Ogni azione conterà doppio |
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4 Gennaio 2025 Da Rassegna di Arianna del 3-1-2025 (N.d.d.) Ieri, stando ai resoconti di stamane, sono stati uccisi 63 civili palestinesi dall'esercito israeliano. Nelle ultime 72 ore risultano morti di stenti e freddo 7 bambini nelle "safety zones" palestinesi. Ah, dimenticavo, buon anno a tutti. Il primo impulso oggi sarebbe di dire che mi vergogno di essere italiano ed europeo. Ma francamente, oltre ad appartenere al novero delle dichiarazioni sterilmente patetiche, si tratterebbe di una proposizione profondamente ingiusta. Perché significherebbe lasciare alle nostre attuali classi dirigenti la titolarità di presentarsi come eredi di una storia e di una cultura grandi, di una storia e una cultura che essi ignorano e disprezzano. No, l'unica cosa di cui credo sia giusto provare davvero vergogna è di vivere in un protettorato americano, guidato da una classe politica (con destra o sinistra perfettamente equivalenti) composta di servi di bottega, di lacchè senza dignità, disponibili a svendere ogni briciola del proprio paese, del proprio popolo, della propria storia pur di mantenersi in sella per qualche mese in più, pur di godere delle genuflessioni untuose di greggi mediatici dipendenti dai medesimi padroni. C'è chi dice che la classe politica agisce così perché cerca di preservare il benessere del proprio paese pur sotto condizioni di oggettivo ricatto. Solo che queste sono semplicemente balle autogiustificatorie. Ogni mese che passa, ogni decisione autolesionista che viene infilata come perline, una dietro l'altra, porta l'Europa, e l'Italia, come vaso di coccio tra vasi di latta, ad indebolirsi ulteriormente. E quanto più questa cessione di sovranità e indipendenza procede, tanto minore sarà il potere contrattuale per poter resistere alla pressione successiva. L'Europa che si è consegnata mani e piedi alle forniture energetiche americane si è evirata con le proprie mani. Poteva resistere, poteva capire, poteva negoziare, ma non lo ha fatto. E non lo ha fatto perché le sue classi dirigenti sono composte in misure bilanciate di imbecilli e di venduti, cioè di gente che pensa sul serio di vivere nel migliore dei mondi possibili (il giardino liberaldemocratico) e di gente il cui sogno esistenziale sarebbe di vendersi la Sicilia per un appartamento a Manhattan. Ma visto che è l'inizio di un nuovo anno, cerchiamo di scorgere qualcosa di buono in questo disastro umano e civile. Ecco, l'elemento amaramente positivo di questa situazione è che il processo di decomposizione occidentale ha preso un passo accelerato, gli scricchiolii aumentano di frequenza come accade tipicamente nelle fasi che preludono ai crolli. Pensiamo solo a quel non banale dettaglio che è la sorte dell'ideologia del diritto. L'Occidente ha prodotto come sua principale sovrastruttura autogiustificativa globale l'idea di essere l'alfiere del Diritto contro la Volontà soggettiva: i "diritti umani", il "diritto internazionale", il "diritto di proprietà", il "sistema fondato sulle regole", ecc. Negli ultimi 4 anni ogni parvenza in questo senso si è dissolta come neve al sole. Non che in precedenza davvero i "diritti umani" potessero essere compatibili, per dire, con 600.000 morti in Iraq per "liberarli dalla dittatura". Ma la frequenza delle violazioni più manifeste era tale da consentire di dissimularle, di annegarle in altro notiziame brado di varia umanità. Ma cose come la complicità con l'eccidio palestinese in corso da parte degli eredi di Erode superano ogni livello di dissimulabilità: sono uno schiaffo in faccia ad ogni parvenza di umanità, sono una vergogna che rimarrà nella storia. Similmente, ma su un piano differente, il rispetto sacrale della proprietà legittima è stata parte della struttura di diritto portante dell'Occidente. Può piacere o non piacere, ma l'idea di un diritto inscalfibile conferiva comunque una dimensione di affidabilità e non arbitrarietà al sistema occidentale. Anche questo si è dissolto nello spazio di un