27 Febbraio 2023 
Da Comedonchisciotte del 21-2-2023 (N.d.d.) Temo che dovremo tornare a parlare di insetti. Ed è proprio così che dovrebbe essere, perché ci sono troppe cose su cui ora non siamo d’accordo, molte di più di quando ci eravamo resi conto che non volevamo mangiare insetti. E questa è l’unica cosa su cui eravamo effettivamente tutti d’accordo e che fortunatamente non era stata censurata. Alcuni non erano d’accordo, probabilmente perché hanno un interesse personale nella produzione di grilli/vermi o perché pensano che la strage degli insetti possa in qualche modo compensare, per il bene del pianeta e/o dell’umanità o per entrambi, l’attuale ecatombe di mucche e polli. O forse per nessuno dei due. Non capisco il ragionamento di uccidere animali per salvare altri animali, perché è un po’ come fare la guerra per evitare la guerra e sappiamo come è sempre andata a finire. In ogni caso, guardate cosa fanno gli ipocriti del mondo. Proprio il mese scorso l’UE ha approvato la produzione di Alphitobius Diaperinus, una specie di coleottero comunemente noto come verme alimentare. Sospetto che abbiano sempre saputo, fin da quando avevano chiamato queste cose “vermi da pasto” [mealworms], che li avrebbero resi commestibili, ma forse è solo una coincidenza. (E prima che qualcuno si lanci in una lunga correzione descrittiva del termine “meal,” so bene che con “meal” si indica anche una sostanza macinata [e non solo l’atto del mangiare], ma ora sono alla disperata ricerca di qualcosa anche solo leggermente divertente in questo mondo orrendo e al diavolo chiunque voglia rovinare i miei flebili sforzi odierni). Dov’ero rimasta? Oh sì. Come larve commestibili, gli A. Diaperinus sono solo degli strani esseri biancastri con un sistema nervoso e tre serie di zampe. A dire il vero non so se abbiano un sistema nervoso o un cervello o se si contorcano. Dovrei informarmi, ma non ho voglia di farlo. Cosa diavolo dovrei sapere di questi maledetti insetti, oltre al fatto che non voglio mangiarli? Comunque, sono piccoli. E “sono” biancastri. Questo è tutto quello che so. Si sa che A. Diaperinus colonizza scroto dei ratti. (Le cose che si imparano da Wikipedia. Voglio dire, hanno anche altri habitat, ma questo mi ha colpita molto). Sono considerati parassiti diffusi a livello globale. Quindi, quale modo migliore per rendere tutti felici e risolvere la fame nel mondo, compresa l’eliminazione di piccoli insetti fastidiosi, se non quello di mangiarli? Sì. È tutto così semplice, non è vero?!?! Mi rendo conto che questo potrebbe essere una delusione per i topi, che potrebbero essersi abituati ad avere scroti popolati da esserini che si contorcono, ma in realtà… se si tratta di salvare il pianeta, dovranno semplicemente sacrificarsi come tutti gli altri… beh, tranne l’élite ovviamente. Non credo che la parola “sacrificio” sia presente nel loro lessico. Probabilmente ci ritengono degli ingrati, visti i loro erculei sforzi per costruire la loro idea di Utopia, ne sono sicura. E, a proposito di parole, vorrei sapere cosa ci fa la parola pannolino [diaper] nel secondo nome di Alphitobius Diaperinus. Forse si sono sbagliati. Di certo nel 2022 c’era stata una carenza di pannolini nel Regno Unito. Non sarà che l’avessero interpretata male e, invece di produrre più pannolini, avevano iniziato ad allevare gli A. Diaperinus? Oh Dio, non mi sorprenderebbe se lo facessero. Le cose che si fanno al giorno d’oggi grazie ad errori dei computer, algoritmi, interpretazioni errate e comunicazioni sbagliate… come le guerre mondiali, per esempio. È molto difficile fidarsi di “loro” ora. Sì, “loro”, chiunque essi siano, sono un po’ pazzi e abbastanza distaccati dalla realtà. E non potete neanche farglielo notare. Potremmo chiedere loro se per caso avevano iniziato a produrre vermi da pasto al posto dei pannolini, ma non funzionerebbe, come al solito. Questo li farebbe fremere e balbettare, il trauma emotivo sarebbe eccessivo, diventerebbero