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Parole chiare di Mario Draghi PDF Stampa E-mail

16 Novembre 2023

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 Da Comedonchisciotte del 14-11-2023 (N.d.d.)

Quanto abbiamo detto, scritto e spiegato in questi anni, per far comprendere alla maggioranza, sul fatto che una moneta senza Stato, in mano a poteri privi di legittimazione democratica, non potesse assolvere al suo naturale compito di provvedere al benessere dei popoli ma solo al perseguimento degli interessi esclusivi di una ristretta élite? Bene, oggi ce lo conferma anche colui che più di tutti ha contribuito a creare e sostenere nel tempo questa moneta di stampo colonialista, rappresentata dall’Euro, che, in quanto a povertà e sofferenze, ha condotto le vite della maggioranza dei popoli europei alle soglie del terzo mondo.

È per rendere ancora più chiari ed evidenti questi concetti che voglio tornare sulle parole che Mario Draghi ha rivolto ai poteri europei alla vigilia dell’Ecofin, direttamente dalle colonne di quello che ormai possiamo definire il suo ufficio stampa personale: il quotidiano londinese di business e finanza, Financial Times.  C’è una frase all’interno dell’articolo pubblicato appunto sul Financial Times, con la quale Arlecchino Mario Draghi si confessa burlando: “L’economia europea ha perso competitività negli ultimi 20 e più anni, rispetto non solo agli Stati Uniti ma anche al Giappone, alla Corea del Sud e, ovviamente, alla Cina”. L’euro e le sue folli regole austere – pensate un po’ che coincidenza! – sono stati introdotti il primo gennaio del 2002…. poco più di 20 anni fa! Ecco, sarebbe più che sufficiente abbinare l’ammissione di Draghi di quella che ormai è una realtà evidente sotto gli occhi di tutti, con la data dell’introduzione della moneta unica, per arrivare facilmente a partorire quell’elementare collegamento che da decenni molti di noi mettono in evidenza: ovvero che tutte le nostre disgrazie collimano perfettamente a livello temporale con l’introduzione della moneta unica europea. Quante volte abbiamo detto, scritto e spiegato che nei sistemi economici moderni la moneta è elemento essenziale per il buon funzionamento degli stessi e la creazione di un benessere diffuso! E quando un qualcosa di essenziale per le nostre vite, di contro lo rendiamo deliberatamente scarso – in conseguenza di regole e dogmi, frutto esclusivamente di scelte politiche a dir poco scellerate – significa che coloro che hanno messo in atto queste scelte, sono i principali responsabili dell’accaduto.

Certamente non possiamo non considerare Mario Draghi fuori dall’elenco di questi responsabili. Anzi, per i ruoli di primo piano che egli ha ricoperto all’interno delle istituzioni europee ed italiane e per la foga sanguinaria con cui, in prima persona, ha dapprima progettato, poi applicato ed infine protetto il sistema-Euro; forse, la Storia potrebbe addirittura collocare il suo nome al primo posto, quando deciderà di fare giustizia su chi sono stati i maggiori responsabili di questo disastro umanitario. I due paesi europei per i quali, più di tutti gli altri, le mani di Mario Draghi sono ancora virtualmente sporche di sangue, sono Grecia ed Italia. Ossia i due paesi costretti ad una perenne scarsità di denaro da Mr Britannia ed i suoi compari di stanza a Bruxelles, con la scusa di dover rientrare da un debito che sappiamo bene non esistere per gli Stati sovrani nella moneta. È bene essere chiari, i continui avanzi primari conseguiti negli anni dai governi italiani e greci, per trasferire soldi dalle tasche delle loro famiglie e imprese in quelle dei rentier locali e del mondo finanziario, sono la più alta e delinquenziale forma di colonialismo del ventesimo secolo su cui Mario Draghi ha apposto la sua firma. Certamente unica nella storia dell’umanità per dimensioni di ricchezza finanziaria. Ed oggi, dopo che per decadi ha contribuito a trasferire fiumi di denaro dalle mani di chi lavora a quelle di chi, in modo del tutto spregiudicato e diabolico, si diverte a speculare sulla vita degli altri, Mario Draghi, dall’alto del suo nuovo ruolo dove gli è richiesta una analisi accurata sullo status della competitività europea rispetto al resto del mondo, ci viene a dire che “negli ultimi 20 anni o più, l’Europa ha perso competitività con il resto del mondo”.