mattino, dapprima congelando conti correnti a contestatori politici, poi sequestrando beni di cittadini privati (russi), bloccando fondi finanziari in transito, cedendo gli interessi su quei fondi a entità statali terze, ed infine appropriandosi definitivamente di questi fondi stessi (unico passo su cui c'è ancora qualche resistenza in Europa). In un paio d’anni tutto il patrimonio secolare di affidabilità delle istituzioni finanziarie occidentali è finito giù per lo scarico. O ancora, l'Occidente si è fatto vanto per lungo tempo di essere il luogo della libertà d'opinione e di parola. Ma anche qui, in tempi rapidissimi si è passati dalla persecuzione di Assange, alla chiusura di siti e pagine sgraditi, alla rimozione delle emittenti internazionali non allineate dalle piattaforme comunicative, all'arresto pretestuoso di Pavel Durov, patron dell'unico social riottoso ai desiderata della NSA, ai decreti censori del Digital Services Act, alla serena accettazione che l'ultimo anno abbia segnato il record di uccisioni di giornalisti sul campo, ecc. ecc. La lista dei segni di collasso potrebbe continuare a lungo. Molto semplicemente, l'ideologia autogiustificativa dell'Occidente ha perduto in brevissimo tempo, all'interno ma soprattutto all'esterno, ogni credibilità, e ciò lascia campo libero al puro e semplice esercizio della forza. Ma quando si arriva al piano della forza, l'Occidente non ha più poi tante carte da giocare: le risorse naturali e demografiche lo vedono perdente, mentre il primato tecnologico non è più così netto (e verso alcuni paesi extraoccidentali non c'è proprio più). Dunque qual è la buona novella di questo inizio d'anno? Ecco credo che la buona notizia sia soltanto una: la parabola del lungo tramonto dell'Occidente ha subito una brusca accelerazione, la stagnazione senza sbocco sta giungendo a conclusione, tempi nuovi sono alle porte. Come la storia del termine "apocalisse" ricorda, lo svelamento del nuovo tende ad avere caratteri cruenti, dunque l'avvento dei tempi nuovi non è una buona notizia per chi vive con agio il presente e brama solo una sua serena prosecuzione. Ma per tutti gli altri, si apre la stagione in cui ogni azione conterà doppio, la stagione in cui si gettano i semi dell'epoca a venire. Andrea Zhok
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3 Gennaio 2025 Da Rassegna di Arianna dell’1-1-2025 (N.d.d.) Apprendo in questo momento che nella sera del 31 dicembre scorso l'On. Gianni Alemanno già Ministro di questa fatiscente Repubblica e già Sindaco di Roma, è stato tratto in arresto e condotto nel carcere di Rebibbia dove ha trascorso il Capodanno e dove tuttora si trova. La motivazione è che l'On. Gianni Alemanno avrebbe disatteso gli obblighi relativi all'affidamento ai servizi sociali. Avrebbe, cioè, violato al massimo qualche limitazione oraria. Il provvedimento del Tribunale di Sorveglianza di Roma è stato adottato "in via d'urgenza". Dio solo sa quale sarebbe l'urgenza per disporre l'arresto nella sera di Capodanno di un cittadino che, in più, nel caso dell'On. Gianni Alemanno, riflette una sua notorietà e dunque una sua "controllabilità" che non giustifica l'ingiusto provvedimento e non giustifica soprattutto la sua asserita "urgenza". L'On. Gianni Alemanno, gravato di una condanna a 22 mesi di reclusione, si era giovato dell'affidamento in prova come prevede la legge. Peraltro, per quanto io conosca la vicenda giudiziaria, le pene non superiori a tre anni non comportano automaticamente la privazione della libertà personale. Mi riferisco alla famosa e benemerita legge "Simeone". Quando la "giustizia" perde il senso di sé stessa, si tramuta in gratuita violenza e lascia supporre in controluce la compiacenza a non ben definiti "poteri". Ritengo, infatti, che questo inusitato e ingiustificato arresto di Gianni Alemanno sia determinato da ragioni strumentalmente e squallidamente politiche connesse al Movimento politico "Indipendenza" da lui creato e promosso, in forte e costante crescita, che si propone come suoi scopi prioritari la cessazione