva dire che dobbiamo insistere sul punto della dedizione ideale, della lotta, dello spirito combattivo alternativo alla rassegnazione piccolo borghese.
E poi non c'è proprio niente di più antico del senso profondo della guerra, con le componenti spirituali ed ascetiche. Mars, Wotan, Caturix, Ares, il dio della guerra, che benedice e protegge i difensori della terra e del popolo. Questi sono i miei riferimenti profondi, altro che D'Annunzio e Marinetti.
Per Kulma. Elogiare il passato, o il buono del passato è l'unica possibilità.
Cosa vogliamo elogiare, il futuro?
L'eroe, ed il pater familias ti sembrano modelli ideali "superati"? Ce ne proponi degli altri per favore.
In particolare l'eroe sembra essere sgradito come vocabolo ogni volta che lo utilizzo. Questo è un brutto riflesso di origine materialista. Possono esistere solo oppressi ed oppressori, operai, impiegati, padroni e via di seguito. Gli eroi non sono una categoria della realtà, appartengono all'epica. In futuro dovremo parlarne in maniera specifica. Ognuno può definirsi antimoderno, ma se poi si è evoluzionisti, atei, scientisti, materialisti, io lo trovo contraddittorio. Comunque credo, come Kulma, che sia positivo l'approfondimento di questi temi.
M.F.D.M.
kulma (IP:193.204.89.132) 27-11-2008 15:27

ok, alcune precisazioni.
1 - la figura dell'eroe piace anche a me, è più il senso generale del discorso che non condivido. anche se il concetto di eroe penso sia diverso per ognuno di noi. il pater familias no, non mi piace proprio. non so quanti di voi provengano da culture in cui la figura del pater familias è ANCORA presente. io si (l'ho già detto, sono abruzzese). quando sono nato (ho 30 anni! non 70) sono stato accolto da mia nonna (che ho amato e amo tuttora) al grido di "è maschje' è maschje', ha nat' lu maschje'" (penso si capisca, non vi garantisco che sia corretto grammaticalmente). è un esempio simpatico, lo so, ne avrei altri un pò meno simpatici (tipo che il lavoro della donna è meno importante di quello dell'uomo, che un uomo che va con le donne desta meno scalpore del contrario, ecc..). per inciso, non sono esempi che riguardano la mia famiglia, ma una parte (e non piccola) della società abruzzese. sinceramente non ho mai amato questa mentalità, anche se avevo solo da guadagnarci. è una mentalità piena di ipocrisia. e vi assicuro che lo dico al di là di ogni ideologia. mi è stata antipatica sin da bambino, quando ancora non sventolavo nessuna bandiera.
2 - Marco, io non trovo che sia contraddittorio essere materialisti, atei, evoluzionisti ed al tempo stesso antimoderni. io critico molte cose della modernità, ma che ci posso fare se non credo in un dio ed ho una visione materialistica della realtà? questo fa di me un progressista? non credo. tra le altre cose il materialismo e l'ateismo non sono frutti del progressismo, ma nascono un "pò" prima, e l'evoluzionismo, forse, è solo una casualità che sia "nato" nell'800. se per assurdo fosse stata la moderna scienza a scoprire che la terra gira attorno al sole, l'antimodernismo avrebbe rifiutato anche l'eliocentrismo?
Giovanni Marini (Registered) 27-11-2008 16:27

COME RIGIRARE LA FRITTATA

Il signor De Marco con questo articolo si propone di definire una nuova ideologia o meglio visione del mondo che ritiene essenziale per lo sviluppo dello zerismo. Egli, e coloro che la pensano come lui, buttano a mare senza tanti complimenti trecento anni di pensiero filosofico e ricerca scientifica e si propongono come portatori di un nuovo-antico pensiero, di un verbo che dovrebbe liberarci tutti dalla schiavitù della vita moderna. Ma il bello è che questo nuovo-antico pensiero non c'è nelle opere di Massimo Fini. In queste opere è esposta la critica più accurata e completa che mi sia capitato di leggere al mondo moderno, ma non c'è assolutamente la soluzione per uscirne. Infatti il Manifesto del MZ è volutamente minimalista. Quella che si legge nell'articolo in questione è invece una mistica di triste ricordo, per l'appunto nazista: il presente corrotto e corruttore, la pianta deforme che deve essere raddrizzata, il mondo antico degli uomini felici, l'uomo nuovo, il guerriero, la sfida ecc. Ora chiedo a me stesso (che pure vi leggo con interesse) e ai militanti del MZ: è con questi argomenti che si vuole convincere la gente?
Il signor Marcon dice che l'articolo deve essere interpretato in senso più profondo, metaforico, simbolico, sarà ma a me sembra che questo significhi rigirare la frittata.

