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Domani è un altro giorno PDF Stampa E-mail

15 aprile 2008

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Il teatrino dei pupi ha calato il sipario sullo spettacolo elettorale, momento culminante e legittimante della baracca "democratica". Scartati i manifesti e ripiegati gli striscioni da circo, da oggi si torna alla normalità: i commedianti dei partiti a occupare la scena e le poltrone, e i loro pupari e compagni di merende - grande industria, sistema bancario, media di regime - a tenere saldamente in mano le leve del potere reale.
Il nemico rimane sempre lo stesso: uno Stato affamatore, centralizzatore, ostaggio delle cosche politiche ed economiche. Nulla cambia, dunque. Perchè la regola prima di questo sistema montecitoriesco è: tutto cambi perchè nulla cambi. E infatti, è proprio così.
Ma noi siamo contenti. Sì: contenti. Perchè c'è un quarto degli italiani che non ha creduto alla votocrazia - questo il nome più adatto al regime di saltimbanchi che in giro chiamano "democrazia". Questa è la forza da cui cominciare. Questa è la nostra - anche nostra - vittoria.
E per noi ce ne sono altre, di soddisfazioni. La Lega Nord ha fatto il pieno di voti di chi non si fida più di destra e sinistra, di chi cerca la facile certezza di un'identità territoriale, di chi si rifugia nella parvenza di un partito anti-sistema ben inserito nel sistema. In realtà il Carroccio è un cadavere tenuto in vita dall'inarrestabile tendenza al bipartitismo, ai due maxi-partiti fotocopia, al Veltrusconi (e dai soldi del Berluskaz). La Lega è un morto che cammina e che vince. Per ora. Dopo altri cinque anni di cura romana, a meno che Bossi non subisca un elettroshock e s'inventi l'ennesimo ribaltone, la ragion d'essere leghista sarà scomparsa. Per sopravvivere e ingrassarsi, l'immaginaria Padania non deve realizzare il federalismo di cui ciancia da ormai trent'anni. E questa volta, se non lo attuerà anche in minima parte, sarà spacciata.
Altro motivo di allegria è la cancellazione dal parlamento della sinistra paleomarxista, verdognola e cadregara. Gli avanzi non pentiti del vecchio Pci saranno costretti, poverini, alla lotta extraparlamentare. Lo stalinista del gruppo, Oliviero Diliberto, ha detto a caldo due cose che sarebbe bene segnarsi. Una, che il nuovo ideale rosso sarà la sobrietà, la rielaborazione del modello di vita. L'altra, che sarà imprescindibile riscoprire l'orgoglio della falce e martello. Cari italiani che avete voltato le spalle ai sinistri dell'ultim'ora, ci rivolgiamo a voi: se darete ancora credito a questi sopravvissuti del Novecento (anzi dell'Ottocento), finirete punto e daccapo. Vi ritroverete in un batter d'occhio a braccetto col partito delle banche (il Pd, no?). Vi confonderanno con grandi sventolìi di bandiere rosse e vi stordiranno con la ritrovata retorica della "sinistra dei lavoratori e dei deboli, della sinistra che fa la sinistra" e altra paccottiglia simile. Vi parleranno persino di decrescita, di opposizione allo Sviluppo. In realtà, vorranno solo tornare ai loro comodi posti nella cabina di comando coi compari con cui erano al governo fino a due mesi fa
L'eclissi della sinistra cosiddetta radicale e il montante voto di "diversità" elargito a mani basse alla Lega significano questo: si apre da oggi uno spazio potenzialmente molto ampio per chi ha le idee e il coraggio di battersi contro lo Stato usuraio e antidemocratico, contro il sistema in quanto tale. Sempre che si abbia anche la capacità di porsi fin da subito come testa di ponte per quando la crisi economica prossima ventura inizierà a scardinare la fiducia di massa (80% di votanti) che ancora sussiste in mezzo al popolo. (Per piacere, non prendiamocela con la gente. Che i servi e sciocchi siano maggioranza, questa non è una novità. Ma perchè capisca anche il più beota credente che la sua fede lo sta distruggendo, è necessario che un fatto, possibilmente grave, meglio se epocale, preferibilmente economico e sociale, incrini le sue certezze corroborate dal consumo quotidiano di merci inutili e disinformazione onnipresente).
L'astensione voleva essere solo un segnale. Oggi è il terzo partito in Italia. Ma ciò che occorre da domani è organizzare la delusione, lo scetticismo, la consapevolezza, l'avversione, la frustrazione  e il senso di esclusione - patrimonio variegato di sentimenti e pensieri che si estende anche a chi ha votato: non sottovalutiamo questo aspetto. Il dovere di ieri era non votare. La missione di domani sarà infondere un'anima e indicare battaglie a chi vuole ribellarsi. Senza più delegare alla votocrazia la propria libertà.