viola in faccia e scapperebbero gridando come pazzi. Ora lo sappiamo. Quindi non diciamo più nulla. È più facile, no?!? Certo che lo è. E, a proposito di follia, mentre scrivo, gli Stati Uniti hanno abbattuto quattro “oggetti volanti non identificati” nello spazio aereo statunitense e canadese. Quando questo articolo sarà pubblicato, tra qualche giorno, solo il cielo saprà a quali altri intrattenimenti saremo stati sottoposti. Non so gli altri, ma io, quando mi ero svegliata e avevo sentito la notizia del primo abbattimento avevo riso, riso e riso. E poi avevo riso ancora. Pallone spia? Sul serio? Una notizia veramente interessante, visto che i satelliti da lassù possono zoomare e sapere se questa settimana Zia Tilly si è rifatta la pedicure. Per l’amor del cielo! Forse questi palloncini possono spiare in qualche modo nuovo. Chi lo sa. Non c’è niente di meglio di una vecchia tecnologia resuscitata per contrastare le novità. Capita tutti i momenti. Ma forse non si tratta di un pallone spia…. Forse erano alieni, o avevano un carico di antrace o di testate nucleari, o stavano solo facendo pratica per abituarci ad abbattere qualcosa e a condurre operazioni militari nei nostri pacifici Paesi, pacifici fino ad ora grazie al Grande Reset…. O forse era solo una distrazione. Qualunque cosa fosse, è importante essere spaventati e fuori controllo. È questo il senso di tutto. Ora lo sappiamo. Dobbiamo solo dimenticare tutto quello che era successo la settimana scorsa e preoccuparci di quello che sta succedendo oggi. Questo è il nostro ruolo. Essere idioti di prima classe. In questo siamo veramente bravi. Ci siamo già dimenticati di Hunter Biden, del Russiagate, della lista di Epstein, delle rivelazioni di Pfizer, del deragliamento del treno in Oklahoma (e in Texas e nella Carolina del Sud), della perdita della libertà di parola e della censura e della carta d’identità universale e di tutti i tipi di scandali governativi e del fatto che un personaggio importante ha scritto un articolo appena pubblicato che sembra confermare che gli Stati Uniti hanno sabotato “il gasdotto” in Europa. Vedete, nel mondo reale una cosa del genere sarebbe considerata un atto di guerra, temo. E questo ci porterebbe alla Terza Guerra Mondiale e, naturalmente, per un atto del genere tutti odierebbero gli Americani, perché, a quanto pare, questo fa parte del programma per far crollare il mondo occidentale e tutto il resto. È quello che hanno decretato i gangster della finanza, suppongo, visto il casino in cui ci hanno messo. Abbiamo già dimenticato tutto. Non è vero? Guardate quei palloncini! Grazie al cielo la soglia di attenzione è breve. Altrimenti ci sarebbero troppe cose di cui avere paura. Sono solo un po’ preoccupata per i cosiddetti teorici della cospirazione. Molte delle loro affermazioni sono diventate realtà e quando il governo cercherà, in modo palese o nascosto, di farci credere che sono arrivati gli alieni i teorici della cospirazione non saranno d’accordo, perché sanno riconoscere una distrazione quando ne vedono una. Se ci pensate… quand’è che i teorici della cospirazione sono diventati i normali e i normali sono diventati i teorici della cospirazione? Le persone normali urleranno “sono gli alieni” e indosseranno tute da rischio biologico, cappelli di stagnola e mascherine, si conficcheranno aghi nelle braccia, macelleranno polli e si disinfetteranno gli occhi, mentre i teorici della cospirazione se ne staranno seduti con le braccia conserte dicendo: “No. Non ci credo.” Strano come vanno ora le cose. Oh beh… il nostro compito non è quello di chiederci il perché, il nostro compito è quello di respirare e morire, mangiare vermi dichiarati commestibili, avere paura, dimenticare la storia e tutto il resto. Almeno finché non avranno finito con questa cosa e potremo applaudire e/o fischiare e tornare a casa per una bella tazza di tè. Inoltre, dobbiamo salvare i vermi da pasto. Che cosa avranno mai fatto per meritare un simile destino? P.S. Se la Terza Guerra Mondiale dovesse scoppiare prima della pubblicazione di questo articolo mi spiacerebbe un po’ perché avrei potuto scrivere di qualcosa di diverso dagli insetti. Fino ad allora si tratterà di insetti. La prossima settimana potremmo parlare della triste e romantica condizione della Falena Luna durante il suo sviluppo larvale. Sylvia Shawcross (tradotto da Markus)
