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L'Europa è finita? PDF Stampa E-mail

6 Settembre 2024

 Da Rassegna di Arianna del 5-9-2024 (N.d.d.)

L’altro giorno, a seguito degli avvenimenti elettorali recenti che però sono solo l’epifenomeno visibile e concreto di un sottostante più complesso, riprendendo analoga domanda formulata qualche mese fa, ci domandavamo: “Siete sicuri che da qui all’anno prossimo avremo ancora l’euro e l’UE come la conosciamo?”.

Mario Draghi ha anticipato i risultati del suo Rapporto sulla competitività europea al Parlamento europeo, anticipando il giudizio finale con cui accompagnerà la presentazione ufficiale la prossima settimana: “Per chiudere vorrei dirvi una cosa: se non si fanno queste riforme, se non si interviene seguendo questa direzione, l’Europa è finita. Lo ripeto: è finita.” I contenuti del Rapporto che si presenterebbe come ultima grande e profonda possibilità di riformare l’UE, sarebbero: il ritardo nella capacità di innovazione, l’aumento dei prezzi dell’energia, la mancanza di manodopera specializzata, la necessità di accelerare rapidamente il processo di digitalizzazione e di rafforzare urgentemente le capacità di difesa comune dell’Europa. Riforme che poi arriverebbero a toccare anche la forma istituzionale stessa dell’UE, tipo il rapporto decisionale tra Commissione e Parlamento. Riforme, a detta dello stesso Draghi: rapide e senza precedenti.

In genere, ma conoscendo il punto di vista specifico di Draghi rispetto queste questioni, le riforme costano ovvero a parte le difficoltà insite nei contenuti e nelle forme del progetto riformista “ampio, rapido e profondo”, c’è da considerare che tutto ciò arriverà a proporre anche nuove, necessarie, forme di debito comune, altrimenti nulla di tutto ciò potrà esser fatto. Stante le analisi fatte sulla situazione politica, economica e sociale soprattutto in Germania ma anche in Francia, ma ce ne è anche una più ampia e non meno preoccupante che riguarda l’estensione massima del subcontinente (asse Nord-Sud ed Est-Ovest) dei 27, la forza e lo spessore di leader come Scholz e Macron, questo implicito “più Europa” che va decisamente contro sia le aspettative del FN in Francia e di AfD in Germania e al netto sia di perturbazioni esterne (Trump) che di senso realista (quanto tempo è necessario per avere questo tipo di riforme coordinate e costose che diano concreti risultati?), le chance concrete del progetto Draghi sono semplicemente nulle.

Naturalmente sarà una fine più o meno rallentata, negata, ostinatamente post-posta e quanto più s’allungherà il brodo tanto peggio sarà per tutti noi. Poiché il nostro stupido non è e tutto ciò lo sa meglio di me che scrivo e voi che leggete, quale altro progetto di UE 2.0 o qualcosa di simile, si sta pensando per il dopo? Con chi? In che termini? Sono tempi complessi e penso che politicamente, chi ha l’intelligenza per farlo, dovrebbe riflettere in profondo su come affrontare il futuro. Qualcuno gioirà all’idea di un collasso dell’attuale UE, qualcun altro sta già pensando al dopo, probabilmente ad un UE 2.0 (senza l’euro, ad esempio), i più non sanno nulla di cosa sta succedendo o potrà succedere, siamo tutti -in genere- troppo schiacciati sull’attualità e carenti di visione complessiva. Saranno tempi difficili e l’evidente sotto-dotazione culturale che c’è in Europa, a vari livelli ed a cominciare ad esempio dagli intellettuali, non dà grandi speranze. Quindi, consiglio anche chi potrà trarre qualche soddisfazione da questa inclinazione pessimista sul futuro dell’attuale Unione europea a riflettere meglio. Se sarà “si chiude una porta e si apre un portone” o un “dalla padella alla brace”, dipenderà da molti fattori, alcuni di caratura internazionale (USA, Cina, Russia, BRICS etc.). Tuttavia riflettere con maggiore serietà e competenza sul tipo di futuro non solo auspicabile, ma praticabile, dovrebbe essere priorità di tutti noi. Per evitare, come diceva Gunther Anders, che il mondo continui a cambiare ma senza di noi.