delle ostilità in Ucraina e in Medio Oriente, la condanna politica dello Stato di Israele per il genocidio in corso a Gaza e in altri territori palestinesi abusivamente occupati da Israele, l'uscita dell'Italia dalla NATO, dall'euro e dall'Unione europea, il ritorno a un vero Stato sociale in difesa dei lavoratori e delle ragioni del lavoro. Un progetto politico, dunque, diametralmente opposto all'attuale politica interna ed estera del governo. Chi vuole, seguendo la logica, può ben immaginare dove si trovi la mano che muove i fili. Mi auguro che venga al più presto fatta vera giustizia per Gianni Alemanno al quale manifesto la mia convinta e affettuosa solidarietà in questo momento per lui molto difficile ma che egli, con la sua forza d'animo e il suo carattere, saprà ben superare e diventare più forte di prima. Faccio appello all'onestà intellettuale di tutti affinché tutti condannino questa ingiustizia e si associno, con una parola o un gesto, alla solidarietà che si deve a Gianni Alemanno e a chiunque altri viene riservata questa "giustizia". Per chiarezza faccio presente che non faccio parte del Movimento politico "Indipendenza". Augusto Sinagra
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1 Gennaio 2025 Come nulla fosse, Crisanti, in un alterco in tv contro Cerno, ha detto che anche il vaccino antipolio aveva rischi nocivi. Crisanti e quelli del suo lignaggio, cioè la maggioranza degli esperti da copertina e degli italiani da divano, passano così sopra i cadaveri veri e gli umiliati in vita, che la loro menzogna del “vaccino sicuro”, ha provocato. Menzogna non solitaria, s’intende. Il treno che le trasporta è lungo, più di quanto sia stata la artefatta pandemia, e corre ancora sui binari del dolore materiale e spirituale di molti di noi. È stata questa banale e ovvia ammissione di Crisanti, finora sempre omessa, negata e occultata dalla propaganda, a generare quelli che il sistema ha poi chiamato novax. Nient’altro che una schiatta di persone consapevoli che – da ben prima che il vaccino inutile alla prevenzione del covid ci piombasse addosso – tutti i vaccini, anche quelli degni di fare parte della categoria, hanno in sé un potenziale tossico e/o letale. Non solo. Le consapevolezze sui vaccini implicano anche prendere le distanze dal loro duplice senso oltraggioso. In quanto, niente di similare al vaccino è previsto dalla natura; e in quanto si ritiene che, a partire dalla donazione del sangue, l’assunzione di elementari medicine, fino ai trapianti chirurgici, siano scelte che comportano la riduzione del potere del sistema immunitario (o una forte, eccessiva reazione) e quindi l’indebolimento della prole e della specie, come anche la procreazione consanguinea ha evidenziato. È stata in questa mancanza di rispetto l’epicentro dello sconquasso sociale imposto agli italiani, misto alla criminalizzazione e alla sottrazione dello stipendio, per una parte di questi. Un epilogo giusto, secondo gli esperti, i giornalisti e le istituzioni nei confronti di coloro che hanno adottato un comportamento differente da quello governativamente preteso. E anche non abbastanza, visto che i novax avrebbero dovuto morire nelle più atroci sofferenze e via con una lunga striscia dei peggiori auguri che un uomo possa concepire per il suo prossimo di idea differente. Tutti i vaccini hanno in sé controindicazioni anche gravi, permanenti e di morte. Quelli sperimentali a maggior ragione. Bastava riconoscere che era questa consapevolezza che dettava ai novax di disattendere l’ordine costituito insignito di verità. Nulla del grave scontro dogmatico-scientista-sociale si sarebbe verificato. Nulla in corsivo, in quanto tutto quanto è stato fatto in merito al covid aveva in sé il potere di scatenare una guerra civile. Trieste: idranti su inermi; Draghi: se non ti vaccini ti ammali muori; Mattarella: vaccinarsi è un dovere civile; ipocrisia: perché se era così non è stato reso obbligatorio?; divanista1, quello per sostenere la sua parte arriva a dire: “quello di Draghi era solo uno slogan”; divanista2, dopo