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L'altra Cuba PDF Stampa E-mail

23 febbraio 2008

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Fidel Castro lascia la presidenza di Cuba, abdicando in favore del fratello Raul.
La demonizzazione, il paradigma della tirannide e dell’assolutismo oppure la mitizzazione che si perpetua, Davide contro Golia, il paradiso del socialismo più che reale.
E’ evidente che un paese di 11 milioni di abitanti, dall’importanza geopolitica pari allo zero assoluto, privo di fonti energetiche, privo di  minerali di valore, assolutamente innocuo ed isolato, in un’area assolutamente “periferica” rispetto al nuovo ordine mondiale, può diventare la rappresentazione del male solo nella delirante ed autistica logica della politica estera statunitense.
Che infatti reitera l’assurda, ottusa ed inumana pratica dell’embargo, che affama i popoli e rafforza la propaganda del regime, Cuba o Iraq poco cambia. Paradossalmente l’embargo ha generato il Fidelismo, come dicono i cubani. Cuba può minacciare solo sè stessa.
Per contro, chi scrive vorrebbe evitare la trita carrellata oleografica della scuola e della sanità cubana. Il limite più insopportabile per i cubani è quello della libertà di movimento e di espatrio, molto più delle censure e della mancata libertà di stampa e di opinione.
Ma Cuba è altro. Cuba è l’esempio massimo della decrescita, della desacralizzazione del consumismo, premessa del capitalismo e della globalizzazione.
Todo sirve todo se recupera”, recitano i cartelli sulle strade dell’isola.
Ogni oggetto, ogni supporto dell’esistenza vive, si rigenera, si esaurisce dopo una serie interminabile di cicli.
I “bricoleurs” cubani riparano ogni cosa: frigoriferi sovietici, biciclette antelucane, auto secolari. Il modernariato base primaria dell’economia cubana.
L’antidoto allo spreco, all’abuso di energia, propedeutico alla dannata società dei consumi. L’ambientalismo ante-litteram, le oasi naturali, la barriera corallina intonsa, l’ambiente preservato giocoforza, quasi inavvertitamente, come effetto indotto dalla negazione dello spreco e del superfluo.
Si prefigurano scenari apocalittici in caso di una “nordamericanizzazione turistica” per la Cuba naturalistica, quella di cui si parla poco. La Cuba antitetica al feticismo del consumo, che purtroppo inizia a scricchiolare, a dire il vero. L’elemento più puro che si potrebbe estrapolare e valorizzare, il senso profondo della decrescita.
Se solo abbandonassero il feticcio del marxismo e dessero libertà di opinione e di dissenso...

Mauro Maggiora

Commenti
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belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 24-02-2008 23:19

Cuba non ha adottato la decrescita per motivi ideali ma per necessità. Cuba è una dittatura comunista e come tale non riscuote nessuna mia simpatia, se non per riflesso in quanto professa fede antiamericana (fino ad un certo punto però, visto che i turisti a Cuba pagano in dollari...). Il comunismo è il peggior prodotto della modernità, più nefasto anche del capitalismo in quanto distrugge ogni legame tradizionale. Queste ragioni mi portano a diffidare di chi si dice comunista come Fidel e in una certa misura anche a comprendere le ragioni di chi al periodo della guerra fredda dovendo scegliere tra i due blocchi preferiva comunque quello Occidentale. Almeno da noi si poteva leggere tranquillamente Nietzsche, Spengler, Evola, ecc... e non ti facevano i conti in tasca di quanto pane consumavi. No al marxismo.
simone.org@email.it
simone.org (Registered) 25-02-2008 12:39