Pierluigi Fagan

 
Germania in movimento PDF Stampa E-mail

3 Settembre 2024

 Da Rassegna di Arianna del 2-9-2024 (N.d.d.)

Se ce ne fosse l'intelligenza e la forza,  i risultati delle elezioni regionali tedesche in Turingia e Sassonia potrebbero essere occasione per contrattaccare, in Germania come nel resto d'Europa, innanzitutto sul piano del linguaggio: questo al fine di spazzare via la mistificazione retorica, il veleno ideologico, l'occultamento delle contraddizioni reali che il neoliberalismo mette in atto attraverso l'utilizzo della diade destra-sinistra.

Tutto ciò che la casta atlantista-globalista definisce in queste ore "vittoria dell'estrema destra", infatti, non è stato altro che la sconfitta del partito della guerra, che è altresì il partito dell'aggressione al ceto medio e dello svuotamento di ogni sovranità popolare. La classe dirigente tedesca, insomma, dovrà in un modo o nell'altro fare i conti con la valenza autolesionistica e anti-nazionale del suo asservimento agli Stati Uniti. Palesi menzogne propagandistiche come "se vince in Ucraina, Putin non si fermerà" - pronunciate per giustificare l'innesco di una guerra devastante in Europa - vengono oggi rigettate dalla stragrande maggioranza dell'opinione pubblica. Oltre al 30% ottenuto da AfD, fra i risultati di questa tornata regionale tedesca va segnalato il tracollo della SPD e della Linke ma, soprattutto, quello dei Verdi che sono divenuti negli ultimi anni la più fanaticamente bellicista formazione del paese: in Turingia, coloro che si definiscono difensori dell'ambiente e sostengono l'industria delle armi, non arrivano neppure alla soglia di sbarramento e restano fuori dall'assemblea del Lander.

Ma il dato più importante - giacché non avente analogie con altri paesi europei - consta del fatto che, col 15%, il BSW di Sarah Wagenknecht si candidi oggi a diventare il terzo partito tedesco. In sostanza, un partito di formazione marxista è riuscito a intercettare il voto popolare con un programma che va apertamente contro TUTTI i punti che costituiscono l'attuale agenda dell'Unione Europea: la continuazione della guerra, l'austerità economica, il biosecuritarismo pandemico, l'ambientalismo rivolto contro il ceto medio, il deregolazionismo dei flussi migratori. Il punto, adesso, è capire se questo parziale smottamento elettorale sia destinato a essere un fenomeno transitorio o se sussista, invece, l'occasione per un cambiamento politico reale.

Per saperlo, il tempo dovrà chiarire tre aspetti: 1) Per quanto riguarda sia AdF che BSW, bisognerà verificare se davvero queste formazioni saranno pronte o meno a sabotare l'istituzione antidemocratica chiamata Unione Europea al fine di perseguirne il dissolvimento, per lasciare poi spazio a un'area di scambio e cooperazione composta da democrazie costituzionali e sovrane. 2) Per quanto riguarda la sola AdF, essa avrà la necessità di oltrepassare almeno parzialmente la sua impostazione ideologica liberale arrivando a comprendere - come già molto vagamente accennato nel suo programma - che il contrasto all'Unione Europea parte innanzitutto da una politica incentrata sul welfare e sull'aumento della spesa pubblica. 3) Per quanto riguarda la sola BSW, bisognerà vedere se Wagenknecht e soci sapranno comprendere - non dico a breve, ma entro un arco di tempo ragionevole - la necessità di coalizzarsi con AdF. In questo passaggio storico, non ci si può più permettere alcun adeguamento alle categorie linguistiche del nemico quali "destra" e "sinistra". Al contrario, in Germania come teoricamente anche in Italia, è urgente puntare a una coalizione patriottica per salvare la democrazia costituzionale e salvare il proprio paese dalla follia guerrafondaia.

Riccardo Paccosi

 
Israele alle strette PDF Stampa E-mail

1 Settembre 2024

 Da Rassegna di Arianna del 31-8-2024 (N.d.d.)

La guerra apertamente ed oscenamente genocida che Israele sta conducendo a Gaza sta minando la comunità dalle fondamenta. Tralasciando l'aspetto militare che per Israele è davvero tragico, quello cui abbiamo assistito in questi 8 mesi è lo smantellamento di parte del paese sia dal punto di vista demografico che di quello economico.  Dal 7 ottobre scorso 46.000 attività sono state chiuse e l'economia è crollata del 20%. La previsione degli economisti israeliani è che per fine 2024 altre 60.000 attività chiuderanno; ma si tratta di previsioni, plausibili, vediamo i fatti.