una vita al culto della specializzazione, quale punto ineguagliabile della conoscenza: “ho consultato medici di fiducia, mi hanno detto di vaccinarmi”. È stata proprio la propaganda del “vaccino sicuro” che ha unito ed arroccato chi sapeva che non poteva esserlo, chi è stato umiliato da lapidazioni verbali d’ogni stirpe, come se il vero scopo del discorso governativo non fosse stato altro che chi non vuole sottomettersi poi vede. Discorso proseguito e alimentato a ogni apparizione dai saccenti, pedanti e terrifici moniti degli esperti, specializzati, politici, capi di governo e di stato. Ed ora, Crisanti raggiunge il picco. Per difendersi ammette le controindicazioni dei vaccini e, ne sono certo, lui e quelli come lui dichiareranno che l’avevano sempre detto, come hanno fatto in merito all’inefficacia del vaccino nei confronti della prevenzione dalla malattia. Fine della puntata. Restiamo in attesa del prossimo picco. Lorenzo Merlo
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Per una pulizia del linguaggio |
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30 Dicembre 2024 Da Appelloalpopolo del 27-12-2024 (N.d.d.) Mainstream: anglismo inutile. Meglio usare il termine “sistema”; rende bene l’idea di un insieme di persone organizzate, con ruoli diversi che condividono l’interesse a mantenere vivo il globalismo. Bisogna quindi dire “i media del sistema”, “i telegiornali del sistema” e così via. Liberismo: sostituire con “globalismo”. Concettualmente i due termini possono non coincidere, perché nei secoli antecedenti a quello attuale è esistito un liberismo non globalista, ma nel XXI secolo le due cose si sovrappongono. Il sostantivo “liberismo” trae la propria radice dal termine “libero” che, per sua stessa natura, implica un’accezione positiva nella mente del pubblico. Magnate (o tycoon): sostituire con “oligarca”, specialmente quando si parla di proprietari di intere multinazionali. Il termine “imprenditore” è inadatto perché non soltanto possiede una coloritura positiva (“colui che dà vita a un’impresa”) ma non rende l’idea della dimensione economica del magnate stesso, ossia non distingue tra il proprietario di una piccola fabbrica di gazzosa dall’amministratore delegato di una multinazionale che fattura più del PIL di intere nazioni. Soft power: anglismo inutile; anche se la traduzione immediata sarebbe “potere morbido” in italiano è corretto renderlo come “potere culturale” perché in termini pratici fa leva, appunto, su aspetti culturali anche non strettamente politici, ma domestici e di costume. Wishful thinking: anglismo eccessivo, da eliminare; esiste da decenni il termine italiano “pio desiderio” che è anche molto più efficace. Poteri forti: termine da evitare, stupido e assolutamente superfluo. O si sta parlando di lorsignori che hanno in mano il denaro, quindi occorre riutilizzare il termine “oligarchi” (grandi gruppi bancari, multinazionali informatiche), o si sta parlando di persone che non possiedono denaro e che avrebbero però il potere di manovrare le masse e gli oligarchi stessi, nel qual caso si sta semplicemente discutendo di qualcosa che non può avere un nome perché non esiste. Stato profondo: locuzione obbrobriosa da sostituire immediatamente con “apparati dello stato” se stiamo parlando di servizi segreti, strutture militari, magistratura corrotta e affini. Se stiamo parlando di loro e degli oligarchi che li manovrano perché li corrompono, tornare alle terminologie separate “oligarchi” e “apparati dello stato” o al massimo citare istituzioni specifiche: quelle esistono eccome, non ci si sbaglia. Complottismo – teoria del complotto: dipende in quale circostanza si usa il termine. Tenuto presente che ha un’accezione pesantemente negativa e legata a false ricostruzioni, bisogna escludere categoricamente il termine quando si parla di sé stessi (“sono un complottista…”) e al limite etichettare con questa parola gli avversari, tipo quando sostengono senza prove che elezioni in Georgia e Romania del 2024 siano state truccate dai Russi. Fake news: