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Incontro fra uno zerista e il Cav in Cina PDF Stampa E-mail
1 novembre 2008

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Di ritorno
da un viaggio di lavoro a Beijing e Shanghai, ho avuto modo di far diverse riflessioni e costatazioni. Specialmente grazie al mio casuale incontro, solo automobilistico, col nostro Grande Timoniere mediatico, commerciale e politico. Il Cav, insomma.
La nostra guida locale ci aveva avvertiti, non richiesta, che ai Cinesi non era piaciuta per niente la sua pubblica frase (ve la vedete detta da un Fanfani, da un Moro, da un Andreotti?) secondo cui i Cinesi "mangiano i bambini". In Oriente, i figli e le generazioni future son l'unica cosa che ci avvicini all'immortalità, da qui l'offesa non dimenticabile. Una cosa simile poteva solo dirla un qualche bottegaio di provincia che in qualche parlamento europeo diede del kapò nazi ad un deputato socialista tedesco nato nel dopoguerra. Ma a noi italiani comuni solo sorrisi, tanti, come da noi ci si è scordati da decenni.
La Cina odierna è lanciata a produrre, vendere e crescere, ed incontrerà i nostri stessi problemi e crisi terminale tra qualche decennio. Intanto si gode il boom, anche perchè segue la politica di far lavorare tutti, anche inventandosi ripuliture di strade già pulite, un poliziotto davanti ad ogni banca anche la notte (che per ingannare il tempo canta), e milioni di giovanissimi che vendono tutto e fanno tutto, mentre da noi sembra di stare all'ospizio dei vecchi in atmosfera di putrido e stantìo.
Il comunismo, lo confermo, è solo di facciata e già lo sapete. Penso che sia meglio così, date le immani boiate e stragi commesse da Mao, che si merita di avere il faccione da vecchio porcello su tutte, proprio tutte le numerose banconote delle banche capitaliste odierne.
Ma torniamo al nostro Grande. Sapevo di striscio della ennesima vacanza esotica a nostre spese e a scopo di chiacchiere inutili tra i Grandi come Lui in luoghi esotici ameni, tipo G8 in Sardegna. Stavolta era ospite forzoso e non gradito. Questa sua gita era di luogo e tempo contemporanea al mio soggiorno in centro a Beijing.
I ponti sulle sei autostrade ad anello interne della capitale eran tutti presidiati da poliziotti giovanissimi che non lasciavan sostare alcun pedone o veicolo nel traffico caotico, salvo spiegare con sorriso che domani (!) dovevan passare i politici stranieri.
L'indomani avevo quasi scordato il tutto, ma me l'ha riportato a mente l'incontro fra il mio taxi e la Sua limousine oscurata ma con tricolore rivelatore e scorta chilometrica, diretta a tutta birra verso la Qian an Men. Non un cinese che alzasse lo sguardo dagli spiedini consumati in strada, o dalle usuali faccende, non un soldato, un agente che salutasse o scattasse, per Lui.
A sera in albergo ai 7-8 tg l'evento è presentato con sobrietà: bandiere rosse e mondiali, strette di mano, sorrisi e parate. Ma dov'è Sua Altezza? Ho pensato in un primo momento ad una svista mia o del canale, ne ho visti altri sette ma... nulla! Che le telecamere sparassero troppo in alto? No, Sarkozy il tappo donnaiolo c'era almeno fino all'ombelico, alla stretta di mano col presidente cinese, e così tutti gli altri boss.
Tornato a casa ho potuto rimarcare, anche sulla "progressista" Repubblica, come agli occhi italioti la visita sia stata presentata come un successo dell'Uomo del Destino 2; però vi dico, se mai andrete in Cina, ora saprete anche voi perchè - e non è solo per causa Sua, sia chiaro - tra i milioni di auto di lusso di tutto il mondo, e altri prodotti, tranne i falsi Made in Italy alla moda che funzionano come i nostri e costano un trentesimo, non ci sia nulla che provenga dal vecchio, decrepito Bel Paese. Tranne qualche turista e qualche agopuntore. Ed uno zerista.  
 
Roberto Marocchesi
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