Questi i dati riportati dal periodico israeliano Maariv e sono dati ufficiali. La crisi attraversa molti settori dell'economia. Innanzitutto colpisce le piccole attività, quelle fino a 5 dipendenti: il 77% delle attività chiuse, circa 35.000, appartengono a questa categoria. La fuga in massa di israeliani verso l'estero seguita agli attacchi del 7 ottobre ha colpito duramente il settore immobiliare. Questo ha trascinato con se l'indotto: ceramica, materiali da costruzione, mobilio, alluminio, condizionatori ecc. Del terziario sono stati fortemente colpiti ovviamente i trasporti, ma anche la moda, l'industria del divertimento ed il turismo che è sceso in maniera drammatica. Ricordiamo che l'autorità portuale di Eilat, unico approdo di Israele sul Mar Rosso dove arrivano le merci provenienti dall'Asia, ha dichiarato bancarotta. La chiusura dello stretto di Bab el-Mandeb da parte dello Yemen, efficace al di là degli sforzi militari dei paesi occidentali fin ora del tutto inutili, ha comportato un'immediata diminuzione dell'85% del volume di merci in arrivo. Questo già alla fine del 2023, tanto che il 7 luglio scorso Gideon Golbert, l'amministratore del porto, ha dichiarato alla Knesset che di fatto per 8 mesi il porto è stato inattivo e non ci sono ingressi economici. L'occidente non è riuscito a trovare rimedi e quindi dopo mesi in cui lo Yemen ha mantenuta salda la volontà di sanzionare Israele per il genocidio in corso a Gaza, l'autorità portuale di Eilat ha dichiarato fallimento.

Questo va ricordato: lo Yemen con la chiusura dello stretto di Bab el-Mandeb sta sanzionando uno stato che sta commettendo una miriade di crimini di guerra, di violazioni del diritto umanitario e di trattati, il tutto per commettere un genocidio dichiarato dai propri ministri. Dopo aver visto USA e paesi del G7 sanzionare altre nazioni, sempre del sud globale, con pretesti assurdi o palesemente falsi, il che è un atto di guerra, per la prima volta assistiamo a delle sanzioni poste da un paese del sud globale a danni di uno stato, Israele, che sta commettendo un genocidio (quindi una buona ragione) e anche ai suoi alleati occidentali. Il fatto che questo eroico paese, cioè lo Yemen, abbia sfidato l'intero occidente e che quest'ultimo non ci abbia potuto fare ancora niente, la dice lunga sull'avanzamento tecnologico che questi stati hanno avuto in termini militari.

Se il porto di Eilat è stato strangolato dal blocco dello stretto di Bab el-Mandeb, i tre porti sul mediterraneo vengono presi di mira sia dallo Yemen che dall'Iraq, complicando ulteriormente le cose. A subire un duro colpo poi è stata l'agricoltura che si concentra soprattutto al sud del paese, cioè vicino a Gaza, e a nord, vicino ad Hezbollah, che sta portando avanti un deciso e consapevole attacco all'economia israeliana. Le due principali zone agricole del paese quindi sono state dichiarate zone di guerra con decine di migliaia di persone che hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni e ora sono ospitate in alberghi e campano di sussidi, oppure se ne tornano nei paesi occidentali da cui provengono. Soprattutto al nord il problema è molto serio: ci sono stime che parlano di 100.000 sfollati in totale. Il 10 luglio scorso Hassan Nasrallah, grande capo di Hezbollah, ha dichiarato che l'obiettivo di indebolire l'economia di Israele è stato raggiunto.

Israele, militarmente, è già in serissima difficoltà a Gaza e sta affrontando perdite cui non è abituato, in uomini e soprattutto mezzi; affrontare la milizia libanese potrebbe scuotere lo stato ebraico dalle fondamenta. Lo sforzo bellico sarebbe del tutto deleterio per l'economia e la getterebbe in un abisso, stando alle parole di Yoel Amir, CEO dell'Israeli information service and credit risk management firm, ente che si occupa di rischi di impresa insieme alla federazione delle camere di commercio.