E' evidente che la mancanza di libertà a Cuba è semrpe stato un problema e infatti nell'articolo questa pecca è emersa. Ma, come sempre diciamo, non dobbiamo avere la pretesa di credere che tutti vogliano la nostra democrazia, siano i cubani a decidere, e sino ad oggi mi pare che abbiano deciso per Fidel.
Aggiungo che comunque Castro, nato nazionalista e divenuto filosovietico solo dopo il veto americano alla nazionalizzazione della United Fruit (mi espongo a una figuraccia, si chiamava così?), più che comunista è comunitarista e la differenza è enorme, poiché il comunismo è globalizzante, il comunitarismo è localista.
Credo che Mauro abbia ben descritto le modalità di recupero e produzione dei cubani, se solo avessere avuto librtà di cooperare coi vicini Cuba potrebbe oggi, senza aver inseguito il delirio dello sviluppo, godere di un benessere non indifferente.
max (Registered) 25-02-2008 13:32

Nemmeno io ho una particolare simpatia per il marxismo, ma rispondendo a belew, non sono d'accordo che il capitalismo garantisca le tradizioni più del comunismo: a parole sì, ma nei fatti succede l'opposto.
Il marxismo ufficialmente volle tranciare con ogni tradizione, ma essendo dotato di una potenza limitata, di fatto finiva per conservarle, mentre il capitalismo, nella sua libertà diabolica, tende a relativizzare tutto e a distruggere ogni cosa.
La religiosità si è conservata assai meglio nella Russia ex comunista, dove la gente pregava di nascosto e in piccole comunità domestiche conosciute dalle autorità e da esse di fatto tollerate, che nella ricca Italia della dc e della libertà di religione, dove ormai la domenica la si passa al centro commerciale.
Certo le letture sono libere da noi, ma hanno perso di significato, come la tanto osannata libertà di opinione, di religione, di pensiero, dove esso serve oramai alle case editrici per vendere libri in più, i bei paesaggi alle agenzie turistiche, le tradizioni locali alle pro loco, la varietà gastronomiche ai ristoranti.

Mentre in Cina la Rivoluzione culturale nella sua assurdità ha distrutto i monasteri ma ha mantenuto intatto il grande spirito buddhista, qui da noi i monasteri cristiani sono accuratamente conservati per i turisti, ma lo spirito che li animava è perduto per sempre.

M Viviani

belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 25-02-2008 14:33

Il comunismo è collettivismo, non è altro che l'altra faccia dell'industrialismo come dice Fini e ha come fine l'omologazione e la distruzione di ogni legame tradizionale. Comunismo e capitalismo come fa notare anche Evola sono manifestazioni dello stesso processo degenerativo, che ha un solo nome MODERNITA'. Il localismo, il comunitarismo,la decrescita sono validissime alternative al capitalismo e al marxismo ma solo se sganciate da ogni mania progressista e soprattutto se sganciate completamente da ogni dottrina che si richiami al diritto astratto. Se così non è, anche queste nobilissime aspirazioni deventano solo un ennesima declinazione del pensero moderno.
syn (Registered) 25-02-2008 19:30

schizoid te naturalmente hai ancora paura del colore rosso (quel tuo "nero" ti assicuro che non si erge al di sopra), ma io continuo a preferire qualche buona azione "agganciata" che il nulla più assoluto sganciato dalle ideologie.
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 25-02-2008 21:25

Il problema non è essere antiamericani, comunitaristi o per la decrescita. Ma, perchè lo si è? Anche gli imbecilli dei centri sociali sono antiamericani ad esempio, ma perchè lo sono? Non è sufficente essere antiamericano, ecc..ecc... se i fini di questi "anti" son diversi dai nostri. Noi siamo antimoderni come recita il nostro manifesto, non siamo antiamericani o lacalisti perchè vogliamo un futuro radioso non ben precisato di libertà idilliaca ma perchè l'americanismo è un fenomeno accentratrice e livellante dei Popoli tipico di quest'epoca e perchè siamo contro i poteri accentratori e burocratici tipici del post-rivoluzione francese. Se come disse Fini quando gli chiesero secondo lui quale era stato il perido più felice della storia e lui rispose, non lo so, ma sicuramente prima della rivoluzione francese, bisogna essere netti su questo versante teorico. Non basta che Fidel sia anti questo o quello o che a Cuba ci sia un economia meno forsennata della nostra perchè vengano stimati. Bisogna chiedersi invece, perchè le cose stanno così, forse in vista di un ritorno graduale e ragionato ad aspetti pre-rivoluzione francese? La risposta è no, ergo Fidel non è dei nostri.
roberto.marrocchesi@tele2.it
marrocchesi (Registered) 25-02-2008 23:20