|
|
Ecco perché votiamo delle nullità |
|
|
|
25 Febbraio 2023 Da Comedonchisciotte del 22-2-2023 (N.d.d.) […]La gente è confusa, vive in una sorta di stato stuporoso dove gli eventi non sono più irreversibili, ma tutto pare possibile. Sugli schermi ha oramai visto di tutto, draghi che volano e sputano fuoco, nani che si contendono regni, mondi finti costruiti per ingannare un uomo e farne uno spettacolo televisivo, morti che tornano spesso e volentieri, universi paralleli, buchi neri che diventano portali per banalissimi altrove, alieni che diventano più comuni degli scarafaggi e con i nuovi mezzi tecnologici tutto sembra vero: è vero, nessuno lo smentisce, tutto può essere. Siamo stati davvero sulla Luna? Il documentario che lo nega pare convincente, ma anche la Nasa lo pare. E allora ci siamo stati o no? Ma, non lo so, forse ci siamo sia stati che non stati: tutte e due le cose sono vere. D’altra parte l gatto di Schroedinger non era morto e vivo allo stesso tempo? Einstein sorride e fa linguacce da centomila ritratti, gli risponde la Gioconda da un milione di vetrine, Andy Warhol apre scatolette di zuppa dai Simpson, Amadeus presenta San Remo. Siamo già in Matrix, la gente non ha più voglia di pensare, di vagliare, di decidere: troppo difficile, non sa più fare neanche i conti più semplici. Tutto va bene, tutto può essere, basta che un’autorità qualsiasi, fosse pure Bassetti, li rassicuri, dica loro cosa fare, cosa pensare cosa credere. Basta che le istruzioni arrivino subito sul telefonino. D’altra parte succede comunemente l’impensabile, la guerra scoppia in Europa, salta in aria il maggior gasdotto della Germania, la nazione è rovinata, ma i tedeschi non hanno nulla da dire in proposito, il governo tace. Chi è stato? Chissà. Forse Putin, forse gli alieni, forse un pallone cinese, ma la reazione è blanda, nessuno si meraviglia più di tanto, nessuno si scandalizza, normale amministrazione. Domani ci sarà il terremoto. Sì? Su quale canale? Immunizza il vaccino? Interrompe il contagio? Sì, certo, cioè no, guarda, non lo so, ma il dottore dice di farlo. Ma lo fai tu o il dottore? Penso che se i media cominciassero a raccontare con convinzione che la Von der Pfizer si è dimessa e al suo posto si è insediato Putin, che ora è diventato presidente della commissione, la gente si abituerebbe subito, non salterebbe sulle sedie, lo troverebbe in fondo “normale”, prima o poi doveva succedere. Ma Putin non era quel dittatore pazzo che uccideva i vicini di casa e li seppelliva nelle fosse comuni? Ma no, che dici, quello era Milosevic. Mi pare di ricordare che c’era qualche clausola negli accordi di Minsk che concedeva a Putin la presidenza dell’UE di lì a un anno se la guerra non finiva. Poi, se non fosse così, non starebbe in televisione, no? In un certo senso si potrebbe dire che alla fine delle fini, la ragione ultima per la quale gli elettori continuano a votare rappresentanti evidentemente indegni di fiducia, si può ridurre alla grande e crescente ignoranza su dove si trovano davvero, su come funziona la società in cui vivono, sostituita da una falsa rappresentazione di essa continuamente sostenuta dall’incessante propaganda che li mantiene all’interno in una confusa rappresentazione di ciò che non è. La vera realtà virtuale è quella nella quale viviamo. Per sapere se piove non guardiamo più la finestra, ce lo facciamo dire dalla televisione e da internet. E naturalmente piove solo se lo dicono loro. Chi abbia l’ardire di bagnarsi senza l’allerta verdolina della protezione civile è razzista, omofobo e figlio di Putin. Nestor Halak
