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Quando l'Ucraina sarà un deserto di rovine PDF Stampa E-mail

13 Luglio 2022

 Da Rassegna di Arianna del 9-7-2022 (N.d.d.)

Quando l'Ucraina sarà un deserto di rovine, smembrato tra Russia e Polonia, con milioni di profughi, mentre la recessione distruggerà quel che resta del welfare europeo e la nuova cortina di ferro sul mar Baltico ci costringerà a tempo indefinito a spendere le ultime risorse in armamenti, quel giorno e in tutti gli anni a venire, per piacere, ricordatevi di tutta la compagine di politici, opinionisti e giornalisti che nel febbraio scorso vi spiegavano come fosse un affronto inaccettabile per l'Ucraina sovrana rinunciare all'adesione alla Nato e accettare gli accordi di Minsk, che aveva sottoscritto. Ricordatevi di quelli che hanno lavorato indefessamente giorno dopo giorno per rendere ogni trattativa impossibile, che hanno nutrito ad arte un'ondata russofobica, che vi hanno descritto con tinte lugubri la pazzia / malattia di Putin, che vi hanno spiegato come l'Europa ne sarebbe uscita più forte di prima, che vi hanno raccontato che la via della pace passava attraverso la consegna di tutte le armi disponibili, che hanno incensato un servo di scena costruito in studio come un prode condottiero del suo popolo.

Se 5 mesi fa non avessero avuto la meglio queste voci miserabili, se l'Ucraina non fosse stata incoraggiata in ogni modo a "tenere il punto" con la Russia (che tanto garantivamo noi, l'Occidente democratico), l'Ucraina oggi sarebbe un paese cuscinetto, neutrale, tra Nato e Russia - con tutti i vantaggi dei paesi neutrali che sono contesi commercialmente da tutte le direzioni - un paese pacifico dove si starebbe raccogliendo il grano, e che non piangerebbe decine di migliaia di morti (né piangerebbero i loro morti le madri russe). Ma, mosso dal consueto amore per un bene superiore, dai propri celebri principi non negoziabili e incorruttibili, il blocco politico-mediatico occidentale ha condotto la popolazione ucraina al macello e i popoli europei all'immiserimento e ad una subordinazione terminale. Non si pretende che reagiate, figuriamoci, ma almeno, per piacere, non dimenticate.

Andrea Zhok

 
Sciame PDF Stampa E-mail

11 Luglio 2022

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 Da Comedonchisciotte del 9-7-2022 (N.d.d.)

L’incipit della Terra desolata (la traduzione più corretta è “guasta”, The waste land) di Thomas Stearns Eliot è un’invettiva contro la primavera. “Aprile è il più crudele di tutti i mesi, genera lillà dalla terra morta, mescola memoria e desiderio, desta radici sopite con pioggia di primavera”. Per noi che non siamo poeti, il peggiore dei mesi è luglio, l’estate che scoppia, ferisce con luce eccessiva, il calore che scioglie e condanna, la constatazione che siamo esseri fragili a cui basta un eccesso di temperatura – o il suo contrario, il gelo che rallenta il sangue e fa battere i denti – per diventare altro, scimmie nude, indifese, anelanti la penombra, il calare del sole nemico. Temperature troppo alte, il sudore che cola, l’umanità sembra disfarsi e ridursi a istinto, carne sin troppo esibita, desolata, guasta. In estate, chi scrive sente profondo il desiderio di distanziamento sociale. Nessun terrore da virus, solo una decisa presa di distanza dai conspecifici – l’umanità colta da una strana allegria di naufraghi – resa urgente dalla stagione.

Sorge una domanda orribile, difficile quanto la risposta immediata: e se avessero ragione loro, gli oligarchi, i signori del dominio, i detentori del potere, a farci ciò che fanno, a ridurci sempre più ad animali ammaestrati, docili, prevedibili, teste senza cervello, ventri, istinti dominati dalle voglie, greggi condotti per il tratturo scelto dal pastore? Non è questo il vero destino dell’homo sapiens, ridotto a sciame? Così pensavamo faticosamente, cercando di chiudere gli occhi e di renderci insensibili ai rumori, stipati in un treno con destinazione il mare, preso per necessità, spersonalizzati in una folla sudaticcia, litigiosa. Non c’è aria condizionata, i posti sono limitati, bagagli di ogni tipo e colore ingombrano dappertutto, tracimano nel poco spazio concesso all’homo deus transumante, scamiciato, con la carne seminuda arrossata, spesso sfigurata dai ghirigori e dalle frasi da Baci Perugina (solitamente in inglese) di tatuaggi senza senso, ansioso di raggiungere la meta dell’agognata vacanza, la spiaggia del divertimento obbligato, del soddisfacimento di voglie e aspettative. Il contrario della festa comunitaria a lungo attesa, impreziosita dal rito, degli abitanti della Contea nel Signore degli Anelli. L’uomo della civiltà digitale, con atrofia delle mani, sempre meno usate per il lavoro e artrosi delle dita impegnate ad armeggiare sui dispositivi elettronici, è simile a uno sciame. Il termine sciame indica una molteplicità di individui che restano atomi solitari pur avendo la possibilità di relazionarsi in un attimo (il tempo reale) con il mondo intero. Caratteristica dello sciame è quella di muoversi in massa, guidati non da una volontà o da un capo visibile, bensì mosso da onde invisibili che determinano una cangiante direzione comune. L’uomo-sciame, a differenza della massa in cui sacrificava la propria individualità e intelligenza, ma in vista di un obiettivo comune, resta solo. Lo sciame digitale non è una folla, poiché non possiede un’anima, uno spirito. L’anima raduna e unisce: lo sciame digitale è composto da individui isolati. (Byung Chul Han). Isolati ed egoisti: anche sul treno affollato lo sciame reclama diritti, tutti sono in competizione, per un centimetro, per guadagnare un attimo prima l’uscita o raggiungere i servizi di cui non osiamo immaginare le condizioni. Nessuno cede il posto ai rari anziani che sembrano capitati lì per sbaglio. Pochissimi dialogano tra loro o leggono un libro, tutti smanettano con lo smartphone o telefonano. Si comunica con l’assente, il distante, si ignora il vicino presente, il nemico. La transumanità è già qui. Elon Musk ha affermato che lo smartphone ha trasformato l’uomo in una sorta di cyborg (l’individuo a cui sono stati trapiantati membra o organi artificiali), lamentando la lentezza del salto antropologico. Lo smartphone è un’estensione di noi stessi, il medium tra dita, memoria e cervello. L’uomo nuovo senza interiorità – surrogata dagli apparati artificiali – è un concentrato di dipendenze. Dal sistema degli oggetti, dalle voglie diventate insaziabili poiché alimentano il sistema, da comportamenti, modi di vita, scelte, consumi indotti da un sapiente impianto psicosociale il cui successo più straordinario è farci credere liberi in mezzo a innumerevoli schiavitù. Uno psicoterapeuta, Adriano Segatori, usa l’espressione società tossica, fondata sulle dipendenze, di cui il potere è l’impassibile spacciatore, con l’obiettivo finale dell’addomesticamento di massa.