anglismo inutile, sostituire con “bufale” che sono anche più offensive nei confronti di chi li sostiene. Terrapiattismo: eliminare completamente l’uso della parola. I sostenitori della terra piatta esistevano già negli anni ‘70 e ‘80 ma si trattava di minoranze tanto esigue da passare inosservate. Il termine “terrapiattismo” è stato diffuso ad arte dai social americani per assegnare questa etichetta a chiunque sostenga una tesi antioccidentale e squalificare chi parla. Non abbiamo bisogno di un sostantivo del genere. Terrorismo: si consiglia l’uso del sostantivo solo quando è tecnicamente corretto farlo, ossia per indicare un’organizzazione privata armata che, per ottenere i propri scopi, colpisce obiettivi civili. Attribuire il termine a chiunque commetta un crimine fa perdere la forza al termine stesso. Se si vuole etichettare in senso negativo un politico o uno stato guerrafondaio conviene vertere sul termine “bandito”, è più adatto. Ne deriva che le sue azioni potranno essere squalificate come atti di banditismo. Diritto: usare la parola solo quando si parla di diritti sociali. Il lavoro è un diritto, la casa è un diritto, il salario è un diritto, la pensione è un diritto, la mobilità è un diritto, la scuola è un diritto, la sanità è un diritto. Evitare il termine per altre buffonate che il sistema ci spaccia come diritti. Le leggi internazionali, per esempio, possono essere un costrutto congegnale solo alle superpotenze e in questi casi l’uso del temine diventa sbagliato e fuorviante; più che di “diritto internazionale”, infatti, è corretto parlare di “normative internazionali”, locuzione che fa già intendere – per la sua stessa formulazione – che il loro contenuto potrebbe essere opinabile. Sovranismo: è l’argomento più controverso di tutti, perché il movimento sovranista nasce con l’intento di restituire la sovranità di stabilire le leggi al popolo, attraverso gli strumenti delle istituzioni democratiche, e addirittura in casi extra-italiani nasce in ambiti politici di sinistra (si veda il Suoverainisme francese. Se il Fronte Sovranista Italiano cambia il nome in Riconquistare l’Italia vi sono precisi motivi storici: il sostantivo infatti viene plagiato da partiti di centro-destra, incapaci da sempre di sviluppare una simbolistica propria, e su tutti i vocabolari della lingua italiana purtroppo oggi il termine indica il populismo di destra. Anche se la parola non è tecnicamente coincidente, si può parlare di “indipendentismo italiano”, fermo restando che l’emancipazione da una struttura sovranazionale non è la stessa cosa dell’indipendenza da una realtà statuale, né dal punto di vista giuridico né sotto il profilo storico. Tuttavia “indipendentismo”, usato in maniera forbita, può svolgere il ruolo di termine succedaneo. Redazione di Riconquistare l’Italia
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Mistificazione sistematica |
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28 Dicembre 2024 Da Comedonchisciotte del 26-12-2024 (N.d.d.) La tendenza a etichettare come teoria del complotto qualsiasi perplessità venga espressa nei confronti delle versioni ufficiali non è l’effetto di superficialità o di casuali fraintendimenti, bensì rappresenta l’esigenza di difendere ad oltranza il mito secondo cui gli apparati del cosiddetto Stato potrebbero derogare dalla legalità soltanto attraverso preventive quanto complesse cospirazioni. In realtà la stessa nozione di Stato è molto labile e incerta, dato che nei fatti il potere scavalca le distinzioni giuridiche e risulta trasversale tra il pubblico e il privato, e soprattutto tra la legalità e l’illegalità. La mistificazione è talmente strutturale al sistema che non c’è nulla di necessariamente pianificato nel fatto che un potere in difficoltà ricorra pretestuosamente alle emergenze in generale ed all’emergenza terrorismo in particolare, poiché quest’ultima è la più facile da attuare e gestire. Il terrorismo è così salutare per il potere in ogni suo grado e in ciascuna sua articolazione, che gli attentati possono essere il