Lo Stato della corruzione |
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9 febbraio 2008 In Italia la corruzione è dilagante. Specie nella sanità, nel mondo degli appalti e in quello delle forniture. Praticamente un pezzo dell'intero sistema pubblico. Nonostante questa mattonata sui coglioni, che ovviamente si traduce anche in grave danno per l'erario e quindi per il singolo cittadino, la classe politica prosegue imperterrita con la politica dei condoni. Premiando così la feccia umana che vìola le norme e coloro i quali dovrebbero farsi garanti primari dei controlli stessi. A prospettare questo stato di cose è un compassato signore che si chiama Furio Pasqualucci. I suoi toni sono sicuramente da forcaiolo giustizialista antisistema, in realtà lui non è che il compassato e seriosissimo procuratore generale della Corte dei Conti. Durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario non sembrava di assistere alla relazione del capo della magistratura contabile. Sembrava di ascoltare un cronista di giudiziaria durante il periodo della Tangentopoli milanese. Insomma abbiamo avuto l'ennesima conferma che la corruzione non è scemata. È scemata semplicemente l'attenzione dei media e quella dell'opinione pubblica. Ora se in questo momento mi trasformassi in Karl Fischer, Didier Bossis o William Palmer, ipotetici cittadini di Germania, Francia e Regno Unito, probabilmente sarei sconvolto nel leggere che una delle più alte magistrature dello Stato fa a pezzi lo stesso Stato che serve come pubblico ufficiale. Ma da noi no. Da noi si prende atto. Si dà per scontata la natura corrotta e delinquenziale di larghe fette della classe dirigente (non solo politica). In Italia si viola ormai la legge con certificazione Iso 9001. Lo certifica la Corte dei Conti con la supervisione dell'Ue la quale ci ha allegramente inflitto nel 2007 ben 13 condanne per violazioni legate al mancato rispetto della normativa comunitaria in tema di ambiente. In un contesto del genere i signori Fischer, Bossis e Palmer, penserebbero che la democrazia nella quale vivono ha smesso di essere tale e si sentirebbero legittimati dalla morale a tirare giù dalle spese i tiranni corrotti. Da noi invece il massimo del dibattito politico è il dialogo a distanza tra Veltroni e Berlusconi. Due birilli colorati diversamente ma fatti della medesima plastica. Ma la differenza tra noi e la Germania (e vale altre anche per gli altri grandi Paesi europei) è una sola sostanzialmente: che in Germania ci sono i tedeschi, in Francia i francesi e in Gran Bretagna gli inglesi. Marco Milioni
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