Un altro aspetto è fondamentale: quello della fuga dei coloni. Sappiamo che circa 500.000 persone hanno lasciato il paese nei primi tre mesi del conflitto. I cittadini israeliani vengono da Europa, America del nord, Australia, nazioni di cui sono cittadini. Paesi in cui hanno vissuto prima di provare l'ebrezza dell'avventura coloniale. L'ebrezza di presentarsi in una terra meravigliosa, da perfetto straniero, ed ottenere, in quanto professante una religione, la casa di un palestinese che è stato previamente cacciato. Ecco, questa gente fino a quando ha potuto combattere contro civili indifesi, come nelle precedenti intifada, quando i palestinesi combattevano con le pietre e poi con qualche mitra, ancora ci stava, ma ora i nemici hanno ben altre armi e lo stesso vale per i loro alleati. La voglia di andare a beneficiare di un regime di apartheid a danno di un'altra popolazione, ridotta in schiavitù, inizia a venire meno se ti tocca combattere e morire davvero o se non puoi più vivere tranquillamente perché stavolta la guerra raggiunge anche te. Così, mentre i palestinesi in quella terra ci sono nati e cresciuti e non hanno un altro posto dove andare, i coloni ebrei occidentali sì, e infatti se ne vanno. Se in oltre 500.000 hanno lasciato il paese nei primi tre mesi di guerra c'è da scommettere che i dati attuali siano ben peggiori. E queste sono pessime notizie per il governo fascista di Israele.

Francesco Corrado

 
Dissociazione cognitiva di massa PDF Stampa E-mail

30 Agosto 2024 

 Da Comedonchisciotte del 26-8-2024 (N.d.d.)

Il nostro tempo è caratterizzato da una complessità mai vissuta prima nella storia dell’umanità. Il mondo, e le sue infinite realtà, ci pervadono ogni giorno attraverso media e Internet, un flusso ininterrotto di notizie che ci coinvolgono direttamente o indirettamente e che devono, almeno in buona parte, essere decodificate e recepite nel modo più veritiero; solo questo ci può permettere di sviluppare una visione delle cose lucida e consapevole. E qui inizia il problema, forse il problema più grande; ormai è un dato di fatto incontestabile: l’informazione istituzionale, a tutti i livelli, è totalmente manipolata e funzionale ai poteri dominanti che, oggi più che mai, hanno una natura sovranazionale e obiettivi che nulla hanno a che vedere con l’interesse e la tutela dei Popoli. Stiamo, inoltre, assistendo a un incredibile e sfrontato aumento del livello di censura, soprattutto nei social e nei canali internet in genere, essendo questi ultimi l’unica alternativa alla squalificata e squalificante informazione mainstream.

Sorprende vedere come la massa accetti tutto questo senza nessun tipo di reazione né di sentita indignazione e in questo possiamo iniziare a intravedere  quello che in molti ritengono la grande anomalia del nostro tempo: la strana, irrazionale e limitante apatia con conseguente calo cognitivo delle popolazioni; in particolare intendiamo focalizzarci su quelle occidentali, europee e soprattutto nazionali che paiono particolarmente attenzionate in quanto rappresentano forse l’ultimo baluardo culturale da superare per raggiungere il potere assoluto. Poteri finanziari e multinazionali hanno ridotto il mondo come il loro giardino di casa; pongono e predispongono le loro trame costantemente ma lo devono e lo possono fare solo con il consenso delle masse perché noi siamo in tanti e loro sono pochi, molto pochi. Da qui la loro strategia si basa su alcuni punti fondamentali: depotenziare le capacità cognitive delle persone, condizionare la loro mente con informazioni e metodi comunicativi manipolatori e fuorvianti funzionali all’accettazione inconscia dei loro piani e, in ultimo, di un costante e multilaterale tentativo, sottile ma fortemente invasivo, di dividerci, di impedire le formazioni di comunità che si possano organizzare e imporsi come ostacolo ai loro progetti di dominio.

