25 febbraio 2008 Esattamente cinquan'anni fa, il 20 febbraio 1958, il parlamento approvava la legge Merlin, una legge liberticida che sanciva la chiusura delle case di tolleranza. Partendo, infatti, dal giusto principio di combattere lo sfruttamento della prostituzione, questa legge di fatto proibisce anche alle donne che sfruttate non sono di praticare il lavoro del sesso a pagamento. Un tipico esempio di legge "civilizzatrice" che per garantire la libertà, finisce per negarla (altro esempio recente sono i provvedimenti contro il fumo, che partendo dal giusto presupposto di vietare di fumare in luoghi pubblici sta portando a degenerazioni come il divieto in spazi aperti come i parchi...). In realtà, infatti, non vi è nessun progresso morale né sociale nei risultati di questa legge, che oltre a togliere la libertà di fare ciò che si vuole del proprio corpo, non è certo riuscita a eliminare il flagello dello sfruttamento che colpisce migliaia di donne solo in Italia. La prostituzione continua ad esistere nelle strade, ed è anzi aumentata vertiginosamente, praticata fuori da ogni controllo legale e sanitario, esponendo ancor di più le donne a violenze, ingiustizie e degradazione. Non solo: ma - anche e soprattutto grazie a internet - spuntano come funghi gli appartamenti in cui ragazze e donne anche italiane si vendono gestendosi in proprio. Praticamente, stanno tornando le case chiuse, in barba a una legge superata dalla realtà. Il mercato del sesso è in Italia un mercato fiorente gestito in gran parte dalla malavita e che oggi trova nelle donne immigrate gran parte delle sue “merci”. La vulgata che voleva poi il popolo italiano un popolo maturo da poter così fare a meno delle case di tolleranza è smentita dai fatti. Se esiste la prostituzione ancora oggi, è evidentemente perché esistono dei clienti che maturi, nel senso moralista della Chiesa Cattolica, non sono per niente. Il nobile intento della Merlin di ripulire l’Italia dalle case chiuse si è, di fatto, trasformato nell’atteggiamento di chi mette la testa sotto la sabbia. Per pulire la facciata e accontentare Chiesa e femministe non si è fatto altro che incrementare il fenomeno della prostituzione nelle strade e tutto ciò che da esso scaturisce. Senza contare poi che in Paesi che vengono generalmente indicati come più civili (magari dalle stesse persone che sono contro la prostituzione legalizzata) come Germania, Svizzera, Olanda, Svezia, Norvegia, esistono leggi che permettono questa attività. Non ci schieriamo contro questa legge per nostalgia dei tempi che furono, o mossi da argomentazioni retoriche come quelle che definiscono la prostituzione “il mestiere più antico del mondo”, ma per salvaguardare quella libertà che viene negata da leggi che in teoria vorrebbero salvaguardarla. La soluzione a questo problema starebbe in una legislazione che permetta la prostituzione legalizzata (ricordiamo che oggi prostituirsi non è reato, lo è lo sfruttamento, e semmai l'evasione fiscale per gli introiti non dichiarati), e sotto controllo sanitario. Cioè che garantisca la libertà alle donne che vogliono praticare questo mestiere di farlo, e allo stesso tempo che combatta fermamente lo sfruttamento e ogni forma di violenza verso le donne, oggi incentivate proprio dalla legge che vorrebbe combatterle. Alberto Cossu
|