L’uomo ha delegato ogni cosa, qualunque decisione, ai manufatti tecnici e al magistero superstizioso delle scienze e della tecnica. Tutto è divenuto meccanica e non ha più senso l’espressione latina homo faber, artefice di se stesso, sostituita da homo fabricatus, plasmato, programmato, seriale, reso prevedibile dalla tecnica. Chi ha meglio compreso la natura umana sono le oligarchie che la sfruttano per i loro scopi, dirigendola a piacimento, come le onde che muovono lo sciame. Scrisse Marcello Veneziani che l’uomo imita nella sua grande maggioranza i comportamenti di chi lo guida. Con la medesima annoiata indifferenza con cui ieri seguiva – o almeno approvava – i precetti, le virtù personali e sociali diffuse dal potere, oggi pratica i comportamenti – rovesciati come un guanto – propagandati da un apparato mai tanto potente e pervasivo. Il mezzo è il messaggio. La domanda che inquieta e attraversa l’uomo libero, il ribelle che cerca di usare autonomamente le facoltà intellettuali, è: hanno ragione loro? Se l’umanità è questo – e ne abbiamo prove sovrabbondanti – forse conviene mettersi dalla parte dei pastori che si sono impadroniti del gregge, senza credere alle loro bugie il cui scopo – ieri come oggi – è il controllo, il potere, il dominio. Leo Strauss lo teorizzò nel suo circolo riservato, definendo nobile menzogna tutto quanto viene fatto credere alla massa. La certezza è che la grande maggioranza non si accorge dell’inganno, in cui vive serenamente sino alla tomba. Anche la democrazia è un inganno illusionistico creduto per le accecanti luci del varietà e per coazione a ripetere. La finta libertà in cui “uno vale uno” nella scelta dei governanti – plenipotenziari del potere tecnologico, economico e finanziario fattosi plutocrazia – è talmente inquinata dal potere del denaro e della comunicazione (un’endiadi, sono la stessa cosa) che perfino il gregge sta iniziando a fiutare l’imbroglio. Manca del tutto un’alternativa, però, un’idea forza a cui consegnare l’energia positiva, il desiderio di cambiamento, la speranza. “Loro”, il grumo di potere che ci dissangua, ci espropria e occupa le nostre menti, hanno vinto un’altra volta: “Tina”, il gelido acronimo incapacitante di there is no alternative.

Se ci crediamo, vuol dire che hanno ragione loro. Significa che hanno realizzato l’auspicio di Sun Tzu nell’Arte della guerra: sottomettere il nemico senza combattere. Ci conoscono talmente bene – meglio di quanto noi stessi ci conosciamo – che traggono vantaggio dai nostri limiti e difetti. Per il fondatore dell’antropologia filosofica, Arnold Gehlen, il frenetico progresso della tecnica è avvenuto in strettissimo collegamento con la produzione capitalistica. Ma l’uomo moderno è indifferente alle ragioni e ai nessi di causalità; si limita a lasciarsi vivere, ovvero a farsi agire dall’esterno. Il meccanismo primario è la seduzione, con la ragione economica e strumentale che rimpiazza la cultura, assorbendola in sé e cacciando ogni concorrenza di idee esattamente come gli spiriti animali del capitalismo (J. Schumpeter) tendono a eliminare ogni agente diverso dal soggetto più grande e potente. La servitù diventa volontaria, addirittura un dato di natura, per cui la caverna di Platone diventa un comodo habitat. L’uomo ama l’inganno, o l’illusione. Il mondo classico chiamava vizi capitali le debolezze umane che arrecano gravi conseguenze alla persona; il cristianesimo, più indulgente, li derubricò a peccati pur continuando a condannarli. Il potere ne prende atto concretamente, lavora su di essi, li considera opportunità per i suoi fini e li utilizza senza scrupoli. L’antichità ne individuava sette – un numero altamente simbolico, incomprensibile nel mondo dissacrato e desimbolizzato. Si tratta della superbia, la pretesa di superiorità unita al disprezzo per l’altro; l’avarizia, smania di possesso, cupidigia che inibisce ogni gesto di generosità; la lussuria, che fa predominare l’istinto sessuale e la sua soddisfazione , riducendo l’altro a oggetto di piacere; l’invidia, che rode il cuore odiando il bene altrui; la gola, ingordigia rivolta al cibo, un piacere che non può diventare scopo; l’ira, impulso negativo incontrollabile nei confronti di cose o persone; l’accidia, indifferenza, disinteresse, pigrizia morale, fisica e mentale. Tutti questi vizi paiono il ritratto dell’uomo moderno, compresa l’accidia, che il potere alimenta per diffondere egoismo, solitudine, inazione e disinteresse a comprendere – o almeno riconoscere – i perché degli eventi. È forse questo il carattere più profondo dell’uomo medio, sui cui limiti e debolezze punta il potere per dominarlo. Nulla di veramente nuovo: per gli antichi, gli Dei toglievano il senno a coloro che volevano rovinare; un cardinale cattolico teorizzò secoli fa che il popolo vuole essere ingannato, dunque va ingannato. La novità post moderna è lo sfruttamento intensivo delle debolezze, dei vizi, dei desideri e dei capricci, prima accompagnati dalla riprovazione ufficiale, oggi considerati medaglie di buon cittadino, un’acrobazia che ha spalancato la finestra di Overton del bene e del male. Ovvio, sono i fondamenti del consumo e della corsa forsennata verso i piaceri più futili. Tutt’al più, allorché certe condotte, gli ex vizi, creano problemi, il sistema li tratta da malattie, disturbi. Così può inquadrarli meglio, eliminare l’ultima traccia di senso di colpa, guadagnarci e aumentare il controllo sociale attraverso la medicalizzazione della vita. […]

