24 aprile 2008 Al supermarket dell’eversione, reparto "bombe e terroristi", si sono serviti in tanti, in questi decenni, e con scopi vari ma tutto sommato non troppo lontani tra loro. Futuri colonnelli cui preparare la poltrona, sinistre da avvisare, destre da incitare all’ordine e all’arrembaggio, rivoluzioni da preparare. Ognuno ha fatto scoppiare la sua bomba o ha sguinzagliato il suo bel manipolo o brigata, a seconda della matrice di provenienza, del momento e dello scopo da ottenere. Difficilmente, però, potevamo pensare che di minacce terroristiche si tornasse a parlare proprio ora, dopo la vittoria dell’Asse Berlusconi-Bossi-Fini. Pareva questo, infatti, il migliore dei mondi possibili: le sinistre, di qualsiasi sfumatura o marca, cancellate dal Parlamento; gli operai definitivamente strappati agli dei falsi e bugiardi del marxismo per approdare a quell'altra bugia, quella neoliberista («I lavoratori non si sentono più rappresentati da quelle forze politiche e sociali che in questi anni hanno espresso una cultura anti-impresa: sono molto più vicini alle posizioni degli imprenditori che a quelle dei sindacalisti»: Luca Cordero di Montezemolo). Davvero non si poteva ipotizzare che ancora qualcuno potesse di nuovo pensare alle bombe e alla Skorpion. Invece qualcuno ci pensa, e questo qualcuno è uno che, su questi argomenti, non parla mai a vanvera (a dire il vero, purtroppo, su nessun argomento). Trattasi del senatore Francesco Cossiga. Ora, su Cossiga potete pensare quello che volete (ma è meglio che non lo scriviate, se ci tenete alla pelle, come si dice nei film western), ma converrete tutti nel dire che: a) è tutto meno che uno stupido; b) se ne intende; c) sa sempre di cosa parla. E dunque, se proprio lui (sul Corsera del 15 aprile scorso) mette in guardia contro la “rinascita del terrorismo brigatista e del terrorismo di sinistra”, una ragione ci dev’essere. Proviamo dunque a vedere, molto ‘rozzamente’ e schematicamente, a cosa potrebbe servire, tra qualche tempo, una bella bomba a un comizio di Berlusconi o una bella sventagliata di mitra a un suo ministro neoliberista. 1) La Lega ha attuato la sua campagna per la sicurezza, ma con modesti risultati: come i numeri insegnano (quei numeri che gli italiani non conoscono e che il PdL non dice) i reati commessi da clandestini o immigrati sono una bassissima percentuale, mentre i veri problemi per la sicurezza il governo avrebbe dovuto cercarli in quelle collusioni tra mafie e politica che invece non sono stati toccati, in quanto costituiscono una delle colonne del sistema politico-economico. A quel punto, cosa più di una bomba potrebbe dimostrare che c’è bisogno di "sicurezza", e quindi di altra polizia, di altre armi, di altre telecamere e di altre intercettazioni? 2) Passano i mesi e gli anni (e cinque “sono lunghi da passare”, come diceva Iva Zanicchi). Le lacrime e sangue promesse da Berlusconi hanno fatto piangere e sanguinare un po’ troppo. Disoccupazione, le file alla Caritas e ai cumuli della spazzatura dei mercati generali aumentano, ma soprattutto cominciano gli scioperi. Duri, compatti, minacciosi. E se, a quel punto, qualcuno sparerà a qualche giuslavorista (di destra o sinistra non importa: non c’è mai stata differenza) seminando un po’ di stelle a cinque punte, chi potrà negare che le Brigate son tornate, che il cancro comunista non è stato debellato, e che occorre un’ulteriore stretta alle libertà individuali e sociali? 3) Stanno per finire i cinque anni (ha da passa’ ‘a nuttata...). La gente è sempre più impoverita, sempre più incazzata. I sondaggi, questa volta, parlano chiaro: l’idra "comunista", mai schiacciata del tutto, sta per risollevare la testa e Uolter vincerà le prossime elezioni. Berlusconi vede in grave pericolo tutti i suoi progetti: la riconferma, il Quirinale, la Storia. Cosa meglio di un rapimento, potrebbe dimostrare che il Nemico è sempre lì, dietro la porta, e che dunque occorre dare nuova ed incondizionata fiducia all’Unto perché ce ne liberi per sempre? Fantapolitica, come al solito. Malignità, cattiverie di chi ormai ne ha viste tante. Speriamo. E speriamo anche che il senatore Cossiga stesse facendo una delle sue solite battute. Giuliano Corà
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