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Emigrazione, immigrazione e globalizzazione PDF Stampa E-mail

12 novembre 2007

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No alla globalizzazione di uomini significa no all’emigrazione. In un senso preciso: lo spostamento di individui e famiglie dalla terra natale verso Paesi con un’altra storia, un’altra cultura e altre condizioni di vita è il portato dell’essenza stessa della globalizzazione: la riduzione del mondo intero a un unico e uniforme modello economico, il nostro. Ovvero il modello capitalistico, fondato sulla crescita illimitata e avvitata su se stessa, in cui il valore supremo è lo scambio di merci tramite il denaro (sempre più virtuale: basta un click sul computer e si creano, si muovono e si tolgono ricchezze immense da un angolo all’altro del pianeta).
Essere contro la globalizzazione conduce perciò, necessariamente, a volere una Terra in cui ogni popolo ritrovi le radici e gli scopi del proprio destino là dove ha il proprio passato. Preservando così il segreto della dignità umana: la propria specificità. La propria unicità.
Ma bisogna essere realisti. Le grandi masse di immigrati che si riversano da decenni dalle diseredate lande del cosiddetto Terzo Mondo ai sobborghi e alle province dell’Impero del “benessere” occidentale, non sono un accidente della Storia: sono un fenomeno epocale che non si può pensare di fermare con una legge, men che meno di un singolo Stato (come l’Italia).
E’ la conseguenza della terra bruciata fatta da noi occidentali in Africa, Asia e nei Paesi ex comunisti dell’Est europeo, vittime della nostra conquista neo-coloniale. Il colonialismo del 21° secolo non marcia con le armi in pugno: converte i popoli con l’apertura al mercato unico mondiale, inculcando loro il miraggio del felice consumatore che passa il weekend al centro commerciale. Compra le classi dirigenti locali facendo sbarcare nei loro Paesi le banche e le aziende americane, inglesi, tedesche, francesi, italiane. Giustifica l’inglobazione nello Sviluppo con il totalitarismo democratico, con la balla assassina della democrazia universale da esportare ovunque. Grandi eccezioni all’espansione politica, ma architravi della dittatura globale del mercato, la Russia autocratica e la Cina capital-comunista (ma si può tranquillamente togliere il secondo aggettivo, ormai). E così i marocchini, algerini, nigeriani, congolesi, turchi, rumeni, albanesi, filippini, cinesi inondano l’Occidente, senza limiti e controlli.
Da noi a comandare sono i signori del credito e i capitani del vapore. La nostra economia ha bisogno di manovalanza a basso costo da sfruttare. Lo fa già con un ceto medio “autoctono” sempre più largo ma sempre meno medio (cioè sempre più povero). E con ancor maggior scientifica e sfacciata sistematicità lo fa coi poveracci del Terzo Mondo che arrivano qui.
Quegli stessi che difendono a spada tratta il Dio Mercato, sono poi quelli che si vestono da guardia bianca dei sacri confini e riscoprono l’identità nazionale che il Mercato ha provveduto da un pezzo a svuotare e archiviare fra i ferrivecchi della Storia. Perciò la Destra è semplicemente ridicola quando si scaglia contro la “troppa” immigrazione. (L’estrema destra, poi, è semplicemente stupida, con le sue teste rasate e vuote che vivono eternamente di spedizioni punitive e giustizia-fai-da-te: si arrocca nel suo disumano razzismo non capendo ancora e sempre che così fa il gioco del capitalismo, a cui servono ogni tanto degli scoppi di intolleranza per far accettare il normale ordine migratorio funzionale a bassi salari, bassa occupazione e precarietà lavorativa).
La Sinistra moderata converge sulla Destra criticando l’eccesso di immigrazione, e propone una regolamentazione e una limitazione impossibile. Impossibile perché il sistema di controllo è un colabrodo: chi entra in Italia e non trova casa e lavoro riceve un foglio di via, diventa cioè irregolare. Ma le nostre forze di polizia non hanno neppure benzina sufficiente per le auto, figurarsi se riescono a rispedire fuori dai confini gli irregolari. (La sinistra estrema è per l’accoglienza indiscriminata: bravi, signori morti viventi del marxismo, così aiutate quel capitalismo che oramai combattete solo a parole. Iscrivetevi alla Caritas, sareste più onesti e fareste un favore alla politica italiana).
Insomma, è una farsa che include tutti, nessuno escluso. Ma allora, che fare? PROPOSTA SULL' IMMIGRAZIONE