|
|
Una classe dirigente incapace di comprendere |
|
|
|
23 Febbraio 2023 
Da Rassegna di Arianna del 21-2-2023 (N.d.d.) Borrell dice che ci sono gesti che distruggono il sistema di sicurezza internazionale. Credo sia l’unico a pensare che esista ancora qualcosa di simile. E mi piacerebbe pensare che lo dica per propaganda, e spero sia così, perché sarebbe tragico se lo credesse veramente. Avremmo uno sprovveduto, l’uomo sbagliato nel posto sbagliato. Spero che sia solo propaganda, e che sappiano dove stiamo andando, che siano coscienti che si sta creando un fronte enorme: il resto del mondo contro l’Occidente. Chi segue l’evoluzione in Africa sa come le potenze occidentali siano progressivamente estromesse, che tipo di legami e relazioni si stanno creando. La Francia è oramai un relitto del passato. In Asia oramai è chiaro a tutti che si tratta di liberarsi dai ricatti occidentali, di seguire una via di modernizzazione che conti il meno possibile sull’occidente. E in meno di dieci anni l’arma usata di continuo, le sanzioni, avranno valore zero, mentre si potrebbero invertire i ruoli. Non mi stupirei se in un futuro non troppo remoto fosse l’Europa ad essere sanzionata. Le nuove forme di cooperazione internazionale hanno il senso di costruire un mercato con crescenti margini di autonomia dall’Occidente. In Messico si nazionalizza il litio, il Brasile fa capire che, quale che sia il governo in carica, la direzione di politica estera non cambia, perché gli interessi nazionali restano gli stessi. La Cina probabilmente inizierà a mandare armi alla Russia. I cinesi sanno che un crollo o anche un eccesso di difficoltà per la Russia sarebbe un pericolo per loro. Da un lato sanno che una volta liquidata la Russia toccherebbe a loro, e molti negli USA premono per chiudere in un modo qualsiasi la partita con la Russia per volgersi verso la Cina. Gioco spuntato. La guerra in Ucraina ha chiarito alle due potenze asiatiche che insieme stanno e insieme cadono, almeno nel periodo dei prossimi decenni. Ma al di là di questo, una destabilizzazione asiatica come quella che vi sarebbe in caso di disgregazione della Federazione Russa sarebbe mortale per la Cina. Del resto, la disgregazione della Federazione Russa resta una pia illusione. Le sanzioni avrebbero dovuto fare crollare l’economia russa, avrebbero dovuto ridurre nel giro di settimane o mesi la sua capacità bellica, i più scemi credevano vi sarebbe stato un golpe filoccidentale e che Putin sarebbe stato estromesso. Tutte scemenze, farneticazioni. La realtà sta davanti a tutti. Sul lungo periodo favoriscono sviluppo interno e produzione nazionale, mentre il nostro PIL e i nostri risparmi ci salutano. Il problema vero è che la classe dirigente occidentale è stata tirata su a valori astratti e diritti universali, con l’idea che il mercato è il telos della storia. Una classe dirigente e diplomatica incapace di comprendere le dinamiche storiche, i vincoli, i processi irreversibili, che crede ancora di essere negli anni ‘90, quando l’Occidente credeva di avere in mano le chiavi della storia e di poter essere il gendarme del pianeta. Questi ancora hanno in mente le castronerie di Rawls sulle società liberali, quelle decenti e gli Stati fuorilegge. Scemenze che potevano avere un senso nel 1993 o 1999, ma che oggi sono foriere del disastro. Impediscono di leggere la storia, di capire ciò che accade. Il mondo sta andando in un’altra direzione. La questione aperta è come si arriverà a un nuovo sistema di sicurezza europeo e mondiale. Ci si può arrivare per la via del negoziato, che richiede una nuova concettualità, una diplomazia educata a comprendere il punto di vista degli altri, i movimenti storici, le costrizioni geopolitiche invece di rifarsi a schemi che il tempo ha usurato in breve. Oppure ci si arriverà con una tragedia immane. Perché nessuno può più perdere, e il rischio è che la posta si alzi sempre un po’. E per dirla con Stoltenberg: quando alzi la posta sai che non è a rischio zero. Vincenzo Costa
