Avviso Registrazioni

Scusandoci per l'inconveniente, informiamo i nuovi utenti i quali desiderino commentare gli articoli che la registrazione deve essere fatta tramite Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo

Login Form






Password dimenticata?
Nessun account? Registrati

Cerca


 
  SiteGround web hostingCredits
Guerrafondai al servizio di oligarchie PDF Stampa E-mail

14 Maggio 2025

 Da Rassegna di Arianna del 12-5-2025 (N.d.d.)

Davanti al fiorire di ipotesi sui gesti goffissimi e maldestri dei tre Paperoga guerrafondai (Starmer, Macron, Merz) che cercavano di nascondere con enorme imbarazzo alcuni oggetti sul tavolo della loro riunione in treno, stiamo perdendo di vista un aspetto: questi non vanno valutati con le normali interpretazioni che si riserverebbero alle personalità politiche normali (e sempre più rare) che abbiano ancora una qualche connessione con il loro popolo. In questo caso stiamo parlando di tre assoluti sociopatici in mano a potenti oligarchie per le quali svolgono un lavoro di pura obbedienza, del tutto privi di un pensiero politico autonomo, sempre più indifferenti al consenso perché portati a sacrificare senza battere ciglio intere popolazioni. Qualcuno ha pronto per loro un copione da recitare, dove la democrazia non conterà più nulla.

Starmer, a dispetto dell’intera storia laburista britannica da cui proviene, ha di recente deciso di smantellare entro l’anno con decine di migliaia di licenziamenti il nerbo del sistema sanitario, il tutto mentre stanzia miliardi per un folle riarmo, senza nessun rimorso e nessun occhio rivolto alla colossale impopolarità che gliene deriva. Starmer va come un treno lanciato verso il fianco di una montagna, come se nulla fosse, come se il crescente consenso del partito di Farage dovesse essere travolto da un fatto più grave e inarrestabile.

Macron si è ridotto a reggere tutto il suo potere con manovre di Palazzo talmente misere e impacciate che farebbero apparire i “governi balneari” italiani di 50 anni fa capolavori da statisti. Vuole a tutti i costi spendere il capitale nucleare residuo accumulato dal ruolo di mini-superpotenza della Francia per intestarsi il sabotaggio della pace perseguito dalla classe dirigente globalista russofoba (provvisoriamente ridimensionata dalla confusa perestrojka di Donald Trump). Anche Macron ha messo in modalità “a tutto vapore” la corsa verso la catastrofe, pronto a impedire chissà con quali soprese la corsa di Marine Le Pen.

Merz – da parte sua - vuole assorbire intorno a Berlino gran parte del riarmo europeo e rendere irreversibile la rottura con la Russia, al punto da promettere perfino la distruzione del Ponte di Kerč che unisce la Crimea al resto della Federazione Russa. Anch’egli è già dentro una rovinosa caduta dei consensi, ma lui pure se ne frega, come se fosse disposto a tutto, con i servizi segreti tedeschi che scalpitano per trovare pretesti per eliminare il principale partito di opposizione.

Nessuno stupore quindi che quel che nascondevano in modo grottesco i tre Paperoga guerrafondai possa essere la qualunque. Qualunque cosa nascondessero, non era la più grave praticata delle loro personalità profondamente disturbate al servizio di potentati ancora più impazziti.

Anche se non sarà facile ricostruire una partecipazione di massa, saranno i popoli a doversi riprendere la parola e il peso del consenso sovrano. Diventa una questione di autodifesa, perché l’orizzonte di questi maggiordomi di Blackrock è un’Europa armata e armante votata alla guerra.