Certo per colui che conosce bene i meccanismi diabolici sui quali egli stesso ha costruito questo progetto di distruzione, credo non sia stata opera di grande sforzo certificarne oggi i risultati finali, già ampiamente previsti, calcolati e posti come obiettivo fin dall’inizio. Fai mancare il denaro all’economia reale, in più la riempi di debito e la sommergi di tasse, obbligandola ad una deflazione salariale infinita (la quale sappiamo mina irrimediabilmente i consumi), mentre nel contempo consegni monopoli di Stato e malloppo ad un manipolo di rentier che fanno parte della tua fratellanza e poi ci dovremmo meravigliare se oggi non siamo più competitivi! La meraviglia semmai, è come ancora il paese riesca a stare in piedi e più ancora come non sia già esploso quel dramma sociale, che spesso la storia ci insegna sfociare in tragiche guerre civili; in conseguenza appunto di una corda che ormai è stata tirata oltre ogni limite di quella che è l’estensione massima della nostra scala sociale.

Draghi senza la minima vergogna ci confessa anche come i poteri profondi di stanza a Roma e Bruxelles avevano progettato di vivere indisturbati sulle spalle e con il sangue degli altri, fino alla fine del mondo. Questo sarebbe accaduto se gli sconvolgimenti attuali a livello geopolitico non avessero messo in crisi il loro idilliaco paradiso. In sostanza il modello europeo faceva ampio affidamento sugli Stati Uniti per la difesa, sulla Cina per produrre ed importare prodotti cheap and low quality da far consumare alle masse e sulla Russia per l’energia a basso costo. Questo mentre i loro Signori si dedicavano indisturbati all’accumulo, all’interno di quella che era ed è tutt’ora un vera e propria opera di costante saccheggio di popoli e nazioni. Bene, anzi male direi! Dopo che noi ve lo diciamo da decenni, quindi anche Mario Draghi certifica che le cause delle nostre infinite sofferenze quotidiane sono tutte riconducibili all’uso che è stato fatto di questa moneta comune e precisamente nel farla mancare dove ve ne era reale necessità; solo per il desiderio di pochi appartenenti di vivere nell’abbondanza inseguendo il potere ultimo e divino sulla vita degli uomini. Questo e solo questo è il disegno massonico che muove le coscienze di chi ci comanda! Quindi, fatto fuori il dogma del debito pubblico, tolte di mezzo le fantasie sul fatto che la moneta sia un qualcosa di scarso ed eliminata la frode secondo la quale dovremmo andare a chiederla in prestito ai mercati, cosa ci propone ora Mario Draghi? Semplice, ce lo ha già detto! In linea con il solito pensiero unico, caratterizzato dal famoso idioma “più Europa”, Draghi spinge sull’acceleratore per arrivare al più presto a rendere realtà il progetto che vede come approdo finale la formazione degli Stati Uniti d’Europa. Quindi un controllo della moneta e della sua distribuzione ancora più accentrato in poche mani, con i centri decisionali sempre più lontani dalle esigenze ed i bisogni della gente e ancora più liberi di indirizzare la moneta secondo i desideri di accumulo elitari.

Immaginatevi! Se già oggi i nostri governanti pur potendo disporre di piena libertà in quanto a decisioni di politica fiscale, si inginocchiano ai voleri di una Commissione Europea non eletta da nessuno; quando tale libertà sarà tolta loro definitivamente, non avranno più neanche la necessità di coprirsi la faccia, come fanno oggi, con la falsa scusa del “ce lo chiede l’Europa”. È chiaro che questo progetto di definitivo consolidamento politico di questa Unione Europea – che vede come capofila Mario Draghi – oggi a forte rischio per gli sconvolgimenti geopolitici in corso (guerra in Ucraina, questione israelo-palestinese, i BRICS+ che vanno verso un mondo multipolare e conseguente de-eurizzazione), sta andando avanti sempre più in fretta, non certamente per il bene dei popoli ma esclusivamente per le necessità degli stessi poteri che lo hanno partorito.

Fabio Bonciani

 

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