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Cooptazione, la nostra fine PDF Stampa E-mail

18 luglio 2007

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Esiste una discriminante fondamentale, che dobbiamo necessariamente tenere a mente per confermare giorno dopo giorno la coerenza con i motivi per i quali ci siamo raccolti intorno a Movimento Zero, e che dobbiamo rispettare in ogni azione ci si ponga l’interrogativo di affrontare: la discriminante è se combattere dall’interno delle istituzioni oppure da fuori. Si tratta di una cosa fondamentale: se siamo convinti - lo siamo, vero? - che il sistema non si cambia cambiando le persone ma cambiando il sistema stesso, ebbene per nessuna ragione al mondo dobbiamo affiancarci a qualsivoglia realtà che sceglie la strada all’interno del sistema.
Il rischio di una adesione alla Lista Civica “di Grillo” - e attenzione: non si tratta della lista di Beppe Grillo quanto di una lista alla quale Grillo ha “aderito”, che è cosa diversa - è quello della cooptazione. Che va rifiutata con sdegno e forza. Al di là delle esperienze passate e presenti delle persone che hanno aderito a questa lista, e al di là della nostra più o meno vicinanza con le idee e i metodi dei vari Travaglio, Beha e Grillo, aderire a una Lista Civica che si pone l’obiettivo di realizzare una forza politica - diversa quanto vogliamo dalle esistenti - ma pur sempre nell’economia del sistema politico italiano, sortirebbe in primo luogo un effetto di depotenziamento della nostra azione e in secondo luogo il rischio notevolissimo della cooptazione.
Liste Civiche di questo tipo, infatti, pur riuscendo a crescere e a imporsi dal nulla fino a diventare vere realtà politiche, se decidono di portare avanti la loro azione all’interno del sistema politico attuale si trovano, a un certo punto e fatalmente, nella condizione di dover scegliere se terminare il loro percorso oppure - mediante la cooptazione - aderire a questo o quel macroraggruppamento politico tra quelli esistenti e costituendi. Beninteso, la creazione di forze “altre” è fondamentale in qualsiasi azione che voglia avere anche uno sbocco politico, ma verificando lucidamente la situazione liberal-parlamentarista italiana (mi riferisco a doppi sbarramenti, liste bloccate, innalzamento delle soglie di ingresso e tentativi comuni a tutti di bloccare il sistema in due poli contrapposti e chiusi) volge proprio a questo obiettivo: depotenziare le forze altre fino a farle scomparire o, al più, includerle all’interno delle proprie costrizioni onde usufruire dei consensi che sono state in grado di raccogliere. Siccome tale possibilità - quella di adesione a uno dei due poli - è più che probabile, ritengo assolutamente deleterio aderire ufficialmente a una realtà che porta con sé, oltre ad alcune interessanti possibilità, anche delle certezze che invece noi dobbiamo necessariamente rifuggire.