Alessio Mannino

Commenti
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fabiolucidobalestrieri@hotmail
FabioSbrocchio (Registered) 16-04-2008 01:55

Ottimo articolo. Condivido tutto.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (IP:87.16.243.160) 16-04-2008 09:40

In realtà l'80% di votanti è una percentuale altissima. Non facciamoci illusioni. Almeno la metà delle astensioni è fisiologica, attribuibile a chi non ha mai votato e mai lo farà, per completo disinteresse; fra gli altri, gran parte si sono astenuti perché elettori "di sinistra" delusi dai loro partiti e pronti a rivotarli quando si ripresenteranno con una falce e martello. Le speranze vengono dal probabile fallimento del nuovo governo, che sarà molto diverso dal Berlusconi 2001-06: quel governo era scisso fra una componente liberal-liberista e una populista-statalista; in quello odierno prevale nettamente la componente populista e localista, con un Tremonti diverso da quello di allora, che forse rilancerà l'economia ma porterà il Paese alle soglie della bancarotta, aprendo contraddizioni laceranti con le istituzioni europee. Questo governo lancerà un bel sasso nello stagno paludoso in cui siamo immersi: allora si riapriranno i giochi e anche MZ potrà contare, superando gli sterili astensionismi che sono letteralmente invisibili.
antoniogentilucci@gmail.com
antonio.gentilucci (Registered) 16-04-2008 12:58

Anche io credevo e speravo in qualcosa di più del 20% di astensione. Ma è altrettanto vero che storicamente, solo un avvenimento epocale, drammatico, che di solito porta la fame, riesce ad accendere il fuoco popolare. La crisi economica è latente, è nell'aria, ma non è ancora esplosa del tutto... Aspettiamo.
Riguardo al fallimento del Governo Berlusconi, ci sarà di certo...ma dal nostro punto di vista. Dal punto di vista del pensiero dominante, temo che sarà il miglior..anzi, il meno peggiore Berlusconi che si sia visto...
Giuseppe Maneggio (Registered) 16-04-2008 16:25

La composizione delle due nuove camere, restituiteci dalle elezioni Politiche del 13 e 14 aprile, offrono un quadro rappresentativo molto anglosassone e poco italico. I sei partiti, per una composizione di sole tre coalizioni, non garantiranno quella pluralità democratica che aveva contraddistinto la nostra Repubblica nei decenni scorsi. Certo, ci si obietterà che questo doveva essere il giusto prezzo da pagare per il raggiungimento di una stabile governabilità, ma va da sè che la perdita di rappresentanza politica da parte di un buon 30% degli italiani (circa il 20% di astenuti, più il rimanente tagliato fuori dalla fatale ghigliottina della soglia elettorale di sbarramento), ci porta a considerare quanto coattivamente si stia cercando di raggiungere un modello politico che non ci appartiene: il sistema americano maggioritario bipartitico. Questo processo, in atto da diversi anni, non coinvolge soltanto l'Italia, ma tutta l'Europa, generando una maggiore discrasia nei paesi dell'area mediterranea (Francia, Italia e Spagna), che per cultura e composizione sociale offrono, seppur in maniera minore rispetto ai decenni passati, una pluralità di idee e di vedute che, a nostro modo di vedere, avrebbe diritto di partecipare attivamente al processo di discussione democratica.