Il punto di svolta è rappresentato dall’avvio della pandemia; dal suo apparire in poi, abbiamo visto questi fenomeni crescere in modo esponenziale: tutti i media a sostenere maniacalmente le teorie sulla natura dell’epidemia, della sua evoluzione (vedi varianti) e, soprattutto, sull’imposizione dei cosiddetti vaccini, tappa fondamentale di arrivo del progetto pandemico, perché di un progetto pianificato si è trattato. Analizziamo il processo folle e palesemente irrazionale di quel periodo: un coronavirus, peraltro avevamo già trattato lo stesso genere di virus nel 2003, viene pubblicizzato come un virus sconosciuto di cui non si hanno cure; con il terrore che ci infondono, ci costringono ad assurdi lockdown; non ci curano !!!!!! Non si è mai visto, nella storia della medicina, che persone malate non vengono curate premeditatamente. Questo ovviamente causa una serie infinita di morti e sofferenze inaudite a persone che arrivavano all’ospedale in condizioni critiche perché non curate, in quanto “tachipirina e vigile attesa” non si può considerare certo una cura. Iniziano a comparire le prime testimonianze di medici e specialisti coraggiosi che, andando oltre le regole, seguivano i loro pazienti e li curavano; ebbene, invece di ascoltare le loro esperienze e farne tesoro, venivano invitati nei talk show per essere ridicolizzati e trattati come ciarlatani. Pazzesco! I Premi Nobel venivano oscurati, privati di qualsiasi apparizione pubblica e continuamente delegittimati da altri medici, servi del sistema, e liquidati come vecchi “rincoglioniti”; queste erano le basi che hanno impedito un reale e costruttivo confronto scientifico. Non possiamo esimerci, inoltre, dal sottolineare la violenza e l’acredine con cui hanno scatenato una guerra ai cosiddetti no-vax; e qui iniziamo a vedere come la tecnica del divide et impera viene attuata in tutta la sua più smaccata evidenza. Ultima tappa di questo calvario sociale si è attuata con l’imposizione (di fatto) vaccinale e con il coronamento finale dell’istituzione del green pass, strumento con il quale hanno commesso i più grandi crimini contro i diritti costituzionali dei cittadini, anche se, quasi sin dall’inizio, ne avevano verificato non solo l’inutilità, ma addirittura la sua propensione ad aumentare la possibilità di contagio. A questo punto, possiamo fare una prima riflessione: senza bisogno di essere degli esperti scienziati, ma solo con un po’ di informazione alternativa e un minimo di buonsenso, come potevamo non accorgerci tutti della criminale malafede e inaffidabilità del sistema e delle sue istituzioni? Eppure, oggi, per l’ignavia di milioni di italiani, si parla di nuovo di programmi di vaccinazione. In Europa addirittura sta per essere varata la nuova tessera vaccinale europea in simbiosi con l’OMS che ha perfino tentato di far passare una legge che le dava potere decisionale assoluto su tutte le nazioni in caso di nuove pandemie; OMS, peraltro, ben rappresentato dal suo presidente (si invita il lettore a documentarsi sulla sua biografia).

Passiamo ora al successivo evento di importanza planetaria: la guerra in Ucraina. Anche qui assistiamo all’imposizione di un nuovo pensiero unico basato su una grottescamente falsa narrazione funzionale alla criminale propaganda atlantista tesa a coprire i veri responsabili delle cause che hanno portato all’attuale e più che preoccupante evento bellico. La tecnica è sempre quella: censurare i canali di informazione non allineati, criminalizzare chi ha visioni diverse dal pensiero unico dominante, falsificare la natura degli eventi e delle motivazioni politiche russe. Con messaggi semplici e slogan immediati tipo “c’è un invasore e un invaso” (sarebbe più giusto definirlo invasato), si comincia a manipolare le menti dei meno informati. E qui vediamo l’inaccettabile posizione della stragrande maggioranza dei cittadini italiani indifferenti e incapaci di rendersi conto dei terribili rischi che corriamo permettendo questa criminale politica occidentale, espressione dei veri aggressori (l’invasione dei territori russi intorno a Kursk ne sono una palese testimonianza).

Mi preme citare, tra gli eventi di importanza planetaria, il Genocidio di Gaza, una vera e propria manifestazione del male assoluto dove violenza, crudeltà, cinismo, razzismo e alienazione mentale hanno toccato vertici impossibili da superare; anche qui, è necessario sottolineare la reazione quasi indifferente del mondo a queste inaccettabili atrocità. La propaganda sionista si manifesta con una contraddizione di fondo palese quanto inaccettabile: vittime dell’Olocausto, oggi, stanno perpetrando lo stesso identico crimine ma, nella narrazione mediatica, riescono a confondere gran parte delle menti dell’opinione pubblica facendosi passare da colpevoli criminali a vittime.