|
|
Rinuncia a qualunque sovranità monetaria |
|
|
|
21 Febbraio 2023 Da Comedonchisciotte del 18-2-2023 (N.d.d.) “Altrimenti avremmo creato una moneta, che invece non è stata creata” – furono le parole di Giancarlo Giorgetti appena nominato ministro del Mef in riferimento alla trasferibilità dei crediti fiscali – “E’ passata l’idea che il credito d’imposta sia sostanzialmente moneta ma non è così” – tenne ancora a precisare l’uomo di Draghi. Del resto Giorgetti non fece altro che portare avanti quella che era la priorità di Mario Draghi sul tema. Se, come si evince dalle sue parole e dottrina comanda, la possibilità di trasferire liberamente un credito fiscale, trasforma lo stesso in moneta sonante in mano alla gente, potete ben capire quanto tutto questo contribuisca a mettere a rischio il progetto predatorio dell’élite, che di tutto punto si fonda proprio sul rendere perennemente scarsa la moneta stessa. Insomma, emettere un credito fiscale in euro da parte dello Stato con il quale è concesso ristrutturare la propria abitazione, per non dire integrare il proprio stipendio e concederti la libertà di trasferirlo ad altri, equivale esattamente a metterti euro sul conto. Ovvero fare quel tanto desiderato deficit che i nostri governi si rifiutano di attuare da almeno tre decadi, la cui mancanza è stata la causa principale della completa devastazione della nostra economia. Parliamoci chiaro amici: indipendentemente dalla bontà o meno del tipo di spesa pubblica che viene finanziata attraverso i crediti fiscali, lo strumento è certamente un modo per consentire ai nostri governi di recuperare quella sovranità monetaria, alla quale in modo del tutto folle abbiamo deciso di rinunciare con l’entrata nell’euro. Ma, come ben sappiamo, un conto sono le promesse che i nostri politici ci professano quando sono all’opposizione, altro invece è quello che mettono in pratica dopo che hanno raggiunto la poltrona di governo. In questo, non si distingue certamente nemmeno Giorgia Meloni – benché negli anni di opposizione la “pasionaria della Garbatella” si nutrisse di ogni specie di Sovranità a colazione, pranzo e cena – oggi che ha preso dimora a Palazzo Chigi, l’ha tolta completamente dal suo menù preferito. È il caso della ferma decisione che il suo governo ha preso in Consiglio dei ministri, imponendo uno stop totale alla cessione del credito e allo sconto in fattura per i nuovi interventi di ristrutturazione edilizia e adeguamento energetico. L’introduzione della norma nel decreto legge n. 11 del 16 febbraio 2023, approvato dal Consiglio dei ministri, per molti che hanno creduto in questo governo è stata una sorpresa. Non per il sottoscritto e per tutti coloro che non credendo più alle favole, hanno già da tempo identificato l’attuale governo come un vero e proprio Draghi-bis. “Dovevamo intervenire, si rischiava un buco enorme”, ha sottolineato la premier Giorgia Meloni collegata da casa causa influenza, senza nascondere il proprio rammarico per la decisione. Ballano 110 miliardi, si tratta di tre manovre finanziarie, occorre imporre uno stop, il ragionamento. “C’è qualcuno – ha osservato la premier secondo quanto apprende l’AGI – che è andato in giro dicendo che si potevano ristrutturare gratis i condomini, ma è stata una follia”. Il riferimento era all’ex presidente del Consiglio e ora presidente M5s, Giuseppe Conte. “Dobbiamo spiegarlo agli italiani, la colpa non è certo nostra”, ha rimarcato Meloni ricordando anche gli interventi in merito dell’ex premier Draghi. Come vedete, pur avendo oggi responsabilità di governo, Giorgia Meloni continua a far campagna politica sulla pelle degli italiani. Si tenta di giustificare una deliberata scelta di rinuncia alla sovranità monetaria, attribuendo colpe all’avversario politico di turno, facendo credere alla gente che il provvedimento preso sia