Alessio Mannino

 
Rumeni, un popolo di disperati PDF Stampa E-mail

10 novembre 2007

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Quello romeno non è un popolo di delinquenti, ma di disperati. Personalmente ne conosco tre che vivono in Italia. Il primo è un ragazzo di 32 anni, diplomato nel suo Paeseì, che fa l’aiuto di un vetraio. La seconda, laureata in economia in Romania, fa la badante. La terza è una splendida ragazza, laureata in Storia, che fa l’entraineuse, cioé in pratica la prostituta, in un noto locale notturno di Milano.Ho chiesto loro come fosse la vita in Romania sotto Ceausescu.
Il diritto allo studio era garantito a tutti e non c’erano difficoltà a trovare lavoro. Le pensioni erano decorose e comunque sufficienti perché il costo della vita era basso e i prezzi stabili.
L’essenziale era garantito, il superfluo un sogno. A soffrire erano soprattutto gli artisti perché mancava la libertà. L’apertura al libero mercato ha completamente disgregato quella società. Oggi a petto di enormi ricchezze c’è una maggioranza di miserabili che non hanno di che vivere e quindi, se possono, emigrano. Inoltre una cosa è essere poveri dove tutti, più o meno, lo sono, altra è esserlo dove brilla un’opulenza vistosa e vissuta come offensiva. Questo è il cocktail micidiale che scatena la violenza. La stessa cosa è accaduta in Russia dove, dopo la caduta del regime, i delitti sono decuplicati.
Ci sono gli Abrhamovic che si comprano il Chelsea, ma con lo stipendio di un professore di università si compra una coscia di pollo. L’errore è stato di immettere brutalmente nelle società ex comuniste l’economia del ‘capitalismo reale’ senza salvare prima le povere, ma concrete, conquiste del ‘socialismo reale’. Si sono confuse le riconquistate, e sacrosante, libertà civili con il libero mercato. Ma non sono la stessa cosa.
Massimo Fini
Il Giorno 6 novembre 2007

 
Prodi SI TAV PDF Stampa E-mail

8 novembre 2007

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Attenti alla facce. Quella di Romano Prodi è paciosa, emiliana, tortellinesca. Se la dà da buono. Parla con voce piana, bassa, da pretino di provincia. Anzi non parla: sibila. Guardatelo in questo video: sussurra per contenersi, e poi esplode in una rabbia (che pare essere da anni repressa) contro dei gentili signori della Val di Susa, venuti lì con un pacco di 32 mila firme contrarie all’Alta Velocità e argomenti, argomenti, argomenti contro quella mostruosità che ha nome Tav.
32 mila firme: l’intera popolazione della valle che non vuole piegarsi al diktat dello Sviluppo sulla pelle della gente. Romano guarda, abbozza, ringrazia. E se ne frega.
Gli argomenti: la Tav, e in particolare la tratta Torino-Lyon, è una truffa bella e buona. Gli spiegano perché. Fatti, cifre, dati: non chiacchiere. Ma lui l’unica cosa che sa dire è “io non sono un truffatore!”, e chiude lì il discorso. Non risponde sul merito. Si rannicchia sulla sedia, offeso come un bambino a cui hanno toccato la mamma. Ma qui si parla delle vite, delle casa e della terra di cittadini, non del suo onore personale.
Quasi si addormenta: è il suo modo di esprimere il livore. Esattamente come quando è felice. Vallo a capire, uno così.
Questo è il primo di una serie di video. Ma è sufficientemente istruttivo per capire l’arroganza, la malafede e il vero movente dei governi di destra e sinistra sulla Tav (come su tutto il resto): il bene di chi paga e manovra i partiti. Cioè le grandi concentrazioni economiche e bancarie che brigano affari e conquistano appalti depredando il denaro pubblico: le nostre tasse e i nostri risparmi.
E ci vengono anche a raccontare che lo fanno per il nostro bene.
Sarà düra! (a.m.)

PS: il ministro Ferrero, comunista valdese (e piemontese), quello alla sinistra di Prodi, è lì perché dovrebbe fare da mediatore. Ma fa solo pena. Fissa il vuoto e non sa che dire. Però in campagna elettorale il suo partito, Rifondazione, ingannava gli elettori fessi parlando di No Tav. Si faccia un giro in Val di Susa. Vediamo come lo accolgono.