Valerio Lo Monaco

 
Attenzione agli "squali" PDF Stampa E-mail

18 luglio 2007

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Daniele Ombriti ha sollevato una questione che prima o poi in Movimento Zero sarebbe sorta: entrare nella politica “attiva” o rimanerne al margine? Per quanto mi riguarda non sono a favore, in  questo momento, all’ingresso di Movimento Zero in una lista civica. Sin dalla rinascita di MZ fu ben chiaro che avremmo appoggiato movimenti, liste e azioni politiche in cui potersi rispecchiare, ma ciò è ben diverso dallo schierarsi apertamente in un contesa elettorale, fin troppo ricca di squali pronti a far di un sol boccone dei pesci più piccoli. Pur comprendendo la pulsione di sentirsi “politicamente attivi” di molti aderenti, mi rendo conto che sono diversi i punti da analizzare prima di compiere tale passo.
Movimento Zero è una realtà troppo acerba per rischiare di sfracellarsi su una locomotiva elettorale che corre troppo senza alcuna guida. I fatti della manifestazione contro Bush di Roma ci siano da esempio per capire che probabilmente, seppur alcuni di noi siano già navigati, i “furbetti” dei vari quartierini sono lì ad attenderci, magari anche con un bel sorriso stampato in faccia. Secondariamente ritengo che un gruppo di cittadini, come noi, possa avere la credibilità di lanciarsi nel contesto elettorale solo quando ci sia una forte volontà popolare, che sia da propulsore e da stimolo. L’amore e la passione dei simpatizzanti e degli aderenti sono il cuore pulsante di qualsiasi partito e movimento, non lo dimentichiamo. Se è vero che la grande maggioranza di partiti è di norma un gruppo di potere, che non ha più contatto con la propria base e opera come un costrutto artificiale avulso dal resto del paese, dovrebbe esserci da stimolo a non rinnovare questa prassi malefica. Infine,  penso che debba essere nostro compito quello di dare nuovamente valore alla attività metapolitica, perché essa è diretta al dialogo con le persone e non esclusivamente finalizzata allo sbandieramento di slogan triti e ritriti, errore in cui la fazioni radicali cadono spesso rovinosamente. Sia per noi saggio ora lavorare sul territorio, nei localismi, dando voce ed appoggiando le richieste della gente. Non penso che si stiano erigendo steccati o spaccando ponti rifiutando questa proposta, ma ritengo che un movimento come nostro debba dosare i propri passi e ammettere il nostro “sano” periodo embrionale come movimento culturale e politico. Ripartire da Zero deve avere un significato forte per MZ, gli inviti, seppur siano graditi, non sono accettabili al momento. Rifiutare ora non vuol dire negare eternamente un nostro attivismo politico più reale, ma solamente ammettere i nostri attuali limiti e le nostre virtù. Virtù per le quali non avalliamo più i sistemi loschi della democrazia rappresentativa, e seppur la lista di civica sia formata da persone “rispettabili”, si lancia in una riffa di tagliagole e malfattori. Mi  scuserete, ma io aspetto fuori per ora.

Antonello Molella

 
E' on line MZ n°1 PDF Stampa E-mail

17 luglio 2007

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E’ on line il primo numero stampabile di MZ – Il giornale del Ribelle. Potete liberamente scaricarlo cliccando in alto a destra, dove vedete scritto MZ Download. Perché una versione cartacea del blog? Per diffonderne i contenuti col vecchio ma imbattibile sistema della distribuzione a mano, faccia a faccia, porta a porta, nelle biblioteche, nelle università, nel luogo di lavoro, col volantinaggio in strada. Fatene quante più copie potete (facendo attenzione a stampare in fronte/retro: pagg 1-2 e pagg 3-4), rilegatele con una semplice graffettatrice, e diffondete. Questo numero ha uno speciale di una pagina col Manifesto dell’Antimodernità di Massimo Fini e lo scritto d’introduzione a mia firma. Buona lettura. (a.m.)

