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Via dall'Afghanistan PDF Stampa E-mail

26 febbraio 2008

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Scampato agli attentati di Nassirya per finire assassinato a 60 chilometri da Kabul. E’ stato questo il paradossale e grottesco destino del maresciallo Giovanni Pezzullo, morto alcune settimane fa nell’inferno bellico afgano. Di questi giorni anche l’ennesimo attacco a dei convogli militari italiani, in quella che dovrebbe essere la tranquilla provincia di Herat. E con con l’uccisione di Pezzullo sono 11 i soldati italiani caduti in Afghanistan.
Passato il tempo catartico in cui, secondo molti, è da sciacalli criticare la nostra missione “di pace” poiché l’obbligo morale in questi casi è celebrare l’eroe di turno e stringerci intorno al tricolore, occorre a mente fredda fare delle riflessioni su cosa diavolo stiamo facendo in Afghanistan.
Passata la commozione, guardiamo le cose per quelle che sono. E’ inevitabile chiedersi perché, a quasi sei anni dall’attacco contro i talebani, è ancora così facile essere uccisi distribuendo aiuti o inaugurando un ponte, com’è successo appunto ai nostri, in zone che dovrebbero essere esenti da pericoli di una certa gravità. E soprattutto come è possibile che un paese, dotato di un governo (fantoccio) a tutti gli effetti, sia ancora fuori controllo. Sappiamo, o facciamo finta di non sapere che attentati e morti nelle file delle forze militari internazionali sono all’ordine del giorno, proprio perché la popolazione ci vede come occupanti e basta.
La ragione di una situazione così grave si chiama Iraq. La logica politica e quella militare, oltre al buonsenso sempre ignorato, avrebbero suggerito di portare fino in fondo la strategia decisa per l’Afghanistan. Che prevedeva la sconfitta sul campo dei talebani, ritenuti colpevoli di proteggere Bin Laden, ma anche una vasta opera di nation building, cioè la ricostruzione del regime politico su basi democratiche occidentali e il risanamento di un paese disastrato da decenni di guerra ininterrotta. Dopo aver compiuto il primo grande errore, vale a dire premesse sbagliate per un attacco giustificato ad hoc, Usa & Co ne hanno compiuto un altro più grave, pensando bene nel 2003 di rivolgersi all’Iraq, sottraendo all’Afghanistan forze decisive, anziché portare a termine l’opera. Non solo soldati (42.500 in Afghanistan; gli Stati Uniti da soli ne impiegano 170.000 in Iraq), ma anche intelligenza e capacità decisionale.
In Afghanistan, per esempio, rimane ancora del tutto aperta la questione delle coltivazioni di papavero da oppio. L’industria della droga vale oggi il 30% del Pil dell’Afghanistan e il 93% della produzione mondiale di oppio, mentre con i talebani la produzione era stata quasi azzerata. Scarso anche il coordinamento tra la missione militare Usa e quella degli altri paesi. Non si può dire peraltro che il prezzo pagato in Afghanistan abbia prodotto buoni frutti in Iraq: l’aumento delle truppe ha reso un po’ più calme le acque, ma stiamo sempre parlando di un paese tutt’altro che pacificato, dove soldati e civili muoiono come mosche ogni giorno.
Così, sia qua sia là, eccoci alle prese con due mezze vittorie che sanno di sconfitta. In Iraq e in Afghanistan abbiamo messo in piedi un fantoccio di democrazia: si vota e si muore per strada, si riuniscono i parlamenti e poi ogni tribù decide per sé. Smettiamola allora di chiamare eroe chi muore in una presunta “missione di pace”, che altro non è che una sporca guerra di occupazione, e andiamocene a casa. Di corsa.

Marco Ghisolfi

Commenti
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fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 26-02-2008 22:31

La propaganda di regime mistifica sempre il linguaggio per operare il lavaggio del cervello. Così soldati volontari e ben pagati che fanno i cani da guardia per l'Impero tricefalo (New York, Londra, Tel Aviv)sono sempre e soltanto eroi; così per gli autori di attacchi suicidi, di cui si potrà dire che sono fanatici e sanguinari ma mai vigliacchi, si parla sempre di "vile attentato terroristico". Si massacra anche il vocabolario per manipolare i cervelli
sillarion@libero.it
Marco (Registered) 27-02-2008 09:49

Grande Marco, bellissimo articolo! Bisgnerebbe "urlarle" più spesso queste cose - anche in luttuose occasioni come questa - affinchè la retorica di Patria non abbia mai la meglio sulla Verità e sul buon senso.
Magmau64 (Registered) 27-02-2008 21:42


Posso tranquillamente affermare di aver provato noia, fastidio, anzi disgusto assistendo alle varie esibizioni di retorica patriottica, in memoria dei caduti in Afghanistan e in Iraq.
A tal punto che ogni volta che mi è capitato di transitare in qualche canale tv che glorificava questi precari della guerra, cambiavo scocciato.
Non mi riconosco, in questo dolore collettivo , in questa coscienza collettiva italiana.
Non riconoscendomi, appunto come parte integrante di questo dramma, queste morti non hanno avuto alcun significato emotivo, per me.
Saro' cinico, del resto in buona compagnia di sordidi funzionari ed esponenti politici che strumentalizzano , loro si, in maniera vergognosa la vita e la morte inutile di un gruppo di giovani , morti a causa della realpolitik.
La morte violenta, da sola, non rende il caduto eroe ,per definizione.
Questo approccio , ovviamente, vale a maggior ragione per i buttafuori rapiti in Iraq, qualche anno fa, ad esempio: buttafuori, neppure mercenari, la definizione è volutamente riduttiva.
Persino l'iconografia un po' romantica del soldato mercenario mi sembra totalmente inappropriata per definire questi ,appunto, ex buttafuori di discoteche della costa adriatica:arrivati a Bagdad, direttamente dal Cocorico' di Rimini.
Adesso, dopo aver raccolto il consenso e dopo aver praticato con grande spregiudicatezza l'esercizio del patriottismo di bassa lega, i nostri politici sono attesi alla prova dei fatti.
Verificheremo, cioè se ai visi contriti e alle medaglie seguiranno risarcimenti e pensioni ai familiari dei morti .
Sulla manifestazione e gli slogans ,sparuti sulle 100-1000 nassiriya, ascolatati in passato:
la mia posizione è ovviamente antitetica: se prevalesse la mia linea di pensiero UNA nassiriya e tutto il resto non ci sarebbe mai stato e questi giovani sarebbero qui, tra noi..

http://puntodiscontro.blogspot
Antonio Nemo (Registered) 01-03-2008 11:11

Modernità: guerre umanitarie, missioni di pace, peacekeeping, piano marshall, esportazione della democrazia, guerra preventiva.
Se mai la guerra è stata un'arte (vedi il "Della guerra" di von Clausewitz) che si nutriva anche di eroismi e di regole cavalleresche, oggi ha perso completamente senso.
Una volta vi era la dichiarazione di guerra. Oggi si va in guerra senza nemmeno dichiararlo, anzi negando di andarci.
Che schifo.
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