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Il tempo del disincanto PDF Stampa E-mail

23 aprile 2008

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Scrive giustamente Mannino giorni addietro che il “partito del non voto” è il terzo partito italiano (3,2% unito al 2,5% delle nulle, più l'1,3% delle bianche, totale 7% ovvero circa 3 milioni di non voti in più rispetto al 2006). Al di là di analisi di flussi elettorali delle quali abbiamo fatto indigestione nei giorni scorsi, in realtà ci sembra che il risultato elettorale sia – almeno a noi di Movimento Zero – molto favorevole.
Mi spiego. Ci sono due dati che emergono con chiarezza e che vale la pena valutare mettendoli nella prospettiva che ci è propria. Il primo: la totale assenza di forze politiche parlamentari con la benché minima (almeno dichiarata) volontà di carattere sociale, anti-liberista e anti-economicista. Il secondo: il totale, incontrovertibile e ampiamente legittimato blocco di forze che invece vanno – e si esprimeranno – nel solco esatto del sistema attuale.
Entrambi i dati, se correlati e interpretati in chiave di lettura rivoluzionaria che ci è propria, non fanno altro che suggerire un aumento della velocità nei confronti dello schianto del nostro sistema. Che è inevitabile e, a questo punto, augurabile. Fuori i secondi insomma, prima si rompe tutto (anche nell’immaginario comune) prima ci si rende conto che si deve ricostruire in direzione diversa.
Non vi sono più forze in grado di dare alibi alle maggioranze nel ritardo alla realizzazione dei propri piani. Non vi sono più maggioranza e opposizione con visioni politiche differenti, e dunque il parlamento potrà procedere senza esitazione nella perpetuazione di quello che è il sistema più antidemocratico, anticostituzionale e antisociale che potremmo immaginare.
Dal che, evidentemente, risulterà – presto – una situazione ancora peggiore di quella attuale, il disincanto di chi ha ancora dato fiducia a una o all’altra parte sperando in un cambiamento delle cose, e si giungerà finalmente ad avere, nel nostro paese, tutta una serie di peggioramenti che auspicabilmente consentiranno di svolgere i due stadi fondamentali per il cambiamento. Il primo: prendere coscienza della realtà e decolonizzare l’immaginario. Il secondo: convincersi di dover cercare una via veramente alternativa a quella attuale.
E qui, torniamo a noi, che evidentemente tali stadi, e da tempo, abbiamo acquisito e fatti propri.
Cosa fare, nel frattempo? Né più né meno che quello che stiamo facendo da tempo, ma con maggiore vigore e con rinnovati strumenti, oltre alla convinzione che ogni giorno che passa, inevitabilmente, ci avvicina a quella che sarà una presa di coscienza sempre più diffusa, nell’opinione pubblica, di quanto andiamo dicendo da tempo.
La cosa non è di poco conto. Perché se alla base di un movimento come il nostro vi sono delle capacità culturali, degli studi, una attitudine riflessiva che ci ha portato a prendere coscienza della situazione e dunque a rendere manifesta l’essenzialità di una proposta differente rispetto al sistema attuale, è difficile (e sbagliato) sperare (solo) in un percorso culturale complessivo delle masse. Soprattutto considerando lo stato dello spazio alla cultura e all’informazione che viene tolto dalle nostre vite a vantaggio di quello lobotomizzante che ci propinano per “venderci” lo status quo.
Molto più semplice – e finalmente ci stiamo avvicinando al momento – confidare in una presa di coscienza dovuta non tanto a un processo intellettivo quanto a quello della indigenza, che quasi tutti, in un modo o nell’altro, si troveranno a dover sostenere.
Continuiamo dunque a informare, a batterci per la diffusione delle nostre idee, a non cedere un millimetro al deserto che avanza, e a “preparare” il più possibile il terreno alla comprensione diffusa di quanto sta accadendo e di come e cosa fare per trovare alternative.
Stiamo mettendo a punto altri mezzi e potenziando quelli attuali a tal fine. Il tempo della perdita del disincanto diffuso non è poi così lontano.

Valerio Lo Monaco

Commenti
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fabiolucidobalestrieri
FabioSbrocchio (Registered) 23-04-2008 20:05

Ottima analisi.