risultato di iniziative di singoli funzionari, perciò tutto può procedere per fatti compiuti e successivi adattamenti degli apparati a un familiare e rassicurante meccanismo emergenziale. Nel finale di questo 2024 il governo tedesco ha dovuto ammettere ufficialmente che l’economia è in recessione, e per un paese come la Germania ciò comporta effetti traumatici sul piano del prestigio interno e internazionale. Era meglio evitare di parlare di fallimenti industriali e dare invece al governo altri argomenti su cui creare pathos. Magari un attentato islamico risultava troppo banale e scontato, perciò qualcuno ha escogitato la trovata dell’attentato anti-islamico. Il presunto attentatore sarebbe un medico psichiatra, un immigrato di origine saudita, islamofobo, anti-immigrati e simpatizzante dell’AFD, o almeno così risulta dal suo sito. Ma l’AFD smentisce qualsiasi contatto. Questa è la disciplina teutonica: i neonazisti e gli anti-immigrati sono infatti scesi in piazza a protestare per bloccare e respingere l’immigrazione; i democratici progressisti potranno scendere in piazza a protestare contro l’islamofobia del simpatizzante AFD; i moderati potranno fare appello al governo per gestire il casino; il dominio vedrà rinforzato, appunto, il suo ruolo protettivo e soccorrevole. L’importante è che un potere screditato dal collasso della produzione industriale abbia potuto recuperare un ruolo assumendosi la missione di restaurare l’ordine violato. Dieci anni fa si parlava di “Quarto Reich”, di una Germania che colonizzava la zona euro imponendole le sue austere regole di bilancio. Oggi ci ritroviamo invece una “Germanietta” con un governucolo guidato da un quaquaraquà come Scholz, che non riuscirebbe a farsi prendere sul serio neppure dal suo usciere. A questo punto risulta un po’ difficile continuare a sostenere la recita dell’Italietta spendacciona che sarebbe costretta suo malgrado a stringere la cinghia dall’austera Germania. A qualche malpensante potrebbe sorgere il dubbio che in tutti questi anni l’oligarchia nostrana si sia nascosta dietro la Germania per attuare un’austerità che va inevitabilmente a favore della concentrazione della ricchezza. Contrariamente a ciò che si fa credere, quasi mai l’austerità ha comportato una diminuzione della spesa pubblica, bensì si è tradotta soprattutto in una stretta fiscale, particolarmente pressante sulle imposte indirette. Dal 1996 al 2021 le accise sulla benzina sono state aumentate sei volte da governi del centrodestra (i governi anti-tasse?!), due volte da governi di centrosinistra e tre volte dal governo Monti, cioè quello considerato “austero” per antonomasia. Il termine moralistico “austerità” si traduce appunto in aumento delle imposte indirette, cioè maggiore tassazione sui contribuenti poveri. Le accise sui carburanti rappresentano un caso evidente di spremitura fiscale dei più poveri, tassati anche per potersi trasferire al posto di lavoro, e inoltre privati di potere d’acquisto, con effetto di caduta della domanda. Come tutti i “liberisti”, in Argentina Milei è diventato presidente in base alla promessa di diminuire le tasse e allo slogan che le tasse sono un furto. Sennonché, come tutti i “liberisti”, ha fatto esattamente il contrario, cioè ha aumentato le tasse trasferendo il maggior prelievo fiscale sulle imposte indirette e in particolare sui carburanti. La stessa politica di austerità che abbiamo visto attuata da Monti, la sta facendo oggi Xavier Milei in Argentina, tanto da diventare il beniamino del Fondo Monetario Internazionale, cioè la maggiore lobby della finanza globalista. Se si rendono le persone talmente povere da non poter comprare nulla, è ovvio che l’inflazione diminuisca. Chi perde lavoro e salario a causa della recessione economica, non può farsene nulla della diminuzione dell’inflazione, mentre questa invece avvantaggia le banche e i fondi di investimento, che evitano di vedersi svalutare i propri crediti. La stranezza è che dieci anni fa le destre si atteggiavano a sovraniste e sparlavano di Monti, che era la loro