Ciò che si va profilando in terra italica è in atto da sempre nei paesi anglosassoni, egemoni padroni di economia, finanza, mondo imprenditoriale e tecnologico: due partiti pressochè simili che si dibattono su tematiche ininfluenti sul modello economico imperante. Ci si divide per i diritti alle coppie di fatto, piuttosto che per l'immigrazione clandestina, senza che si comprendano i meccanismi di un'economia di mercato illogica e disumana che sposta uomini e merci da una parte all'altra del pianeta e che si propone come fine ultimo il profitto sulla base dell'iper-produzione e dei consumi indotti dal marketing. Ci si schiera per un partito o per l'altro sulla base di appartenenze prive di ideologie, come se si trattasse di donare la propria fede calcistica per una squadra piuttosto che per un'altra, convogliando frustrazioni, odii personali, speranze o mitizzazioni verso uno dei due leader, che come simulacri si contrappongono in una indegna rappresentazione della società dello spettacolo. (1)

La polverizzazione di forze politiche definite radicali o estreme ci consegna un Parlamento assai simile a quello inglese o americano. Privo di partiti che possano avere radici con il comunismo, il socialismo, lo pseudo-fascismo o di altre ideologie scaturite dalla contestazione al liberal-capitalismo del secolo scorso. Ci avviamo verso l'omogeneizzazione delle culture e più nello specifico del pensiero, tanto agognata dai mondialisti e da chi intende il pianeta come un unico mercato composto da 6 miliardi e mezzo di consumatori.

Se a destra dell'arco parlamentare il pulviscolo di partitini che tentano di rifarsi all'ideologia sociale del fascismo non sono riusciti minimanente a fuoriuscire dall'assioma Dio, patria, famiglia, all'estrema sinistra ci si è incantati sui desueti proclami della lotta di classe con i padroni da un lato e gli operai dall'altra, senza aver compreso che le aziende patronali sono state sostituite dalle corporation e dai loro amministratori delegati e gli operai da una grande massa informe di schiavi salariati affetti da sindrome di individualismo, in preda alle smanie del consumo e terrorizzati dal difendere il loro tenore di vita (si spiega anche così il boom della Lega Nord).

Marx andrebbe riletto in chiave moderna soprattutto perchè comunismo ed ecologismo non possono coabitare insieme (con buona pace di Pecoraro Scanio). Bisogna ripartire dalle istanze localiste ed ecologiste mettendo in discussione il modello di sviluppo economico attuale e farsi carico delle valide soluzioni intellettuali proposte da pensatori come Latouche e DeBenoist.

Ecologia e decrescita per una nuova sinistra che sappia abbandonare l'idea di sviluppo e produzione infinite in un mondo finito e possa comprendere quanto di buono hanno proposto socialisti come Karl Polanyi, Joseph Schumpeter, Henri Lefebvre per miscellarli sapientemente con gli scritti di Ivan Illich, Andrè Gorz e Edward Goldsmith.

Se questa sinistra sarà in grado di comprendere queste esigenze del presente per salvarci dal futuro dovrà tentare di superare anche lo steccato ideologicamente invalicabile della destra sociale che per tematiche economiche, internazionali ed ecologiste si trova ad affrontare la medesima battaglia. Altrimenti non ci resterà che assistere allo sfacelo.
Cosimo (Registered) 16-04-2008 20:46

...considerando che la sinistra radicale è sparita e la destra anche,Di Pietro sara' solo a lottare contro tutto il parlamento e contro tutta la televisione(sempre se ce lo faranno andare).io mi sono astenuto,ma per quanto mi riguarda votero' le liste di Grillo alle comunali e regionali per realizzare la democrazia diretta in ambiti limitati,perchè solo dal basso si puo' fermare il treno.
max (Registered) 16-04-2008 20:47

La sinistra arcobaleno non è quella che ci ha cacciati con grida ingiuriose l'anno scorso a giugno dalla manifestazione di Roma contro Bush?
Quanto mi dispiace che siano usciti dal parlamento...e che siano scesi dal 10 al 3%!!...

syn (Registered) 16-04-2008 22:09

Io dico che se ne devono andare affanculo anche quelli della Lega, nn se ne salva nessuno.
Leo (IP:83.103.127.223) 17-04-2008 09:46

Anch'io mi aspettavo più astensionismo, soprattutto dopo che molti personaggi tra cui Grillo si erano schierati. Evidentemente il lavaggio del cervello riguardo al voto da parte dello stato è molto efficiente, inizia sin da piccoli nelle scuole elementari, quando il cervello, le idee, i pensieri si stanno formando. Un pò come il lavaggio del cervello pro-consumo, pro-progresso, iniziassero dopo la maggiore età avrebbero tutto un altro effetto.
Ciò dimostra anche come chi segue Grillo è attratto più dalle sue battute che dai contenuti, a volte condivisi, a volte per nulla.
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