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Zero Voto: altri contributi PDF Stampa E-mail

11 aprile 2008

Se voti, il qualunquista sei tu

L’evoluzione politica italiana ci ha portato di nuovo, in questo inizio di 2008, in campagna elettorale, dopo la pessima prova del governo Prodi e il fallimento del “governo a progetto” Marini, avente l’obiettivo di modificare il sistema elettorale. Ricomincia quindi il circo itinerante, che in realtà non si ferma mai, della finta competizione elettorale e, questa volta, ancora più estremo (ancora più difficile siori!!!) a causa della profonda spaccatura della società fra delusi (da convincere) e fanatici feroci. Sono ormai decenni che i burattinai tentano (e riescono) di drogare l’opinione pubblica con il lavaggio del cervello sull’importanza della democrazia, che si esercita, secondo loro, soprattutto esercitando il diritto di voto. Sono anni che allo stesso tempo, in Italia ed in tutto il mondo “occidentale” (leggi americanista) la percentuale degli astenuti diventa sempre maggiore. Ormai la democrazia che si vorrebbe rappresentativa, “rappresenta” soltanto il quaranta per cento degli aventi diritto al voto. Ciò, secondo i burattinai, è causato dalla poca volontà di
partecipazione e dal qualunquismo, come ci ripetono anche gli amici militanti sconvolti da chi, per scelta consapevole, non si reca alle urne, o si dichiara comunque scontento. Dopo anni di governo Berlusconi, ed ora di governo Prodi, invece ci pare il miglior momento per far notare che c’è poco da impegnarsi per codesti personaggi e ambienti e che è dovere di ogni cittadino consapevole ed informato porsi criticamente verso un sistema a lui avverso. Ma sia chiaro, non bisogna fare sempre il solito errore, su cui anche il sistema Italia si regge, di personalizzare e quindi far ricadere le responsabilità su singoli attori o partiti; certo che Berlusconi sia colluso con la mafia e si sia fatto leggi personali non ci sono dubbi; che Prodi lavori per banche private nemmeno; che la mafia sia in ogni Palazzo è sotto gli occhi di tutti; ma l’errore più grande che si possa fare è proprio quello di non allargare la visuale, di prendere i problemi separatamente e pensare che sia possibile riformare partecipando al gioco con questi personaggi.
Prima di riformare bisogna formare! Il sistema liberaldemocratico odierno è questo, credere di poterlo cambiare scegliendo in un’arena politica composta da cloni liberal-democratici, fedeli al colonizzatore statunitense, è infilare la testa sotto la sabbia. Chi da decenni ci dice che “questa volta è assolutamente necessario votare, altrimenti…” o è uno sciocco o è in malafede; ormai dovrebbe essere chiaro come questa modalità sia utile per continuare a vendere il prodotto politico odierno; in ogni competizione l’elettorato viene mobilitato contro qualcosa, mai per qualcosa; è tempo di aprire gli occhi ed accorgersi dell’inganno. Non è assolutamente una vergogna porsi al di fuori di questa sfida elettorale; anzi è un motivo di orgoglio. Fra chi, davvero disinteressato e non informato, non va a votare per ignavia, e chi va a votare perché risponde a logiche imposte dall’alto, muovendosi come un burattino nelle mani di Mangiafuoco, la differenza non esiste. Sono questi i veri qualunquisti: chi non sceglie, chi si aggrega e diventa pecora, chi non ha il coraggio di criticare; il qualunquista sei tu, che voti uno qualunque.
Progetto Eurasia