Pino Cabras


 
Alchimia per i giorni nostri PDF Stampa E-mail

13 Maggio 2025

Così in basso come in alto è una formula alchemica che allude alla consapevolezza che quanto accade nello stato materiale ha una corrispondenza spirituale e viceversa, cioè che quanto possiamo osservare nella cosiddetta realtà concreta contiene ed esprime ciò che è presente in quella sottile o metafisica. Una dualità che cessa di essere tale, la consapevolezza della quale permette di esorcizzarla, fino a riconoscere in tutte le parti, apparentemente separate, l’intero che le contiene e mostra. La presenza nelle nostre coscienze di quanto non è misurabile, dell’assoluto, dell’infinito, del mistero o di Dio permette di dare verità al motto alchemico, in quanto è dall’informe e uniforme vuoto che anima l’eterno, che avviene il pieno delle forme difformi della storia.  Ed è per la medesima prospettiva che per il buddhismo “non conta l’atto in sé ma quello dotato di intenzione”, tanto nel bene quanto nel male. Dunque l’innocenza, qualsiasi effetto comporti, non ha effetti sull’evoluzione umana, ma ne ha invece l’intenzione interessata, egoica, tanto da mantenerci nel ciclo del samsara, cioè legati alla sofferenza. Il cambio di paradigma dalla concezione della realtà oggettivata – univoca e per tutti identica, nonché separata da noi – a quella soggettivata – che si realizza al nostro cospetto e che dipende dal nostro stato, dal corpo organico in cui siamo presenti – scaturisce nel momento in cui possiamo pronunciare la formuletta quale nostra creazione e non come slogan, scimmiottatura, luogo comune o vanto d’erudizione intellettuale.

Capire non basta, ricreare è necessario. È un discorso inaccessibile a chi risiede, per ideologia, cioè per carenza di consapevolezza, nel piano razional-positivista e material-meccanicista. Un territorio che, come tutti gli altri , genera le sue verità. Tra queste, la negazione che altro ci sia oltre alla cosiddetta materia.

Manca però un’ulteriore considerazione.L’avvento della consapevolezza necessaria per riconoscere in che termini la formula alchemica sia rappresentativa dell’identità umana e contemporaneamente della realtà che gli uomini descrivono, richiede il simbolo e l’archetipo. Più esattamente e rispettivamente, il riconoscimento del potere energetico delle forme e l’identità sostanziale celata dalle forme stesse. Cessare la concentrazione sulle forme permette di vedere le forze, i veri moventi, che giacciono e agiscono sulle e nelle persone, quali l’orgoglio, l’ideologia, il risentimento, il sentimento, l’esigenza, la morale, il senso di colpa, ecc., non quando questi sono evidenti o dichiarati, ma quando celati, anche a noi stessi, sotto il tappeto della cosiddetta buona educazione, dell’ipocrisia, della bugia, dell’orgoglio, della debolezza, del vittimismo.

Nella letteratura ermetica, la formuletta è normalmente attribuita a Ermete Trismegisto (tre volte saggio). Ma Ermete, sempre secondo la letteratura, più che un essere storico è figura divina estrapolata dalla cultura greca, a sua volta derivata dal dio Thot della cultura egizia. Entrambi, tra le numerose doti di cui sono ricchi, dispongono della consapevolezza della comunicazione, del logos creatore di realtà, dell’emozione quale madre partoriente del solo mondo che possiamo narrare. Le emozioni, fondamenta di ogni nostro ordinario e straordinario, possono dirsi anche il territorio, da esse ben delimitato, in cui ci muoviamo, tanto nel particolare quanto in generale, ovvero tanto nel credere e pensare concreto quanto nelle consapevolezze o inconsapevolezze che impongono quel fare e quel pensare.

Tra le opzioni offerte dall’etimologia del lemma alchimia, quella greca che allude a fusione pare la più funzionale a cogliere la via per la conoscenza – appunto – seguita dagli alchimisti. I suoi segreti – chiamiamoli così – iniziano a svelarsi, cioè a divenire banalità a tutti accessibili quando, a partire dalla sua missione di trasformare il piombo in oro, invece di ridere e deridere, si assume l’intento fino a trovare il contenuto che quella formula – appunto – nasconderebbe.  Solo il materialista ride e deride, ma si avvia al processo evolutivo quando riconosce che ogni affermazione allude a una prospettiva che la impone, quando capisce di aver scambiato l’interpretazione per la realtà. Se in quel momento avvia la ricerca, giungerà a vedere in che termini – allegorici – è effettivamente possibile trasformare in oro il piombo. Gli alchimisti lo narrano a loro modo.