PS per il signor aragorn: non mi risulta che il Dalai Lama sia antievoluzionista e antirelativista, anzi Egli è molto interessato alla scienza e ad una virtù che lei forse disprezzerà: la compassione.
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 27-11-2008 17:32

Mi sento di dover chiarire alcune cose dal mio punto di vista:

Materialismo e Idealismo o Spiritualismo sono termini vecchi ottocenteschi ed umani (troppo umani) nel senso di secolarizzati, come sostenne invece Evola la natura si presenta come un tutto dove non esistono tali distinzioni. Che il mondo antico sapesse percepire la realtà, l'essere, in modo diverso, senza distinzioni di natura e sovranatura è anche quanto sostenuto da Heidegger che non a caso Fini definisce l'ultimo vero filosofo. Con l'ebraismo e il critianesimo invece la sovranatura viene separata dalla natura e con il positivismo e il marxismo viene addirittura negata la sovranatura. Chi non riesce a vedere in ciò un processo unitario e coerente di secolarizzazione ha sicuramente delle carenze nel riuscire ad allontanarsi idealmente dalla vulgata attuale. Certo non si parla di accettare oggi le giustificazioni addotte da chi aveva il potere nel mondo antico o di anacronistiche "rivoluzioni reazionarie" si parla invece di recuperare certi valori che sono andati persi in modo ragionato, Fini parla infatti di "medioevo sostenibile" non di nostalgiche parate in maschera. Capire che materialismo ed antimaterialismo sono categorie inutili fa parte di una presa di coscienza generale e fondamentale per superare il disincanto del mondo di cui parla Weber.

Non è vero che nei testi di Fini non c'è traccia di quanto scrive De Marco: il modo di scrivere di Fini è profondamente diverso ma se si legge con attenzione La Ragione aveva torto? e le altre opere, tutti i temi toccati da De Marco sono presenti se pur in una forma diversa. Volgiamo poi parlare di quanto Fini citi Huizinga?

Secondo me il probelma di fondo sono i diversi background culturali, molti che scrivono qua hanno conosciuto Fini tramite Travaglio e alcune vicende sull'"editto bulgaro", queste persone hanno un retroterra culturale ben diverso da chi ha conosciuto Fini tramite invece associazioni culturali tradizionaliste e simili. Ma dobbiamo ricordarci che sono proprio questi gruppi che hanno sostenuto e divulgato il Fini-pensiero negli anni'80 e '90 non i comunisti rosè che hanno sempre considerato Fini un reazionario come ora voi giudicate tali (e addirittura naziste) le parole di De Marco.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 27-11-2008 18:05

Tutti stiamo tirando M.Fini per la giacchetta, lo farò anch'io sulla questione dell'anti imperialismo. L'imperialismo moderno ha sempre cercato giustificazioni ideali nella logica del "portare a...". Portare la vera fede a pagani e miscredenti, portare la civiltà ai barbari, portare il socialismo attraverso l'internazionalismo proletario, portare la democrazia dove c'è tirannide. M.Fini è il più radicale contestatore di questa logica quindi è il più radicale e coerente degli anti imperialisti. I discorsi fumosi sugli eroi e sui guerrieri sono fuorvianti perché facilmente equivocabili.
Andrea Marcon (Registered) 27-11-2008 18:43

Il discorso sull'imperialismo mi sembra poggi su un equivoco: se lo intendiamo nel senso ad esempio romano il giudizio (di noi tutti, almeno credo) è nel complesso positivo; se invece facciamo riferimento ad un imperialismo di tipo americano siamo ovviamente contrari. De Benoist ha scritto parole molto chiare in proposito, si tratta di non confondere due situazioni completamente diverse spesso impropriamente definite con lo stesso termine.
aragorn (IP:79.15.249.41) 27-11-2008 22:26