 
Sinistra snob? No, grazie PDF Stampa E-mail

17 luglio 2007

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Intervengo anch'io sulla proposta di Ombriti.
1) In primo luogo, sono pienamente d’accordo con le riflessioni di Mannino: in un modo o nell’altro, con questa adesione diverremmo oggettivamente una delle ‘stampelle’ del risanamento di questa sinistra, il che non credo sia assolutamente nelle intenzioni di nessuno di noi.
2) Non è da escludere, anzi è quasi certo,che questi intellettuali di sinistra, particolarmente snob (per esempio proprio Fo), si schifino di averci come compagni di strada – vedi quel che è successo a Roma – e ci inviti, magari poco educatamente, a restarcene a casa nostra.
3) A proposito di Dario Fo. Personalmente mi sta sulle palle, per vari motivi. A) La ragione per cui gli sia stato attribuito il Nobel per la Letteratura è un mistero della fede, stante che lui di letteratura non ne ha mai scritta (a meno che non si vogliano definire tali quei quattro canovacci da commedia dell’arte su cui si fonda la sua fama e la sua fortuna). B)  Considero la coerenza un valore fondamentale, per cui in questi anni mi hanno sdegnato e nauseato gli amoreggiamenti di Fo con Albertazzi – in nome di una ‘superiore’ e snobistica ‘fratellanza d’artista’ – che non ha mai negato, ma anzi rivendicato con virile orgoglio, la sua militanza nei Repubblichini, e il suo probabile coinvolgimento in azioni di rappresaglia contro civili e partigiani. C) Detesto i tuttologi, e le ‘lezioni’ di storia dell’arte con cui Fo ci affligge da anni non sono altro che dei banali show, resi più fastidiosi dalla sua ossessione di trovare elementi ‘di sinistra’ in qualsiasi artista di cui parli: un vizio, quello dell'‘arruolamento coatto’, tipico della cultura di sinistra da sempre.
4) A proposito di Grillo. Sì, certo: simpatico, intelligente, dice delle cose giuste. Ma io non mi tolgo dalla mente quella famosissima citazione di McLuhan: “Il mezzo è il messaggio”. Grillo parla contro ‘il sistema’, ma fondamentalmente è ‘dentro’ il sistema, ‘culturalmente’ fa parte del sistema, non solo usa (come facciamo anche noi) gli stessi mezzi, ma li esalta - vedi l'idolatria per le nuove tecnologie. Per carità, c’è di peggio: ma fino a ‘sposarlo’ io non mi spingerei.
5) A proposito di Pardi. Poche cose, in questi anni e in questa sinistra, sono state più irritanti dello snobismo di Pardi, dell’insopportabile Moretti e dei loro girotondi. Sarebbero Prodi, Veltroni e il PD, i cambiamenti che hanno prodotto?!
Conclusione: no, grazie.

Giuliano Corà

 
Cambiare il treno, non il macchinista PDF Stampa E-mail

16 luglio 2007

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Il dibattito lanciato dalla proposta di Daniele Ombriti si fonda su un interrogativo che si è posto agli aderenti di Movimento Zero fin dalle loro prime riunioni: che rapporto avere con la politica “attiva”? Preferisco tralasciare le specifiche questioni relative alla Lista Civica Nazionale, che pure sono importanti e suscitano non poche perplessità. Penso ad esempio alla mancanza di una visione politica che vada al di là dell’espressione di valori (moralità, onestà, competenza) che – seppur fondamentali – dovrebbero costituire semplicemente dei presupposti di base e non degli obiettivi. Non voglio neppure entrare in valutazioni di merito sulla storia e le idee delle persone che tale lista hanno creato e valutare fino a che punto si possano considerare portatrici di un progetto veramente innovativo.
Credo che il punto fondamentale della questione prescinda infatti dalla bontà del progetto che Grillo & C. hanno proposto e risieda nelle ragioni di fondo che animano il pensiero di Movimento Zero. Noi non siamo nati per proporre facce nuove da contrapporre ai politici attuali. Nel nostro Manifesto non c’è scritto “No a Prodi”, “No a Berlusconi”, “No a Vattelapesca”, ma “No alla democrazia rappresentativa”.
Qualcuno crede ancora veramente che il problema di tutto risieda nelle persone che ci governano? C’è una metafora di Fini che credo sia molto chiara, e parla di un treno che corre all’impazzata senza un macchinista. A prescindere dal fatto che il vero potere non risiede più nei palazzi della politica ma in quelli ancora meno trasparenti della grande finanza, io credo che noi dovremmo scrollarci di dosso l’idea, in fondo rassicurante, che il sistema attuale possa essere abbattuto eliminando e sostituendo Tizio o Caio. Quell’epoca è finita da un pezzo, ed oggi non esistono dittatori la cui eliminazione possa garantirci la libertà. Questa è la grossa illusione che spinge ancora le persone a votare o a credere ieri in Berlusconi, domani in Montezemolo, Veltroni o… Grillo. L’ambizione di Movimento Zero deve essere per me quella di diffondere ed affermare una visione complessiva della società, dell’uomo e della politica radicalmente alternativa a quella attuale, non vendere comode ricette ed indicare nuovi messia. Qualcuno ritiene questa posizione improduttiva e pensa che la volontà di cambiamento possa essere attuata solo entrando nell’attuale agone politico. Capisco il senso d’impotenza che pervade tutti noi e la volontà di spezzare le catene che ci rendono sudditi, ma non credo che esistano scorciatoie al percorso di formazione di nuove categorie mentali, all’opera di “decolonizzazione dell’immaginario” indicata da Latouche. Fino a quando l’uomo moderno non avrà compreso le ragioni di fondo della sua condizione di essere smarrito e di cittadino frustrato, di automa consumatore e di individuo senza identità, non potrà neppure esistere una politica veramente diversa. Movimento Zero deve operare per farlo uscire dal suo ruolo di pecora che ogni cinque anni traccia passivo una croce su una scheda, non indicargli dove apporla.