Le ragioni dell’astensione

Il 13 aprile non voteremo, non ci piegheremo ad alcun ricatto, diremo no ad elezioni truffa che preparano la legislatura dell’americanizzazione integrale del sistema politico italiano.
Una legislatura i cui contenuti essenziali sono già tracciati dall’intesa Veltroni-Berlusconi, un’intesa coperta a sinistra dall’arlecchinesco arcobaleno di Bertinotti.
Come ben si capisce dal testo dell’appello il nostro non è un astensionismo ideologico, astorico e decontestualizzato. Al contrario, quel che proponiamo è un astensionismo politico che trova le sue ragioni fondanti nell’attuale tornante della storia del nostro paese.
Per quanto la casta di regime - sia essa di “centro”, di “sinistra” oppure di “destra” – si sforzi per dare dignità ad un finto dibattito politico, ampi settori popolari hanno già capito l’essenziale: queste elezioni sono una truffa. Un imbroglio antidemocratico che impedisce ogni vera scelta, perché le vere scelte sono state già fatte e verranno imposte al paese qualunque sia il risultato.
Il rapporto di sudditanza con gli Usa si rinsalderà, insieme alla disponibilità a nuove avventure militari se Washington lo chiederà. Gli interessi delle oligarchie finanziarie saranno la preoccupazione condivisa del nuovo mostro bipartitico, mentre i privilegi del ceto politico saranno ancor più tutelati. La costituzione che prenderà forma sarà apertamente fondata sull’impresa, non più sul lavoro; mentre il sistema istituzionale (legge elettorale inclusa) verrà sempre più piegato alle esigenze delle classi dominanti, verso nuove forme di totalitarismo che includono ma non si esauriscono nel presidenzialismo.
Questa è la Terza repubblica di cui già parlano, frutto velenoso dell’imbarbarimento sociale, prodotto garantito di queste elezioni truffa.
Come rispondere a questo scenario? In teoria ci sono tre possibilità: il menopeggismo, l’identitarismo, il rifiuto. Il menopeggismo (rifondarolo e non solo) è l’ideologia che più ha prodotto danni, dato che il meno peggio prepara sempre il peggio. L’identitarismo di chi pensa che basti avere una falce e martello sulla scheda elettorale (Sinistra Critica, Pcl, ecc.) è comprensibile ma del tutto inefficace.
Resta il rifiuto ed è questa la scelta che proponiamo. Una scelta etica e politica.
Ma il rifiuto, cioè l’astensione, non è fuga. Al contrario, esso vuol essere la premessa di una lotta più ampia che potrà svilupparsi solo a condizione di una rottura totale con l’indecente casta che chiederà il voto il 13 aprile. A volte il voto più forte è quello non dato. A noi sembra che questa volta sia proprio così.
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Le ragioni dell’astensione