ho frequentato a lungo i paesi ora ex comunisti d'Europa-non Cuba- e mi colpì negli anni 70 la assoluta innocenza del popolo - e assoluta crudeltà mentale e stupidità di burocrati e poliziotti. Oggi in quegli stessi paesi tutti sono alla caccia del tuo denaro in ogni modo, e l'innocenza è perduta...niente a che vedere col comunismo, si tratta solo della religione del denaro, che corrompe uomini e regimi, ed è peggio più se ne ha.Il bellissimo paradosso di cuba poi è che è lì, piantata nell'alluce del Grande Satana, e chissenefrega se Fidel è un fastidioso pidocchio, forse che Batista non era un pappone mafioso e assassino, quindi un perfetto complice dei miliardari USA in cerca d'un'isola per svaghi illeciti? e poi Castro si rivolse all'URSS solo per avere amici potenti, non era marxista ma ce l'han fatto diventare gli stupidi americani...
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 26-02-2008 11:16

Se dobbiamo ragionare sul meno peggio, la mia simpatia và a ben altri regimi, ma qua non si parla del meno peggio ma di dare un giudizio al regime cubano in rapporto ai nostri ideali e il giudizio non può essere tirando le somme che negativo. Questo non vuol dire che Fidel non fosse in buona fede quando ha fatto la sua rivoluzione, ma come ben sappiamo molte delle sventure dei nostri tempi sono dovute a molte azioni che a loro tempo apparivano giuste e sensate.
Leo (Registered) 26-02-2008 15:27

Io eviterei di giudicare imbecilli i frequentatori dei centri sociali, non tutti. Ci sono alcuni centri sociali dove è possibile discutere di decrescita, antimodernità, anticapitalismo e anticomunismo. E non sono per nulla d'accordo sul fatto che il capitalismo è meglio del comunismo. Comunismo, fascismo e capitalismo sono la stessa cosa, i primi due delle leggere variazioni fallimentari sul tema della modernità che non hanno mai minato la base del capitalismo.
Non mi sbilancio su Cuba, perchè non ci sono mai stato e la mia conoscenza è limitata a ciò che hanno scritto qui da noi, però condivido le parole di max e simone.
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 26-02-2008 18:33

Il mio giudizio è categorico, soprattutto da quando hanno provato a menarmi perchè ero per l'astensione al referundum sulla procrezione assistita... Non si può discutere con gente che ancora crede alle panzane della resistenza e a Che Guevera...per me sono allo stesso livello dei forzanovini che invece mi hanno criticato perchè secondo loro noi di MZ siamo troppo moderati riguardo l'immigrazione...se non anche peggio. Come ho scritto sopra non basta parlare di decrescita e anticapitalismo se i motivi alla base non sono i nostri ma altri. A questo punto allora perchè non stimare pure le comuni hippy? Qua da me in Sardegna, alla Valle della Luna c'è ne una in vita dagli anni'70, trasferiamoci direttamente tutti là e peace and love...
Magmau64 (IP:213.140.6.116) 26-02-2008 21:18

