Avviso Registrazioni

Scusandoci per l'inconveniente, informiamo i nuovi utenti i quali desiderino commentare gli articoli che la registrazione deve essere fatta tramite Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo

Login Form






Password dimenticata?
Nessun account? Registrati

Cerca


 
  SiteGround web hostingCredits
Sarroch, basta coi ricatti! PDF Stampa E-mail

11 febbraio 2008

Active Image

Da 45 anni le ricadute ambientali del polo industriale di Sarroch stanno investendo la Sardegna, oltre Sarroch anche i luoghi vicini come Villa S. Pietro, Capoterra, Pula, Cagliari e tutto il golfo risultano notevolmente colpiti dal tragico impatto ambientale. I dati degli ultimi dieci anni sono catastrofici, non si può più permettere che un posto di lavoro equivalga alla morte, infatti, volendo tacere dei danni irreparabili subiti dal territorio per sempre deturpato, i casi di tumori e malanni vari prodotti da monossido di carbonio, idrocarburi, benzene, ozono e nano particelle sono in costante aumento. I dati delle centraline preposte a sorvegliare la situazione mostrano un panorama agghiacciante: spesso le emissioni di anidride solforosa hanno superato i limiti di “inquinamento a norma di legge”. Anche i dati delle ricerche mediche descrivono una situazione terrificante: eccessi di leucemia e diffusione di problemi respiratori specie nei bambini.  La risposta della Saras a qualsiasi richiesta di un tavolo di trattative da parte dei sindaci, prefetti o Regione Sarda è sempre stata la stessa: minacce di licenziamenti o dismissione totale. A ciò si aggiunge la moda ormai diffusa per tutta la nostra bella Italietta di assumere lavoratori precari per le mansioni più pericolose. Ma non si può difendere un posto di lavoro a tutti i costi, anche a costo della vita personale e altrui. Gli studi epidemiologici svolti in Sardegna negli ultimi anni mostrano un eccesso rispetto alle medie nazionali di tumori nelle aree minerarie, militari e industriali e nonostante i dati allarmanti niente risveglia nei sardi un minimo di coscienza civile. Infatti, fatta eccezione di I.R.S.(Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna) che chiede presidi sanitari con assistenza gratuita, screening periodici sulla salute, piani di evacuazione, diminuzione dell’inquinamento ambientale, alternative per l’eventuale riconversione o riqualificazione, ma soprattutto la chiusura del polo industriale, e adesso anche di Movimento Zero, nessuno ha mai puntato i piedi e fatto sentire la sua voce per rivendicare i nostri diritti di cittadini. Logicamente manco i sindacati che speculano sulla situazione, ed anzi proprio loro, che a braccetto con gli imprenditori hanno permesso tempo a dietro con la loro nefasta politica (operaio=tesserato Cgil, tesserato Cgil=tesserato PCI) l’insediamento del polo industriale a Sarroch così come a Portovesme.
Noi sardi non vogliamo più essere sudditi né dei capitalisti e dei loro ricatti, né dei sindacati, né delle basi militari, né dei politicanti che non muovono un dito per difenderci ed anzi decidono pure di mandarci la monnezza napoletana. Senza contare poi che tra poco il petrolio finirà e saremo obbligati a trasformare la nostra economia, il futuro della Sardegna è nella produzione delle materie prime, nell’artigianato, nel turismo ragionato, non nell’industria petrolchimica che ci sta ammazzando. Basta!

Alberto Cossu

Commenti
NuovoCerca
fabiolucidobalestrieri@hotmail
FabioSbrocchio (Registered) 11-02-2008 18:52

Ottimo articolo Alberto. La produzione delle materie prime, l'artigianato, il turismo ragionato e aggiungo la produzione agricola (quella genuina, biologica, estensiva, col maggese magari) dovranno essere il futuro non solo della Sardegna, ma di tutta la penisola italica e perchè no, di tutta l'Europa.

-spesso le emissioni di anidride solforosa hanno superato i limiti di %u201Cinquinamento a norma di legge%u201D-

Il punto è che queste norme non sono fatte per essere rispettate, bensì per zittire le associazioni ambientaliste o chiunque contrasti le espansioni industriali. Quindi anche in questo caso la legge è una presa per il culo (tanto per rimarcare il fatto che la legalità non è motivo di lotta).
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 11-02-2008 19:02

Poi in pratica, come è risaputo,questi "limiti di inquinamento a norma di legge" vengono spesso ritoccati verso l'alto modificando di volta in volta le leggi. In questo modo riescono nel miracolo di eliminare l'inquinamento modificando le leggi. Heidegger diceva che il linguaggio dà l'essere alle cose, i nostri politicanti pensano invece modificando le parole di cancellare le cose, ma per buona pace di Heidegger e dei politicanti, i fatti sono fatti e le parole, solo parole.
fabiolucidobalestrieri@hotmail
FabioSbrocchio (Registered) 11-02-2008 19:11

Esatto. Le parole, così come le norme, davanti ai fatti stanno a zero. Per cui parlare e legiferare è inutile se dietro non c'è una forza pratica, che l'industria ha, mentre noi no.
Ma la politica si: ha l'esercito.
Il problema è che invece di usarlo contro gli industriali lo usa contro il popolo.
simone.org@email.it
simone.org (Registered) 12-02-2008 10:37

Il discorso non fa una piega e lascia intravedere la convincione in una futur civiltà "a corto raggio" con conseguente rivisitazione dell'economia.
Ciò che sorprende è la ciecità di chi ci governa (o ci opprime?) che, pur di incrementare al massimo il profitto immediato di chi gestisce il Sistema (banche e industrie) non esita a sacrificare il proprio stesso futuro.
W la Sardegna, w l'Italia e la Decrescita!
Solo gli utenti registrati possono inviare commenti!
 
< Prec.   Pros. >