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Come una palla di neve PDF Stampa E-mail

18 Gennaio 2023 

 Da Rassegna di Arianna del 16-1-2023 (N.d.d.)

Un vecchio montanaro mi diceva: “La bugia è come una palla di neve, più rotola e più si ingrossa. Pensa a cosa è quella palla di neve quando dalla cima giunge a valle e quale disastro può determinare  là dove andrà ad impattare”. Dal 24 febbraio dell’anno scorso “qualcuno” ha confezionato una bella bugia e, appunto, come se fosse una palla di neve, l’ha fatta rotolare sulla pelle della crassa credulità plebea. Ora, questo gigantesco globo di menzogne sta per impattare su ciò che sta a valle.

Si cominciò con il dire che la Russia aveva aggredito a freddo una pacifica e ordinata democrazia per continuare con: applichiamo le sanzioni e entro un mese la Russia è in default; Putin ha in cancro e sta per morire; sequestrando i beni degli oligarchi Putin sarà fatto fuori; la popolazione russa si ribellerà in massa; l’esercito russo è un esercito di cartone, i suoi soldati vanno al fronte senza calzini (“Stampa” e “Repubblica”); non hanno più missili, sono a corto di munizioni e di mezzi (lo dicono da marzo 2022); gli ucraini sono in piena controffensiva, arriveranno in Crimea… Anzi, arriveranno a Mosca, forse in Siberia; i russi si sono fatti saltare i gasdotti e pure il ponte in Crimea, si autobombardano nella centrale nucleare di Zaporizhzhya; per arrivare alla pace bisogna armare senza limiti l’Ucraina…  Ora mandiamo anche i carri armati, gli elicotteri e gli aerei. E via elencando.

Ora, per ammissione dello stesso Stoltenberg salta fuori (ma già si sapeva) che ad essere svuotati  non sono gli arsenali russi (che ne hanno per altri 10 anni senza contare quel che nel frattempo producono) ma i depositi NATO, tanto che per paradosso, se la Russia invadesse veramente l’Europa, per respingerne le armate gli europei nei pochi cannoni rimasti ci possono mettere giusto i coriandoli di carnevale. Sì, certo, se l’Occidente decidesse di entrare in una integrale economia di guerra riconvertendo tutte le sue industrie, potrebbe sfornare l’ira di Dio… ma il processo non è così istantaneo e comunque l’operazione non sarebbe indolore sul piano sociale ed economico.

All’Italia gli americani impongono di mandare in Ucraina 4 dei 5 sistemi missilistici di difesa (di cui per altro tre sono in riparazione), un cadeau da 800 milioni più, per buon peso, un altro miliardo di fritto misto; ai tedeschi l’imposizione di fornire carri armati come già ai polacchi, agli spagnoli, svedesi, lituani, etc. Fanno pressione persino sulla Svizzera che non fa parte della NATO che però nicchia. Non si azzardano a fare lo stesso con gli israeliani e i turchi che, sì, vendicchiano agli ucraini qualche drone, giusto per fare un po’ di scena. Che fine stanno tutti questi armamenti non lo dicono, ma chi ha la bontà di andare in cerca di documentazioni originali nei vari canali Telegram, vede bene quel che accade.

Giorni fa ho assimilato l’Ucraina ad un buco nero che inghiotte risorse senza soluzione di continuità, a cominciare dai denari che vengono sottratti ai popoli europei. Ma relativamente agli armamenti l’Ucraina può essere tranquillamente assimilata a una discarica o, meglio ancora, ad un sfasciacarrozze. Ciò che non finisce rivenduto in Africa e al contrabbando mondiale, viene regolarmente disintegrato. Sì, certo, al TG ti fanno vedere un carro russo colpito dagli ucraini e gongolano. Ci mancherebbe pure che almeno qualche carro non riescano a colpirlo, con quel po’ po’ di roba che ricevono, con tutto il sostegno di intelligence NATO. Gli inviati di guerra delle TV europee fanno letteralmente pena per quel che sono costretti a dire.

In questi giorni monta la polemica sulle accise della benzina. E come per tutto il resto relativamente al disastro economico in corso, la propaganda mediatica evita di mettere in connessione la questione prezzo carburanti e conseguente inflazione galoppante con la guerra in Ucraina. E noi in Italia siamo progressivamente passati dal 5% al 12-14% di inflazione, mentre la Russia scende dal 12 al 5%. Si parla genericamente di “speculazione”. A marzo l’embargo del petrolio russo sarà totale e i 22 miliardi a sostegno del caro bollette esaurirà il suo effetto. Che accadrà? Sarà allora che terminerà la sua corsa la palla di neve? Sarà allora che le bugie non reggeranno più? Proporre genericamente la pace non ha senso. Non la vogliono i russi fin tanto che non avranno raggiunto i loro obiettivi. Non la vuole il regime di Kyiv in preda ad un delirio di onnipotenza. Non la vogliono gli angloamericani, sopra tutto gli americani che con la guerra stanno facendo affari d’oro annichilendo la potenzialità europea. Si può solo stare da una parte o dall’altra e supportare la vittoria dell’uno o dell’altro… E auspicare che l’impatto a valle della palla di neve fattasi valanga aiuti a rendere palese la verità che per carrierismo e tornaconto personale gli oligarchi occidentali al potere  hanno fin qui occultato.

Maurizio Murelli

 

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