Il male (come il bene) è nell’uomo e ogni civiltà, ogni tradizione spirituale ha cercato gli antidoti, attraverso la diffusione di modelli di vita e comportamento considerati etici, virtuosi. La nostra, al lumicino, è l’unica che chiama bene il male e normalità la devianza. Arriva a denominare diritti i capricci e a destituire la realtà, la natura, se non corrispondono alla volontà soggettiva. Ne L’Impero del bene, Philippe Muray indicava la modernità come banca mondiale dei diritti; il cortocircuito è che ai diritti non corrispondono più i doveri, con il disfacimento irreversibile della compagine sociale. Suscita entusiasmo tutto ciò che sembra “comodo”, ossia che, a un esame superficiale (l’unico alla portata di popolazioni ridotte a plebi non pensanti) sembra facilitare la vita e farci risparmiare tempo. Tempo per farne che cosa, se non alimentare la spirale dei vizi-voglie-desideri? Diventa semplice far accettare la scomparsa del denaro contante, l’esproprio del frutto del nostro lavoro, dei risparmi e la decisione su come, quando e in che misura spenderlo. Appare un gioco da ragazzi, specie dopo la prova pandemica– riuscita oltre le più rosee aspettative – far accettare anche il codice a barre, il segno della bestia, il chip sottocutaneo. Il corpo diventa cifra, proprietà di chi lo ha marchiato, come il bestiame d’allevamento. Oltre ogni limite; perfino il materialista Ludwig Feuerbach scrisse che il Dio Termine romano “si trova all’entrata del mondo in funzione di sentinella. La condizione di entrarvi è l’autolimitazione”. Accettare l’esproprio del corpo e l’introduzione in esso di segnali o apparati ci rende trans umani, in attesa dell’ibridazione vera e propria con la macchina, nella convinzione gnostica (alla gente non va spiegato, qualcuno potrebbe spaventarsi) che il corpo sia la prigione. Viviamo nel pieno di quella che Isaiah Berlin chiamava libertà negativa; uno psicanalista freudiano, Massimo Recalcati, parla di uomo senza inconscio. Ha vinto quello che il marxista eretico e psicanalista Jacques Lacan ha descritto come il formidabile attacco alla psiche umana sferrato dal capitalismo tecnocratico, il Grande Altro. Conoscitori sopraffini di ciò che siamo, dell’uomo concreto, reale, lorsignori ci hanno reso schiavi docili, domestici, perfino felici. Il rovello è quello iniziale: e se avessero ragione loro?

Roberto Pecchioli

 
L'ipocrisia dell'Autorità Morale PDF Stampa E-mail

10 Luglio 2022

 Da Rassegna di Arianna del 7-7-2022 (N.d.d.)

Il presidente Draghi, la sua fida mascotte Di Maio, e l'entourage di ballerine di seconda fila del governo italiano hanno rinsaldato i rapporti di partenariato e buona vicinanza con la Turchia del presidente Erdogan. Come riporta il sito del governo, con descrizione formale: "Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha co-presieduto con il Presidente della Repubblica di Turchia, Recep Tayyip Erdoğan, il Terzo vertice intergovernativo italo-turco che si è svolto ad Ankara. Dopo la visita all'Anıtkabir, mausoleo di Mustafa Kemal Atatürk e al museo dedicato, il Presidente Draghi ha incontrato il Presidente Erdoğan al Palazzo Presidenziale e preso parte ai colloqui bilaterali tra i ministri italiani membri della delegazione ufficiale e i rispettivi ministri turchi." Naturalmente il senso politico di questo incontro è evidente anche ai sassi: si tratta di una mossa di avvicinamento e compattamento con la Turchia, alleato Nato in prima fila quanto l'Italia sul fronte orientale, ora rovente. Si tratta di rilanciare una contingente comunanza di interessi e consolidarla: lo sa Draghi, lo sa Erdogan, lo sa chiunque abbia studiato un po' di storia. Dunque cosa c'è di strano?