estremamente necessario, mentre al contrario ben sappiamo che in tema di materia economico-monetaria non trova alcuna ragione di esistere. Ancora più dure sono state le parole del ministro della Difesa Crosetto: “Se non interveniamo – la sua tesi in Cdm – si rischiano conseguenze sui mercati finanziari”. Perché – il ‘refrain’ del ministro dell’Economia Giorgetti in Consiglio dei ministri – “si rischia di far morire lo Stato”. Le solite balle, quella dei mercati che comandano e la morte dello Stato. Certo, i nostri politici hanno fatto morire da anni il nostro sistema economico e, su questo, i numeri della devastazione in corso non lasciano spazio a dubbi. Ma se vogliamo ribadire il concetto, è proprio la rinuncia alla sovranità monetaria stessa che ci porta alla morte e come un cieco che guida alle sette di sera sul raccordo anulare romano, anche Giorgia Meloni ha voluto mettere la parola fine a questa possibilità di recuperare almeno in parte. E se ancora non bastasse a chiarire chi c’è dietro a questo provvedimento, ecco la confessione finale di Giorgetti, che nel difenderne la bontà, ha citato le parole dell’ex presidente del Consiglio Mario Draghi: “Comprendo la posizione delle imprese ma mi permetto di citare una persona di cui ho molta stima e con cui ho fatto il ministro, che disse che il problema non è il superbonus ma sono i meccanismi di cessione disegnati senza discrimine e discernimento. Vorrei puntualizzare che non tocchiamo il Superbonus, interveniamo sulla cessione dei crediti d’imposta che ammontano direi a 110 miliardi, questo è l’ordine di grandezza che deve essere gestito, l’obiettivo è dare la possibilità di gestirlo”. Più chiaro di così! Quindi il problema non è il Superbonus – e lo dico soprattutto per i molti che ci seguono ed hanno spesso tuonato contro questa misura – ma la trasferibilità dei crediti fiscali, ovvero la possibilità di farli diventare moneta a tutti gli effetti. Quindi conclusione, chi avvantaggerà questa misura fiscale così come l’ha riprogrammata Giorgia Meloni? Semplice, avvantaggerà i grandi gruppi immobiliari, i quali disponendo di ingenti capacità di reddito possono facilmente abbattere i crediti fiscali maturati dalle loro tasse e continuare indisturbati a rinnovare i loro immobili a spese nostre, stante il fatto che tutta la manovra viene effettuata sempre all’interno delle famigerate regole europee. Ne trarranno beneficio anche i grossi rivenditori di materiale edile che hanno la capacità finanziaria di poter servire i grandi gruppi appena citati. Insomma, il format è sempre lo stesso, affamare la maggioranza e concentrare sempre più ricchezza in poche mani, non si sbaglia! A dare fiato a coloro che avevano introdotto il Superbonus c.d. 110%, ci ha pensato il direttore del dipartimento statistiche sulla finanza pubblica di Eurostat, Luca Ascoli, nel corso del suo intervento di ieri in commissione finanze del Senato, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli strumenti di incentivazione fiscale con particolare riferimento ai crediti d’imposta: “per Eurostat il Superbonus c.d. 110% non è debito pubblico. L’impatto è invece sul deficit e prescinde dalla classificazione del credito come pagabile o non pagabile, da cui deriva solo il collocamento temporale della spesa” L’intervento di Luca Ascoli, direttore del dipartimento statistiche sulla finanza pubblica dell’ente statistico comunitario cita la pubblicazione dell’aggiornamento del manuale Eurostat sul disavanzo e sul debito pubblico. Affermare che la spesa pubblica effettuata tramite l’emissione di certificati di credito fiscale incide sul deficit ma non sul debito pubblico, quando ben sappiamo che il debito pubblico rappresenta la somma dei deficit annuali, ci lascia interdetti e ci rende pienamente coscienti di quanta confusione regni nelle stanze di chi si arroga il diritto di dirigerci. Detto questo, l’avventata affermazione di Ascoli, a livello dottrinale una cosa però ce la