Andrea Marcon

 
Gli incorruttibili PDF Stampa E-mail

16 luglio 2007

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A proposito della Lista Civica Nazionale dei vari Pardi, Veltri, Beha, Fo, Travaglio e Grillo, io non vedo affinità sostanziali tra questa e Movimento Zero. Mi sembra che due siano i connotati principali di tale lista, connotati spesso caratterizzanti un po’ tutte le liste espressione della cosiddetta società civile: il richiamo all’“onestà” e il contrapporre i presunti interessi della società civile a quelli della politica. Connotati che del resto si richiamano l’un l’altro: la società civile sarebbe infatti il luogo dell’onestà, ovvero la portatrice di interessi legittimi, di contro alla politica vista come luogo della corruzione e degli interessi loschi. La Lista Nazionale vorrebbe presentarsi come portatrice di una ventata di onestà, probità ed "incorruttibilità" rispetto all'attuale classe dirigente italiana, squalificata da essa come disonesta, improba e corrotta. Il rinnovamento che propugna è quindi, fondamentalmente, un rinnovamento "morale". Spesso le liste civiche si presentano come “al di là della destra e della sinistra” in quanto - ovviamente - l'onestà non è e non può essere virtù di parte, essendo - o dovendo essere - precondizione di ogni agire politico, come umano in genere. Allo stesso modo, esse considerano la “destra” e la “sinistra” semplici etichette dietro le quali la classe politica, nel suo insieme, maschererebbe i suoi sporchi affari ai danni della società civile, dei cui legittimi interessi e quotidiani problemi, che non sono né di destra né di sinistra, nessuno si farebbe carico. Visto ciò, c’è da dire innanzi tutto che l'alterità di MZ rispetto al ceto politico è un’alterità di sistema, perché di sistema è la sua critica alla democrazia rappresentativa: non certo l’obiettivo di MZ è quello di sostituire, semplicemente, gli attuali "rappresentanti" con altri ritenuti migliori e più onesti. Allo stesso modo, riguardo al superamento della dicotomia destra/sinistra, MZ mette in discussione un'intera storia politica e culturale vecchia di due secoli, e non certo il semplice uso strumentale che di tali categorie fa l’attuale ceto politico. E poi, in generale, è proprio il discorso sull’onestà che non mi convince. Criticare le classi dirigenti in nome dell'onestà e della moralità, sbandierando una presunta maggiore rettitudine della società civile rispetto alla società politica, è una prassi fin troppo scontata, che rischia sempre di scivolare nel semplicismo qualunquistico e populista; oltre ad essere una pratica tipica proprio della modernità, modernità che, non dimentichiamolo, si è costituita anche a partire dalla rivolta della società civile - ovvero degli interessi individuali e particolari - contro l'"universale" rappresentato appunto dalla politica. Il discorso per cui ci sarebbero dei pochi corrotti, dei cattivi ai quali attribuire tutti i mali del mondo di contro l'onestà è la bontà dei più, è un discorso tipicamente "moderno" oltre che, ripeto, semplicistico e qualunquistico.  E quando sono andati al potere, gli onesti, i buoni, gli incorruttibili, sappiamo poi come è andata a finire...

Stefano Di Ludovico

 

 
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