Non ci sarebbe niente di strano, sarebbe ordinaria Realpolitik internazionale, se non fosse che una parte qui coinvolta, l'Occidente - qui rappresentato dall'Italia di Draghi - pretende e continua a pretendere ogni giorno di far digerire alle proprie popolazioni un messaggio simmetricamente opposto: che la storia e le nazioni si giudicano innanzitutto moralmente, e che noi occidentali, siamo il popolo eletto che porta il grato onere di questo compito giudicante. Il problema non è la mossa spregiudicata di legare un alleato ora necessario con vincoli commerciali, vincoli che funzionano in quanto rendono una futura rottura dannosa per entrambi.  No, il problema è che la fiaba che raccontano ogni santo giorno a noi, gregge teledipendente occidentale, è che "noi" ci muoviamo per tutt'altri motivi, motivi morali (e che chi dice altro è una brutta persona, non all'altezza dei nobili ideali che incarniamo). Com'è che gli USA possono avere quasi mille basi militari ufficiali extraterritoriali (fuori dal loro territorio nazionale, ovunque nel mondo) e tuttavia possono affermare senza vergogna che la Cina, con una singola base militare extraterritoriale, rappresenta una minaccia alla sicurezza mondiale? Possono farlo perché loro stessi, e per estensione coloniale noi occidentali, non rappresentiamo (ai nostri occhi) per definizione alcuna minaccia, in quanto ci muoviamo sempre solo con motivazioni morali. Il gregge teledipendente raramente percepisce il carattere di abnorme arroganza e oscena falsità di questo atteggiamento.

Occasioni come l'incontro tra Draghi ed Erdogan sono tra le poche in cui le scintille generate dall'attrito tra realtà e narrazione risultano visibili ad occhio nudo. Già, perché sono passati pochi mesi da quando il nostro valente viceré si inalberava paonazzo mosso da incontenibile sdegno contro il "dittatore Erdogan". Lì stava recitando la parte dell'occidentale buono, moralmente irremovibile, tutto chiacchiere sui diritti umani e distintivo, quell'occidentale che piange per le combattenti curde e si indigna per l'orgoglio ferito della von der Leyen lasciata sul sofà dal maschilismo tossico di Erdogan.  È sulla base di queste fiabe della buonanotte tutte intessute di diritti naturali dell'individuo, emancipazione degli oppressi da dittatori sanguinari, liberazione dei mercati dal comunismo o dal nazionalismo, ecc. che si muovono "con legittimazione democratica" i nostri eserciti in giro per il mondo, massacrando o rovesciando chiunque ostacoli gli interessi del centro di comando politico-finanziario USA e dei suoi luogotenenti.  

Il problema dunque in fondo è molto semplice. Il blocco occidentale, dopo aver ampiamente dimostrato al mondo nella prima metà del '900 il proprio tasso di aggressività bellica, dalla fine della Seconda guerra mondiale, in concomitanza con il proprio ritiro dagli imperi coloniali diretti, ha deciso di vestire i nuovi panni dell'Autorità Morale internazionale (metamorfosi del vecchio "white man's burden" dell'impero britannico).  Questa operazione era in parte obbligata dal dover far fronte alla trasformazione istituzionale dell'Occidente in liberaldemocrazie, luoghi dove ufficialmente bisognava fare i conti con l'opinione pubblica.  Così, da potenza schiavista e coloniale l'Occidente ha voluto trasformarsi in Autorità Morale, che raddrizzava torti e salvava principesse, ovunque nel mondo le telecamere individuassero un grido d'aiuto. Che fosse il grido d'aiuto dei contadini vietnamiti o degli imprenditori cileni, dei cittadini iracheni o delle donne afghane, nessun torto rimaneva inevaso. Ma i tempi stanno cambiando e un poderoso temporale si affaccia all'orizzonte, e temo che capiremo tutti sin troppo presto quanto odio e quanta rabbia la nostra spettacolare pluridecennale sanguinosa ipocrisia ha suscitato nel mondo.

Andrea Zhok

 
Confusione tra inquinamento e alterazione climatica PDF Stampa E-mail

9 Luglio 2022

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Nell'inverno del 218 a.C., Annibale, provenendo dalla Spagna, attraversò le Alpi dal Colle delle Traversette, a 3000 metri di quota, con 46.000 uomini a piedi, 6000 cavalieri e 37 elefanti. Ci riuscì perché le temperature erano decisamente superiori alle attuali, scarsi o inesistenti i ghiacciai, e non c'erano auto né industrie a riempire di CO2 l'atmosfera. Era semplicemente uno dei tanti riscaldamenti periodici che hanno interessato la Terra, fin dalle sue origini.

Dal ghiacciaio della Marmolada nel 1917 si staccò un pezzo che uccise 270 soldati austriaci.  I ghiacciai nel 700 dopo Cristo erano molto più piccoli di adesso.  Si urla con disappunto al fatto che la Groenlandia, prima ghiacciata, ora sta diventando verde, ma si dimentica che Greenland, in originale, vuol dire "terra verde". Sia Zichichi, che Rubbia, che Prodi (lo scienziato) affermano da anni che le attività umane possono modificare il clima per un 5%, non di più, il Sole, nelle sue variazioni orbitali e termonucleari, per il 95%.

Stiamo inquinando e distruggendo l'equilibrio del pianeta?  Sì. Certamente... Lo stiamo riempiendo di plastiche varie e inquinanti e stiamo consumando risorse che si ricreano in milioni di anni, ma la CO2 e il clima non c'entrano nulla. La confusione tra inquinamento e alterazione climatica è voluta per protrarre il primo e addebitarci la seconda.