Secondo il pensiero alchemico, tre sono le emozioni che corrispondono ad altrettante fasi dell’evoluzione esistenziale, il cui culmine implica – appunto – la fusione con il tutto, o la consapevolezza della natura della cosiddetta materia quale espressione del cosiddetto spirito, cioè la conoscenza, da loro simboleggiata dalla quintessenza o pietra filosofale, simbolica fucina della ricetta di tutte le cose del mondo tanto in basso quanto in alto.

I tre stadi, che chiamano nigredo, albedo e rubedo, rappresentano ognuno uno stato, un’emozione avviluppante in cui, come nelle palle di vetro dei souvenir, concepiamo il mondo ed effettivamente ci sembra di constatarlo nell’osservazione. Nigredo indica lo stato in cui nella palla di vetro troviamo la cosiddetta realtà oggettiva, in cui la verità è scientificamente dimostrabile e ciò che non lo è non esiste, è una suggestione, o non è verità. È la fase dell’arroganza umana, per eccellenza di stampo illuminista, e della sofferenza. Albedo indica la fase in cui prendiamo coscienza della palla o dell’emozione che ci contiene, quindi anche della riduzione della conoscenza entro la modalità analitica, logica, razionale e materiale, nonché della vita esaurita nella modalità egocentrica e antropocentrica. Un criterio nel quale l’io e l’uomo sono considerati indipendenti dal mistero, tanto che credono di poterlo indagare con gli inadeguati strumenti del materialismo. È la fase della sorpresa e della rivoluzione, tuttavia, in particolare nella prima parte, spesso troppo concentrata sulla ricerca cognitiva e intellettuale, cioè con l’impiego di modalità inadeguate. Con Rubedo il diametro del souvenir tende all’infinito, eppure in ogni istante siamo consapevoli della sua dimensione. Dunque, con rubedo si intende l’avvento della consapevolezza della circolarità del tempo, quindi della ripetitiva necessità di attraversare tutte e tre le fasi al fine della trasmutazione, o della morte dell’ignoranza e della rinascita nella conoscenza. Conoscenza del proprio e altrui stato, dell’assoluta nostra responsabilità di tutto, della dinamica che vincola e muove le relazioni, della percezione delle energie di un luogo, di una persona, della possibilità di cogliere dal particolare l’intero, della chiaroveggenza, dell’attendibilità dell’oracolo e della dinamica del miracolo. I veri reconditi motivi, spesso vanitosi e orgogliosi, per cui restiamo concentrati su un progetto, siamo o non siamo disciplinati, la ragione delle distrazioni, la causa della ressa di pensieri, l’origine inconfutabile e necessaria di ognuno di questi, il loro necessario avvento, l’origine e il movente tutto autoctono della nostra sofferenza e del nostro benessere.

È la fase in cui si svela anche un altro segreto – continuiamo a chiamarlo così – quello del solve et coagula, sciogli e riunisci, il cui significato è la consapevolezza della permanente mobilità delle prospettive con cui guardiamo il mondo e, quindi, contemporaneamente della loro inettitudine all’evoluzione. Una premessa da sfruttare al fine di farne scuola e mutare l’esperienza storica in conoscenza. Un senso che viene alla luce quando si riconosce la necessarietà della storia, della sua brutale grevità, inevitabile emozione di partenza per la salita alle vette della sublimazione. Cioè, per riconoscere l’Uno ed esserlo. 

Lorenzo Merlo


 
Il papa a stelle e strisce PDF Stampa E-mail

10 Maggio 2025

 "Il Trono sotto Comando

Il Nuovo Ordine si è seduto sul Trono"

È stato annunciato un nome, ma non è stato scritto nel Libro della Vita.

È stato eletto un uomo, ma non è stato unto dallo Spirito.

È salito sul trono, ma il trono era già stato svuotato dalla Verità.

Roma non incorona più, Roma recita.

E chi ha occhi per vedere riconosce la scena finale del grande inganno.

È tempo di uscire dal tempio rovesciato e tornare al Cuore. 

Il cardinale Robert Francis Prevost è stato eletto, e viene da Chicago, USA, questo evento non è solo religioso, ma geopolitico e simbolico.