bestia nera, mentre invece piaceva ai quotidiani di “sinistra” come “Repubblica”. Adesso invece ad Atreju le destre stravedono per Milei e fingono di prendere sul serio il suo slogan secondo cui le tasse sono un furto. In base al solito gioco delle parti, ora le “sinistre” assumono la posa di storcere il naso e magari qualcuno dirà pure che le tasse sono belle e vanno pagate con gioia, così la commedia è completa. I media considerano di “sinistra” solo quelli che non si accorgono che il mitico “liberismo” è solo uno slogan per nascondere l’aumento delle tasse ai poveri. Per capire l’entità della mistificazione, basterebbe comparare lo spazio enorme che i media riservano alle frasi vuote e ad effetto come quella sulle tasse-furto, rispetto allo spazio infimo che invece concedono alle notizie concrete sull’aumento delle imposte indirette. Con una nuova operazione pubblicitaria, cambiando testimonial (dal sobrio loden di Monti alle basette da tamarro di Milei) si riesce a vendere lo stesso identico prodotto di marca FMI: l’austerità, cioè l’aumento della tassazione sui più poveri. Si attribuisce spesso la vittoria di Milei alla particolare situazione argentina, dove esiste una fascia d’opinione pubblica ideologicamente ostile al peronismo, considerato populista e sprecone, e disposta ad abbracciare chiunque pur di liberarsene. Ovviamente la mitologia peronista è una cosa mentre la realtà è un’altra, dato che il presidente peronista Carlos Menem fece le stesse identiche cose che sta facendo Milei. Ma è pur vero che esistono avversioni ideologiche su basi puramente simboliche, che prescindono totalmente dai dati di fatto; in Italia abbiamo visto il Matteo Renzi agli esordi conquistarsi consensi sparlando di Bertinotti e D’Alema, personaggi a cui la destra attribuisce una simbolica valenza ostile nonostante la loro innocuità. Nel caso di Milei però è evidente che il personaggio è stato confezionato specificamente in chiave pubblicitaria per una platea internazionale. Il personaggio Milei rientra nella categoria dei Mastro Lindo, e infatti è anche lui provvisto del suo bravo simbolo fallico (la motosega). Comidad
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Fulminati sulla via di Damasco |
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25 Dicembre 2024 Da Rassegna di Arianna del 23-12-2024 (N.d.d.) Ci risiamo. Il copione si ripete puntualmente, con tutti i suoi errori e noi incuranti, nonostante le lezioni del passato. Da svariati decenni, l’Occidente, la Nato, gli Stati Uniti e al loro seguito l’Europa e l’Italia esultano per la caduta del dittatore, e sotto sotto tifano, se non sostengono, direttamente o indirettamente, il rovesciamento armato del potere. Vedono nella caduta del regime autoritario un trionfo della democrazia, dei diritti, della libertà. Poi, dopo il dittatore arriva il Califfato jihadista o comunque lo Stato islamico, arrivano i fanatici dell’Islam, fino a ieri definiti terroristi, e scoppia la lotta sanguinosa tra le fazioni. Dall’autocrazia alla teocrazia. Accadde in Iraq al tempo di Saddam Hussein, poi in Libia al tempo di Gheddafi, ora in Siria al tempo di Assad, nonostante i rassicuranti preliminari. E cito solo i casi più famosi: ricorderete l’esultanza occidentale per la primavera araba nei Paesi del Maghreb dove furono abbattuti regimi autocratici e paternalistici e poi arrivarono al loro posto i fanatici della Fratellanza Islamica, le violenze e l’instabilità dell’area? Dall’Algeria alla Tunisia e all’Egitto, e non solo. Intanto prendeva corpo l’Isis e la minaccia terroristica sbarcava in Europa, a colpi di stragi e agguati. Lo stesso errore di giudizio compiamo nei confronti dell’Iran, da decenni accusato di fomentare il terrorismo, senza renderci conto che la matrice del terrorismo, da Al Qaeda all’Isis, passando per tanti gruppi e assassini solitari, è quasi tutta nell’islamismo sunnita, mentre l’Iran è sciita. Da decenni, almeno dall’Afghanistan in poi, l’Occidente arma e sostiene fanatici per abbattere altri regimi che considera nemici, potenziando