Francesco Neri

 
Il crollo PDF Stampa E-mail

8 Luglio 2022

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 Il disegno è uno solo. Ridurre i costi del capitalismo occidentale. Con questa mira si possono intendere le politiche energetiche, la digitalizzazione, il lavoro a distanza, la riduzione del privato, la politica ambientale, il possesso dei corpi, la tracciabilità famelica, la rottamazione obbligatoria, lo scavalco della costituzione, del parlamento, delle elezioni, l’assegno di cittadinanza o come lo si vorrà chiamare e altro ancora. Il Great Reset ha bisogno di un ampio spettro d’intervento per controllare la massa disoccupata, per mantenere la facciata di democrazia, per dare la responsabilità di come vanno le cose a noi tutti, per coprire di diversivi il tentativo di eliminare la Russia, per nascondere l’obiettivo Cina. Eh sì! C’è sempre un nemico là fuori. Tutto ciò si verificherà in caso vada loro, agli occidentali, tutto bene. In caso cioè che la Russia e i Brics non si compiano appieno come l’attuale embrione – emerso dal XIV summit Brics – ha annunciato, il cui figlio è la multipolarità, il cui spirito è la reciprocità.

A Madrid la Nato ha detto senza dirlo chi non è con noi è nemico. Premessa per proseguire nella sua folle corsa al potere assoluto. Costi quel che costi, il popolo ucraino per esempio, ma anche tutto quello – seppure, per il momento, senza il medesimo sangue – europeo. La folle corsa non ammette cedimenti. Il piatto sul banco lo impone. Perdere la partita sarebbe lasciare l’Europa alla Russia e alla Cina, sarebbe rischiare l’autarchia per gli americani e i loro cuginetti canadesi – i britannici saranno probabilmente perdonati purché sottomessi –, sarebbe vedere la minaccia alle porte da parte di quel Centro e Sud America cui sempre hanno fatto paura, scorrazzando colpi di stato, guerre, sommosse.

Non mancherà neppure la politicizzazione in modalità coercitiva del crollo di ghiaccio della Marmolada. Mai occasione più facile da sfruttare si è offerta alla logica politica in corso. Il signor Mario non è stupido, nonostante dica “non succederà più”. Chi sei? Dio? verrebbe da chiedergli. Ma lui non intende dire che fermerà le prossime frane alzando una mano. Intende che i controlli, divieti e restrizioni, travestiti da bontà e cura, sulle persone saranno tali che nessuno finirà più sotto una frana. Intende che avrà il sostegno di tutti quelli che troveranno condivisibile pensare che gli alpinisti se la cercano, che i costi del soccorso sono eccessivi per colpa loro, che è giusto proibire. Ma allora è stupido? O allude che i divieti elargiti a piene mani arriveranno dal cielo come i generi di conforto arrivavano, anch’essi identicamente travestiti, con il Piano Marshall? Il cuore delle parole del signor Mario da Canazei è chiaro: “Il governo rifletta perché non accada più”. Di proposte di legge, ovvero di parlamento, non parla. Non gli serve più. Il progetto può farne a meno. La traduzione dell’affermazione del presidente del Consiglio è: riduzione delle libertà al fine di un maggior controllo, di un’utile educazione, di una migliore economia. Con tanto di soddisfazione dei numerosi fan imbambolati che credono che qualcosa si possa fare contro il cambiamento climatico senza cambiare il sistema che l’ha prodotto, agendo con le pecette della povera e ignara gente. Per evitare il crollo dell’evanescente sistema occidentale tutto sarà fatto.

Lorenzo Merlo

 
Siamo arrivati al capolinea PDF Stampa E-mail

6 Luglio 2022

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 Da Comedonchisciotte del 4-7-2022 (N.d.d.)

Alcune persone informate, tra cui pare ci sia anche il Papa, cominciano a sospettare che nel mondo stia succedendo qualcosa di più della semplice guerra in Ucraina. Dicono che la Terza Guerra Mondiale è già iniziata e che d’ora in poi le cose peggioreranno. Questo potrebbe essere difficile da determinare visto che stiamo partecipando agli eventi in corso e non abbiamo il beneficio della prospettiva storica. È assai poco probabile che nel 1939 la gente si rendesse conto di trovarsi di fronte all’inizio di un grande conflitto mondiale, anche se alcuni potrebbero averlo sospettato. L’attuale situazione globale è per molti versi come un gigantesco puzzle, in cui il pubblico vede solo una piccola parte del quadro completo. La maggior parte non si rende conto che potrebbero esserci altri pezzi e non si pone nemmeno queste semplici domande: perché sta accadendo tutto questo e perché sta accadendo proprio ora? Le cose sono più complicate di quanto creda la maggior parte delle persone. Quello che vedono è il malvagio stregone Vladimir Saruman Putin che sta invadendo con il suo esercito di orchi un’innocente Ucraina – senza alcun motivo. Si tratta di una visione a dir poco semplicistica, perché nulla accade senza un motivo. Mettiamo le cose in prospettiva e vediamo cosa sta realmente accadendo – e perché il mondo sta impazzendo sotto i nostri occhi. Vediamo in cosa consiste la Terza Guerra Mondiale.