Trump e altre forze conservatrici e mondialiste avevano tutto l’interesse a spostare il centro spirituale a favore dell’asse USA–Israele. Un papa americano è un messaggio: “Il Nuovo Ordine si è seduto sul Trono di Pietro.” Non è un pontefice, ma un ambasciatore travestito da pastore.

Leone: simbolo regale e messianico, ma anche usurpabile da poteri falsi. 14: numero karmico legato alla morte e resurrezione, ma anche a una falsa liberazione.

Il film “Conclave”, i segnali mediatici, le pressioni internazionali: tutto suggeriva che l’elezione fosse decisa a tavolino, non guidata dallo Spirito. Questo papa sarà il volto spirituale del grande inganno finale: pace apparente, verità distorta, guida senza anima. Proprio perché mite, docile, rassicurante, è stato scelto apposta. Nel linguaggio del potere spirituale ombra, i burattini più efficaci non sono i tiranni, ma quelli che appaiono buoni, neutrali, persino umili. Questo serve a disinnescare il discernimento, a tenere addormentate le coscienze, a prolungare il teatro.

È il volto perfetto per l’inganno finale, perché non fa paura, non divide apertamente, ma unisce nel sonno spirituale. È come una coperta calda sopra una ferita ancora aperta. Cura l'apparenza, ma non guarisce l'anima.

Chi lo ha scelto lo sa. E chi ha occhi per vedere, sente che questo mandato non viene dall’Alto, ma da logiche mondane.

Luce Luz 


 
Oligarchia dittatoriale PDF Stampa E-mail

6 Maggio 2025

 Da Rassegna di Arianna del 4-5-2025 (N.d.d.)

Uniamo per bene i puntini e analizziamo con calma il disegno che ne salta fuori. In Germania si mette sotto accusa AfD, partito accusato di essere di estrema destra e per questo inconciliabile con l’assetto democratico. In Spagna si fa la stessa operazione con Vox. Poco tempo fa è toccato alla Le Pen, addirittura interdetta per le prossime presidenziali. Prima ancora a Georgescu, la cui quasi certa elezione a presidente romeno è stata bloccata. L’anno scorso il premier slovacco Fico subiva un attentato che per poco non è diventato mortale. In Italia diventa sempre più complicato esprimere posizioni dissonanti, specialmente se di mezzo c’è il non posizionamento pro Nato sul conflitto in Ucraina, per cui succede che associazioni come Vento dell’Est e l’emittente televisiva Visione Tv si vedono bloccare i conti correnti, con quest’ultima che dopo aver cercato invano di aprirne uno in Italia l'ha trovato in... Lituania. Per non parlare delle iniziative di documentazione impedite perché definite filo russe. Dimenticavo, dopo la conferma del presidente serbo Vucic alla partecipazione a Mosca alla parata del 9 maggio per la “Vittoria sul nazismo” l’Ue ha dichiarato che questa decisione potrà «influire negativamente sulle ambizioni del suo Paese di entrare a far parte dell’Ue”. Cosa che non ha fatto indietreggiare Vucic.

Tutte operazioni i cui fili sono manovrati dalla classe dirigente eurocratica, la quale è una chiara espressione del liberismo globalista che politicamente (politicamente, ripeto) è stato sconfitto negli Usa, altrimenti non si capirebbero gli interventi di Vance, che apertamente accusa l’Ue di avere comportamenti antidemocratici. Chiaro che sia in corso una partita molto aspra tra fazioni capitalistiche dominanti, una guerra intestina dalla quale comunque dipenderà l’assetto internazionale futuro. Come si vede, stiamo parlando di qualcosa di grosso.

Usiamo ancora una volta le vecchie categorie di destra e di sinistra solo per capirci meglio, anche se dovrebbe essere ormai chiaro, almeno per i più accorti, che queste categorie sono desuete, semplicemente perché il quadro al quale oggi si fa riferimento non ci permette più di classificare destra e sinistra così come abbiamo fatto fino agli anni ’80 del Novecento.