È di questi giorni la propaganda in corso alle elezioni per la presidenza degli Stati Uniti; vedere masse intere adoranti di personaggi ambigui e altri palesemente squalificati con evidenti deficit cognitivi fanno mettere in dubbio anche una minima capacità di raziocinio di queste persone. Il fenomeno incredibile è: come può la mente di tante persone non prendere atto della verità dei fatti, ma soprattutto come può aver raggiunto un livello di disumanizzazione tale da non inorridire e indignarsi davanti a tanta ingiustizia e tanta sofferenza? Indifferenza, apatia, egoismo, superficialità, amoralità, utilitarismo, irrazionalità sembrano le caratteristiche fondanti che delineano la personalità dell’uomo del terzo millennio. Questi eventi sono sufficienti per comprendere gli effetti devastanti di poteri globali atlantisti e guerrafondai che hanno il palese scopo di sottomettere i propri popoli perseguendo ostinatamente un controllo unipolare del mondo. Gli strumenti che hanno a disposizione sono potentissimi e fortemente invasivi e hanno come fine ultimo l’alienazione delle masse. I risultati sono evidenti a tutti gli osservatori più attenti: stiamo assistendo ad una atomizzazione della società dove vengono sistematicamente disgregati tutti i principali punti di riferimento, etici, sociali e politici, che sono il fondamento di una comunità sociale civile e cooperativa.

Un globalismo unilaterale, plasmato da poteri finanziari sovranazionali che utilizzano il braccio armato statunitense e il dogma della competizione neoliberale, sta azzerando il potere sovrano degli stati, eliminando qualsiasi valore che non sia funzionale al libero-scambismo dei Mercati, e dissolvendo qualsiasi principio etico e perfino religioso. Tutto questo provoca un fenomeno antropologico che toglie alla mente delle persone la capacità di un pensiero critico autonomo, toglie il libero arbitrio, toglie l’anima. In che modo possiamo reagire a questo processo involutivo? Solo in un modo: prendere atto del problema e cominciare a ricostruire le nostre relazioni, a tessere di nuovo i legami sociali e comunitari che superino le divisioni, le tifoserie politiche, le barriere religiose, gli interessi di parte e cominciare a dialogare. Dobbiamo finalmente diventare una grande immensa comunità planetaria immune dal delirio di onnipotenza di alcuni pazzi paranoici; un mondo infinitamente migliore è possibile, ma: o ci salviamo tutti o non si salva nessuno.

L’Umanità si trova oggi nel momento più difficile della sua esistenza, si trova a un bivio decisivo: trovare una dimensione etica che dia valore alla persona in quanto tale, quindi al ripristino di quei valori universali e spirituali imprescindibili per una vita di senso, o precipitare in un vortice senza controllo del nichilismo materialista che raggiungerà la sua apoteosi attraverso lo scientismo, il capitalismo del controllo e il sempre più debordante transumanesimo. A noi sta la scelta.

Tiziano Tanari 

 
Logica di guerra totale PDF Stampa E-mail

28 Agosto 2024

 Da Rassegna di Arianna del 25-8-2024 (N.d.d.)

Sulla questione Durov/Telegram, il punto focale non è la libertà d'informazione, ma la riservatezza delle comunicazioni. Telegram, infatti, sia pure in misura molto diversa rispetto ad altre piattaforme come Meta, applica censura sui contenuti, bloccando ad esempio alcuni canali i cui contenuti sono ritenuti 'sgraditi' (è successo sino a ieri, ad un canale filo-palestinese). Quello che sta dietro il tentativo di estorsione a danno di Durov, è altro. Sulla base di una legge dell'UE, infatti, si pretende che Telegram - le cui comunicazioni sono tutte criptate, quindi inaccessibili se non agli utenti, ed esclusivamente per la parte che li riguarda - fornisca una backdoor, ovvero un accesso privilegiato alle polizie ed ai servizi segreti, che consenta di decriptare tutte le comunicazioni. In pratica, la scomparsa della riservatezza. Per capire quanto sia appetibile per i servizi occidentali, basti dire che - ad esempio - Telegram viene utilizzato per le comunicazioni non riservate delle forze armate russe in Ucraina... Anche se si tratta di informazioni non classificate, è facile immaginare come possa essere utile anche soltanto poter analizzare questa grande mole di dati.