Il 13 aprile non voteremo, non ci piegheremo ad alcun ricatto, diremo no ad elezioni truffa che preparano la legislatura dell’americanizzazione integrale del sistema politico italiano.
Una legislatura i cui contenuti essenziali sono già tracciati dall’intesa Veltroni-Berlusconi, un’intesa coperta a sinistra dall’arlecchinesco arcobaleno di Bertinotti.
Come ben si capisce dal testo dell’appello il nostro non è un astensionismo ideologico, astorico e decontestualizzato. Al contrario, quel che proponiamo è un astensionismo politico che trova le sue ragioni fondanti nell’attuale tornante della storia del nostro paese.
Per quanto la casta di regime - sia essa di “centro”, di “sinistra” oppure di “destra” – si sforzi per dare dignità ad un finto dibattito politico, ampi settori popolari hanno già capito l’essenziale: queste elezioni sono una truffa. Un imbroglio antidemocratico che impedisce ogni vera scelta, perché le vere scelte sono state già fatte e verranno imposte al paese qualunque sia il risultato.
Il rapporto di sudditanza con gli Usa si rinsalderà, insieme alla disponibilità a nuove avventure militari se Washington lo chiederà. Gli interessi delle oligarchie finanziarie saranno la preoccupazione condivisa del nuovo mostro bipartitico, mentre i privilegi del ceto politico saranno ancor più tutelati. La costituzione che prenderà forma sarà apertamente fondata sull’impresa, non più sul lavoro; mentre il sistema istituzionale (legge elettorale inclusa) verrà sempre più piegato alle esigenze delle classi dominanti, verso nuove forme di totalitarismo che includono ma non si esauriscono nel presidenzialismo.
Questa è la Terza repubblica di cui già parlano, frutto velenoso dell’imbarbarimento sociale, prodotto garantito di queste elezioni truffa.
Come rispondere a questo scenario? In teoria ci sono tre possibilità: il menopeggismo, l’identitarismo, il rifiuto. Il menopeggismo (rifondarolo e non solo) è l’ideologia che più ha prodotto danni, dato che il meno peggio prepara sempre il peggio. L’identitarismo di chi pensa che basti avere una falce e martello sulla scheda elettorale (Sinistra Critica, Pcl, ecc.) è comprensibile ma del tutto inefficace.
Resta il rifiuto ed è questa la scelta che proponiamo. Una scelta etica e politica.
Ma il rifiuto, cioè l’astensione, non è fuga. Al contrario, esso vuol essere la premessa di una lotta più ampia che potrà svilupparsi solo a condizione di una rottura totale con l’indecente casta che chiederà il voto il 13 aprile. A volte il voto più forte è quello non dato. A noi sembra che questa volta sia proprio così.
QUESTA VOLTA NO
Quelle del 13 aprile non saranno elezioni di ordinaria amministrazione. Esse potrebbero avere conseguenze di portata storica. Le stesse oligarchie che seppellirono la prima Repubblica, sprofondata la seconda nei miasmi delle loro meschine lotte di potere, hanno deciso di fondarne una terza. 
I due partiti di plastica, quello di Veltroni e quello di Berlusconi (forti dell’inopinato sostegno del neonato ectoplasma di Bertinotti che ha assunto il ruolo di garante di questo imbroglio) chiedono di cambiare le  “regole del gioco”, nascondendo ai cittadini quali siano il gioco e la posta in palio. Il gioco consiste nell’adottare un modello istituzionale di tipo americano, ovvero una monarchia elettiva fondata su di un bipartitismo coatto più o meno perfetto. La posta in palio, già deciso quali siano i due monarchi, è a chi dei due debba spettare il trono.
Chiunque si piazzerà per primo ricorrerà infatti all’appoggio del secondo classificato (e all’avallo delle due forze di complemento,  quella di Bertinotti per il PD e quella di Casini per il PdL),per fare a pezzi la Costituzione, atto obbligato per passare dalla democrazia parlamentare ad un regime presidenzialista autoritario. Da un sistema in cui la sovranità, almeno legalmente, spetta al popolo, vogliono condurci ad un altro in cui essa sarà appannaggio di ristrette oligarchie che trasformeranno i governi in docili comitati d’affari dei grandi oligopoli capitalistici, e le assemblee elettive in bivacchi schiacciati dagli stivali dell’Esecutivo.
Un sistema oligarchico che farà della democrazia una finzione procedurale, trasformando i cittadini in sudditi, non può essere altrimenti considerato che una dittatura mascherata.
Sappiamo bene che questa tendenza non riguarda solo l’Italia, che essa riguarda tutta l’Europa. Le classi dominanti europee, da sempre prigioniere della supremazia nordamericana, hanno infatti abbracciato il disegno imperialistico di Washington, disegno che fa dell’Alleanza atlantica la punta di lancia della “guerra permanente e infinita” con la quale imporre al mondo le proprie ambizioni imperiali. Alla guerra permanente contro ogni popolo e nazione recalcitranti corrisponde, entro i confini del blocco imperiale, la necessità di una pace interna cimiteriale, la prevenzione e la soppressione d’ogni conflitto sociale e politico, la violazione dei diritti fondamentali delle persone. La maniacale ricerca di leggi elettorali truffa, la sacralizzazione del principio della governabilità, vanno infatti di pari passo con l’adozione di leggi lesive delle libertà individuali e collettive, il tutto accompagnato da accanite campagne securitarie razziste e xenofobe. Non si tratta solo del presidenzialismo, ma del passaggio dallo Stato di diritto allo Stato di Polizia.
Quando la società italiana pulsava, quando la democrazia viveva della partecipazione diretta dei cittadini, questo mutamento sarebbe potuto avvenire solo con un “colpo di stato” — minaccia che è infatti gravata sul nostro paese, dal Piano Solo del 1964, a quello della P2 di Licio Gelli negli anni ’70-’80.
Oggigiorno, già disarticolate le istituzioni repubblicane,  neutralizzate le forze antagonistiche, trasformati i cittadini in tele-spettatori/consumatori inebetiti, questo golpe può essere perpetrato in maniera incruenta, grazie ad una competizione elettorale manipolata con ciniche strategie di marketing dai padroni delle TV e dei mass media.
In questo contesto, davanti ad elezioni il cui risultato è già sancito in anticipo, l’astensionismo di massa è la sola risposta che abbia valore etico e senso politico.
Questa volta no, non ci “tureremo il naso”, non accetteremo il ricatto di chi, dopo aver scelto il ruolo di comprimario e di complice di un crimine, vorrebbe il nostro voto accreditandosi come innocente. Né riteniamo abbia senso politico presentare liste alternative. Esse, oltre a non aver alcuna possibilità di successo, svolgerebbero, loro malgrado, la funzione di comparsa della messa in scena elettorale.
Chiamiamo quanti condividono quest’appello non solo a sottoscriverlo, non solo a diffonderlo, ma ad attivarsi in una campagna astensionista di massa allo scopo di contrastare la nascita di quella che chiamano “Terza Repubblica”. Una campagna che sola può gettare le premesse per un’opposizione politica futura, intransigente e a tutto campo, non solo contro la svolta autoritaria e per salvare lo Stato di diritto, ma anche per rilanciare la lotta per affermare i principi di eguaglianza sociale, libertà politica e fratellanza umana, principi che restano i soli per costruire un’alternativa di sistema.
Ci impegniamo altresì a convocare una grande assemblea unitaria nazionale affinché l’opzione astensionista e antagonista abbia una dimensione di massa.

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