In Europa strati sempre più ampi di popolazione esprimono simpatia crescente per le forze di destra, è di ieri l’ultima spia che si è accesa: il risultato elettorale alle amministrative britanniche che ha visto un chiaro successo delle liste di Farrage ai danni di quelle laburiste.

Domandona: le destre “avanzano” perché i ceti popolari condividono partiti politici che hanno «dentro di sé l’autoritarismo», come recentemente ha detto Landini, o perché queste, con tutte le contraddizioni del caso, si sintonizzano con i profondi malumori popolari? Malumori fondamentalmente determinati da: a) reddito da un potere d’acquisto sempre più basso; b) riduzione dei servizi e di tutto il sistema di protezione sociale; c) immigrazione selvaggia con relativi problemi di competizione a ribasso con conseguente deprezzamento della forza-lavoro e disagio crescente; d) senso sempre più diffuso di insicurezza (che in parte è dovuta, anche, all’aumento massiccio dell’immigrazione selvaggia); e) contrarietà alla guerra e alle politiche di riarmo (con richiamo ai punti a e b).

Risulta ora forse un po’ più chiaro che questa Europa combatte le destre non certo perché queste rappresentino un orientamento ideologico-politico minaccioso della tanto decantata democrazia ma semplicemente perché intercettano il malumore in chiave anti Ue. Perché, se davvero la democratica Ue volesse combattere il pericolo fascista, se non nazista, per prima cosa dovrebbe contrastare il foraggiamento del governo ucraino la cui impalcatura si regge fondamentalmente sul recupero della figura del nazista ucraino Bandera e su un esercito fortemente nazificato (basta limitarsi alla simbologia utilizzata dai militari ucraini). E se lo stesso nostro presidente della Repubblica arriva a mettere sullo stesso piano il terzo reich con l’attuale governo russo allora ci si rende conto che qui ci troviamo di fronte a una classe dirigente europeista che non si fa tema di agitare strumentalmente il tema della minaccia antidemocratica rappresentata dalle forze di destra, mentre nei fatti sostiene il nazismo reale non solo dei “lettori di Kant” del reggimento Azov, ma di un intero apparato che da questi “lettori” si sente protetto.

Senza concedere nulla alle destre, le quali abilmente e demagogicamente sfruttano le contraddizioni determinate dall’attuale fase, abbiamo delle sinistre ultra diligenti che, fattualmente, sono schierate a difesa della fortezza europea, diventata l’ultimo rifugio della canaglia del capitale globalista e guerrafondaio.

Antonio Catalano


 
Banalità per troppo pochi PDF Stampa E-mail

5 Maggio 2025

Siamo recettori, immersi e attraversati dall’energia cosmica. Quando in stato di purezza di pensieri e sentimenti, cioè quando non stiamo idolatrando qualche faccenda della storia, attraverso nuove costellazioni di consapevolezze diveniamo disponibili all’intuizione, alla conoscenza estetico-energetica, cognitivamente e intellettualmente solo comprensibili ma non incarnabili, solo erudizione ma non rivoluzione.

La consapevolezza accade in un istante senza tempo, dopo il quale la realtà cessa di venire interpretata attraverso congetture anche dotte, supportate da saperi analitici, ma sempre autoreferenziali, mostrando esplicitamente le forze magiche o energetiche che la governano. Inoltre, essa ora ci appare pregna di informazioni sottili in cui si riscontra quanto l’intelligenza razional-cognitiva, oltre a essere la più superficiale tra quelle insite in noi, diviene perfino dannosa in modo direttamente proporzionale all’accredito che incondizionatamente le devolviamo. Un accredito che, semplicemente, obnubila e nega dimensioni e poteri umani che la sua piatta natura classifica come ciarlatani.  Un accredito assoluto, così radicale che mai la struttura logico-analitica del pensiero, cui affidiamo la verità e la sua ricerca, è messa in discussione fino a osservarne il limite e, conseguentemente, il campo in cui è efficace e quello in cui straparla. 