La ratio di questi provvedimenti - come ho già detto - risiede nella logica di guerra totale in cui si è collocato l'occidente. Guerra che non è soltanto contro un 'nemico esterno', ma contro chiunque metta in discussione le decisioni e le 'verità' delle leadership occidentali. La premessa per questa guerra è il controllo totale ed assoluto del pensiero. Sono lontanissimi i tempi del "taci, il nemico ti ascolta", ormai sostituiti da quelli del "attento che ti ascoltiamo". Se la verità è la prima vittima della guerra, la libertà è la seconda.

PS. Giusto per rinfrescare la memoria - il che aiuta a capire in che direzione stiamo andando... anzi, in che direzione ci stanno portando - la Francia dove  hanno arrestato Durov (emettendo il mandato di cattura pochi minuti prima che il suo aereo privato atterrasse a Parigi per fare rifornimento...) è la stessa dove il presidente Macron, 48 giorni dopo le elezioni, continua a non nominare il nuovo primo ministro, poiché dovrebbe affidare l'incarico al Nuovo Fronte Popolare. La scusa ufficiosa è che non vogliono un governo con dentro ministri de La France Insoumise (cioè del partito che ha vinto le elezioni!), accusandolo di essere 'antisemita'. E intanto, continua a governare il partito di Macron, che ha perso le elezioni!!!

Enrico Tomaselli

 
Quell'affondamento è una metafora PDF Stampa E-mail

27 Agosto 2024

 Da Rassegna di Arianna del 25-8-2024 (N.d.d.)

Un capolavoro ingegneristico, apparentemente indistruttibile, che in un battito di ciglia viene inghiottito dalla bocca del mare, mentre altre imbarcazioni assai più piccole, benché toccati dai tumulti della medesima tempesta rimangono illesi, a malapena scossi, a malapena sollevati dalla banchisa, non è solo la trama di chissà quale oscuro intrigo internazionale: essa è anzitutto la metafora di una civiltà. La nostra. E che si tratti di un complotto o meno, di morte certa o di una messa in scena per chissà quale misterioso fine, non importa. La metafora persiste. Anzi, più le ambivalenze si moltiplicano, più essa si fortifica, mantenendo intatta la sua validità. Quella mastodontica creatura che affonda è, in tutto e per tutto, l'Occidente. E anche noi, colti come di sorpresa, noi che in una tale opalescenza cerchiamo a ogni costo di decriptare le ombre ormai naufragate tra illazioni e deliri, siamo Occidente che precipita. Quanto accaduto a quella imbarcazione è infatti ciò che sta, giorno per giorno, minuto per minuto, accadendo a noi tutti. E, nello specifico, ciò che accadrà a questa civiltà se continuerà a dar seguito all'incoscienza, all'incuria o al malcelato delirio di onnipotenza dell'apparato che governa - o che ha preteso di governare - quest'epoca, giunta ormai alla sua fine.

Da cogliere c'è questo: che l'anatomia comportamentale di chi stava su quella nave è la medesima dell'oligarchia che domina il nostro tempo. Essi, infatti, ne erano una parte. Imbottiti di ricchezza, securizzati, ipertecnologizzati, hanno creduto o hanno lasciato credere che quella campana di vetro fosse indistruttibile. Eppure, qualcosa, ha creato una breccia. O, semplicemente, qualcuno è saltato, svanendo nel nulla. Lasciando, tuttavia, che i più deboli della catena morissero davvero. Un collasso tra le incognite, sotto gli occhi increduli di tutti coloro i quali credevano che quella struttura fosse invincibile fu ciò che, analogamente, accadde all'URSS nell'89, con una sostanziale differenza: a Mosca risiedevano i bacilli di un potere politico che consentì in poco tempo una ripresa alla quale noi non possiamo - almeno nel breve termine - realisticamente lambire. Giacché a queste latitudini il potere è via via andato nelle mani di entità gassose, quasi eteree, che hanno eroso, smembrato, depauperato l'intero paesaggio ove per consuetudine si coltivano le resistenze.

Giancarlo Cutrona

 
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