1 luglio 2007 Siamo nel 2006. Tu sei un elettore, e ti professi di centrosinistra. ‘Sto governo Berlusconi non ti piace proprio: pieno di ex fascisti, toglie ai poveri per dare ai ricchi. E poi tu sei un pacifista: quello lì ci ha portato a far la guerra in Irak e in Afghanistan, e tanti nostri ragazzi ci hanno anche lasciato la pelle. E voti Prodi. Oppure sei un elettore di centrodestra. Non è che chiedi molto: un po’ di ordine e sicurezza, meno sconvolti per le strade e nei parchi pubblici, un minimo di dignità nazionale, soprattutto meno tasse. Berlusconi ti sta pure simpatico, e l’alleanza storica con gli Usa ti va bene, ma quei ragazzi morti ammazzati son rimasti sullo stomaco anche a te. E poi, insomma, da elettore con un minimo senso critico quale sei, ti sei accorto che quel “Contratto” firmato dal notaio Vespa è rimasto sulla carta. E non per colpa dei “comunisti”: quelli veri, lo sai anche tu, non ci sono più da un pezzo. Così provi – turandoti il naso, come diceva il grande Montanelli – a votare Prodi. Prodi vince: non si può dire che sia stato un plebiscito, ma vince. Bene, dici tu, ora stiamo a vedere che succede. Le truppe italiane se ne vanno dall’Irak – l’aveva già promesso il governo Berlusconi – ma rimangono in Afghanistan, anzi ricevono nuovi armamenti. Vanno anche in Libano: sì, è una missione di pace, ma questa ti pare di averla già sentita. Poi, verso Pasqua, dall’uovo esce la sorpresa: a Vicenza, che ha già una variegata collezione di american points, ne vogliono costruire uno nuovo di zecca: la base all'aeroporto Dal Molin. Eh no – dici tu, che cominci a provare la sgradevole sensazione che ti stiano prendendo per il culo – non è per questo che io avevo votato: e giù a manifestare, fondare comitati, presidiare eccetera. Ma prego, ti dice il Prodi: le manifestazioni sono il sale della democrazia, faccia pure. Poi cominciano a giungerti strane voci: che la base era stata già decisa molti mesi fa in segreto, che ci sono accordi definitivi già firmati, che in cambio alcune aziende italiane (Finmeccanica, per esempio) hanno ottenuto commesse miliardarie, e che la base si farà, senza se e senza ma. E l’incazzatura cresce. Finché un giorno, anno 2007, le carte si scoprono: l’ambasciatore americano, con savoir faire tipicamente yankee, viene a sventolarti sotto il naso quei famosi accordi firmati. La ciliegina sulla torta, che ricorda tanto il naso rosso del clown, è la nomina di un Commissario (il Paolo Costa ex sindaco di Venezia) che non si capisce bene a cosa dovrebbe servire, se non a spiegarti, una volta per tutte, che sì, non è solo una sensazione: te l’hanno proprio messo in quel posto. Ma allora, dici tu – elettore di centrodestra o di centrosinistra: a questo punto non fa differenza –: e il mio voto, che tu dovevi rappresentare? E io, che ti ho delegato? E i diritti dei cittadini, le autonomie delle comunità, la democrazia: che fine hanno fatto? Ma va là, mona, ti direbbe Prodi se parlasse veneto. Ecco, funziona così. Capito? Giuliano Corà
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