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Incompatibilità fra liberismo e socialismo PDF Stampa E-mail

20 Febbraio 2020

 

Da Appelloalpopolo del 9-2-2020 (N.d.d.)

 

Il Socialismo è una corrente di pensiero nata all’inizio del XIX secolo, e avendo avuto una storia così lunga si è evoluto in numerose tendenze e fazioni diverse, talvolta incompatibili tra loro. In origine, la definizione di socialismo corrispondeva al conseguimento dell’eguaglianza economica di tutti i cittadini e alla collettivizzazione dei mezzi produttivi e di scambio. Nel XX secolo si sono imposti in diversi stati del mondo regimi a “socialismo reale”, perlopiù marxisti, quindi ispirati ad una filosofia ben precisa, che non include tutti i possibili socialismi ma solo quello che Marx definiva il “socialismo scientifico”. Tali regimi negarono decisamente la libertà di opinione, di parola e di stampa, spesso furono protagonisti di gravissimi crimini fino al genocidio. Un sovranista ha il preciso dovere di prendere le distanze da esperienze politiche del genere, alcune delle quali sopravvivono ancora oggi come ritardi storici e dovendo talvolta ringraziare il grottesco ossimoro dell’adozione di un’economia di mercato. Bisogna prenderne le distanze non solo per via di una evidente incompatibilità di tali forme di governo con i dettami della Costituzione Italiana, non solo per evidenti ragioni morali, ma anche perché questi regimi erano talmente beceri nella loro oppressione che spesso, per reazione, instillavano nelle popolazioni la simpatia per tutto ciò che non era comunista, in primis il capitalismo, visto come un sistema molto più libero e progredito. Sotto il profilo culturale i regimi marxisti ottennero in pratica l’esatto contrario di quello che si prefiggevano di fare: ecco perché la maggior parte di essi sono poi crollati miseramente.

 

Un’altra ideologia politica derivata dal socialismo delle origini è il socialismo democratico. Anche questo ambito è vastissimo, ma se ci limitiamo a considerare i partiti che aderiscono all’Internazionale Socialista fondata nel 1951 una osservazione semplice è possibile: si tratta di partiti che, in quasi tutto il mondo, hanno rinunciato alla definizione di “socialismo” delle origini (eguaglianza economica, collettivizzazione, ecc.) per virare verso generiche istanze di riformismo nel contesto di un’architettura capitalista dell’economia e spesso nel contesto di un vero e proprio regime liberista. Ora, se un partito accetta il liberismo significa che non è socialista, perché significa che della semantica originaria della parola “socialismo” non è rimasto proprio nulla fra le istanze socio-economiche e dell’azione di governo del partito stesso. E proprio questo è il passaggio da chiarire: i partiti dell’Internazionale Socialista altro non sono che liberisti con la cravatta rossa. In concreto, quando un partito che nel nome ha i termini “socialista” o “socialdemocratico” ma sostiene l’adesione alle organizzazioni sovranazionali (FMI, Banca Mondiale, OMC, UE, BCE…), accetta che i contratti di lavoro vengano precarizzati, fa sì che i salari siano sempre più compressi, che le pensioni siano tagliate, che scuola, sanità e abitazione diventino diritti solo per chi ha la fortuna di poterseli permettere, in realtà si è appiccicato sulla fronte un’etichetta all’unico scopo di ingannare il pubblico e pescare voti all’interno di un elettorato che spera sempre di ottenere vantaggi sociali perché legge su un logo la parola “socialismo”.

 

Nei confronti di tali soggetti, l’atteggiamento dei sovranisti deve essere quello di smascherare l’inganno; far capire ai cittadini appartenenti a quei ceti sociali più bassi che non bastano un simboletto su un logo ed un nome per trovarsi davvero dalla parte dei lavoratori. In Italia le leggi che hanno precarizzato il lavoro, dal Pacchetto Treu fino al recente Jobs Act sono un’ottima cartina di tornasole per individuare i partiti che parlano di “tutela del lavoro” ma poi comprimono salari e diritti promulgando queste stesse leggi. Bisogna slacciare al liberista di sinistra la cravatta rossa per mostrare al pubblico ciò che c’è sotto: soltanto un liberista.

 

Marco Trombino

 

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