Abbiamo un parlamento a senso unico: Eurotecnocrazia Israelo-AmeriCapitalista. Un P2DL (si, l'ambiguità è voluta) di Centro. Siamo tornati all'origine della repubblica quando in parlamento c'erano solo DC (UDC-PD-PDL), PSI (PDL), PCI (PD), in pratica quando in parlamento c'era solo la massoneria.

Le estreme torneranno finalmente ad essere Extraparlamentari (e si faranno davvero sentire..), ma la gente delle estreme ora è più cosciente su tante cose rispetto agli anni di piombo e questo le porterà a non combattere più tra loro, bensì contro il parlamento, anche perchè i movimenti che tendono ad unirle su nuove e più importanti argomentazioni ci sono e si stanno facendo conoscere (come questo movimento). E sarà questa nuova stagione di movimentismo a radunare ribelli, rivoltosi e rivoluzionari: non più fancazzisti classisti da salotto come Bertinotti e Diliberto (che probabilmente a lavorare non ci sono mai andati) che ancora non hanno capito che comunisti e no-global hanno idee opposte o nazionalisti cronici, come Romagnoli e Fiore, che sparlano di memoria e di valori, ma ancora non hanno capito che l'italia l'ha fatta la massoneria (non I popoli) sul sangue di migliaia di meridionali e ancora non hanno capito che la libertà personale è un valore.

Fortunatamente, di pari passo agli estremisti delle due parti, che stanno finalmente acquisendo sempre più coscienza di ciò che li circonda, sta prendendo quota una nuova generazione: quella che non è influenzata nè da stupide dicotomie ottocentesche (destra-sinistra) nate dall'illuminismo e a favore di progresso e industrialismo, nè da ideologie novecentesche nate sull'esasperazione dello stato tecnico e burocratico a discapito della libertà individuale e delle identità popolari (fascismo e comunismo). Questa generazione e il suo movimentismo sono la base della ribellione nel segno dell'Europa dei Popoli e della Decrescita e dunque della creazione di un Fronte Europeo per la Decrescita.
Leo (Registered) 24-04-2008 10:29

Condivido in pieno come al solito, l'unica perplessità è che il tracollo del sistema è molto di la da venire. E' vero che non c'è più differenza tra la politica dei partiti eletti in parlamento, ma una finta diversità è sempre stata tenuta in piedi dai mass-media con i soliti slogan da stadio sui comunisti e i fascisti. E così sempre sarà. L'astensionismo elettorale sarà sempre più forte, ma per contare qualcosa di questo passo dovremo aspettare una cinquantina d'anni. La lobotomia culturale dei mass-media è troppo forte, ha indottrinato il popolo sin dalla gioventù. Cambierà qualcosa non per l'astensionismo, non grazie alla propaganda dei movimenti, non per un cambiamente della mentalità delle masse (che sono e restano sempre ignoranti e stupide), ma solo e unicamente per l'impossibilità del sistema capitalistico-tecnocratico di reggere di fronte a ostacoli invalicabili, quali la fine del petrolio, l'inquinamento, l'indebolimento del fisico umano di fronte alla nascita di nuovi patogeni, la carenza di cibo per poter sfamare tutta la popolazione mondiale. Sarà la natura a sistemare le cose, l'uomo ha già ampiamente dimostrato di non essere in grado di poterlo fare. I tempi però sono lunghi, il pianeta può ancora essere dissanguato per un pò di anni prima che dica basta.
Shardana (Registered) 24-04-2008 14:40

é un po' triste che non ci sia altra soluzione che sperare nella pedagogia della catastrofe, ma ormai mi pare che non ci sia alternativa
marco.studiopaolucci@libero.it
Paolucci (Registered) 24-04-2008 18:49