Lo schema tripartitico, Sacerdoti, Guerrieri, Artigiani (ovvero conoscitori d'un'arte od un mestiere) è stato la realtà sociale di tutte le civiltà del pianeta, finchè non sono intervenuti gli sconvolgimenti delle rivoluzioni borghesi e mercantili del 1700. Come ci insegna Dumezil, è un riflesso del mondo invisibile, ossia della percezione delle entità superiori (Geni, Dei, Demoni) tipiche delle civiltà tradizionali. L'ateismo è sconosciuto a tutte le civiltà di tutti i tempi e tutte le latitudini, e non è certamente il frutto di una scelta individuale, ma la naturale conseguenza di un processo di decadenza ed "impigrimento dello spirito", voluto ed imposto insieme agli altri bei frutti del progresso. E non mi riferisco solo a Roma, Sparta ed Atene, ed altre espressioni del mondo antico, ma anche, ad esempio, ai Sioux nativi americani, o agli aborigeni australiani, che così hanno vissuto fino al 1890, prima che quel tumore chiamato modernità distruggesse la loro civiltà. Nella tradizione shintoista giapponese, in quella animista dei Wa-Tutsi, nella "pagana" degli induisti indiani, nessuno pensa di discendere dalle scimmie. Solo noi abbrutiti materialisti, e certo non grazie alla scienza che dimostra semmai il contrario, leggere Giuseppe Sermonti al riguardo. Quindi, solo per toccare questi due tasti, essere antimoderni ed atei o evoluzionisti è impossibile. Ci sono posizioni intermedie, ovviamente. Si può essere antindustrialisti, anticonsumisti, antiprogressisti; giusto un pò. Ma la critica e l'avversione della modernità sono un'altra cosa, ha ragione Massimiliano Viviani.
*Per Max. Io ho letto Evola quanto Castaneda, Junger, Nietzsche ed Heiddegger. Ma la possibilità di percorrere un cammino interiore attraverso la guerra, lo traggo da qualcosa di più antico delle loro opere. E' il sentiero di guerra degli indiani, è la risalita del fiume celeste dei guerrieri indù. E' l'affermazione di sè attraverso il pericolo di sacrificare la propria vita. Solo nel nostro ipocrita mondo buonista e tecnologico il soldato valoroso non è un esempio. Da Muzio Scevola a Vladimir Luxuria non c'è dimensione intermedia, questa è la triste verità. Sono daccordo con te, tutti i totalitarismi sono delle aberrazioni, compreso ed in particolare quello finanziario-democratico. Il nazismo ed il fascismo, nonostante alcune tenui influenze, furono moderni e modernisti. La mistica del lavoro, l'auto del popolo, il benessere diffuso, la tecnica quale mezzo di affermazione del "progresso". Furono anche altro, beninteso, ma furono, purtroppo, anche questo. Quanto agli Eroi, ebbene sappiate che non solo il discorso non è fumoso, ma va al di là della "teoria". Se vorremo essere così coraggiosi da coagulare pensieri ed azioni contro questo Sistema, ebbene incontreremo difficoltà ed avversità tali che solo uno spirito eroico potrà superare. La rivoluzione non si fa con i commenti su internet, ma rischiando la persecuzione ed il disagio sociale che la coerenza e l'onestà intellettuale impongono spesso quale pedaggio. Questo è l'eroismo al quale faccio principalmente riferimento. Comunque, credo che concordiate tutti, questi argomenti vengono sviliti da internet, e nessuno di noi sente il proprio pensiero ben espresso con il mezzo telematico. Proporrò al direttivo una "due giorni" intensa sui temi ideali e quelli politici, dove potersi confrontare "all'antica".
M.F.D.M.
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 27-11-2008 22:28

Esatto.
fabiolucidobalestrieri@hotmail
FabioSbrocchio (Registered) 28-11-2008 00:22

Bell'articolo ed esaurienti i commenti di risposta alle incomprensioni che c'era da aspettarsi da chi purtroppo dimostra di essere fin troppo legato alle categorie contingenti, tanto da essere ciechi nei confronti di quelle che invece sono eterne.
Queste in quanto eterne sono inoltre ignorantemente attribuite alle ideologie fascista e nazista che sono invece frutto della modernità, proprio come le categorie a cui appartengono coloro che di nazifascismo tacciano l'eternità.

Ho notato poi una gran confusione tra imperialità e imperialismo, così come si confonde l'universalismo col cosmopolitismo e la civiltà con la civilizzazione.
Significa in tutti questi casi non saper distinguere la diversità nell'unità (ciò che storicamente sappresenta l'Europa) dall'omogeneizzazione della diversità (ciò che storicamente rappresentano gli USA).
Nel primo caso c'è il rispetto reciproco delle diversità, perchè non c'è una catalogazione di dominatori e dominati (coscienti che gli uni possono diventare gli altri e viceversa, in un circolo vizioso e perverso che può durare per l'eternità), ma solo l'armonia tra diversità che si ritengono di pari rango e dove vigono solo le virtutes.
Nel secondo caso osserviamo una malattia: la costrizione del cosmo all'interno di un luogo che si autoproclama misura di tutto e dove vigono solo razionalismo e liberalismo, entrambi espressioni di parzialità che si impongono come totalità. Una totalità che per forza di cose è virtuale.

Per quanto riguarda il discorso sulla guerra sono daccordo con De Marco.
Il percorso interiore attraverso la guerra ed attraverso qualunque altra cosa, purchè lo si faccia in coscienza, è quel percorso fondamentale senza il quale non possiamo incontrare veramente noi stessi, la nostra pura essenza.

La modernità va affrontata, va interiorizzata personalmente così come l'ha interiorizzata la nostra Europa e il mondo tutto e solo dopo averla interiorizzata e compresa fino in fondo potremo superarla: solo allora potremo andare "oltre la linea" e verso la sua fine.
Non si può veramente superare ciò che non si affronta e non si può veramente affrontare ciò che non si comprende.

"L'Europa si farà sull'orlo dell'abisso" ha detto, non a caso, Nietzsche.

Per questa guerra non basta il solo Ribelle: serve l'Anarca.
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