L’Occidente (che qui possiamo definire come gli Stati Uniti, l’Unione Europea e pochi altri) ha mantenuto per decenni la pressione sul mondo intero. Questo vale non solo per i Paesi al di fuori dell’Occidente, ma anche per gli stessi Paesi occidentali che si sono allontanati dai diktat dei governanti occidentali. Questa pressione è stata ampiamente discussa e definita in modi assai diversi, tra cui neocolonialismo, egemonia finanziaria forzata e così via. Ciò che è interessante, soprattutto negli ultimi 20 anni, è quali Paesi hanno subito pressioni e cosa essi non hanno in comune. Tra i Paesi oggetto di pressioni troviamo Russia, Cina, Cuba, Venezuela, Libia, Siria, Serbia, Thailandia e Iran, solo per citarne alcuni. Si sono aggiunti di recente anche India e Ungheria. Per capire perché sono stati messi sotto pressione, dobbiamo scoprire cosa hanno in comune. Non è facile, visto che, per molti aspetti, sono estremamente diversi. Ci sono democrazie e non democrazie, governi conservatori e comunisti, Paesi cristiani, musulmani e buddisti, e così via. Eppure, molti di loro sono chiaramente alleati. Ci si deve chiedere perché Paesi conservatori e religiosi come la Russia o l’Iran si siano alleati con i comunisti senza Dio di Cuba e Venezuela. Ciò che accomuna tutti questi Paesi è il desiderio di gestire i propri affari, di essere Paesi indipendenti. Questo è imperdonabile agli occhi dell’Occidente e deve essere affrontato con ogni mezzo necessario, comprese le sanzioni economiche, le rivoluzioni colorate e la vera e propria aggressione militare. L’Occidente e il suo braccio militare della NATO hanno circondato la Russia con Paesi ostili e basi militari, hanno armato e manipolato l’Ucraina per usarla come un martello contro di essa e hanno utilizzato sanzioni e minacce. La stessa cosa stava e sta accadendo in Asia, dove la Cina è stata circondata con tutti i mezzi a disposizione. Lo stesso vale, in una certa misura, per tutti gli indipendenti citati in precedenza. Negli ultimi 10 anni circa, la pressione sugli indipendenti è aumentata in modo massiccio e ha praticamente raggiunto il culmine nell’anno precedente l’invasione russa dell’Ucraina. Nell’anno precedente alla guerra in Ucraina, per aumentare la pressione gli Stati Uniti avevano inviato i loro diplomatici in tutto il mondo. Erano come un circo itinerante o una rock band in tournée, ma, invece di intrattenere, minacciavano: comprate questo da noi e fate quello che vi diciamo o ci saranno conseguenze. L’urgenza era assoluta e palpabile, ma poi è arrivata la guerra in Ucraina e la pressione è salita alle stelle. Nel primo mese di guerra, l’intero corpo diplomatico dell’Occidente è stato impegnato a minacciare il “resto del mondo” affinché isolasse la Russia. Questo non ha funzionato e ha provocato il panico nei circoli politici e diplomatici negli Stati Uniti e in Europa. Tutte queste pressioni nel corso degli anni, e la paura e il panico scatenati dal loro mancato funzionamento, sono chiaramente collegate agli eventi in Ucraina. Fanno parte della stessa “sindrome” e hanno la stessa causa.

Ci sono state molte spiegazioni per quello che sta succedendo e la più comune è la lotta tra due possibili scenari futuri: un mondo multipolare in cui ci sono diversi centri di potere e un mondo unipolare in cui l’Occidente governa il pianeta. Tutto ciò è corretto, ma c’è un’altra ragione che spiega perché questo sta accadendo proprio ora e tutta l’urgenza e il panico in Occidente. Recentemente il guru tecnologico neozelandese Kim Dotcom ha twittato un articolo sulla situazione del debito negli Stati Uniti. Secondo lui, tutti i debiti e le passività non finanziate degli Stati Uniti superano il valore totale dell’intero Paese, terreni compresi. Questa situazione non è unica per gli Stati Uniti. La maggior parte dei Paesi occidentali ha un debito che può essere ripagato solo vendendo l’intero Paese e tutto ciò che contiene. Inoltre, la maggior parte dei Paesi non occidentali sono sepolti dal debito denominato in dollari e sono praticamente di proprietà degli stessi finanzieri che possiedono l’Occidente. Negli ultimi decenni, l’economia degli Stati Uniti e dell’Europa è stata falsificata ad un livello che ha dell’incredibile. Noi Occidentali abbiamo vissuto molto al di sopra delle nostre possibilità e le nostre valute sono state massicciamente sopravvalutate. Siamo riusciti a farlo attraverso due meccanismi: 1. Il primo è lo status di riserva del dollaro e lo status di semi-riserva dell’euro, che hanno permesso all’Occidente di esportare denaro digitale e di ricevere beni in cambio. Questo ha dato all’Occidente un enorme potere finanziario e gli ha permesso di funzionare come un parassita dell’economia mondiale. Abbiamo ricevuto molti beni gratis, per usare un eufemismo. 2. Il secondo meccanismo di falsificazione è l’aumento del debito ad un livello tale per cui abbiamo essenzialmente impegnato tutto ciò che possedevamo, comprese le nostre case e le nostre terre, per mantenere il nostro tenore di vita. Una volta sottratto il debito non possediamo più nulla. Il debito è diventato da tempo inservibile – ben oltre la nostra capacità di pagare gli interessi – il che spiega perché i tassi di interesse in Occidente sono vicini allo zero. Qualsiasi aumento renderebbe il debito inservibile e tutti noi andremmo formalmente in bancarotta in un giorno. In più, in Occidente la falsificazione ha creato valute artificialmente forti, che hanno aumentato il loro potere d’acquisto per i beni prezzati in divise non occidentali. Questi meccanismi hanno anche permesso all’Occidente di gestire economie di servizio gonfie e disfunzionali, in cui le inefficienze sono inimmaginabili. Nelle nostre economie ci sono gruppi giganteschi di persone che non solo non creano valore, ma che lo distruggono sistematicamente. Ciò che mantiene il tenore di vita dell’Occidente è una piccola minoranza di persone produttive, un costante aumento del debito e il parassitismo sul resto del mondo. Le persone che possiedono tutto questo debito, in realtà, possiedono tutto ciò che noi pensiamo di possedere. A questo punto, noi Occidentali non possediamo nulla, pensiamo solo di possedere qualcosa. Ma chi sono i nostri veri proprietari? Sappiamo più o meno chi sono, perché si riuniscono ogni anno al World Economic Forum di Davos insieme alle élite politiche occidentali, di cui sono anche i proprietari. È chiaro che i nostri proprietari sono sempre più preoccupati, e le loro preoccupazioni sono aumentate in sincronia con la crescente pressione esercitata dall’Occidente sul resto del mondo, in particolare sugli Indipendenti. Durante l’ultima riunione di Davos, l’atmosfera era, allo stesso tempo, cupa e tesa, proprio come il panico tra le élite politiche occidentali quando avevano visto fallire l’isolamento della Russia.