 
Gaza Vive PDF Stampa E-mail

7 novembre 2007 

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Gaza, città palestinese ostaggio di Israele. Ci vivono un milione e mezzo di persone accerchiate dal filo spinato. In baracche, in condizioni disperate. I molto democratici Israeliani ogni giorno bombardano e eseguono blitz per fiaccare ogni spirito di indipendenza delle genti palestinesi.
Ma per l’Occidente prostrato ai piedi degli Usa, per l’Italia che sfoggia al mondo il suo impegno “umanitario” in Libano e in Afghanistan, questo aberrante assedio non esiste: l’importante è foraggiare Al-Fatah, i moderati filo-occidentali invisi alla popolazione.
Che invece, come le elezioni 2006 hanno dimostrato, è per Hamas. Ma le elezioni, sommo rito “democratico”, vanno bene solo quando i vincitori sono alleati e servi. Hamas invece è classificata come “organizzazione terroristica”. Peccato che senza Hamas i poveri cristi di Gaza non avrebbero uno straccio di assistenza sanitaria e sociale. Non avrebbero speranza.
Firmiamo per Gaza. Gaza Vive. (a.m.)

 
Ultim'ora: tentato omicidio contro No Dal Molin PDF Stampa E-mail

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Vicenza, 6 novembre 2007

News Global Project Vicenza

Lo avevano annunciato nei giorni scorsi.
Scaduto l’ultimatum di una settimana al Commissario Costa che chiedeva chiarezza sui lavori di bonifica iniziati nell’area dell’aeroporto, i cittadini del Presidio permanente contro il Dal Molin questa sera intorno alle ore 22.00 hanno iniziato i blocchi alle due entrate, quello civile in Via S. Antonino e quello Militare in Viale Ferrarin.
Mentre i manifestanti stavano raggiungendo uno dei due ingressi, c’è stata una grave provocazione. Una macchina è passata a grande velocità investendo dapprima una ragazza - rimasta fortunatamente illesa - e investendo violentemente un altro manifestante trasportato immediatamente in pronto soccorso.
I cittadini annunciano che da lì non se ne andranno ed hanno iniziato ad allestire i blocchi con tende e gazebo per passare la notte.


Comunicati Presidio No Dal Molin

Ore 22.17

Alcune centinaia di persone hanno iniziato pochi minuti fa il blocco delle entrate dell’ingresso dell’aeroporto Dal Molin di Vicenza. I blocchi hanno l’obiettivo di impedire i lavori di bonifica propedeutici alla realizzazione della nuova base militare statunitense.
Presidio Permanente

Ore 23.24

Provocazione gravissima durante l’allestimento dei blocchi all’esterno dell’aeroporto Dal Molin.
Un militare italiano di stanza all’aeroporto Dal Molin di Vicenza ha tentato di investire più manifestanti che si apprestavano ad allestire i blocchi degli accessi all’installazione militare vicentina.
Un manifestante è stato investito ed è ora all’ospedale di Vicenza.
Il militare, di passaggio con la propria auto, si è fermato e  ha poi deliberatamente accelerato dirigendosi verso i manifestanti e colpendone uno, per poi fuggire sgommando. Secondo l’avvocato che tutela il movimento No Dal Molin, dalle testimonianze raccolte sul fatto, l’azione è stata deliberata: si potrebbe perciò configurare il reato di tentato omicidio ed omissione di soccorso.
Il militare è attualmente all’interno dell’aeroporto Dal Molin. I manifestanti hanno chiesto alla Digos l’immediata identificazione del militare. Se ciò non dovesse avvenire si verificherebbe anche il reato di omissione da parte delle forze dell’ordine, che sono tenute all’identificazione immediata.
Presidio Permanente

 
Intermezzo satirico PDF Stampa E-mail

6 novembre 2007

“…Luttazzi è l’unica vera vittima del cosiddetto «editto bulgaro» di Berlusconi, il solo a cui non è stata fatta una proposta di rientro in Rai. E questo perchè Luttazzi è un autentico “chevalier seul”, un franco tiratore che avrà anche idee di sinistra ma che non si è mai intruppato nè in partiti nè in lobbies (una volta ha detto, giustamente, che il problema della Rai non è solo quello dei partiti, di volta in volta, a seconda del governo, di destra e di sinistra, che vi hanno le mani sopra, ma delle lobbies interne, collegate a quelle esterne…)”.
Massimo Fini
Il Gazzettino
13 ottobre 2007

 
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