certifica, ovvero che lo Stato può tranquillamente finanziarsi senza emettere titoli del debito pubblico, semplicemente emettendo certificati di credito fiscale che di fatto rappresentano una pura e semplice emissione monetaria. Infine, concedetemi di riportarvi l’amarezza personale di constatare che, ironia della sorte, è proprio con il partito di Fratelli d’Italia al governo – ovvero il partito a cui appartiene il Senatore Andrea de Bertoldi, che tanto si è speso con il “gruppo della moneta fiscale” per sviluppare lo strumento dei tax-credit – a mettere la parola fine alla trasferibilità dei crediti fiscali stessi. Questa ultima considerazione, oltre all’amarezza personale, è l’ennesima prova che il nostro paese e le nostre vite sono gestite attraverso il pilota automatico in mano al “Potere”, al quale i nostri rappresentanti politici, nessuno escluso, si allineano per puro interesse personale. Fabio Bonciani
|
|
20 Febbraio 2023 All' incirca tra la fine di gennaio e i primi giorni del presente mese di febbraio è successo un evento di portata non indifferente ,evento di cui tuttavia si è fatto poco rumore e poco parlare nell' informazione dei media: il "down" dei due portali di posta elettronica maggiormente diffusi in Italia,con una utenza superiore ai 10 milioni di fruitori e che ha lasciato "a secco" di email più o meno importanti non solo privati cittadini ma professionisti ,imprenditore e un gran numero di aziende provocando guai e difficoltà di non poco conto,tanto che un assicuratore di mia conoscenza mi ha confessato di aver sfiorato l' esaurimento nervoso,essendo il suo lavoro impossibile senza l' uso delle comunicazioni via Internet e via email. Analoghi problemi su siti di varia natura(anche istituzionale,vedi l' attacco hacker alla Regione Lazio dell' estate 2021) sia dovuti a fattori esterni(hackeraggio per vari scopi,tra cui quello estorsivo) sia strutturali interni ad esempio per "bug" sistemici non sono una novità nell' ultimo periodo,tuttavia il "baco di sistema" che ha colpito i due portali di posta elettronica ha una particolarità nuova: a differenza di altri casi analoghi non si è risolto in una manciata di ore o al massimo in un paio di giorni ma ha lasciato "a terra" l' utenza, è durato oltre una settimana: gli ultimi a vedersi ripristinata la casella hanno dovuto aspettare almeno otto se non nove giorni. Episodi simili dovrebbero portarci a riflettere sulla vulnerabilità dei sistemi che sono venuti a crearsi nella società postindustriale e postmoderna,trasformandola in una geometria frattale ipercomplessa di cui l' infrastruttura informatica e digitale non è nient' altro che una singola parte di un tutto il quale tende a ripetersi attraverso altre e numerose scale: vien da chiedersi,non scevri da una certa angoscia,che sarebbe potuto succedere se altri e ben più severi "bachi sistemici" avessero colpito infrastrutture ben più importanti rispetto ad un portale di messaggistica e se il bug stesso avesse ad esempio provocato un effetto domino a cascata su macroscala: in un mondo e in una società totalmente dipendenti e dall' energia elettrica e dall' intelligenza artificiale e dall' informatica-tra loro connesse ed interconnesse come una trinità laica-gli effetti sarebbero stati catastrofici. Un conto è un blocco di social network limitato nel tempo e nello spazio a poche ore e ad un' area geografica periferica,altra musica sarebbe un blocco esteso a sistemi informatici ben più importanti e ben più estesi sulla superficie terrestre: la nostra quotidianità ormai si basa tutta su uno smartphone ,sulle app,sul cloud,su un apparentemente magico tocco di un dito su uno schermo il quale ci permette di usare il bancomat,la carta di credito,in certi casi estremi financo di aprire porte e finestre da remoto a cento chilometri di distanza:e se tutto questo per una fesseria qualsiasi o una forza esterna un giorno andasse in tilt per più di qualche ora,per giorni interi e non