Qualunque ribellione deve necessariamente passare attraverso la presa di coscienza che il sistema in vigore è in crisi.
Immediatamente dopo serve un modello sul quale costruire la nuova realtà sociale.
E se nella prima fase molto è stato fatto e continua ad essere fatto da MZ come da altri soggetti, per la definizione della direzione verso cui procedere non si è ancora giunti ad una teoria organica cui riferirsi.
Mi spiego.
Il nuovo ordine deve necessariamente essere in grado di sviluppare un dinamismo maggiore del sistema capitalismo/democrazia. Solo così può affermarsi. Non riusciremo mai a convincere milioni di persone già parzialmnente o totalmente lobotomizzate che una nostra teoria può portare ad un mondo migliore di quello che vivono (e che è stato assicurato loro essere il migliore possibile...); possiamo però sviluppare un ordine di cose più "necessario" e "appetibile" di quello esistente.
Un sistema economico più dinamico ed accattivante del capitalismo ed uno politico più libertario della democrazia.
E nessuno meglio di chi ha le radici culturali e la coscienza politica degli appartenenti a MZ può definire tale alternativa.
fosco2007@alice.it
lucianofuschini (Registered) 25-04-2008 11:02

Dissento da Paolucci. Non siamo all'anno zero. La storia ha già dato i suoi responsi: il sistema più dinamico che sia concepibile è proprio il mercato liberal-capitalista, che si nutre di costante e frenetica innovazione e di stimolo di tutte le forze produttive nella mercificazione totalitaria. Sta proprio qui il male, nel dinamismo senza freni del capitale. Chi ha provato a sfidarlo sul suo terreno, quello delle dinamiche "progressiste", è stato sbaragliato. Non dobbiamo proporre un sistema più dinamico ma uno più statico. Certamente questa proposta potrà essere recepita solo dopo un grande disastro.Per questo dobbiamo salutare con gioia tutto ciò che tende a distruggere e destabilizzare (non il terrorismo che è strumento e pretesto del potere): i cattivi maestri sono i difensori di un sistema che è aberrante proprio per il suo dinamismo.
marco.milioni (Registered) 28-04-2008 22:24

Caro Valerio ho apprezzato molto la tua analisi. Non trovi che nell'aria ci sia qualcosa di strano?
marco.studiopaolucci@libero.it
Paolucci (IP:87.10.69.73) 01-05-2008 11:21

Rispondo a Fuschini.
Siamo sotanzialmente daccordo: basta intendersi sul termine "dinamico".
Un modello economico che non si basi sulla necessità di incremento è assolutamente più dinamico di quest'ultimo, nel senso che consente agli individui che lo costituiscono maggiori possibilità di crescita, di interazione reciproca, di vita (perché ontologicamente un'individuo è in quanto movimento - in natura ciò che è fermo non esiste, muore). Allo stesso modo, un sistema di delega del potere "ribaltato", in cui cioè un elettore scelga a quale nazione appartenere anziché delegare qualcuno chi lo rappresenti è più democratico della democrazia.
Di entrambe queste ipotesi esiste un modello realizzato già più 8 secoli fà: i cavalieri templari avevano infatti costituito un sistema economico ed uno politico slegati da quelli vigenti nei territori nei quali si insediavano le loro comunità (commende), alle quali si era liberi di aderire o rifiutare. Una nazione sovrapposta agli stati nazionali che si stavano formando, le cui tensioni hanno trovato nell'ordine del Tempio un ostacolo concettuale ancora prima che politico. La cosa interessante è che ai giorni nostri un sistema come quello templare, per quanto possa sembrare irrealizzabile e utopistico, è invece in atto: circa 12.500 membri dello SMOM (Sovrano Militare Ordine di Malta) vivono con un passaporto, una moneta, un sistema pensionistico, delle leggi di uno stato che non ha territorio (a parte le case riconosciute dell'ordine che come le ambasciate godono dell'extraterritorialità).
Quindi, mi chiedo, perché queste persone in pieno XXI° secolo possono "chiamarsi fuori" dalle dinamiche di un mondo allo sfascio e noi di MZ dobbiamo assistere ai patetici susseguirsi dei governi dei due partiti capitalisti italiani che si impegnano a cercare il modo di distruggere il più in fretta possibile le nostre esistenze? Non credo che limitarsi ad aspettare il collasso di questo sistema sia una buona idea: ho un buon fucile e molte cartucce a casa mia, ma non basteranno in un'Italia che dopo essere stata proiettata verso uno spasmodico incremento dell'avere si verrà a trovare a fare i conti con gli inappagati e inespressi, enormi bisogni dell'essere.
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