Il panico dei nostri proprietari e dei loro politici è comprensibile perché siamo arrivati al capolinea. Non possiamo più mantenere i nostri standard di vita aumentando il debito e il parassitismo [sul resto del mondo]. Il debito sta superando il limite di ciò che possediamo come garanzia e le nostre valute stanno per diventare prive di valore. Non saremo più in grado di ottenere beni gratuiti dal resto del mondo, né di ripagare il nostro debito, tanto meno pagarne gli interessi. L’intero Occidente sta per andare in bancarotta e il nostro tenore di vita sta per diminuire di una percentuale enorme. Questo è ciò che ha gettato nel panico i nostri proprietari, che vedono solo due scenari possibili: 1. Nel primo scenario la maggior parte dei Paesi dell’Occidente, e tutto e tutti al loro interno, dichiarano bancarotta e cancellano il debito con un diktat – cosa che gli Stati sovrani sono in grado di fare. Questo cancellerebbe anche la ricchezza e il potere politico dei nostri proprietari. 2. Nel secondo scenario, i nostri proprietari rilevano le garanzie durante la bancarotta. Il collaterale siamo noi e tutto ciò che possediamo. Non ci vuole un genio per capire quale scenario abbiano scelto. Il piano per il secondo scenario è pronto e sta venendo attuato in questo momento. Si chiama “Grande Reset” ed è stato costruito dalle persone che stanno dietro al World Economic Forum. Questo piano non è un segreto e può essere esaminato in una certa misura sul sito web del WEF. Il Grande Reset è un meccanismo per il sequestro di tutte le garanzie del debito, che include i vostri beni, i beni della vostra città o del vostro comune, i beni del vostro Stato e la maggior parte dei beni aziendali che non sono già in mano ai nostri proprietari. Questo meccanismo di sequestro dei beni ha diverse componenti, ma le più importanti sono le quattro seguenti: 1. Abolizione della sovranità. Un Paese sovrano (indipendente) è un Paese pericoloso perché può scegliere di non onorare il proprio debito. La diminuzione della sovranità è stata una priorità per i nostri proprietari e sono stati tentati vari schemi come il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti e il Partenariato trans-pacifico. Lo schema di maggior successo è senza dubbio quello dell’Unione Europea. 2. Il down-tuning dell’economia. L’economia occidentale (e, di fatto, l’economia globale) deve essere ridotta di una percentuale molto significativa. Questa riduzione è necessaria perché l’economia occidentale ora è enormemente sovrastimata e deve essere portata al suo livello reale, che potrebbe essere anche la metà o più di quello attuale. Il lento smantellamento ha anche lo scopo di evitare un crollo improvviso che causerebbe gravi disordini sociali, una minaccia per i nostri proprietari. Una implosione controllata è quindi preferibile ad un crollo incontrollato. Questa implosione controllata sta già avvenendo ed è in corso da tempo. Si possono citare molti esempi di questo smantellamento, tra cui la politica energetica dell’UE e degli Stati Uniti, progettata per sabotare l’economia occidentale, e gli ovvi tentativi di distruzione della domanda durante e dopo l’epidemia, compresi i problemi logistici, piuttosto bizzarri, che erano emersi improvvisamente dal nulla. 3. Accaparramento di beni (non possiederete nulla e sarete “felici”). Tutti i beni che possono essere presi a garanzia del nostro debito privato e collettivo/pubblico verranno acquisiti. Questo è un obiettivo chiaramente dichiarato del Grande Reset, ma è meno chiaro come verrà realizzato. A tal fine sembrerebbe necessario il controllo totale da parte dei governi occidentali (e di tutti i governi). Questa precondizione è più vicina di quanto si possa pensare, perché, a questo punto, la maggior parte dei governi occidentali sembra essere asservita a Davos. Il processo sarà venduto come una ristrutturazione sociale necessaria per far fronte alla crisi economica e al riscaldamento globale e si tradurrà in una massiccia riduzione degli standard di vita per la gente comune, anche se non per le élite. 4. Oppressione. A molte persone questo non piacerà e una rivolta è una risposta probabile, anche se il ridimensionamento dell’economia viene portato avanti in modo graduale. Per evitare che ciò accada, si sta implementando un meccanismo di controllo sociale che cancellerà la libertà personale, la libertà di parola e la privacy. Inoltre, creerà una dipendenza assoluta dell’individuo dallo Stato. Questo dovrà essere fatto prima che la distruzione economica possa essere completata o ci sarà una rivoluzione. In Occidente, questo meccanismo viene già portato avanti con entusiasmo, come può vedere chiunque abbia occhi e orecchie.