La conoscenza che ci viene offerta nel superamento e, perciò, dalla rivisitazione e limitazione del mito della realtà oggettiva, nonché delle sue ragioni d’essere e quindi della presunta progressività verso la verità definitiva, verso il più piccolo mattoncino della materia, permette, per esempio, di emanciparci dal tempo lineare e perciò di osservare la durata quale nostra personale, sentimentale misurazione, di percepire l’eternità, l’infinito, l’intero dal particolare, il Tutto e la natura organica di tutte le cose. Una conoscenza che constata il potere di verità dell’oracolo e la dinamica concezionale del miracolo. Non si tratta di baggianate come si sente di solito dire dalle moltitudini ingabbiate nel razionalismo, nel materialismo, nel determinismo, nel riduzionismo, nel positivismo, nel meccanicismo e nell’egocentrismo. Un elenco che sta anche in una sola parola: scientismo. Si tratta, invece, di banalità disponibili a chiunque una volta, come detto, superati i cancelli oltre i quali la realtà diviene quantistica, in quanto mostra di divenire, di decantare, di conformarsi in nostra funzione. È quello il punto in cui anche la storia, come sempre nostra emissione, può emanciparsi dalla sua identità sanguinaria e dolorosa. 

Assistere alla consapevolezza che la realtà dipende da noi, implica, infatti, anche la realizzazione della pari dignità tra esseri senzienti, presupposto imprescindibile delle buone relazioni e del benessere interiore. Questa osservazione appare condivisibile in quanto l’altro, seppur non corrispondente alle nostre idee, soggiace alle stesse dinamiche magiche che valgono per tutti. Tra cui quella relativa alla caducità ed egocentricità di tutti i valori della storia e, perciò, la consapevolezza di essere attori ed esponenti del suo significato, nonché quella che solo quanto è incarnato in noi può esprimersi nella realtà. Un principio rivoluzionario che non può essere concepito, né avrebbe ossigeno per nascere, crescere e abitare, nel nefasto campo egocentrico e ideologico. Per la sua concezione serve solo la purezza, la liberazione dalle grinfie della mondanità, dal dogma del dualismo, dalle egregore che, come binari, ci costringono in una direzione, dalle forme-pensiero che configurano una realtà senza opzione né alternative. In stato di purezza, l’I Ching, i fondi del caffè, gli amuleti, come magneti possono radunare a sé le forze sottili ed emozionali cui siamo soggetti, in misura direttamente proporzionale al bisogno e all’accredito devoluto. Possono creare un’istantanea della realtà fermando il vorticare di tutti gli elementi che ne fanno parte, per poi indicarcela. Da qui l’oracolo predittivo e induttivo se lo sciamano è puro – elemento qui dato per assunto – mentre il movente del destinatario è egoico, quindi esposto e vulnerabile. Qualora non lo fosse, l’indicazione sciamanica sarebbe a sua volta riconosciuta nella sua energia, per essere sfruttata al fine di mantenere la propria miglior condizione, di realizzare i propri progetti, di eludere le forze negative, quindi malesseri e malattie.

Lo stato di libertà dal conosciuto, cioè dalla cultura egocentrica e slegata dal cosmo, permette di vedere nell’incidente, come nell’inconveniente, la realizzazione conseguente alla qualità della relazione con sé, l’ambiente, il prossimo e il mondo presente nel momento che lo precede e in quello in cui si verifica. La o le consapevolezze a cui ci riferiamo riguardano la rivoluzione di tutte le condizioni umane. Se il rancore, la gelosia, l’invidia, le delusioni sono stati intimi di chi è stato violentato, tradito, abbandonato, da chi ha subito perdite; e anche concreti, come una violenza gratuita subita o una somatizzazione, la via per il loro superamento non è di tipo assistenziale – d’efficacia latente, discutibile e momentanea – ma riguarda l’assunzione di responsabilità nei confronti della situazione in cui versiamo. E, con essa, il riconoscimento che quelle ferite sono scaturite dalla nostra lettura dei fatti che ce le avrebbero procurate. Riconoscere in sé, nella propria interpretazione, nelle proprie pretese insoddisfatte, dunque nel proprio egocentrismo, la genesi di pena, malessere, sofferenza e malattia, aumenta molto il potere sottile che abbiamo per andare oltre e non trovare neanche più i segni delle ferite.

