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MZ Reggio Emilia: no all’aeroporto PDF Stampa E-mail

15 febbraio 2008

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La città più inquinata della pianura Padana, media delle concentrazioni di polveri sottili più che doppia rispetto ai limiti di rischio per la salute, la maggior estensione percentuale di territorio cementato in Italia: questi i primati di Reggio Emilia.
Poi, un aeroporto che da decenni gli amministratori credono di poter mettere in concorrenza con il mega-scalo di Bologna, ma su cui da sempre non volano altro che i Piper degli amatori.
Negli ultimi 10 anni, 5 milioni di euro spesi da Comune e Provincia, soci di maggioranza della società proprietaria, per aumentarne il capitale sociale, altri 3.5 milioni di euro (pubblici) in infrastrutture per far decollare l’aeroporto ma da cui continuarono a decollare solo i Piper, 2,5 milioni le perdite di bilancio accertate, tutto a spese dei contribuenti.
Reggio, cittadina di medie dimensioni economicamente dinamica, ma amministrata in passato da gente dalle vedute tanto ampie quanto irrazionali, non si è voluta accontentare di ciò che aveva ma ha fatto il passo più lungo della gamba.
Nel 2007 la resa: Comune e Provincia gettano la spugna e cercano di vendere le quote della società. Intanto l’inquinamento locale tocca il livello massimo mai registrato, 140 sforamenti dei limiti contro i 35 consentiti dalla legge. L'USL locale calcola che se fossero rispettati, ci sarebbero 400 morti in meno all’anno in provincia.
L’aeroporto è un grande campo di 170 ettari a due passi dal centro città. Il gruppo ambientalista Resistenza Verde ha capito che è perfetto per ospitare un immenso bosco urbano, centinaia di migliaia di alberi che contrastino la cappa di smog che soffoca la città.
Contro ciò, residue fantasie di grandezza: chi parla ancora di ampliare la pista, voci sull’interessamento di aziende private, si è detto anche di usarla per collaudi sperimentali, quindi pericolosi, addirittura, nella piccola parte destinata comunque a verde pubblico, pare che ci passerà in mezzo una strada...
Movimento Zero di Reggio ha aderito alla campagna per ottenere dall’amministrazione l’unica cosa di cui hanno bisogno i reggiani, che non sono fasulle prospettive di sviluppo, non soldi versati nelle casse comunali da aziende che si prenderebbero la terra sottraendola alla cittadinanza, ma è la tutela della salute attualmente a rischio!
Nei primi due sabati di febbraio sono state raccolte 2000 firme nelle piazze in poche ore e decine di cittadini si sono offerti per collaborare, si continua fino a metà marzo, allora andremo a portare la petizione al sindaco.
Vedremo se conta di più la volontà dei cittadini o le ragioni di cassa.

Alessandro Marmiroli
Movimento Zero Reggio Emilia

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