solo su scala italiana?. Già immagino le obiezioni: ecco,il solito pippone neoluddista da strapazzo,da terrapiattista antisviluppista ,la solita retorica d' accatto da falso ambientalista radicale o radical-chic. Nulla di tutto ciò! Tanto per iniziare porsi questi quesiti e ragionare sui limiti della tecnologia e dei suoi rapporti con l' uomo non è per nulla da neoluddista o da falso ambientalista d' accatto: più che lecito ragionare sui limiti(dal latino "limes",confine) e sul "metron" ,cioè sul senso della misura che nella filosofia greca delle origini significava la consapevolezza di poter governare se stessi conoscendo una linea precisa di confine da non superare e tutto ciò potremmo applicarlo benissimo al nostro rapporto con lo sviluppo tecnico chiedendoci dove sia situata la linea di confine tra il governare i processi della tecnica ed essere governati dalla tecnica. La tecnica va benissimo quando io ne ho il controllo,non quando mi faccio controllare. La seconda questione ci fa ritornare ancora una volta sui sistemi complessi bene analizzati dallo statunitense Joseph Tainter nel suo saggio " Collasso delle società complesse",scritto 25 anni fa ma attualissimo: Tainter spiega come ad ogni aumento della complessità sistemica corrisponda la parcellizzazione del lavoro,suddividendo il sistema in una pletora di specialisti che si focalizzano su un singolo elemento anziché sulla visione totale. Ne consegue,aggiungiamo noi,il trionfo della visione meccanicistica quando invece il tutto è inserito in una dimensione ontologicamente olistica. E infatti lo stesso Tainter ci dice come in molti disastri d' origine strutturale l' origine sia dovuta al cedimento "imprevisto" di singoli pezzi la cui importanza era addirittura "ignorata" dagli ingegneri stessi,forse troppo concentrati sulla singola "parte" gestita da specialisti anziché sulla somma totale delle componenti. Infine un altro studioso non proprio neoluddista,il matematico John Casti,nel suo saggio "Evento X"(2012) ha paragonato il sistema complesso postmoderno al "più grande castello di carte della Storia" tale da essere scompaginato da un singolo "starnuto". Alle solite: che fare? Anzitutto non considerare un tabù l' argomento e discuterne apertamente, perché i dubbi elencati sono ragionevoli ,legittimi e chi li pone non deve cadere nelle accuse di essere "antiprogressista","antisviluppista" o etichettato con simili espressioni.Quindi pensare,elaborare alcune eventuali soluzioni che secondo Casti e altri studiosi potrebbero essere due: -Rendere il sistema ancora più complesso con programmi di I.A. in grado di "anticipare" eventuali collassi sistemici ; -Rendere il sistema meno complesso e di conseguenza maggiormente gestibile. Ritengo che l' opzione 1 sia un modo elegante di dare maggior metri di corda a chi vuole impiccarsi,in quanto un sistema ancora più complesso non solo ne aumenta la vulnerabilità e la parcellizzazione meccanicista coi rischi annessi e connessi ma nemmeno risolve il problema in sé avendo visto come i maggiori crolli strutturali avvengono per ragioni e motivi sconosciute ai progettisti stessi: come farebbe un progettista a programmare un qualcosa che neppure conosce? L'opzione 2 è invece largamente fattibile seppur scomoda,perchè significherebbe mettere in discussione il sistema stesso e porsi molte domande e quesiti nonchè raggiungere una consapevolezza ancora ben lontana e interrogarsi,come già scritto,sul nostro rapporto con la tecnica e sul senso del "metron" e del limite. Significherebbe mettere in discussione molti degli elementi di imponta illuministica e razionale che ci accompagnano da almeno poco più di due secoli,da quando cioè è in auge l' attuale modello di sviluppo. C'è solo da augurarsi che la complessità intrinseca del sistema prima o poi faccia aumentare la consapevolezza verso una richiesta di semplificazione volontaria del sistema stesso basato sul limite e sulla misura. Simone Torresani
|
|
|