orde di nemici più feroci. L’ignoranza geopolitica e geoculturale produce alle volte brutti scherzi. Il grado di inimicizia lo misuriamo con parametri sbagliati. Una dittatura è un inaccettabile passo indietro per una democrazia e per uno stato di diritto; ma è un passo avanti rispetto alla sharia e al jihad, la guerra santa islamica. Bisogna sempre fare paragoni per capire se si sta facendo un passo avanti o indietro, capire i soggetti in campo e le alternative. In quei contesti, le dittature, pur cruente, sono stati regimi di modernizzazione autoritaria e di transizione militare, argini rispetto ai regimi fondamentalisti e integralisti. Non si possono usare i paradigmi della storia d’occidente in Africa, in Asia o in Medio Oriente. Perché poi finiamo con l’ammazzare, come disse Churchill, “il porco sbagliato”, e colpire un male minore e circoscritto aprendo la strada al male maggiore ed espansivo. Infatti quei regimi autocratici avevano un carattere prevalentemente nazionalistico ed erano impegnati dentro i propri confini, non cercavano alleanze espansionistiche e guerre sante. Lo stato islamico, invece, si allarga al di fuori dei confini nazionali, si collega alla fratellanza islamica, vuole espandersi e cerca alleanze per conquistare e convertire, e si pone in antagonismo radicale con l’Occidente miscredente, sia esso ateo che cristiano. E la Siria ora passa sotto l’area d’influenza di un’autocrazia d’ispirazione islamica, come la Turchia di Erdogan. Naturalmente la speranza è che una volta al potere i terroristi di ieri diventino illuminati e moderati e vengano tenuti a freno dall’alleato Erdogan che perlomeno ha senso della realtà. Ma visti i precedenti in Iraq, in Libia e negli altri paesi arabi, non c’è da nutrire molta fiducia. Nel frattempo Israele bombardava anche la Siria col sostegno americano. Tira una brutta aria nel mondo, che ha coinciso, guarda caso, con l’amministrazione dem di Biden negli Stati Uniti. Troppi focolai di guerra, troppi fronti aperti, troppi colpi di stato striscianti, troppa intermittenza nel giudicare le tornate elettorali: se vincono i partiti e i leader graditi agli Stati Uniti sono valide e corrette, se vincono quelli graditi alla Russia o ad altre potenze non sono valide e sono truccate. I tentativi di manipolazione e le interferenze sono probabili, ma da ambo i versanti. Popoli europei come i romeni perdono la loro sovranità popolare, premessa alla perdita della sovranità politica e nazionale, se divergono nel voto dalle Direttive Generali imposte dai Comandi. In Occidente provano a mandare fuori strada i leader e i movimenti non allineati con le inchieste giudiziarie, le criminalizzazioni, i cordoni sanitari e le campagne mediatiche, come è il caso ora di Marine Le Pen; altrove si spingono a modificare o respingere i verdetti elettorali o addirittura ispirano golpe, eliminazioni e reclutano classi dirigenti asservite. Tutto questo, oltre ad alterare il quadro di molti paesi e a interferire pesantemente sul diritto all’autodeterminazione dei popoli, produce effetti deleteri sulla scacchiera internazionale: esaspera gli antagonismi, arma, coalizza e ingrossa schieramenti ostili, genera controffensive e controstrategie d’infiltrazione coloniale, chiama in causa e risveglia potenze finora dormienti. Non bastava quel che sta succedendo tra Israele, Palestina, Libano e in tutto il Medio Oriente, o in Corea, in Ucraina e adesso in Romania, cioè in Europa; ora è di turno anche la Siria; nei quattro anni di amministrazione interventista americana, il quadro mondiale è stato violentemente scosso, fino a diventare incandescente, la tensione con la Russia e l’Iran è salita alle stelle, il rapporto con i Brics si è fatto più spinoso e il rischio di una guerra mondiale è cresciuto enormemente. Troppi arsenali atomici sono in fibrillazione. E noi dovremmo esultare perché il dittatore Assad è caduto e hanno vinto i terroristi jihadisti… Quanti cervelli fulminati sulla via di Damasco… Marcello Veneziani
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