E' normale che quando si parla di Cuba venga fuori il marxismo, la contrapposizione tra sostenitori e detrattori.
E' un riflesso pavloviano , che però a me interessa poco.
Innanzitutto perchè a Cuba il marxismo è ormai a mezzo servizio, la doppia economia è una realtà consolidata da almeno una decina di anni ,anzi per la precisione dal 1993 ,con la "liberalizzazione" del dollaro,la possibilità, cioè, per i cubani , di detenere dollari senza essere arrestati.
A Cuba le disparità sociali ci sono, in questo senso il socialismo fidelista ha fallito e non poteva essere altrimenti ,visto l'isolamento totale,successivo al 1989.
L'articolo , un po' provocatorio, voleva mettere in evidenza il cosiddetto istinto antiglobalizzazione dello stato cubano.
Necessità,certo, come scrive Alberto, ma non solo.
A Cuba si è posta l'attenzione , un po' ossessiva sul ciclo delle merci, degli oggetti.
Un'attenzione all'ambiente, un'attenzione all'alimentazione.
Si potrebbe parlare delle battaglie di regime per il consumo di alimenti come la soia.
Battaglie, ripeto, non solo derivanti dall'effettiva impossibilità di garantire carne a tutti.
Ecco, questo è un aspetto di cui non si parla mai, quando si parla di Cuba.
Io sono un po' stanco di leggere i cosiddetti nemici che dipingono l'isola come l'inferno , un regime che terrorizza , tortura e uccide, ma allo stesso modo, sono stufo di leggere i soliti sproloqui di comunisti nostrani che sciorinano la solita sequenza di stereotipi , la contestualizzaizone geografica, il pre-fidelismo, la scuola, la sanità, la paccottiglia rivoluzionaria, gli oggetti di culto, pieni di polvere ecc ecc.
L'embargo incarna la miopia della politica estera statunitense e questo no vale solo per Cuba.
Probabilmente senza l'embargo, non ci sarebbe Fidel Castro, già da tempo.
Ma l'embargo NON spiega le difficoltà di Cuba.
Soprattutto non spiega perchè i cubani non si possano muovere liberamente sul suolo nazionale e perchè non possano uscire dal paese , senza sposarsi con uno straniero , o acquisire un contratto di lavoro tramite lo stato cubano, possibilità remotissima.
Come non spiega le censure della stampa, della tv e del web.
Insomma, ce ne sarebbe da parlare.
Pero' ,credo che la sensibilità in relazione alla decrescita, allo spreco, ad un consumo piu' eticamente sostenibile,concreto a Cuba, sia qualcosa da tenere in considerazione ...
max (Registered) 27-02-2008 23:21

A me questa storia del capitalismo e del marxismo come due varianti dell'industrialismo ecc ecc non mi ha mai convinto, soprattutto adesso che sappiamo come è andata...non mi va di metterli sullo stesso piano.
Il marxismo, o meglio il socialismo (di cui il marxismo è una variante) è apparso come una fantasia filosofica, applicata in qualche modo per una settantina di anni con risultati disastrosi ma tutto sommato innocua, nella sua assurdità. Tutta questa paura del marxismo mi fa ridere, e in fondo si è rivelata una balla.
Il vero nemico è il capitalismo: è lì che l'uomo viene umiliato fin nella sua essenza più profonda, è lì che le differenze dei sessi scompaiono creando due amorfi senza senso (il femminismo è forse nato in Urss?), è lì che la famiglia è stata oltraggiata arrivando a generare l'80% dei divorzi, è lì che l'ingegneria genetica promette di distruggere l'uomo e la Natura con effetti imprevedibili, è lì che tutto è mercificato e lo spirito è materializzato, è lì che l'uomo raggiunge livelli di infelicità mai visti prima...
La violenza degli Usa proprio perchè più sottile è assai più pericolosa, altro che scegliere il capitalismo come meno peggio perchè ci permette di farci le seghe coi nostri idoli preferiti...
belew@hotmail.it
schizoidman (Registered) 29-02-2008 15:49

Può anche essere tutto vero quello che dici, ma ciò non toglie che se all'epoca dei due blocchi avessi dovuto scegliere avrei scelto il blocco occidentale.
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