Si tratta di una concezione della realtà in cui alla vendetta è sostituito il perdono o anche qualcos’altro, in quanto anche il perdono può implicare vanità egoica. Qualcos’altro che forse può essere chiamato rinascita. Un’esperienza che tutti noi possiamo scovare nelle nostre biografie, normalmente chiamata dimenticanza. Oltre la soglia della dimensione egocentrica, ci si affaccia a un panorama che le tradizioni sapienziali, emerse da ogni angolo geografico del mondo, hanno sempre osservato. Ognuna con formule, parabole e parole proprie narra il potere spirituale che è in noi, delle sue doti di produrci tanto il malessere quanto il benessere. Banalità per pochi, segreti per troppi.

Lorenzo Merlo


 
Medioevo prossimo venturo PDF Stampa E-mail

2 Maggio 2025

 Da Comedonchisciotte dell’1-5-2025 (N.d.d.)

Un passo del libro di Sergio Bettini su L’arte alla fine del mondo antico descrive un mondo che è difficile non riconoscere come simile a quello che stiamo vivendo. «Le funzioni politiche sono assunte da una burocrazia di stato; questo si accentua e si isola (precorrendo le corti bizantine e medievali), mentre le masse si fanno astensioniste (germe dell’anonimato popolare del Medioevo); tuttavia entro lo stato si formano nuovi nuclei sociali intorno alle diverse forme di attività (germe delle corporazioni medievali) e i latifondi, divenuti autarchici, preludono all’organizzazione di taluni grandi monasteri e dello stesso stato feudale».

Se la concentrazione delle funzioni politiche nelle mani di una burocrazia statale, l’isolamento di questa dalla base popolare e l’astensionismo crescente delle masse si attagliano perfettamente alla nostra situazione storica, è sufficiente aggiornare i termini delle righe successive per riconoscere anche qui qualcosa di familiare. Ai grandi latifondi evocati da Bettini corrispondono oggi gruppi economici e sociali che agiscono in modo sempre più autarchico, perseguendo una logica del tutto svincolata dagli interessi della collettività e ai nuclei sociali che si formano dentro lo stato corrispondono non solo le lobbies che operano all’interno delle burocrazie statali, ma anche l’incorporazione nelle funzioni governamentali di intere categorie professionali, come in anni recenti è avvenuto per i medici .

Il libro di Bettini è del 1948. Nel 1971 usciva il libro di Roberto Vacca Il medioevo prossimo venturo, in cui l’autore prevedeva un’evoluzione catastrofica dei paesi più avanzati, che non sarebbero stati più in grado di risolvere i problemi legati alla produzione e distribuzione dell’energia, ai trasporti, all’approvvigionamento di acqua, allo smaltimento dei rifiuti e al trattamento dell’informazione. Se Vacca poteva scrivere che gli annunci di catastrofe imminenti erano in quegli anni così numerosi da aver prodotto a una vera e propria letteratura «rovinografica», oggi le previsioni apocalittiche, in particolare quelle legate al clima, si sono almeno raddoppiate. Anche se i disastri – come quelli prodotti all’energia nucleare – sono, se non probabili, certamente possibili – la degradazione dei sistemi in cui viviamo è pensabile senza che questa assuma necessariamente la forma di una catastrofe. Lo sfacelo politico, economico e spirituale dei paesi europei è, ad esempio, oggi evidente anche se essi continueranno per qualche tempo a sopravvivere. Come pensare allora l’avvento di un nuovo medioevo? In che modo l’astensionismo politico che vediamo intorno a noi potrà trasformarsi in un «anonimato popolare» capace di inventare nuove e anonime forme di espressione e di vita? E in che modo l’isolamento delle burocrazie statali e il diffondersi di potentati autarchici potrà preludere all’apparizione di fenomeni simili ai grandi monasteri, in cui l’esodo dalla società esistente produce nuove forme di comunità?

È certo che questo potrà avvenire solo se un numero inizialmente esiguo, ma crescente di individui saprà leggere nelle forme politiche che si dissolvono il presagio di nuove o più antiche forme di vita.

Giorgio Agamben


 
<< Inizio < Prec. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Pross. > Fine >>

Risultati 1 - 16 di 3888