Come si inseriscono in tutto questo la Russia e la Cina e la guerra in Ucraina? Perché tutte le pressioni esercitate dall’Occidente nel corso degli anni e perché tutto questo panico ora? Parte della ragione della pressione sugli indipendenti, in particolare su Russia e Cina, è semplicemente il fatto che hanno resistito all’egemonia occidentale. Questo è sufficiente per entrare nella lista occidentale dei cattivi. Ma perché questa maggiore pressione negli ultimi anni? Il motivo è che la Russia e la Cina non possono essere sottomesse attraverso la bancarotta e il prelievo dei loro beni. Non hanno grossi debiti in valute occidentali, il che significa che le persone che possiedono l’Occidente attraverso il debito, attualmente non possiedono la Russia e la Cina (come possiedono l’Occidente e il “Terzo Mondo” indebitato) e non possono acquisirle attraverso il debito. L’unico modo per farlo è con il cambio di regime. I loro governi devono essere indeboliti con ogni mezzo, comprese le sanzioni economiche e, se necessario, i mezzi militari – da qui l’uso dell’Ucraina come ariete contro la Russia e di Taiwan contro la Cina. Sottomettere la Russia e la Cina è una questione esistenziale per i nostri padroni di Davos, perché, quando distruggeranno l’economia occidentale, anche tutto il resto dovrà essere distrutto. Se l’economia occidentale viene abbattuta e un grande blocco economico non partecipa alla caduta, sarà un disastro per l’Occidente. Il nuovo blocco acquisirà un enorme potere economico, e forse una sorta di egemonia unipolare, mentre l’Occidente scenderà in una oscura età feudale e nell’irrilevanza. Perciò, affinché il Grande Reset possa funzionare, il mondo intero deve crollare. Russia e Cina devono essere sottomesse con ogni mezzo, così come l’India e le altre nazioni ostinate. Questo è ciò che ha portato alla situazione in cui ci troviamo ora e che alimenterà la continuazione della Terza Guerra Mondiale. Le élite proprietarie occidentali vanno in guerra per mantenere la loro ricchezza e il loro potere. Tutti quelli che si oppongono devono essere soggiogati e costretti a seguire l’Occidente nella programmata Grande Età Oscura del Reset. La ragione dell’attuale panico tra le élite occidentali è che il progetto Ucraina non sta andando come previsto. Invece di svenare la Russia sul campo di battaglia, sono l’Ucraina e l’Occidente a sanguinare. Invece di un crollo dell’economia russa che avrebbe portato alla sostituzione di Putin con un leader compatibile con Davos, è l’economia dell’Occidente a crollare. Invece di isolare la Russia, è l’Occidente ad essere sempre più isolato. Niente sta funzionando e, come se non bastasse, l’Europa ha dato ai Russi i mezzi e i motivi per distruggere l’economia europea, chiudendo in parte la sua industria. Senza risorse russe, non c’è industria europea, e senza industria non ci sono tasse per pagare i sussidi di disoccupazione, le pensioni, i sussidi ai rifugiati e praticamente tutto ciò che tiene insieme le società europee. I Russi hanno ora la capacità di organizzare un crollo incontrollato in Europa, che non è quello che Davos aveva previsto. Un crollo incontrollato potrebbe far rotolare le teste di Davos, letteralmente, e questo sta causando paura e panico negli ambienti dell’élite. L’unica soluzione per loro è andare avanti con la Terza Guerra Mondiale e sperare per il meglio.

Il Grande Reset dell’economia mondiale è la causa diretta della Terza Guerra Mondiale – ammesso che sia quello che sta accadendo. Cosa si può fare al riguardo? Dall’interno dell’Occidente si può fare ben poco. L’unico modo è quello di eliminare in qualche modo Davos dall’equazione, ma questo molto probabilmente non accadrà per due motivi: il primo è che i grandi ‘resetter’ di Davos sono troppo legati all’economia e alla politica occidentale. Davos è come una piovra, con i suoi tentacoli e le sue ventose all’interno dei circoli elitari, dei media e del governo di ogni Paese. Sono troppo radicati per essere facilmente rimossi. La seconda ragione è che la popolazione occidentale è troppo ignorante ed è stata sottoposta al lavaggio del cervello. Il livello di questo lavaggio è tale che gran parte di loro vuole effettivamente diventare povera – anche se usano la parola “verde” al posto di “povero” perché suona meglio. Tuttavia, ci sono alcune indicazioni secondo cui potrebbero esserci delle divisioni all’interno delle élite occidentali. Alcune di esse, in particolare negli Stati Uniti, potrebbero opporsi al Grande Reset progettato principalmente dall’Europa, ma resta da vedere se questa opposizione sarà reale o efficace. Tuttavia, al di fuori dell’Occidente, ci sono alcune misure che possono e devono essere prese. Alcune di queste sono drastiche e altre sono in corso di attuazione proprio in questi giorni. Tra queste misure ci sono le seguenti: 1. Gli Indipendenti, guidati da Russia, Cina e India, devono creare un blocco per isolarsi dall’Occidente radioattivo. Questo isolamento non deve essere solo economico, ma anche politico e sociale. I loro sistemi economici devono essere separati dall’Occidente e resi autonomi. Le loro culture e la loro storia devono essere difese dalle influenze e dal revisionismo occidentale. Questo processo sembra essere in corso. 2. Gli indipendenti devono immediatamente bandire nei loro Paesi tutte le istituzioni e le ONG sponsorizzate dall’Occidente, indipendentemente dal fatto che siano sponsorizzate da Stati o individui occidentali. Inoltre, devono bandire tutti i media che ricevono sponsorizzazioni occidentali e privare tutte le scuole e le università della sponsorizzazione e dell’influenza occidentale. 3. Devono abbandonare tutte le istituzioni internazionali, comprese le Nazioni Unite, perché tutti gli organismi internazionali sono controllati dall’Occidente. Devono quindi sostituirli con nuove istituzioni all’interno del loro blocco. 4. Devono, ad un certo punto, dichiarare non grate le valute in dollari ed euro. Ciò significa che dovranno dichiarare il default su tutti i debiti denominati in queste valute, ma non su altri debiti. Questo avverrà molto probabilmente in una fase successiva, ma è inevitabile. In questo modo si creerà una situazione in cui l’Occidente scenderà nelle tenebre senza trascinare gli altri con sé – se riusciremo a sfuggire all’incendio nucleare.

Gaius Baltar (tradotto da Markus)

 
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